lunedì 25 gennaio 2010

Alleati dei cittadini, alternativi alla destra

La campagna elettorale del Partito democratico per le elezioni regionali si concentrerà su "una battaglia legata all'agenda degli italiani", contro le "favole" raccontate dal governo. Così Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, riassume alcuni dei temi trattati nella sua relazione alla Direzione nazionale dei democratici conclusasi poche ore prima. "Abbiamo avuto una discussione aperta e positiva: non mi pare si debba parlare di rinvii e di scontri ma di una discussione per proiettare il partito agli appuntamenti politici che abbiamo di fronte, a cominciare dalle regionali. In questa battaglia vogliamo sollevare con forza i temi della condizione reale dei cittadini italiani e combattere le favole che dicono che stiamo meglio degli altri e che la crisi è alle spalle. Vogliamo combattere questo meccanismo quotidiano di distrazioni di massa, di balle libere che vengono lanciate ad esempio sul fisco". Secondo il segretario, i temi da porre sono quelli "del lavoro per i giovani, dei redditi che vengono colpiti, dei consumi che calano, dei prezzi che crescono, dei rischi che il paese rimpicciolisca. Non vogliamo fare le nostre proposte con toni catastrofisti ma con l'idea di fare da sponda a chi pensa che l'anno prossimo può essere meglio di questo". Per rilanciare questi temi, precisa Bersani, "stiamo organizzando le nostre iniziative a partire da quelle dirette a sollecitare adesioni al Pd e a un potenziamento delle mille piazze sui temi del lavoro, dei redditi, della scuola e dell'ambiente".

Le alleanze. Il leader ripete ai giornalisti quanto già esposto alla direzione nazionale in tema di alleanze: ''Il tema delle alleanze viene da noi discusso non in chiave politicista, ma nel senso di una alleanza con i cittadini. Il PD tenterà di convergere con “tutte le forze che per esempio si oppongono al processo breve, che chiedono nuove politiche per la famiglia, che sull'immigrazione parlano con toni diversi da quelli del governo. Alle regionali vogliamo presentarci con un profilo politico chiaro per gli elettori. I lavori sono ancora in corso, e tuttavia l'idea di accorciare le distanze fra i partiti che si oppongono al governo e' un'intenzione che ha mostrato di non essere un'illusione''. Lo dimostra il fatto che in dieci regioni, ''il quadro delle candidature e delle alleanze e' stato definito'', e nella maggior parte dei casi il candidato governatore e' espresso dal Pd, mentre in tre ''si e' ricorso a personalità come Bonino, Vendola e Bortolussi. Stiamo lavorando per completare il quadro”.

Puglia. L’attenzione del segretario si sposta poi sulla notizia del giorno, la vittoria di Nichi Vendola alle primarie pugliesi. “Confermo pieno sostegno a Vendola. – afferma Bersani - Le primarie le abbiamo inventate noi e sappiamo che al termine, chi perde aiuta l'altro. Anche perché nella candidatura di Boccia c'era un'idea di schieramento che non escludeva Vendola. Ora si tratta di lavorare anche in quella regione perche' siano in campo tutte le forze e si smentisca la speranza di rivincita della destra”. Una riflessione anche nell’Udc che oggi ha comunicato la sua scelta di presentarsi da solo in Puglia: “Abbiamo preso atto della scelta dell'Udc che si e' ritagliato una posizione autonoma. Noi continuiamo a lavorare per avere candidature e alleanze competitive".

Dal PD decisioni alla luce del sole. Sul metodo con cui i democratici sono pervenuti e perverranno ai nomi dei candidati, ribadisce: “Non c'e' una alternativa assoluta 'primarie si, primarie no'. La decisione viene presa dalle assemblee regionali del Pd, che sono il luogo della decisione politica. Noi siamo un partito federale e non abbiamo per statuto un meccanismo per decidere centralmente le candidature. Noi non abbiamo una via Bellerio o un Arcore dove si decide tutto. Noi lavoriamo 'en plein air', e la stampa può seguirci e fare le sue valutazioni; ma sfidiamo la stampa a fare altrettanto con la destra. Quello che sembra oggi una debolezza si rivelerà una forza e si vedrà che il Pd non e' nella riserva indiana. Siamo competitivi e ce la giocheremo".

1 commento:

uglywhitemouse ha detto...

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di Emilio Carnevali

“Io non ho mai perso un’elezione, non ho mai perso un congresso... Aspettiamo di vedere come va a finire e poi ne riparliamo”.
Così parlò Massimo D’Alema pochi giorni prima delle elezioni primarie pugliesi. Ora sappiamo come è andata a finire e qualche considerazione forse la possiamo fare. Non tanto per ricordare quello che è stato negli anni passati – a partire dalla celebre previsione dalemiana sulle Regionali del 2000 («Vinciamo 10 a 5, se siamo fortunati 11 a 4», finì 8 a 7 per il centrodestra e il primo post-comunista a Palazzo Chigi dovette rassegnare le dimissioni da Presidente del Consiglio) – quanto più modestamente per capire cosa è accaduto ieri.

Nichi Vendola, presidente uscente della Regione ma pur sempre leader di una formazione con il 2% di voti circa sul piano nazionale, ha stravinto col 73 per cento le elezioni primarie contro uno sfidante, Francesco Boccia, candidato di un partito intorno al 30 per cento. Sono andate a votare quasi 200mila persone, più del doppio di quelle che parteciparono alla precedente sfida Boccia-Vendola (vinta da Vendola per 1600 voti). Il dato della partecipazione è molto più simile a quello delle primarie per l’elezione del segretario del Partito democratico svoltesi lo scorso 25 ottobre, che videro la partecipazione in Puglia di 175.000 elettori. La mozione di Bersani incassò 92mila voti pari al 55 per cento, che sommati a quelli della mozione Franceschini (sceso nei giorni scorsi anche lui in Puglia per sostenere Boccia) fanno 154mila voti, pari al 92 per cento della cosiddetta base del partito. Se questi voti si fossero indirizzati sul candidato ufficiale non ci sarebbe stata storia. Oggi più che di una sconfitta si dovrebbe parlare di un ammutinamento generale.

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