
L'invocare rappresentatività allo scopo di ottenere un miope vantaggio per il proprio territorio prescindendo da una visione più complessiva, è sintomatico di un atteggiamento localistico che niente ha a che fare con l'imprescindibile necessità di ascolto e di coinvolgimento del territorio allo scopo di far emergere i bisogni specifici dei vari segmenti territoriali.
Il rischio di questa deriva può e deve essere scongiurato attraverso una pianificazione politico-amministrativa razionale. In presenza di una seria e ragionata definizione degli obiettivi, infatti, sarà possibile valutare la congruità delle istanze territoriali rispetto ad essi e predisporre un piano di interventi che individui delle priorità anche alla luce delle risorse economico finanziarie disponibili.
A livello più strettamente politico invece non ha senso rivendicare rappresentanza del “proprio campanile”ad ogni livello istituzionale, ma è anche necessario abbandonare il rituale dalle nomine di segreteria per incoraggiare la mobilitazione territoriale e l'instaurarsi di un rapporto più stretto tra rappresentati e rappresentanti.
La battaglia per lo svolgimento delle primarie (già in tempi non sospetti) era frutto proprio di questo convincimento. La scelta dei propri rappresentanti, già nella fase di selezione delle candidature, implica la responsabilizzazione dei cittadini e pone le basi per poi modellare ogni azione politico-programmatica.
Il Pd deve oggi affrontare in modo serio e responsabile il problema della mancanza di interesse e di partecipazione dei cittadini che genera indifferenza verso la politica e i livelli di governo nella obiettiva impossibilità di assistere a scelte maturate in "basso" piuttosto che subite dall' "alto".
Fra i cittadini, infatti, spesso si registrano comportamenti di partecipazione passiva: avviene cioè che ci si ritrovi uniti soltanto in situazioni di necessità per contestare scelte preordinate dei governi locali che in qualche modo penalizzano interessi soggettivi: espropri, attraversamenti reti stradali, telefoniche, ecc...
Si tratta di questioni a volte veramente complesse e spesso caratterizzate da un approccio culturale più di tipo rivendicativo - individuale che capace di far maturare un senso di responsabilità collettiva.
A nostro avviso è necessario capovolgere questa mentalità a partire dal ruolo e dai meccanismi di funzionamento dei partiti, per arrivare a cambiare la cultura e il rapporto tra politica ed elettori. Dobbiamo incoraggiare i cittadini a confrontarsi liberamente con gli Amministratori sui contenuti e sui metodi della loro attività amministrativa; il primo passo verso il raggiungimento di questo obiettivo sta nella predisposizione di programmi realistici, credibili (non fantascientifici) e attuabili nel corso del mandato politico / amministrativo di riferimento tentando di promuovere, altresì, la più assoluta trasparenza amministrativa.
Solo così si potrà recuperare non solo un rapporto fiduciario con gli elettori, ma anche il senso di appartenenza alla comunità ponendo le basi per il ridimensionamento di quei fenomeni clientelari e di privilegio, che spesso Amministratori e politici senza scrupoli tendono ad alimentare in funzione del loro esclusivo tornaconto in combutta con chi è espressione dei cosiddetti “poteri forti”.
Franco Catapano - Francesco Vasto
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