Numeri che ieri mattina si sono materializzati sui volti e nelle storie dei lavoratori che da Ginosa e Laterza – oltre mille dipendenti nei due stabilimenti del Gruppo di Santeramo, un terzo del totale – si sono accodati all’autocolonna organizzata dai sindacati di categoria (Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil) per manifestare il disagio di un intero territorio e richiedere segnali concreti dal Governo, segnatamente dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera. Nei cassetti del suo dicastero, infatti, è rimasto chiuso da oltre un anno l’Accordo di programma che doveva rappresentare la base per rilanciare un settore in forte difficoltà, asfissiato dalla crisi del mercato e spiazzato dalla concorrenza dei laboratori cinesi. Un aspetto, questo, non nuovo in generale ma assolutamente sconosciuto a queste latitudini, visto che nasce e prolifica non in Cina ma direttamente in Italia, in particolare nel Materano. Il “nemico” in casa, insomma, con cui fare i conti e senza poter competere.
Stavolta, però, la protesta della carovana del salotto non è contro qualcuno ma per “qualcosa”. Non contro Natuzzi, cioè, ma anche “per” Natuzzi. Obiettivo: smuovere le acque di un’economia stagnante, peraltro utilizzando strumenti già a disposizione.
Un viaggio dalla Murgia a Bari, accolti nella sede della Prefettura, dove lavoratori, sindacati e sindaci del territorio (Ginosa, Laterza, Santeramo, Cassano delle Murge, Altamura, Gravina e Gioia del Colle), i parlamentari del Pd Vico e Ginefra nonché il sindaco di Bari Emiliano hanno consegnato il loro cahier de doléances, scritto a quattro mani con Confindustria, per chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico di fare la sua parte, apponendo la tanto agognata firma in calce all’Accordo di programma a sostegno del distretto murgiano del mobile imbottito rimasto “congelato” per troppo tempo.
«Stiamo parlando di finanziamenti per oltre 80 milioni – ha ricordato il sindaco di Laterza, Gianfranco Lopane – di cui 40 del Governo e la restante parte già messa disposizione dalle regioni Puglia e Basilicata. Questa manifestazione ha tre parole d’ordine: lavoro, con la vicinanza alle migliaia di lavoratori in difficoltà; sviluppo, perché il settore va avviato sulla strada della ricerca e dell’eccellenza; e infine territorio, perché con tre province, due regioni e diversi comuni coinvolti non si può non ragionare in un’ottica di coesione territoriale». E la presenza dei sindaci, parte in causa, testimonia la volontà di far confluire questi temi in un unico filone: la ripresa dell’economia.
Con un modello di lotta inedito: «Oggi non scioperiamo – ha spiegato Luigi Lamusta, segretario Fillea-Cgil di Taranto – ma in corteo ci sono sindacalisti, amministratori e lavoratori cassintegrati per chiedere che il Governo rispetti gli impegni presi per aiutare questo sistema industriale». E a Bari, ricevuti dal viceprefetto, hanno trovato anche gli uomini di Natuzzi, una volta tanto alleati per una buona causa, la salvezza di un sistema economico: «La convocazione del tavolo presso il Ministero dello Sviluppo economico – ha sottolineato Lopane – deve portare alla firma dell’accordo. La nostra speranza è riposta nel decreto Sviluppo di prossima approvazione dove ci aspettiamo di trovare i fondi promessi dal Governo per la reindustrializzazione del settore oppure per il suo rilancio. Si tratta di cifre considerevoli che porterebbero una boccata d’ossigeno a tutta l’area murgiana che da anni vive la crisi del settore. Quando parliamo di mobile imbottito si pensa alla Brianza e alla Murgia e si tratta di un settore che rappresenta un punto e mezzo del Pil italiano. Per il nostro territorio è fondamentale e per questo dobbiamo pensare alle sue ricadute future, anche in termini di indotto che è costituito da un tessuto di piccoli artigiani e contoterzisti». Detto in un solo concetto: senza Natuzzi e il mobile imbottito, qui si va a fondo.
Massimo D'Onofrio(Corriere del giorno)
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