mercoledì 23 dicembre 2009

SI al confronto in parlamento, NO a leggi ad personam.

Cara amica, caro amico,
in tanti ci hanno scritto in questi giorni a proposito delle riforme. Lunedì Bersani ha riassunto la linea del PD:
Si al confronto in parlamento, No a inciuci e leggi ad personam. "La posizione del partito è solo questa" ha specificato, per poi ribadire il no al processo breve e il no al legittimo impedimento.
Come sai ci stiamo impegnando per costruire l'alternativa a questo governo, e farlo vuol dire soprattutto presentare delle proposte.
Ci siamo occupati di tasse e di ambiente, i problemi degli italiani di cui il governo non si interessa.
Vogliamo superare gli studi di settore, che dopo 11 anni sono uno strumento invecchiato, in favore di un forfettone fiscale per i fatturati fino a 70.000 euro.
Fai conoscere la nostra proposta, aiutaci a diffonderla con mobilitanti.it.
Dopo il vertice di Copenaghen abbiamo fatto otto proposte per l'economia verde. Sono misure con cui è possibile creare 1 milione di posti di lavoro in 5 anni. Le dobbiamo mettere in campo per vivere meglio, inquinare di meno e risparmiare di più.
PS: Arrivano le feste e per qualche giorno ci si riposerà. Pier Luigi Bersani fa gli auguri all'Italia per un 2010 migliore. Guarda il video e fallo girare.

Internet patrimonio dell'umanità

Il dibattito sulle regole della rete, avviato dopo l’aggressione al premier Berlusconi e la creazione di alcuni gruppi su Facebook che inneggiavano alla violenza, ha segnato un passo importante. Dalla riunione, voluta al Viminale dalministro dell’Interno Maroni, con i principali operatori di internet e i rappresentanti dei social network (presente anche il responsabile europeo di Facebook, Richard Allan) si è rafforzata l’ipotesi di un codice di autoregolamentazione condiviso che garantisca il diritto alla libertà di espressione permettendo al tempo stesso di rimuovere gli interventi che si configurassero come reati.

Un interessante contributo alla riflessione, svincolato dalle questioni italiane, ma denso di spunti, viene da un intervento su El Paìs di Ignacio Arroyo, docente di diritto mercantile all’Università Autonoma di Barcellona. Arroyo esamina la situazione giuridica della rete nei vari paesi partendo dal principio che si debba “proteggere internet come un bene comune dell’umanità”.

Tre le considerazioni che Arroyo sottopone al dibattito:

1. Problemi comuni esigono soluzioni comuni. Internet pone “un problema planetario, comune a tutta l’umanità”. Il web ha permesso per la prima volta nella storia la comunicazione senza frontiere fra gli uomini, l’accesso libero e gratuito alla cultura e al sapere. Ha esteso a tutti la libertà di espressione. Per tutelare questi diritti, senza rinunciare a combattere l’illegalità e le sue conseguenze, la strada da percorrere è la convocazione di una conferenza internazionale con l’obiettivo di arrivare a una convenzione internazionale su internet e le sue applicazioni.

2. La seconda considerazione si sviluppa su quattro principi:

a) Internet deve essere dichiarato patrimonio comune dell’umanità. Una proposta che fa seguito a quella lanciata dalla rivista Wired che ha candidato il Web al Nobel per la Pace.
b) La legge sul copyright deve essere rivista e attualizzata sui nuovi strumenti digitali. L’attuale periodizzazione della tutela delle opere dell’ingegno non è più giustificata. La durata della protezione deve essere ridotta drasticamente per i “contenuti intellettuali che danno accesso alla cultura, al sapere e all’informazione”.
c) Gli autori devono essere protetti ma “non proibendo totalmente la riproduzione per uso privato e senza scopo di lucro”.
d) Il punto di equilibrio tra una “retribuzione ragionevole e la libertà di accesso” può essere trovato “fissando un canone minimo incluso nella quota di abbonamento alla rete”. Arroyo suggerisce una cifra di 3 euro che dovrebbe essere sufficiente a soddisfare tutte le esigenze. Un “canone digitale destinato alle società che gestiscono i diritti, come già avviene con le fotocopie”, potrebbe essere la soluzione per evitare che i contenuti coperti da copyright vengano scaricati illegalmente da internet.

3. Conclusioni finali: “Non credo che la repressione penale serva a qualcosa”, scrive Arroyo, perché “l’importante è stimolare la cultura e il sapere”. E sotto questo profilo nessuno può avere dubbi: internet oggi è insostituibile.

Scritto da: Marco Pratellesi alle 14:23 - www.corriere.it

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