mercoledì 23 dicembre 2009

SI al confronto in parlamento, NO a leggi ad personam.

Cara amica, caro amico,
in tanti ci hanno scritto in questi giorni a proposito delle riforme. Lunedì Bersani ha riassunto la linea del PD:
Si al confronto in parlamento, No a inciuci e leggi ad personam. "La posizione del partito è solo questa" ha specificato, per poi ribadire il no al processo breve e il no al legittimo impedimento.
Come sai ci stiamo impegnando per costruire l'alternativa a questo governo, e farlo vuol dire soprattutto presentare delle proposte.
Ci siamo occupati di tasse e di ambiente, i problemi degli italiani di cui il governo non si interessa.
Vogliamo superare gli studi di settore, che dopo 11 anni sono uno strumento invecchiato, in favore di un forfettone fiscale per i fatturati fino a 70.000 euro.
Fai conoscere la nostra proposta, aiutaci a diffonderla con mobilitanti.it.
Dopo il vertice di Copenaghen abbiamo fatto otto proposte per l'economia verde. Sono misure con cui è possibile creare 1 milione di posti di lavoro in 5 anni. Le dobbiamo mettere in campo per vivere meglio, inquinare di meno e risparmiare di più.
PS: Arrivano le feste e per qualche giorno ci si riposerà. Pier Luigi Bersani fa gli auguri all'Italia per un 2010 migliore. Guarda il video e fallo girare.

Internet patrimonio dell'umanità

Il dibattito sulle regole della rete, avviato dopo l’aggressione al premier Berlusconi e la creazione di alcuni gruppi su Facebook che inneggiavano alla violenza, ha segnato un passo importante. Dalla riunione, voluta al Viminale dalministro dell’Interno Maroni, con i principali operatori di internet e i rappresentanti dei social network (presente anche il responsabile europeo di Facebook, Richard Allan) si è rafforzata l’ipotesi di un codice di autoregolamentazione condiviso che garantisca il diritto alla libertà di espressione permettendo al tempo stesso di rimuovere gli interventi che si configurassero come reati.

Un interessante contributo alla riflessione, svincolato dalle questioni italiane, ma denso di spunti, viene da un intervento su El Paìs di Ignacio Arroyo, docente di diritto mercantile all’Università Autonoma di Barcellona. Arroyo esamina la situazione giuridica della rete nei vari paesi partendo dal principio che si debba “proteggere internet come un bene comune dell’umanità”.

Tre le considerazioni che Arroyo sottopone al dibattito:

1. Problemi comuni esigono soluzioni comuni. Internet pone “un problema planetario, comune a tutta l’umanità”. Il web ha permesso per la prima volta nella storia la comunicazione senza frontiere fra gli uomini, l’accesso libero e gratuito alla cultura e al sapere. Ha esteso a tutti la libertà di espressione. Per tutelare questi diritti, senza rinunciare a combattere l’illegalità e le sue conseguenze, la strada da percorrere è la convocazione di una conferenza internazionale con l’obiettivo di arrivare a una convenzione internazionale su internet e le sue applicazioni.

2. La seconda considerazione si sviluppa su quattro principi:

a) Internet deve essere dichiarato patrimonio comune dell’umanità. Una proposta che fa seguito a quella lanciata dalla rivista Wired che ha candidato il Web al Nobel per la Pace.
b) La legge sul copyright deve essere rivista e attualizzata sui nuovi strumenti digitali. L’attuale periodizzazione della tutela delle opere dell’ingegno non è più giustificata. La durata della protezione deve essere ridotta drasticamente per i “contenuti intellettuali che danno accesso alla cultura, al sapere e all’informazione”.
c) Gli autori devono essere protetti ma “non proibendo totalmente la riproduzione per uso privato e senza scopo di lucro”.
d) Il punto di equilibrio tra una “retribuzione ragionevole e la libertà di accesso” può essere trovato “fissando un canone minimo incluso nella quota di abbonamento alla rete”. Arroyo suggerisce una cifra di 3 euro che dovrebbe essere sufficiente a soddisfare tutte le esigenze. Un “canone digitale destinato alle società che gestiscono i diritti, come già avviene con le fotocopie”, potrebbe essere la soluzione per evitare che i contenuti coperti da copyright vengano scaricati illegalmente da internet.

3. Conclusioni finali: “Non credo che la repressione penale serva a qualcosa”, scrive Arroyo, perché “l’importante è stimolare la cultura e il sapere”. E sotto questo profilo nessuno può avere dubbi: internet oggi è insostituibile.

Scritto da: Marco Pratellesi alle 14:23 - www.corriere.it

Pronti per l'alternativa

domenica 20 settembre 2009

Berlusconi, io ti ripudio (Paolo Farinella)

Per chi non si scandalizza nel leggere ancora una volta don Paolo Farinella, un "prete" - come lui stesso ama definirsi - davvero controcorrente!
http://temi.repubblica.it/micromega-online/berlusconi-io-ti-ripudio/?com=6440

Sempre su MicroMega una serie di articoli interessanti per chi crede che la parabola berlusconiana sia ormai in declino...

