Riceviamo e pubblichiamo una nota congiunta di tre donne amministratrici di Ginosa e Laterza, Marta Teresita Galeota (assessore provinciale), Mimma Stano (assessore comunale), e Mariella Bruno (consigliere comunale), per la “Giornata internazionale contro la Violenza sulle donne”.
«Una battaglia di civiltà. Il 25 novembre scorso i media italiani erano zeppi del dibattito sulle primarie per i candidati premier: sia del Pd, che si sono svolte nella giornata, sia del Pdl che si svolgeranno, se si svolgeranno, il 16 dicembre. Evento che, però, ha oscurato un tema di stringente e tragica attualità: il 25 novembre, infatti, è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. In Italia il “femminicidio” ha cifre raccapriccianti, finora, nel solo 2012, le vittime sono già 73, molto più numerose le vittime della violenza bruta, in casa e fuori casa; sul lavoro le donne guadagnano di meno, le giovani vengono costrette a firmare dimissioni in bianco in caso di gravidanza, e non è ancora del tutto cessata la millenaria quasi esclusione delle donne dalla politica.
Il grido “Libertà o morte” di Emmeline Pankhurst fu levato quando nacque la prima vera battaglia femminista nella società occidentale. Da quel momento, passi in avanti ne sono stati fatti ma il raggiungimento delle Pari opportunità di genere è ancora lontano. Noi amministratrici del versante occidentale della provincia tarantina, pur in una giornata così importante per la politica e lo Stato italiano, vogliamo ricordare questa lotta di civiltà.
No, non è un tema che interessa solo le donne, questo della violenza su di esse, perché le donne hanno padri e fratelli, mariti e compagni. Figli. La violenza sulle donne, che siano queste sposate o nubili, italiane o immigrate, normodotate o diversamente abili, è all’interno del nostro sistema democratico. E, di conseguenza, non un mero argomento scandalistico, da trattare per puri calcoli di vendita. E nemmeno un argomento politico sui quali raccogliere consenso. Da oggi, noi amministratrici del versante occidentale di Terra Ionica, facendo nostre le proposte della “Convenzione no more” porteremo nelle Istituzioni che rappresentiamo, con la stessa tenacia della Pankhurst, una lotta volta al cambiamento. Una rivoluzione gentile che permetta di portare all’interno dei Palazzi, la voce di quelle donne sui quali si scarica, come fossero masse a terra, le schizofrenie di un sistema democratico troppo poco rappresentato dal genere femminile. Perché è di questo che si parla quando affrontiamo argomenti politici come quelli che nei mesi scorsi abbiamo portato avanti nelle nostre comunità per la raccolta firme a sostegno della proposta referendaria di legge regionale elettorale nota come “legge 50/ 50”. Oltre 30 mila le firme raccolte in tutta la Puglia per permettere un democratico accesso al consiglio regionale anche dell’altra metà del cielo”, le donne. Non è possibile che oggi in un consiglio regionale composto, fino a questo momento, da 70 unità, solo 3 consiglieri siano donne. Non sono cose da donne, ma una vera e autentica battaglia di civiltà per permettere che nei luoghi dove si assumono le scelte possa raggiungersi un’equa rappresentanza civica che permetta anche di affrontare con un metodo più serio e rigoroso un tema doloroso per una società che sostiene di essere democratica: la violenza sulle donne, infatti, comincia dall’emarginazione della vita casalinga e sociale imposta con l’antico diktat: “Alla donna si addice il silenzio, una variazione del burka, e si conclude nella sempre eccessiva frequenza del femminicidio.”
Corriere del Giorno
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