giovedì 22 novembre 2007

Un partito nuovo e di tutti anche a Taranto

Accadono “cose nuove” anche in politica. Le volte che accadono i cittadini le apprezzano premiando sia la novità che l’innovazione. La nascita del Partito Democratico conferma e rafforza questa tesi. Nella provincia di Taranto circa 29.000 cittadini hanno riposto la loro fiducia nella nascita del “partito nuovo”. Un grande evento democratico che responsabilizza i 76 delegati regionali e nazionali che il 24 novembre si riuniranno per iniziare il processo di costruzione del Pd in terra jonica.

La democrazia però assomiglia al successo, non è facile conquistarla ma è più difficile mantenerla. A Taranto il rischio di sbagliare è più alto che altrove. Non a caso negli ultimi giorni si sono succeduti articoli assennati da parte di Michele Pelillo, Luigi Paolo Morea e Gigi Conte.

Tuttavia Walter Veltroni ha chiaramente individuato nella discontinuità e pluralismo le coordinate di riferimento per la costruzione del Pd.

La discontinuità non può che essere nei metodi e nei volti, un cambiamento atteso e necessario sei si vuole essere innovativi. Pluralismo vuol dire andare oltre le liste e le correnti per sostenere idee e contenuti nuovi affinché tutti si sentano coinvolti nel processo di radicamento territoriale.

Personalmente penso che la trasparenza delle decisioni e la definizione del ruolo di coordinatore ed esecutivo provinciale sono le prime cose da discutere. La mia proposta è quella di sperimentare una struttura articolata su una doppia forma di responsabilità:

1) Un esecutivo snello di tipo politico-organizzativo (rappresentativo dei territori);

2) L’organizzazione di aree tematiche (incubatori di idee) aperti ai non eletti alle primarie. Alle stesse, coordinate da personalità di spicco nelle diverse aree, spetterebbe il compito di definire programmi e proposte vincolanti per gli organi dirigenti del partito. L’esecutivo politico-organizzativo si completerebbe dunque con i coordinatori delle diverse aree tematiche.

Sciogliendo preliminarmente questi nodi appare più semplice tracciare la figura di un coordinatore provinciale che deve essere assolutamente un giovane uomo o donna, capace di inserirsi nell’asfittico dibattito politico per attivare un dialogo costante con l’esterno e i cittadini. In sintesi una figura non implicata nelle vecchie e dolorose divisioni interne dei partiti jonici, capace di interpretare quello che c’è fuori e non solo quello che c’e dentro. Un chiaro segnale di rinnovamento anche per avvicinare le nuove generazioni alla nuova stagione politica.

Mi rendo conto che il compito è impegnativo e difficile, colmo di sfide e di ostacoli, ma il rispetto verso il popolo delle primarie ci impone di cambiare.

Franco Catapano

Delegato all’assemblea costituente regionale

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