mercoledì 5 agosto 2009

Maggioranza e opposizione rottura sul nuovo statuto

LATERZA . Maggioranza e opposizione, rottura in consiglio, venerdì sera. Netta, totale. La seduta riprende lo scenario dell'ultima riunione, di cui era aggiornamento. Stesso avvio, identico epilogo: Francesco Catapano e Giuseppe Stano (Pd), Arcangelo Cirielli (Idv) e Sebastiano Stano (Sdi) abbandonano l'aula, la maggioranza (Francesco Perrone ex centrosinistra compreso) approva i punti in elenco (rinviati nel precedente consiglio, dopo l'approvazione di altri, tra cui il consuntivo 2008, a banchi di minoranza vuoti). Il nodo è lo statuto da modificare. La proposta del centrodestra riguarda gli articoli relativi alla procedura per la revoca del presidente del consiglio e del difensore civico (maggioranza assoluta anziché qualificata, così come attualmente previsto per la elezione delle stesse cariche, motiverà Saccomanni, Pdl), la minoranza in seguito rivendica discussione più ampia e articolata, anche sulla base di una bozza da essa presentata in consiglio, a sostegno della ricerca di stesure condivise, nel dicembre scorso: il tutto, a situazione azzerata.
Le posizioni non si avvicinano.
"Nessuna vendetta nei confronti di alcuno, solo un fatto di organizzazione, puntiamo a rilanciare l'amministrazione nell'interesse della comunità" afferma il sindaco Giuseppe Cristella, in risposta a quanto sostenuto dalla minoranza circa il tentativo di rimuovere il presidente del consiglio in carica (Franco Frigiola, candidato Udc alle provinciali) sotteso alle modifiche proposte; "In questo modo lo statuto diventa espressione della sola maggioranza, così demolite consiglio e democrazia" ribatte Sebastiano Stano, e di "consiglio svuotato" parlano anche Cirielli e Catapano. Il voto a seguire parte dal disguido procedurale dell'altra seduta (non si era votato): si è ancora in prima convocazione, per le modifiche statutarie è necessaria la maggioranza qualificata (14), con 11 voti a favore e un'astensione (del presidente Frigiola) il punto non passa. Passano invece i rimanenti, con i voti del centrodestra (13): alienazione di aree di comunali (in località Serra Lapillo: prezzo di partenza 83mila euro; in località Cappuccini, ex mattatoio: 1,68 milioni), il regolamento per le adozioni dei cani del rifugio comunale e la variante urbanistica per la realizzazione dell'opificio industriale "Mancini Infissi srl" in contrada Candelora. Il sindaco: "Noi pensiamo allo sviluppo di Laterza, l'opposizione perde, insieme ai consensi, anche la dignità di fare politica".
FRANCESCO ROMANO - La Gazzetta del Mezzogiorno - 4 agosto 2009

Il giornalista e scrittore Carlo Vulpio a Laterza

Carlo Vulpio è nato ad Altamura nel 1960 e si è laureato in Giurisprudenza a Bari, con una tesi in diritto processuale penale. Nel 1986 ha fondato e diretto il giornale locale “Piazza” e poi ha collaborato con varie testate, tra le quali L’Espresso, Avvenimenti, l’Unità e Corriere della Sera.E’ approdato in via Solferino, a Milano, nel 1990 quando a dirigere il Corriere c’era Ugo Stille.Per il Corriere della Sera si è occupato di grandi fatti di cronaca e di inchieste in Italia e all’estero. Nel 1993, dopo la caduta del regime di Enver Hoxha, è stato tra i primi a sbarcare in Albania e nel 1995 ha seguito la guerra nella ex Jugoslavia. A seguito dell’esperienza della guerra, ha focalizzato la sua attenzione sui problemi legati all’immigrazione.Ha insegnato per quattro anni all’università statale di Bologna dove, come docente a contratto, è stato titolare dell’insegnamento di “Informazione, media e cittadinanza” per il corso di laurea specialistica in Scienze della comunicazione pubblica, sociale e politica.
Sempre come inviato del Corriere della Sera, Carlo Vulpio si è occupato dei casi di Luigi de Magistris e di Clementina Forleo. Fino a quando, il 3 dicembre 2008, dopo l’uscita dell’articolo “Caso de Magistris, toghe indagate – Illeciti per sfilargli le inchieste”, che trattava sulle perquisizioni e i sequestri ordinati dalla procura di Salerno nei confronti di otto magistrati calabresi e di altri politici e imprenditori, il direttore Paolo Mieli lo ha sollevato dall’incarico.
Nel maggio del 2008 Vulpio scrive “Roba Nostra” (Il Saggiatore), a cui è stato assegnato il premio “Rosario Livatino 2009”.
Nel maggio del 2009 pubblica “La città delle nuvole” (Edizioni Ambiente), viaggio nel territorio più inquinato d’Europa.
E’ stato candidato come indipendente nell’IdV (in tutte le circoscrizioni italiane, Isole escluse) alle Europee del 6 e 7 giugno 2009. Ha ottenuto 37.499 voti di preferenza, ma non è stato eletto (è primo dei non eletti nella circoscrizione Centro). Si è candidato per continuare la sua battaglia per un’informazione libera.

