domenica 8 febbraio 2009

La soglia del Pudore

Forse sono diventato ipersensibile, come chiunque, da anni, senta lo stesso vecchio chiodo piantarsi nella stessa vecchia ferita. Ma ogni volta che Berlusconi pronuncia anche una sola parola sulla famiglia Englaro mi sento umiliato dalla sua grossolanità morale. Al consueto effetto dell’elefante nel negozio di porcellane si aggiunge la totale incongruenza tra un argomento così alto e un livello così basso. Specie quando costui osa addentrarsi in dettagli –come dire - fisiologici, che riguardano un corpo inerte e lo strazio quasi ventennale di chi la veglia e la cura,mi si rivolta lo stomaco. Un argomento che anche i filosofi accostano con sorvegliatissima prudenza diventa, in bocca a lui, la ciancia superficiale di un importuno, per giunta dotato di poteri enormi, che in genere agli importuni non vengono affidati.

In questi giorni siamo di fronte a un doloroso strappo istituzionale e costituzionale, ma forse perfino più dolorosi sono gli sgarri verbali che il premier si è concesso, blaterando di gravidanze e di “bell’aspetto”. Chissà se, di fronte a questo osceno spettacolo, almeno qualcuno dei suoi elettori ha potuto aprire gli occhi. L’illusione è che esista una soglia oltre la quale finalmente la passione politica si fa da parte, e lascia il posto alla valutazione umana. Non posso credere che essere di destra, oggi in Italia, significhi rassegnarsi a essere rappresentati da uno di quella fatta.

tratto da "La Repubblica" del 8 febbraio 2009 - L'amaca di Michele Serra 

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ma in sintesi il PD che ne pensa? Come voterà nelle camere tra qualche giorno?

Giuseppe Russi ha detto...

Credo che su questioni che attengono alla coscienza di ognuno di noi non ci devono essere bandiere che tengano. Potremmo star qui (o ovunque) a parlare di questi argomenti e nessuno riuscirebbe a convincere gli altri del proprio sentire interiore. Credo però che la sofferenza che tutti proveranno dopo il voto sarà un prezzo altissimo che ognuno pagherà alla sua coscienza ed è giusto che ognuno si batta per i propri convincimenti. Senza barriere nè steccati partitici. Il dramma, il dolore el'angoscia che vivono le persone che hanno propri congiunti in situazioni "terminali" però non possono nè devono essere utilizzati nell'agone politico come purtroppo sta accadendo in questi giorni. La scelta che il Parlamento farà è una scelta di civiltà, qualunque essa sia. Ed è per questo che sono contento che i parlamentari del PD avranno libertà di voto. Anzi, l'augurio che mi faccio è che ciò accada per tutte le forze politiche. In tal modo anche uno Stato che si definisce laico potrà accettare scelte che diversamente potrebbero essere tacciate di clericalismo e che invece attengono al sentire di un popolo, di una nazione.
Giuseppe Russi

Claudio Perrone ha detto...

attenzione, perchè questa non è una legge fatta per regolamentare il testamente biologico e l'accanimento terapeutico. E' palese che l'unico scopo di questa legge è quello di scavalcare una sentenza della Cassazione.

E' chiaro che nel nostro Paese la netta separazione tra i poteri dello stato non è più tanto netta.

Fa pensare che un senatore del PDL (Enrico Musso) abbia presentato un emendamento che limita a 180 giorni la validità della legge...una legge a scadenza insomma.

Chi vota a favore, a mio avviso, deve prendersene tutte le responsabilità, perchè così facendo sta chiaramente andando contro una sentenza di una parte importante del nostro sistema democratico, la Corte di Cassazione.

Giuseppe Russi ha detto...

Quello che sostiene Claudio è nel Disegno di legge N. 1369

Art. 1.

1. In attesa dell’approvazione di una completa e organica disciplina legislativa in materia di fine vita, l’alimentazione e l’idratazione, in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non possono in alcun caso essere sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi.

2. La presente legge entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Quindi nessuna legge sul testamento biologico. Purtroppo lo scempio che la politica sta facendo è rivoltante. A partire da chi, urlando, parla "libertà di vivere" a continuare con chi afferma che "non ci sta e che è stata ammazzata" ad arrivare a chi "gioisce perchè è stata applicata una sentenza". Credo che un po' di silenzio ed un passo indietro rispetto a tutte le polemiche sia il modo più giusto per salutare una vita che non c'è più e rispettare il dolore di una famiglia che ha vissuto un dramma lungo diciassette anni.
A Claudio dico che ci saranno altre occasioni (spero di sbagliare...) per polemizzare con le scelte del Governo a difesa della Costituzione e delle prerogative degli altri poteri dello Stato.
Giuseppe Russi

Claudio Perrone ha detto...

pardon, l'ho chiamata legge sul testamente biologico erroneamente...

comunque hai ragione, non ne parliamo che è meglio.

Saluti.

Anonimo ha detto...

Sulla vita e sulla morte è bene riflettere moltissimo e parlare pochissimo. Ma di certo non è lo Stato che può decidere e imporre. Ora i già "liberali" e "liberisti", i tifosi della libertà e del "meno Stato", dopo molte parole e debole riflessione, vogliono imporre la loro religione, la loro etica di Stato. E non per convinzione di fede, ma per (blasfemi) motivi di ideologia. Hanno trovato finalmente una bandiera, caduto il vento che gonfiava quella dell'anticomunismo. Ci hanno scritto su: vita. L'hanno innalzata come nuovo vessillo di un composito esercito che ha nelle prime file schiere mercenarie senza dignità e senza senso della legalità. ("Antigone ebbe il privilegio di ribellarsi alle leggi. Ma come ci si ribella all'illegalità?"). Sulla vita e sulla morte le poche certezze sfumano in un'infinita interrogazione, analisi interminabile, stupore, dramma e meraviglia. Si può essere contro l'aborto, si può non voler rompere mai un pur tenue filo che ci tiene aggrappati a ciò che ancora chiamiamo vita. Nessuno deve poter imporre d'abortire o di spezzare quel filo. Ma nessuno deve imporre neppure le scelte contrarie. Quando inizia una vita, dove Tommaso d'Aquino ne aveva indicato lo sbocciare, o prima? Dov'è il confine tra la vita e una morte dignitosa, quello che anche papa Wojtyla scelse, quando chiese di essere lasciato andare alla casa del Padre? Non potrà essere lo Stato a deciderlo: potrà invece disegnare i contorni in cui si devono iscrivere le diverse scelte di libertà. Ma almeno ci si risparmi l'ipocrisia, la beffa e la violenza di chi fa la sua danza macabra attorno a un corpo di donna (già: se Eluana fosse stata uomo, sarebbero state diverse tante parole dette?). Ci venga risparmiato almeno lo sberleffo di chi ci vuol imporre un'etica di Stato parlando di libertà.