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Ora ci si prepara all'assemblee provinciali del 24 novembre per eleggere i coordinatori provinciali del partito nuovo. Tornano in ballo, almeno in Puglia, le vecchie logiche dei gruppi dirigenti di quei partiti che, pur cofondatori di un partito nuovo, non vogliono perdere l'occasione per vestirlo di abiti vecchi. E' ripresa in grande stile la tradizione delle trattative e degli accordi di divisione degli incarichi, in barba ad ogni esigenza di trasparenza nel processo di scelta dei candidati alla carica di coordinatore provinciale e di formazione degli stessi coordinamenti. L'aspetto più sorprendente di queste manovre consiste nel coniugare gli assetti regionali del Partito Democratico, sui quali è credibile che si eserciti una indubbia autorevolezza del segretario Emiliano, con quelli provinciali, considerati, dai soliti eminenti dirigenti ulivisti locali, terreno di scambio e di definizione di equilibri politici complementari a quelli regionali
Emiliano dovrà prestare molta attenzione alla definizione degli assetti complessivi del partito nell'intera regione: sia perché la natura federalista si deve alimentare della ricchezza problematica del territorio regionale, sia perché il nuovo deve esprimersi dando volto e voce alla diversità ideale, culturale e politico-sociale. Non è per niente opportuno l'insediamento, nella direzione dei nodi strutturali della rete del partito nuovo, di cloni, di controfigure e di capitani di lungo corso, sempre pronti, quest'ultimi, a riposizionarsi nei nuovi contesti politici.
Se si vuol essere fedeli allo spirito delle primarie e non si vogliono tradire le aspettative degli elettori, sarebbe opportuno sostituire alle "voci" diffuse ad arte, delle motivate e legittime candidature. In tal modo, nell'assemblea del 24 di novembre, si avrebbe una responsabile e corretta discussione per scegliere in piena trasparenza il coordinatore e il coordinamento provinciale.
Non si capisce perché le diverse aree politiche, presenti nel processo costituente con propri eletti, non si incontrino per avere un confronto, definire orientamenti e compiere le scelte in maniera aperta e costruttiva.
Nel merito, è senz'altro necessario escludere da ruoli di direzione esecutiva del partito chi ricopre incarichi istituzionali di qualsiasi livello, anche perché si riproporrebbero i vecchi equilibri politici; si eleggano, invece, coordinatori e coordinamenti che pur rappresentando le "diverse anime" del partito nuovo, siano capaci di esprimerne la visione unitaria sul terreno politico-programmatico.
Nei cinque collegi della provincia di Taranto sono stati eletti molti uomini e molte donne che sono espressione compiuta e autorevole di una richiesta di rinnovamento, non solo generazionale, ma soprattutto, nel modo di concepire le relazioni sociali in una società aperta, plurale e nell'affermare l'esigenza di un agire politico per e non contro.
L'innovazione come linea direttrice di una nuova politica deve essere sostenuta da un chiara e radicale discontinuità nella formazione dei gruppi dirigenti del Partito Democratico, altrimenti si ripresentererebbero tutte le contraddizioni politiche già sperimentate recentemente nella città di Taranto.
Luigi Paolo Morea
del Partito Democratico
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