da http://carlovulpio.wordpress.com/

giovedì 30 luglio 2009

Lo stato di salute della democrazia e l'incapacità di provare vergogna

Un sintomo del grado di sviluppo della democrazia e in generale della qualità della vita pubblica si può desumere dallo stato di salute delle parole, da come sono utilizzate, da quello che riescono a significare. Dal senso che riescono a generare.
Oggi, nel nostro paese, lo stato di salute delle parole è preoccupante. Stiamo assistendo a un processo patologico di conversione del linguaggio a un'ideologia dominante attraverso l'occupazione della lingua. E l'espropriazione di alcune parole chiave del lessico civile. È un fenomeno riscontrabile nei media e soprattutto nella vita politica, sempre più segnata da tensioni linguistiche orwelliane. L'impossessamento, la manipolazione di parole come verità e libertà (e dei relativi concetti) costituisce il caso più visibile, e probabilmente più grave, di questa tendenza. Gli usi abusivi, o anche solo superficiali e sciatti, svuotano di significato le nostre parole e le rendono inidonee alla loro funzione: dare senso al reale attraverso la ricostruzione del passato, l'interpretazione del presente e soprattutto l'immaginazione del futuro. Se le nostre parole non funzionano - per cattivo uso o per sabotaggi più o meno deliberati - è compito di una autentica cultura civile ripararle, come si riparano meccanismi complessi e ingegnosi: smontandole, capendo quello che non va e poi rimontandole con cura. Pronte per essere usate di nuovo. In modo nuovo, come congegni delicati, precisi e potenti. Capaci di cambiare il mondo. Proviamo allora a esercitarci in questo compito di manutenzione con una parola importante e più di altre soggetta allo svuotamento (e alla distorsione) di significato di cui dicevamo. Proviamo a restituire senso alla parola vergogna. Nell'accezione che qui ci interessa la vergogna corrisponde al sentimento di colpa o di mortificazione che si prova per un atto o un comportamento sentiti come disonesti, sconvenienti, indecenti, riprovevoli. E' una parola da ultimo molto utilizzata al negativo: per escludere, sempre e comunque, di avere alcuna ragione di vergogna o per intimare agli avversari - di regola con linguaggio e toni violenti - di vergognarsi. La forma verbale "vergognatevi" è oggi spesso utilizzata nei confronti di giornalisti che fanno il loro lavoro raccogliendo notizie, formulando domande e informando il pubblico. Sembra dunque che vergognoso sia vergognarsi. La vergogna e la capacità di provarla appaiono qualcosa da allontanare da sé, una sorta di ripugnante patologia dalla quale tenersi il più possibile lontani. Sulla questione Blaise Pascal la pensava diversamente, attribuendo alla capacità di provare vergogna una funzione importante nell'equilibrio umano. Nei Pensieri leggiamo infatti che "non c'è vergogna se non nel non averne". In tale prospettiva è interessante soffermarsi sull'elencazione, che possiamo trovare in qualsiasi dizionario, dei contrari della parola. Troviamo parole come cinismo, impudenza, protervia, sfacciataggine, sfrontatezza, sguaiataggine, spudoratezza, svergognatezza. Volendo trarre una prima conclusione, si potrebbe dunque dire che il non provare mai vergogna, cioè il non esserne capaci, è patologia caratteriale tipica di soggetti cinici, protervi, sfacciati, spudorati. Al contrario, la capacità di provare vergogna costituisce un fondamentale meccanismo di sicurezza morale, allo stesso modo in cui il dolore fisiologico è un meccanismo che mira a garantire la salute fisica. Il dolore fisiologico è un sintomo che serve a segnalare l'esistenza di una patologia in modo che sia possibile contrastarla con le opportune terapie. La ritardata o mancata percezione del dolore fisiologico è molto pericolosa e implica l'elevato rischio di accorgersi troppo tardi di gravi malattie del corpo. Così come il dolore, la vergogna è un sintomo, e chi non è capace di provarla - siano singoli o collettività - rischia di scoprire troppo tardi di avere contratto una grave malattia della civilizzazione. Qualsiasi professionista della salute mentale potrebbe dirci che le esperienze vergognose, quando vengono accettate, accrescono la consapevolezza e la capacità di miglioramento, e in definitiva costituiscono fattori di crescita. Quando invece esse vengono negate o rimosse, provocano lo sviluppo di meccanismi difensivi che isolano progressivamente dall'esterno, inducono a respingere ogni elemento dissonante rispetto alla propria patologica visione del mondo, e così attenuano il principio di realtà fino ad abolirlo del tutto. Come ha osservato una studiosa di questi temi - Francesca Rigotti - l'azione del vergognarsi è solo intransitiva e non può mai essere applicata a un altro. Io posso umiliare qualcuno ma non posso vergognare nessuno. Sono io che mi vergogno, in conseguenza di una mia azione che avverto come riprovevole. Pertanto la capacità di provare vergogna ha fondamentalmente a che fare con il principio di responsabilità e dunque con la questione cruciale della dignità. Diversi autori si sono occupati alla vergogna. La parola è presente in alcuni bellissimi passi di Dante e ricorre circa trecentocinquanta volte in Shakespeare. Ma è davvero interessante registrare cosa dice della vergogna Aristotele nell'Etica Nicomachea. "La vergogna non si confà a ogni età, ma alla giovinezza. Noi infatti pensiamo che i giovani devono essere pudichi per il fatto che, vivendo sotto l'influsso della passione, sbagliano, e lodiamo quelli tra i giovani che sono pudichi, ma nessuno loderebbe un vecchio perché è incline al pudore, giacché pensiamo che egli non deve compiere nessuna delle cose per le quali si ha da vergognarsi".
GIANRICO CAROFIGLIO

martedì 28 luglio 2009

Approvato in aula anche il bilancio 2008

E’ passato anche il rendiconto dell’esercizio finanziario 2008 nelle fasi concitate e frenetiche che, nel torrido pomeriggio di venerdì scorso, hanno preceduto il rinvio al prossimo 31 luglio degli ultimi cinque punti della seduta consiliare segnata dallo scontro fra maggioranza e opposizione sulle modifiche da apportare allo statuto comunale.
Dopo l’ennesimo abbandono dell’aula da parte della minoranza, e prima della richiesta di rinvio formalizzata dal sindaco Giuseppe Cristella, gli undici consiglieri di maggioranza rimasti in aula hanno infatti approvato quattro dei dieci punti rimanenti. Fra questi, appunto, sfuggito anche al cronista, pure il rendiconto per l’esercizio 2008 con i relativi allegati. Le operazioni di voto, espletate nel volgere di pochissimi minuti, senza dibattito, hanno colto di sorpresa, insieme al pubblico presente, gli stessi addetti ai lavori: tutti ancora intenti a metabolizzare, forse, i colpi di scena innescati dalla discussione sulle modifiche allo statuto comunale proposte dalla maggioranza.
Discussione che, condizionata da una “pre giudiziale” argomentata in merito dai consiglieri di minoranza e ignorata dalla maggioranza, aveva poi determinato una serie di prese di posizione e di fraintendimenti: abbandono dell’aula dell’opposizione, momentanea sospensione dei lavori, assenza del presidente del consiglio Franco Frigiola al ritorno in aula, dubbi e contrattempi procedurali a seguire, abbandono definitivo dei rappresentanti di minoranza (nel frattempo rientrati due volte). Fasi concitate, si diceva: la maggioranza di centrodestra, prima del rinvio chiesto e ottenuto dal sindaco Cristella, approvava da sola, in successione, insieme alla comunicazione relativa a due prelievi dal fondo di riserva del bilancio 2009, al differimento del termine di scadenza della prima rata di Ici e Tarsu e a alla variazione numero 2 al bilancio 2009, anche il consuntivo 2008.
Francesco Romano
La Gazzetta del Mezzogiorno

lunedì 27 luglio 2009

Lettera di Dimissioni

Alla sezione del PD di Laterza,
Al segretario Provinciale
Al vice-segretario Provinciale.


