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Timori di Legambiente sul Parco delle Gravine
I timori di Legambiente sul Parco delle Gravine. In particolare quelli collegati a ciò che l’associazione ambientalista definisce «un cartello formato da Comuni dell’area occidentale, alcune associazioni di categoria e cacciatori che provano a far fronte comune». Il circolo castellanetano critica fortemente la scelta di questi soggetti di chiedere nella conferenza dei servizi tenutasi a Bari lo scorso 2 marzo «di accogliere tutte le domande di esclusione, senza distinzione fra superfici agricole e superfici naturali e di inserire nella perimetrazione una zona franca, pre-parco, per consentire l’attività ven atoria». Secondo Legambiente infatti «le domande di esclusione dal Parco sono in contrasto con la legge istitutiva, laddove inficiano la continuità territoriale dell’area e la sua omogeneità. D’altro canto, riteniamo le richieste delle associazioni venatorie in contrasto con la legge quadro 394/92, per la tutela e salvaguardia delle specie faunistiche». Gli ambientalisti vedono invece i parchi come «istituzioni che servono a tutelare la biodiversità del Paese: salvano specie dall’estinzione e habitat dal loro degrado, sono occasione di promozione economica, sono un investimento per il futuro. Non possono vivere nell’ombra o mutilati; o la loro presenza si apprezza o non sono». Inoltre Legambiente di che «la legge sul nostro Parco delle Gravine era viziata in partenza; con la possibilità di esclusione su domanda da parte dell’azienda all’interno del perimetro, già notevolmente ridotto e frastagliato rispetto alle richieste e alle ipotesi della prima ora. Tali richieste di esclusione - prosegue il circolo castellanetano - sono state favorite da una campagna pregiudizialmente contraria e porterebbero ad una mutilazione dell’area tale da svuotare di significato la definizione di Parco». L'associazione ambientalista, «anche all’interno di un più ampio coordinamento provinciale per il Parco, fatto di associazione e singoli cittadini, lamenta da anni la necessità di concludere l’iter attutivo delle finalità socio-economiche e di dotarsi di un Ente Parco definitivo. Al nostro Comune - conclude Legambiente - chiediamo per l’ennesima volta che su questioni di grande importanza, sia necessario consultare anche il nostro circolo, quale portatore di interessi generali diffusi».
I timori di Legambiente sul Parco delle Gravine. In particolare quelli collegati a ciò che l’associazione ambientalista definisce «un cartello formato da Comuni dell’area occidentale, alcune associazioni di categoria e cacciatori che provano a far fronte comune». Il circolo castellanetano critica fortemente la scelta di questi soggetti di chiedere nella conferenza dei servizi tenutasi a Bari lo scorso 2 marzo «di accogliere tutte le domande di esclusione, senza distinzione fra superfici agricole e superfici naturali e di inserire nella perimetrazione una zona franca, pre-parco, per consentire l’attività ven atoria». Secondo Legambiente infatti «le domande di esclusione dal Parco sono in contrasto con la legge istitutiva, laddove inficiano la continuità territoriale dell’area e la sua omogeneità. D’altro canto, riteniamo le richieste delle associazioni venatorie in contrasto con la legge quadro 394/92, per la tutela e salvaguardia delle specie faunistiche». Gli ambientalisti vedono invece i parchi come «istituzioni che servono a tutelare la biodiversità del Paese: salvano specie dall’estinzione e habitat dal loro degrado, sono occasione di promozione economica, sono un investimento per il futuro. Non possono vivere nell’ombra o mutilati; o la loro presenza si apprezza o non sono». Inoltre Legambiente di che «la legge sul nostro Parco delle Gravine era viziata in partenza; con la possibilità di esclusione su domanda da parte dell’azienda all’interno del perimetro, già notevolmente ridotto e frastagliato rispetto alle richieste e alle ipotesi della prima ora. Tali richieste di esclusione - prosegue il circolo castellanetano - sono state favorite da una campagna pregiudizialmente contraria e porterebbero ad una mutilazione dell’area tale da svuotare di significato la definizione di Parco». L'associazione ambientalista, «anche all’interno di un più ampio coordinamento provinciale per il Parco, fatto di associazione e singoli cittadini, lamenta da anni la necessità di concludere l’iter attutivo delle finalità socio-economiche e di dotarsi di un Ente Parco definitivo. Al nostro Comune - conclude Legambiente - chiediamo per l’ennesima volta che su questioni di grande importanza, sia necessario consultare anche il nostro circolo, quale portatore di interessi generali diffusi».
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
Autore: Angelo Loreto (il giornalista)
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E i redditi sopra i 120.000 euro.
1 commento:
Zibaldone. Mi piace questo termine, che vuol dire tutt’altro che accozzaglia o raccolta di articoli. L’ho usato per presentare a Messaggerie il libro (l’opera prima!) di Riccardo Orioles che uscirà con Melampo. Un titolo stupendo, idea dell’autore (che ora dirà che non è vero niente, che il merito è di un ragazzo catanese o napoletano eccetera eccetera): Allonsanfan. Allonsanfan, dunque. Sì, ha ragione Prodi, rispondo a chi me lo chiede. Il governo cadde esattamente per la ragione indicata da lui, l’annuncio di andare da soli in un momento di estrema fibrillazione (caso Mastella…); anche se molti elettori non vollero sapere né capire, perché l’idea che per la seconda volta si buttasse giù un governo Prodi sapendo di avere dall’altra parte B. era troppo drammatica da accettare. Ci si illudeva di tirar fuori dal cilindro un governo istituzionale, Amato o Marini, chissà. Poi sarebbe arrivato Veltroni, con Franceschini accanto. A volte non ricordare aiuta a vivere meglio, altre volte aiuta a perdersi.
A proposito dell’attuale leader del Piddì, leggo che a Milano, parlando ai giovani del partito li ha esortatati a non dividersi in franceschiniani, veltroniani e dalemiani. Sul principio, nulla da dire. Sul fondamento empirico dell’esortazione però ho qualche dubbio. Forse accade da qualche giorno, ma io non ho mai sentito un giovane definirsi franceschiniano. Auguri comunque.
Auguri alla giustizia, visto che non si trovano giudici con la voglia di andare in Sicilia. E te credo, come si dice a Roma. Li insultano, li minacciano, gli tolgono la possibilità di indagare, e poi vorrebbero pure che si mettessero in fila per rischiare la pelle? Che schifo, ragazzi. Che schifo non rendersi contro del disastro che si sta producendo, accademico dibattito dopo accademico dibattito, con qualche rutto di contorno.
Ieri Moro e la sua scorta (Zibaldone, ho detto, no?). Via Fani e quel che immaginiamo di non saperne. Tra un’ora sarò a parlarne in un liceo privato milanese che mi ha invitato, il Gonzaga. Amo parlare con i giovani, specie -questo sì-, se non si dichiarano franceschiniani dalemiani e veltroniani. Per questo mi spiace da morire di finire il mio corso intensivo a Scienze Politiche questa settimana. Dispiacere appena temperato dalla voglia di buttarmi nella tre giorni di Libera già da giovedì, a Casal di Principe. E giusto ai giovani consiglio di seguire, qua a Milano, la bella rassegna musicale che con un pugno di euro ha organizzato un bravissimo consigliere di zona del Piddì (per la serie: mica tutti sono scamorze). Andare su www.rosariopantaleo.blogspot.com. Buona musica!
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