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Il fatto è che da aprile – confessa il presidente montano - «qui non viviamo più: sono venuti a farci domande decine di giornalisti, quelli di Ballarò e persino l’inviato del New York Times». Parte di qui lo sfogo andato in onda ieri mattina nella sede della Cmmt. C’erano Rizzi, tre assessori su sei (i massafresi Vittorio piccolo e Antonio D’Eri e il ginosino Enzo Russo), un consigliere montano in pectore (il mottolese Francesco Lapenna) sui 27 d'ordinanza e un consulente (esterno, ovviamente).
«Da mesi – ha cominciato Rizzi, quasi fosse un fiume in piena – siamo soggetti ad una gogna pubblica. Va bene che chi fa politica certe cose le mette in preventivo, ma a tutto c’è un limite. Ci hanno fatto una pubblicità che ci saremmo volentieri risparmiata». Almeno, è il lato positivo, tutti sanno dov’è la Comunità Montana più pianeggiante d’Italia.
Ma perché lo sfogo (e la querela) contro Rizzo e Stella? «Perché – risponde il presidente, che parla per tutti – qui non hanno mai messo piede e non hanno scritto una notizia vera che fosse una. La sede non è a Palagiano (?!), ma a Mottola, parlano di stipendi che non esistono: pensate che hanno scritto che io e gli altri prendiamo quanto sindaco, assessori e consiglieri della città di Padova: mica vero". E invece? "Io – risponde prontamente Rizzi - guadagno 700 euro al mese (cioè mezzo stipendio, essendo un dipendente delle Forze Armate, ndr.), gli assessori 400 se lavorano, 800 se non lo fanno". E ancora: "Qui ci sono soltanto 3 dipendenti. E non si può far intendere che ce ne sono una trentina e sono pure fannulloni". Certo, poi ci sono anche 12 Lsu (pagati dall’Inps) e 6 ex Lsu (pagati da nessuno), ma nella Comunità sono solo parcheggiati in attesa di fare non si sa cosa.
Qualcosa in effetti non torna, perché chi ha letto il libro ha informazioni decisamente (anche se parzialmente) diverse. Particolari, bazzecole, per chi è in cerca di pagliuzze o travi, dipende dai punti di vista. Così, strada facendo, lo sfogo diventa grido di dolore e persino attacco politico. Obiettivo: Nichi Vendola. Che pochi giorni fa ha scritto una lettera al presidente del Consiglio regionale, Pietro Pepe, per denunciare gli sprechi pugliesi e suggerire qualche taglio qui e là. Uno a caso: le comunità montane. E dai. Tutte e sei quelle pugliesi, senza distinzione di "colori", giunte e presidenti. E a quanto pare sarebbe già in moto l'iter per commissariare (ci sarebbe pure una mezza data: novembre) queste comunità che difendono a spada tratta montagne che non esistono.
Rizzi s'inalbera: «Non è tollerabile l'attacco di Vendola contro gli sprechi e contro le Comunità Montane. Noi, dopo tanto silenzio, ora ci difendiamo, perchè non vogliamo essere il capro espiatorio dell'Italia degli sprechi e neppure la "pezza" per mascherare le lacune dell'Amministrazione Vendola». Toccata e affondo. Col carico da undici: «Vendola, piuttosto, dica perchè spende otto milioni di euro per gli assessori esterni?».