Mi sono entusiasmato due anni fa quando milioni di persone sono scesi nelle piazze italiane per partecipare in prima persona, con il loro voto, alla fondazione del Partito democratico.

E' stata un’esperienza forte perché nasceva dall’ambizione di governare il paese per modernizzarlo, strapparlo all’assenza di meritocrazia, alla corruzione dilagante, alla paura della diversità, eliminando l’abitudine a spacciare la furfanteria per competitività, ma soprattutto restituendo la speranza, la cui perdita in particolare tra i giovani, è l’elemento di disgregazione sociale più distruttivo che si conosca.

Ero convinto di edificare un partito capace di ascoltare tutti sui grandi temi del nostro paese.

Oggi mi dispiace constatare con amarezza che la politica dei vecchi mestieranti di partito ha inaridito il dibattito pubblico, ha imputridito su argomenti che nulla hanno a che vedere con le esigenze della società,
al punto da trasformare la partecipazione democratica in una lotta ipocratica al tesseramento.

Questa cancrena nel partito, fatta di lotte di posizioni, di schieramenti e di correnti, ci ha portato anche a non poter affrontare i temi della nostra comunita' e a irrigidire e interrompere i rapporti non
solo con i cittadini, ma anche con le forze economiche.

Nel parlarci addosso, non siamo capaci di affrontare i problemi della gente e il tentativo di fare politica, quella buona, e' fallito miseramente nelle odiose beghe interne.



Per questi motivi e' sempre mancata l’efficacia dell’azione. E tutti sappiamo di quanto sia necessario abbandonare gli annunci e i proclami per agire e lavorare.

Io, a Laterza, insieme a qualcun altro, volevo fare chiarezza e raccogliere come sfida quella di dimostrare che è possibile cambiare, costruire attraverso il lavoro di persone giovani di spirito e solide negli ideali, appassionate, libere, visionarie ma determinate a far uscire dal tunnel della mediocrità informe di chi utilizza il partito come strumento personale.

Ma questa sfida non sara' mai possibile vincerla finche'la vecchia politica manterra' il campo dalle sedi periferiche alle sedi nazionali.

Per questo, nelle consapevolezza che e' impossibile curare una cancrena che da anni ha diviso e rovinato il centro-sinistra nei risultati, nei valori e nei sentimenti, che lascio la segreteria, ma non la sfida di creare o unirmi a Laterza ad un gruppo di brave persone capaci di portare in spalla buone idee, che sia legato insieme da ideali e non da una sterile competizione animata da una odiosa lotta per conquistare posizioni e incarichi nel partito.

“Fare politica” resta intesa per me ancora come servizio reso alla comunità sempre orientato al bene comune, un servizio che dà precedenza agli interessi di tutti, non condizionato da interessi di parte o personali.


Davide Bellini

domenica 26 luglio 2009

C’è un “a priori” etico da salvaguardare sempre

Dalle Lettere al Direttore dell'Avvenire di venerdì 24 luglio.

Caro Direttore, purtroppo ho ascoltato con le mie orecchie dal sito dell’Espresso la voce del nostro premier Berlusconi che parlava con la signora D’Addario (nota prostituta a pagamento) invitandola ad aspettarlo nel letto grande di Putin. Mi chiedo pertanto come si può negare un fatto tanto evidente e documentato, tramite un avvocato tanto spudorato e scandaloso. E poi le battutte di ieri sul suo non essere «un santo». Sono veramente provata da questi fatti così tanto lontani da ogni etica, oltre che dalla morale cristiana. Pertanto mi piacerebbe molto che il suo giornale, per cui nutro un sincero rispetto, parlasse più chiaramente delle spudoratezze di questo nostro primo ministro, che appare tutt’altro che timorato di Dio. La ringrazio di cuore e non le nascondo la profonda amarezza di tutta la mia famiglia per il fatto che la Chiesa non «bacchetti» abbastanza questo personaggio licenzioso.
Fiorella Pasotti

Caro Direttore, non le sembra che la frase pronunciata da Berlusconi: «avrete capito che non sono un santo» andrebbe stigmatizzata con vigore da un quotidiano che pone al centro delle sue riflessioni l’etica e la morale? Le sembra possibile che dopo aver negato comportamenti improponibili per un uomo con due mogli, 5 figli, responsabilità pubbliche enormi e una età ragguardevole, ora il nostro premier se la cavi così? I nostri giovani hanno bisogno di esempi un po’ più responsabili e il mondo cattolico dovrebbe essere un po’ più rigoroso circa i comportamenti degli uomini pubblici.
Maria Teresa Nizzoli

Caro Direttore, le storie su Noemi, escort, stuoli di ragazze scarrozzate qua e là per allietare il relax del premier mi provoca un senso di fastidio difficile da descrivere e non mi piace neppure scriverne. Lo faccio solo perché mi stupisce che tanti prendano per buona, già accertata, e indiscutibile l’attendibilità delle registrazioni messe su Internet da L’Espresso. Io questa certezza non ce l’ho affatto e spero che la magistratura chiarisca rapidamente la verità. Così come spero che Berlusconi ci aiuti con parole chiare e – una volta tanto – senza battute a capire come stanno le cose.
Luigi Ristagno


