
Noi non contestiamo le energie alternative, crediamo, invece, fermamente che siano l'alternativa necessaria per programmare il futuro, vincere la crisi energetica e combattare l'inquinamento.
Noi disprezziamo il modo con cui queste politiche vengono portate avanti.
Al lettore lasciamo il giudizio sul comizio del sindaco sulla base dei fatti e della storia, non delle polemiche....
«Non mi dimetto, sono solo speculazioni» ha tuonato il sindaco Giuseppe Cristella. «Lo facciano quelli del Pd, ma da uomini» ha rilanciato l’assessore Nicola Saccomanni. E’ arrivata dal palco, domenica sera, la risposta alla conferenza stampa, con volantino al seguito, del Partito democratico. Partito che aveva chiesto, sulla scia dei cattivi odori della Progeva, le dimissioni del primo cittadino. «Carta straccia, rifiuto per discarica», ha giocato con le parole Saccomanni. «Nel 2002, dopo il parere positivo della conferenza di servizi abbiamo approvato la realizzazione dell’opificio, del capannone, al resto ci ha pensato la Provincia» ha spiegato l’assessore alle Politiche sociali, precisando poi la «quasi unanimità» registrata in occasione del voto consiliare. Precisazione poi ribadita da Cristella: «Ci fu anche il consenso di Cassano, Giannico, Clemente e Giuseppe Stano”. Non solo: per Cristella, già assessore all’agricoltura nella giunta di centrosinistra guidata da Vito Cassano, sarebbero stati, nel 2001, il sindaco diessino uscente, che «credeva di aver già vinto le elezioni», e l’ex assessore all’urbanistica Domenico Giannico a indicare alla Progeva l’area dove l’azienda si sarebbe poi insediata. In ogni caso, ha integrato Cristella, si andò allora in variante urbanistica «così come abbiamo fatto per tanti altri insediamenti». Ce n’è anche per la Progeva: «Deve tornare al progetto originario, o si rischia lo scontro» ha incalzato Saccomanni. Il progetto originario rimanda alla “procedura semplificata” (30mila tonnellate annue, lista “corta” dei rifiuti trattabili) iniziale, praticamente attuata dall’azienda di compostaggio solo per pochi mesi, prima del passaggio alla procedura “ordinaria” (45mila tonnellate, ventaglio di codici più ampio), datata maggio 2007. Saccomanni: «La puzza è partita allora, non prendiamoci in giro”. E comunque: «E’ una battaglia che porteremo avanti e vinceremo da soli, senza l’opposizione, altro che dimissioni» hanno detto in coro il sindaco e l’assessore, a suggello dell’annunciata “operazione-verità”. Immediata la replica dall’altro fronte: «Vere bugie, false verità» titola una nota del Pd: «La dialettica politica - vi si legge - può essere aspra, tesa. Tuttavia non dovrebbe mai valicare i limiti del rispetto che si deve alle persone e alle loro competenze professionali». L’altra sera, invece «l’assessore Saccomanni ha sentenziato che gli esponenti dell’opposizione, dovrebbero dimettersi dall’essere uomini, concetto poi ripreso dal sindaco»: per il Pd si tratta di «un preoccupante imbarbarimento del linguaggio che non può e non deve essere sottovalutato», espressione di un atteggiamento «volto ad intimidire l’avversario politico, ormai sempre più considerato come un nemico», se è vero che l’affermazione di cui si parla segue ad anni di attacchi personali che «a vario titolo hanno raggiunto tutti coloro i quali hanno osato mettere in discussione le scelte politiche di questa amministrazione». «Privare i propri avversari del riconoscimento della dignità che si deve ad ogni essere umano - chiude il Pd -, è scorretto non solo politicamente, ma anche eticamente». Tira proprio una brutta aria.
Francesco Romano
La Gazzetta del Mezzogiorno
4 commenti:
Tempo mio nonno, contadino,( uno di quelli che dalla terra pareva generarsi e che con la terra viveva un rapporto simbiotico popolato di leggende e “monacacidd”), narrava questa storia tramandatagli da suo nonno.
“Quando mio nonno era bambino – diceva – un terribile periodo di carestia si era abbattuto sul paese, tanto che la gente, oppressa dalla fame, viveva nell’incertezza e nella paura. Il malcontento cresceva e cresceva fino a quando i notabili del paese, preoccupati da una situazione che non sapevano più governare e della quale cominciavano ad essere indicati come responsabili, si decisero finalmente a cercare una soluzione. Per diversi giorni cercarono, esaminarono,discussero, quando all’improvviso e in gran segreto il sindaco mandò a chiamare il monsignore e parlò lungamente con lui. Il giorno seguente in parrocchia ci fu gran riunione di gente disperata e ormai allo stremo delle forze e della sopportazione. Il parroco spiegò con tono solenne che aveva convocato tutto il paese perché si pentisse e facesse ammenda dei suoi peccati; la grande carestia, sosteneva, era infatti solo il frutto della cattiveria dei concittadini che avevano meritato la divina punizione. L’incitamento fu perentorio e roboante cosicché tutti, riconoscendosi comunque chi più chi meno bersaglio della celeste ira, iniziarono a battersi il petto. Più la gente si pentiva e più si confessava; e più si confessava e più si avvicinava all’altare per l’Eucarestia. Di lì a pochi giorni, però, i primi compaesani cominciarono a tirare misteriosamente le cuoia e giù il monsignore a fustigare ancor più le colpe di quella povera gente rea soltanto di voler sopravvivere alla miseria. Il popolo stremato, stanco e intimidito più ancora si batteva il petto e più ancora si avvicinava all’altare, ma le morti improvvise non cessavano. Dopo lunghi mesi la carestia non era mica finita, ma la popolazione si era di tanto diradata che quel poco che c’era bastava; e si era di tanto intimorita che la rassegnazione le impediva di trovare altro colpevole che se stessa. Fu solo allora – giurava il nostro vecchio contadino – che il sindaco ordinò al parroco di togliere il veleno dalle ostie consacrate”.
Da bambini si rideva di questa storia e della biblica serietà di chi la raccontava. Da adulti, oggi, tanto da ridere non ci viene più, perché la storia, in tutto il suo essere paradossale, ci appare quanto meno una metafora e nel grande disagio economico, etico ed umano di questi nostri tempi qualche “ostia” avvelenata circola e viene propinata con improbabili parole.
Alessandro 82
La puzza la sentite solo voi di sinistra. Gli altri hanno tutti il naso otturato.....
Speriamo solo il naso!
Alessandro la storia di tuo nonno è molto significativa, sarebbe ancora più interessante capire come la contestualizzi con il caso laertino e progeva.
Elisa
Per la cronaca ieri sera la puzza era insopportabile, il sindaco dovrebbe quantomeno essere più umile e chiedere scusa ai cittadini per tutte le fregnacce che racconta.
Le dimissioni vengono date da coloro i quali hanno un minimo di dignità e questo bed boys non ne ha.
Elisa
Posta un commento