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Leonardo Clemente, presidente del «Consorzio del Pane di Laterza» conferma la «lievitazione » dei prezzi annunciata, ma rigetta le argomentazioni di chi «fa di tutt'erba un fascio», indicando cifre che «per quanto ci riguarda - dice - sono molto lontane dalla realtà». La notizia, per cominciare: da lunedì 3 settembre a Laterza il pane costerà 40 centesimi in più al chilo, passando da 1,75 a 2,15 euro. "Un incremento che si aggira intorno al 22 per cento, meno della metà di quanto sarebbe stato invece necessario per pareggiare i costi" spiega Clemente. La precisazione, per continuare: "Coldiretti parla di un aumento del 419% del prezzo del pane dal 1985 ad oggi: non sappiamo da dove questi dati scaturiscano - aggiunge il panificatore laertino -, di contro conosciamo bene i nostri numeri: negli ultimi vent'anni a Laterza il pane è aumentato del 70%, e l'ultimo aggiornamento, nella misura del 9%, risale al 2 febbraio 2004".
Per il presidente del "Pane di Laterza ", la considerazioni da fare sono due. E insieme ne sottendono una terza: «L'Italia è divisa a metà e le percentuali indicate dalla Coldiretti non riguardano, evidentemente, la parte dello Stivale che comprende la Puglia e Laterza in particolare ». Ma l'allarme prezzi tiene alta la tensione, mentre l'estate sparecchia e l'autunno s'avvicina. Afosa l'una, caldo l'altro. Così mentre Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori a livello nazionale invitano il ministro delle Politiche agricole, De Castro, alla convocazione del Tavolo Agroalimentare, e mentre un analogo incontro di concertazione si profila in Puglia (Michele Ventricelli, Sd, l'ha formalmente richiesto agli assessori Frisullo e Russo), il presidente del Consorzio del Pane di Laterza propone, e insegue, chiarezza. «Abbiamo stretto la cinghia per mesi, sottoposti ai sensibili aumenti della materia prima, rimandando a settembre una decisione che, volutamente, abbiamo evitato di prendere nel periodo estivo» spiega. Circostanziando, a seguire: «A gennaio la semola di grano duro rimacinata costava 26 euro al quintale, oggi costa 38 euro, e il mercato è tutt'altro che stabile: soltanto i dati relativi alla produzione del Canada, in settembre, saranno significativi in proposito, e l'auspicio è che non ci siano altre sorprese». Intanto bisogna fare i conti con la «sottoproduzione » extra nazionale. «Dalla Siria arrivavano 5milioni di tonnellate di grano duro, nel 2007 se ne contano soltanto 250mila» informa Clemente. Le ripercussioni del caso: «Il prezzo del grano è passato dai 15 euro del 2006 ai 27 dell'anno in corso». E la produzione nazionale? «Qui bisogna sfatare un mito: se pure fosse possibile usare solo grano italiano, a fine agosto smetteremmo di sfornare pane» taglia corto il presidente dei panificatori di Laterza. Senza contare quanto la meticolosa «miscela» fra tipi diversi di grano messa a punto nei mulini di Puglia, sia funzionale alle caratteristiche finali richieste alla semola rimacinata: deve essere «forte ed elastica» scandisce Clemente. E poi, «la qualità va sostenuta». Un esempio: «I nostri forni a legna, presupposti irrinunciabili - incalza il presidente del Consorzio laertino - incidono non poco sui costi di produzione, così come un peso rilevante hanno avuto fin qui i vari adempimenti richiesti dalle procedure atte a certificare la qualità stessa: entro l'anno per il pane di Laterza arriva il marchio Igp».
Consorzio, qualità e sviluppo, Clemente sgomitola il filo rosso che li lega: «Dal 1999 ad oggi - chiude - la produzione dei panifici consorziati è aumentata del 350% e la forza lavoro complessiva di circa cento unità. Lunedì il pane costerà 40 centesimi in più al chilo? I laertini capiranno».