La risposta del direttore Dino Boffo
Forse avrete notato che ieri nella prima pagina di Avvenire non c’era alcun cenno alle ultime spiegazioni avanzate da Silvio Berlusconi. Quelle per intendersi sul «non sono un santo» o «nelle mie dimore passano anche i leader politici del mondo». Ne riferivamo, com’è ovvio, all’interno del giornale, in sede di cronaca, e la notizia era pure presente sul nostro sito; ma «in vetrina» abbiamo preferito sorvolare. Un modo per esprimere disagio rispetto al coinvolgimento di termini di qualche delicatezza per la sensibilità dei nostri lettori. E un modo per prendere le distanze pure dal seguito di una vicenda che non solo non ci convince (com’è ovvio), ma che – per quanto ci è dato di capire – continua a piacere poco o punto a larga parte del Paese reale. Le
«rivelazioni» – non sappiamo quanto autentiche –, che si succedono, a disposizione di chi ha la curiosità di continuare a leggerle o ad ascoltarle, non aggiungono (probabilmente) nulla a uno scenario che già era apparso nella sua potenziale desolazione. Nel constatarlo non ci muove alcun moralismo, ma il desiderio forte e irrinunciabile che i nostri politici siamo sempre all’altezza del loro ruolo.
Chiarezza per ora non è venuta, ed è un fatto evidentemente non apprezzabile, ma non è questo francamente quel che oggi ci preoccupa di più. Non ci piace che determinati comportamenti siano messi a confronto con un consenso – emergente dai sondaggi – che di per sé è qualcosa di inafferrabile, quasi che da questi possa venire l’avallo a scelte poco consone; così come non ci piace che sull’intera vertenza gravi il sospetto di una strumentalità mediatica, inevitabile forse ma non liberante, circa il punto di vista da cui si muovono le accuse. C’è davvero per la classe politica, ancor prima della decenza, un
a priori etico che va salvaguardato sempre e in ogni caso? E che va fatto valere nelle situazioni ordinarie come in quelle straordinarie? Ecco, solo se una simile consapevolezza dovesse ad un certo punto emergere dal dibattito, si potrà allora dire che questa tornata ha paradossalmente avuto una sua, per quanto amara, utilità.
Diversamente il Paese, che si è scoperto vieppiù attonito, potrebbe sentirsi anche leggermente raggirato.


Per dovere di cronaca: nell'Avvenire di sabato 25 luglio sono pubblicate altre 8 lettere sull'argomento, questa volta senza commenti/risposte da parte del Direttore...

