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Amintore Fanfani, un politico che ad un’acuta intelligenza univa il dono dell’ironia, ironia, la cui mancanza ne fa capire l’indispensabilità, avrebbe definito l’Area vasta come definì il bilancio di previsione del suo tempo, libro dei sogni.E tuttavia se non si sogna non si va da nessuna parte, poiché i sogni son anche desideri, per soddisfare i quali l’uomo è arrivato sulla luna e sulla soglia dell’origine della vita.L’ufficio tarantino dell’Area Vasta presieduto dal presidente dell’Ordine degli architetti ionici, Vincenzo La Gioia, era lunedì sera a Castellaneta per presentare i suoi lavori e raccogliere altre idee tutte riguardanti la parte occidentale della provincia, cioè i sette paesi che vanno da Ginosa a Massafra, più di 100 mila abitanti, un territorio molto omogeneo e di molte potenzialità di sviluppo. Erano presenti l’assessore provinciale al turismo Tommaso Colaninno e i sindaci di Castellaneta, Italo D’Alessandro e di Palagianello, Michele Labalestra; si erano “affacciati” il sindaco di Mottola, Giovanni Quero e il vicesindaco di Laterza Leonardo Pugliese, poi andati a Laterza alla presentazione di un libro di storia locale. Avrebbero dovuto essere presenti anche sindaco e vicesindaco di Taranto, assenti anch’essi. Il pubblico era costituito da uno sparuto gruppo di architetti, ingegneri e geometri, che alla fine degli interventi hanno dato vita a un dibattito educato e di piccole proposte.Per dirla in una battuta, o meglio in un’immagine: l’area era vasta, ma d’assenze.In sé l’idea di Area vasta è lo sviluppo di un’idea che vagava alcuni decenni fa fra le amministrazioni comunali. Si parlava allora di formare consorzi fra Comuni limitrofi per darsi i servizi che ciascun comune da solo non aveva né la forza per costruirli, né la domanda perché fossero efficienti, insomma per evitare sprechi o fallimenti. Oggi l’Area Vasta è il pensatoio che immagina il futuro di una comunità e va raccogliendo idee: a giudicare da quelle raccolte a castellaneta, con scarsa fortuna.D’Alessandro nel prendere per primo la parola come “padrone di casa” ha parlato di un utile scopo dell’ufficio, perché evita lo sviluppo a macchia di leopardo, i campanilismi e la dispersione di risorse. Ha parlato di un costruendo Foro boario, di una piattaforma con Ginosa sulla 106 per il sostegno al turismo e all’agricoltura, della necessità della Bradanico-Salentina e di una pista ciclabile lungo il vecchio tracciato della ferrovia Bari-Taranto.Della stessa pista ciclabile ha parlato Labalestra il quale ha messo in risalto la necessità di valorizzare la specificità di Palagianello, le “case grotte”, cioè le abitazioni, in uso ancora nel primo dopoguerra, incastonate nel ciglio della gravina, e con esse del Parco naturale attrezzato. Labalestra ha esortato a far presto per non perdere i fondi europei.Colaninno ha lamentato che la discussione è lenta e lunga che un miliardo e 700 milioni regionali sono in attesa di essere spesi e che Agriland, a San Basilio, nel diroccato rudere da restaurare s’insedierà Agriland, un ufficio per dare ai turisti in arrivo tutte le informazioni sulla provincia ionica. Lo scopo, ha aggiunto Colaninno è di avere un turismo per tutti i giorni dell’anno. La Gioia ha spiegato che Area Vasta è una pianificazione strategica per una visione della città condivisa da tutte le sue anime, basata sul metodo che la basa dà suggerimenti a un vertice che poi si incaricherà di portarlo a sintesi. Le aree vaste pugliesi sono dieci, quella ionica abbraccia tutta la provincia di Taranto, ad eccezione di Martina Franca che appartiene a quella della Valle d’Itria. Il comune capofila è il capoluogo la qual cosa spiega il ritardo di questa Area vasta perché Taranto ha patito i tempi lenti del dissesto e del commissariamento. L’ufficio, ha continuato Lagioia ha tenuto forum e incontri tematici ed ha elaborato alcune idee di massima: Taranto porta del mediterraneo, cerniera fra Salento, Materano, Casertano e Calabria, forte del porto e della retroportualità e della nuova pista all’aeroporto di Grottaglie per i supercargo. Taranto ha consegnato la sua economia all’Ilva, ma si può pensare a un suo sviluppo alternativo con la Città della conoscenza, il Polo tecnologico-scientifico, il polo museale, a cui recuperare anche i capannoni della stazione torpediniera e aggiungere la Vittorio Veneto la cui trasformazione in museo è già stata finanziata. Della provincia La Gioia ha va valorizzato l’ambiente, con il Parco delle Dune ad est e trasformando la litoranea in grande lungomare; e con il Parco delle Gravine ad Ovest, recuperando il dimesso tracciato della BaTa.Un intento per tutti i entri abitati è di risparmiare le città dalla degenerazione che ne deriva dalla loro espansione e cercare il recupero interno.Fra le proposte dal pubblico: Castellaneta punti di più su Valentino e Taranto dia al piazzale e alla chiesetta della Croce un minimo di decenza e veda di darsi dei parcheggi prima dell’ingresso in città dai paesi della provincia, per esempio togliendo alla ruggine ferroviaria la vastissima Porta Napoli.Finito il convegno un sussurro di esasperata e dotta malinconia: “Dum Romae loqui, Saguntur espugnatur” (mentre a Roma si chiacchiera a vuoto, Sagunto è stata viene espugnata, il paese va in rovina). La celebre frase liviana, fu resa celeberrima e attualizzata dal cardinale Pappalardo nell’omelia in morte del generale Dalla Chiesa.Le grandi idee sono suggestive e danno due visioni: una d’insieme e impossibile e una per visionari ed irrealizzabile.Il Comune capofila, Taranto, senza del quale le carte dell’Area Vasta sono destinate “alla critica roditrice dei topi” è stata snaturata: da città con un potenziale turistico illimitato fu fatta la Sesto S. Giovanni del Sud ed ora è asmatica da inquinamento e macilenta da disoccupazione. Può essere il punto di raccordo e di ispirazione fra e per le due parti del suo territorio?Ieri sera a Castellaneta si parlava del territorio occidentale che, pur di sette paesi, sette dialetti e sette infinità di tradizioni, ha una eccezionale omogeneità: gravina, chiese rupestri, santuari, murge, pinete e querceti, un po’ di boschi cedui, agricoltura da ortofrutta e da pascolo e mare, tutto in un raggio di poco più di venti di chilometri.Potrebbe essere un Eden, questo territorio, se per facilitare l’arrivo dei progetti di Area vasta e in loro attesa, Regione, Provincia e i suoi sette sindaci gli dessero d’insieme, in un comportamento armonico, o anche ognuno per sé, ciò che dicono essere necessario: igiene urbana, da raccolta differenziata e da limitazione d’inquinamento, migliori strade, più boschi, pannelli solari ad ogni edificio pubblico e nuove case, cura dei monumenti storici e religiosi, attenzione alle scuole, rispetto per l’ambiente…La sola ordinaria amministrazione, che per l’imperatore Adriano era già tanto poter assicurare.»
Corriere del Giorno
Michele Cristella
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