Per il presidente del "Pane di Laterza ", la considerazioni da fare sono due. E insieme ne sottendono una terza: «L'Italia è divisa a metà e le percentuali indicate dalla Coldiretti non riguardano, evidentemente, la parte dello Stivale che comprende la Puglia e Laterza in particolare ». Ma l'allarme prezzi tiene alta la tensione, mentre l'estate sparecchia e l'autunno s'avvicina. Afosa l'una, caldo l'altro. Così mentre Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori a livello nazionale invitano il ministro delle Politiche agricole, De Castro, alla convocazione del Tavolo Agroalimentare, e mentre un analogo incontro di concertazione si profila in Puglia (Michele Ventricelli, Sd, l'ha formalmente richiesto agli assessori Frisullo e Russo), il presidente del Consorzio del Pane di Laterza propone, e insegue, chiarezza. «Abbiamo stretto la cinghia per mesi, sottoposti ai sensibili aumenti della materia prima, rimandando a settembre una decisione che, volutamente, abbiamo evitato di prendere nel periodo estivo» spiega. Circostanziando, a seguire: «A gennaio la semola di grano duro rimacinata costava 26 euro al quintale, oggi costa 38 euro, e il mercato è tutt'altro che stabile: soltanto i dati relativi alla produzione del Canada, in settembre, saranno significativi in proposito, e l'auspicio è che non ci siano altre sorprese». Intanto bisogna fare i conti con la «sottoproduzione » extra nazionale. «Dalla Siria arrivavano 5milioni di tonnellate di grano duro, nel 2007 se ne contano soltanto 250mila» informa Clemente. Le ripercussioni del caso: «Il prezzo del grano è passato dai 15 euro del 2006 ai 27 dell'anno in corso». E la produzione nazionale? «Qui bisogna sfatare un mito: se pure fosse possibile usare solo grano italiano, a fine agosto smetteremmo di sfornare pane» taglia corto il presidente dei panificatori di Laterza. Senza contare quanto la meticolosa «miscela» fra tipi diversi di grano messa a punto nei mulini di Puglia, sia funzionale alle caratteristiche finali richieste alla semola rimacinata: deve essere «forte ed elastica» scandisce Clemente. E poi, «la qualità va sostenuta». Un esempio: «I nostri forni a legna, presupposti irrinunciabili - incalza il presidente del Consorzio laertino - incidono non poco sui costi di produzione, così come un peso rilevante hanno avuto fin qui i vari adempimenti richiesti dalle procedure atte a certificare la qualità stessa: entro l'anno per il pane di Laterza arriva il marchio Igp».
Consorzio, qualità e sviluppo, Clemente sgomitola il filo rosso che li lega: «Dal 1999 ad oggi - chiude - la produzione dei panifici consorziati è aumentata del 350% e la forza lavoro complessiva di circa cento unità. Lunedì il pane costerà 40 centesimi in più al chilo? I laertini capiranno».
- Autore: Francesco Romano
- Fonte: Gazzetta del mezzogiorno
3 commenti:
Questo articolo così come altri riguardanti lo stesso argomento mi fanno sorgere un dubbio:se l'aumento del prezzo del pane è essenzialmente connesso all'incremento del costo del grano, qualora tale incremento dovesse essere solo transitorio e non strutturale, i panificatori si impegnano a ripristinare il prezzo del pane a valori prossimi a quelli attuali? Io sono portato a ritenere che avverrà quello che accade sistematicamente con il greggio e la benzina.
Il passaggio dalla lira all'euro ha fatto la fortuna di tanti commercianti che hanno raddoppiato i loro profitti. Il pane di Laterza è passato dalle 1.800 lire ai 2,15 euro (più di 4.000 lire). Le lamentele sono assurde, purtroppo noi consumatori siamo deboli e non organizzati. A proposito sapere se qualche panificio di Latrza non ha adottato l'aumento?
Sarà difficile dato che quasi tutti i panificatori laertini sono consorziati. Credo tuttavia che un paio siano fuori dal consorzio. Cercherò di informarmi.
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