venerdì 24 luglio 2009

Consiglio Comunale infuocato

E’ stato un Consiglio Comunale incandescente e a tratti surreale, quello celebratosi lo scorso venerdì in una Cittadella della Cultura, resa rovente dall’afoso caldo estivo. Argomenti bollenti, tensione e confusione.
Tema - miccia, che ha innescato un fuoco di fila da parte dell’opposizione, è stata la bozza dello Statuto Comunale, portata in discussione in aula dalla maggioranza di centrodestra. Nel mirino sono finite, in particolare, le modifiche previste per la nomina e la revoca di presidente del Consiglio Comunale e di difensore civico. Stando alla bozza approntata dalla maggioranza, le due cariche sarebbero elette al primo scrutinio non più a maggioranza qualificata dei due terzi (14 consiglieri) del Consiglio Comunale, come prevede lo Statuto vigente, ma a maggioranza assoluta, mentre per la seconda votazione non servirebbe più la maggioranza assoluta dei consiglieri, ma solo la maggioranza assoluta dei votanti. “Avevamo chiesto una revisione dello Statuto, – dichiara in apertura di dibattito il consigliere del Pd Catapano – ma le modifiche presenti in questa bozza non vanno nella direzione da noi auspicata, ovvero di una rivalutazione del ruolo del Consiglio”. Catapano pone “il ritiro dei punti, che prevedono la modifica dei sistemi di nomina e revoca del presidente del Consiglio e del difensore civico come pregiudiziale di fondo”, accolta dagli altri consiglieri di opposizione, sulla bozza di Statuto; “altrimenti – puntualizza Cirielli (Idv) – abbandoneremo l’aula”.
“Lo Statuto – rincara la dose il socialista Sebastiano Stano – deve essere quello dell’intera comunità, non della sua maggioranza consiliare. Con le modifiche apportate viene intaccato un momento altamente democratico come l’elezione del presidente del Consiglio, che deve essere figura quanto più possibile condivisa per la funzione di garanzia, che assolve all’interno dell’assise”. L’opposizione ipotizza una strumentalità politica delle modifiche incriminate: “La bozza – attacca Catapano – è dettata dal problema politico di revocare l’attuale presidente del Consiglio”; cosa difficilmente concretizzabile con lo Statuto vigente, che prevede per la revoca solo ed esclusivamente una maggioranza qualificata dei due terzi. Attuale presidente del Consiglio è Franco Frigiola, candidato con l’Udc alle scorse Provinciali e per questo aspramente criticato in campagna elettorale e invitato dalla sua (ormai ex) maggioranza a dimettersi dalla carica. I problemi, però, non sono solo nel merito, ma anche nel metodo delle modifiche apportate: “Nel Consiglio Comunale del 23 dicembre, quando decidemmo che Statuto e Regolamento Consiliare andavano finalmente rivisti – ricorda nel suo intervento il democratico Giuseppe Stano - il vicesindaco Pugliese espresse la volontà di eseguire tutti i passaggi e condividere i percorsi, cosa che non è stata fatta: abbiamo tenuto una sola riunione di commissione e una sola riunione di capigruppo”. “Inoltre – prosegue G. Stano – sempre in data 23 dicembre, l’opposizione depositò agli atti una bozza di statuto. Che fine ha fatto?”. “Evidentemente non è stata sottoposta dall’ufficio competente al parere di conformità alla legge 267 sulle autonomie locali e perciò non è potuta arrivare in Consiglio”, ipotizza la segretaria.
Una bozza, quindi, smarrita nei meandri del palazzo comunale. “Purtroppo – prova a dare una spiegazione Frigiola – negli ultimi mesi ci sono stati gli avvicendamenti dei segretari e del capo ufficio degli Affari Generali”, il che può aver creato problemi “tecnici”. Il presidente del Consiglio, poi, prova a lanciare una soluzione di compromesso: rinviare il punto “per dar modo di approfondire le argomentazioni e di integrare il testo in commissioni allargate”. Una proposta respinta con i 12 voti contrari della maggioranza, i 7 favorevoli di Frigiola e minoranza e un astenuto, Francesco Perrone consigliere eletto nell’opposizione e candidatosi con la Puglia Prima di Tutto alle Provinciali, che, ad inizio d’assise, si era dichiarato indipendente, ma vicino alle posizioni della maggioranza. Terminati gli interventi dell’opposizione, tra il silenzio della controparte politica, si passa alle dichiarazioni di voto. Catapano sottolinea che “mancano in questo statuto anche modifiche auspicate dallo stesso centrodestra relative al discorso sulle pari opportunità e al Consiglio Comunale dei ragazzi” e, interrotto dal sindaco Cristella, che lamenta la lunghezza dell’intervento (durato, interruzione compresa, circa 7 minuti), coglie l’occasione per ricordare che “il sindaco ha disatteso finora una promessa fatta ad inizio del mandato: dotare l’opposizione di un’aula comunale provvista di scrivania, computer e telefono”.
La maggioranza apre bocca solo in fase di dichiarazione di voto con la difesa di ufficio, affidata all’assessore alle Politiche Sociali, l’avvocato Nicola Saccomanni, il cui intervento dura una dozzina di minuti: “Si pone fine con queste modifiche ad un’anomalia democratica ai limiti della violazione della Costituzione, - afferma - all’unico caso in tutta Italia in cui lo Statuto prevede per una carica elettiva, quale il presidente del Consiglio, che possa essere nominata con una maggioranza assoluta, ma destituita solo con una maggioranza qualificata”. Di qui, la necessità di uniformare i due criteri: fuori completamente la maggioranza qualificata dal primo scrutinio per la nomina e dalla revoca, a favore della maggioranza assoluta dei consiglieri, che diviene metodo principale per nomina e per revoca. Poi Saccomanni risponde alle “doglianze dell’opposizione”: “Nel quadriennio 1997-2001 (a guida centrosinistra ndr) non c’erano commissioni e capigruppo. La bozza da voi presentata può corroborare un eventuale documento per quel che riguarda la revoca o le dimissioni di chi aveva il compito di seguire l’iter e non l’ha fatto. Oggi parte il procedimento di revisione dello Statuto – dichiara infine - : noi ce lo votiamo tranquillamente. L’ultima modifica, datata 15 maggio 2000, non mi pare sia stata votata all’unanimità”. Saccomanni, quindi, chiede ed ottiene una sospensione per verificare se ci siano i numeri per una maggioranza qualificata, che permetterebbe l’approvazione della carta alla prima votazione.
Alla ripresa il presidente Frigiola e la minoranza hanno abbandonato il Consiglio Comunale e, dopo l’appello, il punto sembra che debba essere votato, ma la votazione poi effettivamente non avviene. Si passa, così, al terzo punto all’ordine del giorno: comunicazioni da parte dell’assessore al Bilancio Minei su alcuni prelievi da effettuare dal fondo di riserva del bilancio di previsione 2009. Alcuni consiglieri d’opposizione, però, rientrati momentaneamente in assise, chiedono chiarezza sul punto riguardante lo statuto. Il consigliere di maggioranza Arcangelo Rizzi, subentrato in qualità di vicepresidente a Frigiola, afferma che il punto in questione è stato votato, ma poi propone di rimetterlo in votazione. Si vota così con 13 favorevoli. L’opposizione, che non siede tra i banchi, ma è rimasta in Cittadella, protesta veementemente. A questo punto è bagarre e scontro sulla votazione: il punto rischia di essere invalidato. La maggioranza, placatasi la polemica, prosegue solitaria nel Consiglio, approvando in successione serrata i tre punti seguenti. Con il punto 4 si prorogano i termini di scadenza del pagamento di Ici e Tarsu al 31 luglio, a causa di disguidi dovuti al cambio del gestore addetto alla riscossione dei tributi. Col punto 5 la maggioranza si approva con 11 consiglieri il bilancio consuntivo 2009 dopo una relazione di due minuti dell’assessore al ramo Minei, che rende noto al Consiglio e ai cittadini un avanzo di cassa di 410.000 €. Il successivo punto prevede una variazione al bilancio previsionale 2009: vengono stanziati 31.000 €, di cui 25.000 destinati a prestazioni turistiche e di servizio e 6.000 ad eventi teatrali e culturali. Il bisogno più impellente, quello di destinare dei fondi per iniziative da tenersi durante questa estate, è espletato. Il sindaco a questo punto “vista la giornata di festa” (si concludevano in serata i festeggiamenti in onore della Madonna del Carmine) propone il rinvio dei restanti cinque punti all’ordine del giorno. Rinvio accettato. Dopo due ore circa di Consiglio, alle 19, si va tutti fuori, dove fa sicuramente meno caldo.
Francesco Di Candia - www.piazzanews.it/

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lunedì 20 luglio 2009

Chi comanda in paese?