Di qui in poi è un'arringa appassionata. Rizzi ha in serbo una lista lunga così di argomenti a discolpa. Eccoli: «Eliminando le Comunità la Regione non risparmia nulla, perchè dal 2004 (l'anno della legge di riforma, ndr.) nè Fitto nè Vendola ci hanno dato un euro». Touché. E la pecunia chi la mette? «Lo Stato, con la legge della montagna, i Comuni e ancora la legge Finanziaria: 1,8 euro per ogni abitante». Il tutto finisce in un bilancio, l'ultimo, da 600mila euro: «In attivo per 15mila - attacca Rizzi -, mentre l'abbiamo trovato in rosso di 600mila». Se poi 80-90 mila euro vanno via in stipendi per gli amministratori fa parte del gioco: «La politica - dice il presidente - ha i suoi costi, purché siano giustificati e produttivi, non vedo problemi». Problemi, invece, secondo Rizzi potrebbero sorgere senza la "sua" Comunità: «Perderemmo fondi europei che sono destinati alle aree disagiate e montane. Abolissero, piuttosto, i consorzi di bonifica che chiedono gabelle per servizi inesistenti». Ma la Puglia, ci risulta, è obiettivo 1: cioè per l'Europa è tutta disagiata, mica solo oltre una certa quota...
Fioccano, comunque, i sassolini da levare: «La legge prevede che il Parco delle Gravine sia gestito dalla comunità montana nel cui territorio ricade: perchè non ce lo fanno gestire? Avremmo anche la sede già bell'e pronta. E invece, c'è persino chi ci ha detto, "ma che fate? Tanto vi aboliranno..."». La lingua batte e ribatte dove il dente duole.
Così l'elenco continua, ma con le "cose buone" realizzate. Il recupero della Masseria Dolce Morso, 16 trulli trasformati in centro d'accoglienza e promozione turistica con fondi europei; i Patti territoriali agricoli "rimessi in moto dopo due anni di nulla"; il Prie, piano regolatore per gli impianti eolici "che consentirà ai Comuni di guadagnare con le royalties"; l'azzeramento di 100mila euro di contenziosi delle precedenti gestioni; il futuro marchio per i prodotti della Murgia e il futuribile acquedotto rurale da 17 milioni di euro da realizzare con la comunità di Gioia del Colle. E come non citare l'appalto (già fatto) per un impianto d'illuminazione rurale a Laterza, paesello natio del presidente.
Insomma prima di Rizzi il nulla e forse, dopo, lo stesso. «Abbiamo ridato dignità ad una Comunità che non veniva nemmeno invitata agli incontri con gli altri Enti, ma, in compenso, produceva cene, consulenze e viaggi all'estero. E oggi, invece, siamo persino entrati nell'Area Vasta».
Il veleno, e vuoi vedere, arriva in coda. Ed è tutto per il sindaco Ressa, quello della comunità montana declassata in costiera o, se vogliamo, dell'aggettivo che fa la differenza: «Ma dov'era nel 2004 quando fece fare un emendamento apposta per tenere Palagiano nella Comunità? Forse, allora, era funzionale al ribaltone che c'era appena stato, col passaggio della presidenza al centrosinistra. E soprattutto, prima della Casta, perchè non ha parlato? Perchè non ha chiesto di uscire prima? E ora, lui che non paga le quote dal '99, vorrebbe pure un duplicato costiero...». Punto dolente per uno che fa il maresciallo di Marina e, in fondo, alla comunità costiera potrebbe farci un pensierino: sarebbe comunque al posto giusto. Così, per restarvi, il 1° ottobre le sei comunità pugliesi si vedranno per mettere a punto la loro controproposta di legge diretta a Vendola. Nel frattempo, però, c'è già in cammino quella del Governo (Lanzillotta-Santagata), basata su un concetto apparentemente rivoluzionario: la montagna comincia a 600 metri e le comunità pure. E addio Mottola e dintorni.
Alla fine della giornata, tuttavia, è stato impossibile tenersi dentro la domanda delle domande: «Scusate, ma voi politici il libro l’avete letto?». E' seguito un secondo (interminabile) di gelo. Teste che oscillano da sinistra a destra in segno di convinto diniego; e, poi, la risposta lapidaria del presidente: "No. E non voglio nemmeno leggerlo…". Peccato. Un’occasione persa per capire come va – o meglio non va – l’Italia. Da Destra a Sinistra.
Massimo D’Onofrio - Corriere del Giorno
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