
La senatrice Finocchiaro ha contestato le dichiarazioni dell’on. “Chenonconoscelaleggecheglihafirmato” affermando che le parole dette sono molto gravi e inaccettabili proprio nel momento in cui il suo padrone di Arcore si è complimentato per l'elezione di Barack Obama alla Presidenza degli Stati Uniti d'America, offrendosi anche di fargli da maestro.
Dopo essersi consultato con la sua maggioranza l’on, “Chenonconoscelaleggecheglihafirmato” si è scusato con l’intero Parlamento e con lo stesso Barack Obama.
Essendo stato assunto a presidente dei deputati di magnoranza di Monteciborio in base alla legge 482/68, anche volendo, l’on, “Chenonconoscelaleggecheglihafirmato” non può pensare e gli amici non fidandosi di lui, gli scrivono ciò che deve dire.
Gli appunti gli erano stati recapitati il giorno prima, quando il centrodestra non pensava che “il nero ce l’avrebbe fatto” e nessuno di loro era salito ancora sul carro del vincitore.
Incidente diplomatico chiuso.
“YES WE CAN” è stato il grido di Gisella KRISTALLIN a Barack Obana in videoconferenza, felicitandosi con lui.
Approfittando dell’occasione, Gisella ha invitato il nuovo Presidente degli Stati Uniti a trascorrere qualche giorno a “Lo voglio bene al mio Paese”, dal profumo progevo, per riposarsi dopo le fatiche della campagna elettorale. Per l’evento, ha incominciato a costruire parchi giochi dappertutto per far giocare i piccoli figli dell’illustre ospite.
"YES WE CAN” è l’urlo di Gisella a Fefè il ragioniere, a Peppino dell’Asl. a Pierino della diossina: POSSO DIVENTARE PRESIDENTE DELLA PROVINCIA
Vai Gisella, siamo tutti con te. Ti appoggiamo.
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2 commenti:
La vittoria di Obama e la serietà di McCain sono straordinari, miracolosi se li paragoniamo alla situazione politica italiana.
Ancora una volta persone che rivestono ruoli importanti hanno perso una buona occasione per stare zitti e lasciarci un minimo dubbio sulla loro intelligenza. Gasparri e Cicchito, strombazzieri del monarca, si sono distinti e resi ridicoli difronte agli italiani.
primo a sbilanciarsi, il 7 marzo, fu Gianfranco Fini: “Gli Stati Uniti non sono ancora pronti per un presidente nero”. Ma il momento decisivo per le sorti delle elezioni americane fu la discesa in campo di Giuliano Ferrara, stregato da Mc Cain, ma soprattutto da Sarah Palin: “L’abbiamo scoperta noi”, gongolava il Platinette Barbuto, noto esperto in fiaschi, esaltando le virtù profetiche del suo talent scout addetto alle catastrofi, Christian Rocca, già noto per aver annunciato il trionfo in Irak e per aver scoperto i neocon quando negli States non osavano più mettere il naso fuori di casa. Ecco, quello fu il momento della svolta per Obama. Lì fu chiaro a tutti che McCain era spacciato.
Per chi avesse ancora dei dubbi, provvidero a dissiparli gli interventi in extremis di due noti analisti padani, Roberto Castelli (“Mc Cain è una garanzia per la difesa della civiltà cristiana sotto attacco dei musulmani”) e Roberto Cota (“John offre maggiore sicurezza contro l’Islam”), nonché del noto stratega Maurizio Gasparri (“Dovesse vincere Obama, prenderei le distanze della Casa Bianca”). Non che la palma delle previsioni sballate sia un’esclusiva italiana. Ancora il 2 novembre John Zogby, “il guru dei sondaggi”, comunicava che “Mc Cain è in rimonta e può vincere, ormai ha superato Obama, 48 a 47%”. Ma i provincialotti italioti che scambiano le speranze per la realtà e pensano di orientare dall’Italia il voto americano, non ci han fatto mancare proprio nulla. Soprattutto sugli house organ di Berlusconi, che solo un mese fa passeggiava mano nella mano con l’amico Bush, lo sguardo rapito, il cuore palpitante, ripetendogli che “sei stato un grande, presto ti verrà riconosciuto, passerai alla Storia”, mentre persino George lo guardava scettico e persino McCain pregava il presidente più impopolare del secolo di non farsi vedere dalle sue parti.
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