PREMESSA: quest’analisi, se così si può chiamare, di chi comanda nei paesi, non si base su un’indagine scientifica, anzi, i fatti descritti non sono veri, i personaggi non esistono nella realtà ma solo nell’immaginazione dell’autore che racconta fatti e misfatti inventati dalla sua mente perversa.

Non è neanche un’invettiva satirica al potere o uno sberleffo “ai lor signori”.

Ma, come cantava il grande Nino Manfredi, è:

“una canzona senza senso, tanto pe’ cantà”,

è solo una coglionata, tanto per dire, 4 cazzate (in padella) e se qualcuno si rivede in tali personaggi è puramente casuale, perché se io fossi a conoscenza di alcuni fatti raccontati, al limite della legalità, andrei in procura a denunciarli.

Un tempo, ma sto parlando di qualche secolo fa, nei piccoli paesi, chi gestiva il potere politico ed economico era il curato, il farmacista, il medico.

Oggi invece, i due poteri sono separati: quello economico è appannaggio dei poteri forti che decidono il tipo di sviluppo del territorio, mentre quello politico è subalterno all’altro.

Due miei amici di un paese lontano sono entrambi commercialisti, bravi e corretti, uno è anche assessore e, da quando esercita tale carica, annualmente triplica il numero dei clienti rispetto all’altro amico.

I due, parlando fra di loro, hanno spiegato questo fenomeno col fatto che ilcittadino che ha qualche grana col comune o che potrebbe averla si rivolge a questocommercialista assessore che potrebbe aiutarlo.

Questo modo di pensare è molto diffuso nella gente comune e non si riesce a capire se sia sbagliato o giusto.

E’ chiaro che se un cittadino deve andare al comune a vedere una pratica, se va lui fa la fila ed è sbattuto da un ufficio all’altro, se va l'assessore non fa la fila e risolve subito il problema.

La gente si accontenta anche solo di questo, però il commercialista assessore, se vuole continuare a conservare la fiducia professionale, deve essere al servizio del suo cliente, riservando a questi privilegi rispetto al resto dei cittadini.

Se poi ci spostiamo dal commercialista al geometra, all’ingegnere o all'architetto il gioco è fatto.

Nel senso che se il costruttore affida a quel geometra, a quel’ingegnere, a quell'architetto un progetto, un lavoro, perché ritiene che sia introdotto più di un altro in quella amministrazione, in quanto consigliere comunale o assessore o dipendente, è perché pensa che la sua pratica possa andare avanti più veloce o che si possa chiudere un occhio davanti a qualche anomalia o che si possa fare qualche pastetta.

Queste circostanze determinano la gestione del territorio di una lobby che decide l’assetto urbanistico, lo sviluppo economico, la qualità della vita e, avendo risorse finanziarie ed economiche, sono in grado di spostare migliaia di voti, tanto da determinare la vittoria di una coalizione sull’altra e da creare il “Pupazzo di cartone”, che da perfetto “Yes man” svolge il ruolo di paggetto dei poteri forti.

Calandoci nella realtà invece, a “Lo voglio bene al mio paese”, c’è un’amministrazione perfettamente funzionante, che ha sottomesso i poteri forti, che programma lo sviluppo economico, l’assetto urbanistico a misura dei cittadini, che progetta case economiche e popolari per i ceti meno abbietti.

Il modo trasparente e democratico di governare sta rivitalizzando il paese rendendolo vivibile, visibile, visitabile, sicuro dopo gli anni bui dell’amministrazione precedente, durante i quali Gisella KRISTALLIN era un fiero e severo oppositore, dimostrato dalle manifestazioni e dagli scioperi organizzati.

Secondo la leggenda, all’ultima manifestazione organizzata prima di essere eletto sindaco, erano presente milioni e milioni di seguaci, venuti da tutto il mondo, Stati Uniti, Russia, Libia, Marocco, Padania e, nonostante fossero accavalcati 2,3,4 anche 5 persone uno sull’altro, la fila arrivava fino a Marina di Ginosa, tanto che molti con maschera e tuta da sub, erano immersi sott’acqua tenendo sulle spalle altri cittadini tutti attenti ad ascoltare il perentorio comizio di Gisella KRISTALLIN.

L’amministrazione è sempre al servizio dei cittadini per far valere i diritti di tutti: di più, il sindaco nello svolgere con puntiglio e perspicacia il ruolo di “mister prezzo” ha licenziato un suo assessore per conclamato conflitto di interessi in quanto aveva aumentato, quale produttore, ingiustificatamente il prezzo del pane; ha voluto anche la chiusura di alcuni ristoranti di “zampini” dove si spacciava il provolone “Auricchio” e la birra Heineghen per prodotto locali.

Nell’ultima competizione elettorale, Mister Zip, alias Gisella KRISTALLIN è stato eletto consigliere provinciale di opposizione con un voto plebiscitaria alla bulgara, ribadendo la supremazia del potere politico sui poteri forti che in contrapposizione hanno indirizzato le migliaia e migliaia di voti che controllano sul suo avversario politico.

http://lucifero.bloog.it/

domenica 19 luglio 2009

La Malpolitica

Perché la politica si ammala così spesso? Destra e sinistra quanto sono responsabili dell'attuale degenerazione della politica? Cosa distingue l'attuale momento sociale e politico da una normale crisi democratica? E' vero che ci attendono nuove forme di dittatura? Quale rimedio porre, specie a livello culturale ed educativo? Grandi domande che trovano, in questo saggio, piccole risposte per aiutare la riflessione nei percorsi di cittadinanza attiva e responsabile. Piccole risposte per meglio resistere, resistere, resistere alla malpolitica. Da soli e in gruppo.

