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TARANTO - Se si trattava degli amici, la giustizia a Taranto poteva diventare strabica. E all´occorrenza anche cieca. Da questa accusa ora dovranno difendersi due alti magistrati, sospettati di aver pilotato alcuni procedimenti, approfittando del loro ruolo. Si trascina dietro una carica dirompente l´indagine condotta dai giudici di Potenza sul conto di toghe sino a poco tempo fa adagiate su poltrone strategiche del palazzo di giustizia ionico.
I pm Cristina Correale e Ferdinando Esposito hanno messo sotto inchiesta l´ex procuratore capo di Taranto Aldo Petrucci e l´ex coordinatore dell´ufficio gip-gup Giuseppe Tommasino. Nello scottante caso è coinvolto anche l´avvocato Leonardo Conserva, ex sindaco di Martina Franca. Gravi le imputazioni contenute nelle informazioni di garanzia, con le quali gli inquirenti hanno concluso la loro attività.
I pm lavorano sull´ipotesi di concorso in corruzione in atti giudiziari ma Petrucci, ora procuratore minorile a Lecce, deve difendersi anche dall´accusa di peculato per le tante telefonate private fatte dagli apparecchi di servizio. Su Tommasino, inoltre, aleggia la contestazione di rivelazione di segreto d´ufficio. L´inchiesta ruota proprio sul rapporto stabilito tra le due toghe, piazzate a Taranto a presidio di snodi obbligati delle inchieste. Da quelle postazioni, sostengono i pm lucani, Petrucci e Tommasino si sarebbero scambiati favori a ripetizione sviando l´attività giudiziaria.
Tutto ha preso il via da una segnalazione alla procura di Potenza, competente ad indagare sui magistrati ionici. L´attività delegata ai carabinieri ha rivelato più di una sorpresa, saltate fuori da diverse testimonianze e acquisizioni documentali. Così si sono fatti largo i sospetti su quel binomio in grado di gestire il destino dei fascicoli, spedendo in archivio quelli "sgraditi". Tra i presunti beneficiari l´ex primo cittadino di Martina, Leonardo Conserva. Il procuratore Petrucci, a parere dei pm potentini, si sarebbe assegnato un procedimento sul conto del sindaco. Le indagini sarebbero state condotte in maniera poco approfondita spianando la strada all´archiviazione, firmata puntualmente dal gip Tommasino. Ma tra sindaco e procuratore sarebbe nata una vera amicizia, tradotta dai pm nell´accusa di corruzione, in virtù delle consulenze comunali, per un valore di 283.000 euro, dirottate da Conserva verso lo studio legale in cui lavora la figlia del magistrato.
Quello che riguarda il sindaco di Martina, però, è solo uno dei capitoli del rimpallo di favori che si sostiene si sia sviluppato tra il terzo piano del Tribunale, dove c´è l´ufficio del procuratore, e il pianterreno dove si trova quello del capo dei gip. Lo stesso Tommasino, oggi in aspettativa perché componente della commissione per il concorso di notaio, sarebbe stato graziato da Petrucci. Era finito nei guai nel 2004 dopo una clamorosa indiscrezione. Un imprenditore, coinvolto nello scandalo sanitopoli, aveva saputo in anticipo del suo imminente arresto per una storia di forniture pagate a peso d´oro. Quella fuga di notizie aveva mandato su tutte le furie il pm titolare dell´inchiesta, che aveva preteso un´indagine interna. Seguendo le tracce nel sistema informatico del Tribunale si era risaliti al desk dal quale era stato violato il registro generale. Era la scrivania di un cancelliere che non aveva esitato a puntare il dito contro Tommasino.
A quel punto sarebbe intervenuto il procuratore capo che, dopo essersi assegnato l´indagine, aveva iscritto sul registro degli indagati solo il cancelliere, poi scagionato, insabbiando la posizione dell´amico gip. A distanza di anni, però, ci ha pensato la procura di Potenza a risistemare i pezzi del puzzle incriminando l´ex capo dei gip. Dopo quella ciambella di salvataggio, Tommasino avrebbe ricambiato il favore. Nel giugno del 2006 sul suo tavolo arrivò la richiesta di rinvio a giudizio per una banda accusata di rapine. Anche in questo caso sarebbe scattata l´intesa. Dal procedimento venne estromesso, con sentenza di non luogo a procedere poi annullata in Cassazione, un giovane tarantino. Quell´uomo era il marito di una conoscente del procuratore e per questo a Tommasino avrebbe chiuso un occhio. Ora i due magistrati hanno a disposizione venti giorni per farsi interrogare, nel tentativo di allontanare l´accusa di aver degradato la giustizia ad un affare tra amici.
di Mario Diliberto - Repubblica del 22 febbraio 2009
3 commenti:
Questa è la punta di un ICEBERG?
Caro Franco vedo che non riesci a trovare l'assessore assente da sei mesi ma che percepusce lo stipendio. Maa
Fammi capire, ma è un quiz a premi? Se indovino cosa vinco?
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