Rocco D'AMBROSIO - Rosa PINTO, La malpolitica, Di Girolamo, Trapani 2009, 61 pp., € 5,90

Sommario

1. Il sentire comune; 2. Alcuni cambiamenti socio-culturali e politici in Italia; 3. Le leadership strategiche; 4. La passione idolatra; 5. Lo stile ambiguo; 6. Il pensiero saturo; 7. La teledipendenza; 8. La malpolitica è solo di destra?; 9. Alcune proposte educative; 10. bibliografia di riferimento

Gli autori

Rocco D'AMBROSIO (http://www.rocda.it/) insegna Filosofia Politica presso la Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana di Roma e la Facoltà Teologica Pugliese di Bari. E' docente di Etica Politica presso la Scuola Superiore dell'Amministrazione del Ministero dell'Interno di Roma. Ha pubblicato diversi saggi sui temi politici, tra cui l'ultimo Il potere e chi lo detiene, EDB, Bologna 2008. Si occupa di formazione all'impegno sociale e politico, collaborando con diverse istituzioni, a livello locale e nazionale. Dirige il periodico di cultura e politica "Cercasi un fine" e il suo relativo sito web (http://www.cercasiunfine.it/), promossi da alcune scuole pugliesi di formazione all'impegno sociale e politico.

Rosa PINTO, psichiatra, gruppoanalista, analista istituzionale, psicoterapeuta, collabora con la cattedra di Antropologia della Facoltà di Scienze Statistiche e con la Scuola di Specializzazione in Psichiatria della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Bari. E' docente di Psicologia Clinica presso la Cattedra di Ostetricia della Facoltà di Medicina e Chirurgia, ha pubblicato diversi lavori scientifici su temi gruppoanalitici, psichiatrici e sui fenomeni mafiosi della fascia adolescenziale su riviste nazionali ed internazionali, ha pubblicato un libro sulla prevenzione, si occupa di qualità e di psichiatria di consultazione e di riabilitazione psichiatrica presso l'Azienda Ospedaliera "Di Venere" di Bari.

venerdì 17 luglio 2009

Provincia di Taranto, in giunta sette nuovi assessori

TARANTO — Tre conferme e sette nuovi ingressi. Gianni Florido, presidente rieletto della Provincia di Taranto, ha messo a punto la squadra con cui governerà l’ente nei prossimi cinque anni e ieri mattina ha firmato i decreti di nomina. La presenterà ufficialmente domani. Non ci sono sorprese rispetto al totonomine, imposto tra l’altro dai risultati elettorali, tranne l’indicazione di Luigi Albisinni arrivata dall’Udc. E’ l’avvocato che aveva invaso la città di manifesti elettorali bruciando tutti sul tempo, salvo non ritrovarsi in lista. Ora è il tempo della compensazione. Florido gli ha affidato Attività produttive, Agricoltura, Caccia e Pesca.
Gli altri nove componenti della giunta sono Emanuele Fisicaro (Idv), vicepresidente con deleghe alla Scuola, Università e al Patrimonio; Costanzo Carrieri, Pd, (Lavori pubblici, Pianificazione e Assetto del Territorio, Urbanistica); Michele Conserva, Lista Florido, (Ambiente, Aree Protette, Protezione civile); Pietro Giacovelli, Sinistra unita, (Politiche giovanili e Innovazione, Cooperazione sociale, Responsabilità e bilancio sociale, Trasparenza e Istituti di Partecipazione); Franco Gentile, Rifondazione, (Politiche sociali, Parità, Terza Età); Umberto Lanzo, Io Sud, (Sport, Spettacolo, Affari Generali e Politiche comunitarie); Giovanni Longo, Pdci, (Turismo, Promozione del territorio, Urp); Giampiero Mancarelli, Pd, (Bilancio, Economato e Finanza, Personale); Vito Miccolis, Pd, (Politiche del Lavoro, Formazione professionale).
Il presidente Florido ha trattenuto per sé le deleghe in materia di Polizia Provinciale, Appalti e Contratti, Contenzioso, Beni ed attività culturali, Biblioteca e Pinacoteca Provinciale, Trasporti. Giuseppe Tarantino, candidato del terzo polo, è il presidente del Consiglio provinciale. La composizione della giunta valorizza tre criteri cui il presidente tiene molto, la continuità amministrativa, la competenza e lo sviluppo, senza trascurare la rappresentatività geografica di chi lo ha sostenuto. Con la conferma di Carrieri e Conserva nelle responsabilità avute nella prima giunta-Florido viene riaffermata la necessità di continuare il lavoro avviato nei cinque anni precedenti, mentre tutti gli altri, indicati dai rispettivi partiti, garantiscono la competenza. Florido ha avallato queste scelte e anche chi è fuori dalla giunta, come i Verdi, avranno la possibilità di fornire il loro contributo all’amministrazione.
Il presidente, programmaticamente, punta a instaurare rapporti molto stretti e proficui con il territorio e ha messo in agenda una serie di incontri con i vari sindaci e le forze sociali proprio per dare concretezza alla sua idea di sindacato del territorio per rappresentare le istanze dei cittadini. «Ci dedicheremo a riorganizzare gli uffici per rendere più efficiente la machina amministrativa - commenta Florido subito dopo aver chiuso la partita della giunta - e lavoreremo molto sull’identità territoriale».
Rieletto Gianni Florido (a sinistra) è stato riconfermato poco meno di un mese fa presidente della Provincia di Taranto a spese del suo avversario del Pdl, Domenico Rana

Perche' la Sanita' al SUD non Funziona?

Tato Greco: "Metti la delibera"Dalla sanità agli appalti d'oro
Non c'è soltanto la sanità nell'indagine del sostituto procuratore Roberto Rossi sui fratelli Tarantini e sull'ex deputato dell'Udc, Salvatore Greco (foto). Le intercettazioni contenute nell'inchiesta del pm Rossi sul sistema degli appalti gestiti fra gli altri da Gianpaolo Tarantini rivelano le telefonate dell'ex consigliere per aiutare i Matarrese: "Raffaele, pensaci tu"


SEGNALAZIONI e APPROFONDIMENTI