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Lo diceva, caro Direttore, Don Luigi Sturzo, 50 anni fa che inoltre precisava; «l’economia, essendo fatta da uomini liberi, può essere morale o immorale, come tutti gli atti umani; tuttavia, una vera economia o è morale o, per quanto detto in precedenza, non è neppure economia». Perché ho voluto ricordare queste sagge, quanto lungimiranti considerazioni del sacerdote, e amministratore pubblico, di Caltagirone?
Beh, osservando l’attualità italiana, e locale, non si può non prendere in considerazione il pensiero sturziano. Si tratta del “fallimento” di attività economiche pubbliche e private e dei rocamboleschi tentativi messi in atto, dalla politica-spettacolo, dal sindacato-casta, dall’imprenditoria-parassita. Si vede davvero di tutto: aziende che hanno maturato perdite o che, al contrario, continuano a registrare profitti strepitosi, che di fronte al proprio fallimento o cessazione di attività scappano cercando di speculare ulteriormente; pubblici amministratori, di destra e di sinistra insieme, che da queste vicissitudini cercano di ottenere riconferme consolidando o acquisendo nuove clientele; sindacati che senza nessuna mea culpa, organizzano psudo-mobilitazioni dopo essersi già impegnati con accordi sottobanco e al ribasso; classe operaia che bene o male cerca di garantirsi un posto di lavoro ma anche privilegi e benefici. Alitalia, Miroglio solo per citarne alcune di queste storie.
Migliaia di posti di lavoro a rischio ma anche molto rumore per nulla.
Sì. Perché l’impressione è che al di là di quello che si vede, tutto è già risolto, la strada è già tracciata. Qualcuno in effetti perderà il posto di lavoro e si ritroverà fra qualche mese con un pugno di mosche in mano; magari con un misero incentivo all’esodo sarà costretto a dimettersi e comunque, perché capace e in gamba, troverò un’altra dignitosa e onorevole occupazione. La maggiorparte dei soggetti interessati troveranno “la polpa”, la sostanza.
Le aziende che chiudono, dopo aver sperperato migliaia di denari pubblici ne riceveranno degli altri per la vendita di capannoni e infrastrutture, oltre a beneficiare per l’ennesima volta di ammortizzatori sociali sempre finanziati da “pantalone” cioè tutti noi; gli imprenditori “salvatori della patria” arriveranno e beccheranno altri finanziamenti pubblici “intraprendendo” senza debiti, senza oneri, senza “masse passive”.
In quanto alla classe politica nera, rossa e bianca e al sindacato, senza farsi troppi problemi, in maniera trasversale, si spartiranno la grande torta del consenso e soprattutto del potere. Poi c’è un sottobosco di piccoli e grandi speculatori, i cosiddetti “tecnici”, o i superconsulenti, quelli che non sanno mai niente ma che in fondo sono i primi corrotti e corruttori; continueranno a fare la bella vita, incassando grandi parcelle e forse qualcosa di più. Sono i “già” o i “prossimi pensionati” che invece di lasciare spazio alle nuove generazioni continueranno imperterriti a occupare la scena, a manipolare, a mediare compromessi e malaffare. Cosa c’è dietro questo scenario se non l’immoralità e la non eticità ?
Le aziende che falliscono dovrebbero solo risarcire i danni alle persone e ai territori; quelle che invece vogliono fare e sviluppare l’economia dovrebbero solo investire tempo e risorse proprie; i pubblici poteri e le organizzazioni di rappresentanza e di categoria dovrebbero solo controllare e verificare che i diritti, e i doveri, siano rispettati.
In quanto ai parassiti dovrebbero scomparire, ritirarsi, darsi alla cura dei propri figli e alla crescita dei propri nipoti. Le persone valide, le energie migliori dovrebbero osare, dovrebbero avere il coraggio di uscire allo scoperto, innovarsi, mettere a disposizione della società, del bene comune, la propria capacità, la propria intelligenza. Il territorio nel suo complesso, si dovrebbe organizzare; anziché aprire le porte al nuovo colonizzatore, dovrebbe incentivare, aiutare, il produttore del luogo legato per tradizione, passione, affetti allo stesso. Anziché finanziare e arricchire realtà che hanno la sede legale a mille o seicento km di distanza, si dovrebbero sostenere quelle piccole ma dalle grandi potenzialità e prospettive. Si dovrebbe e si potrebbe fare tutto questo ma solo una vera moralità, solo la consapevolezza dell’etica può portare a questi passi. Nel nostro paese invece sembra prevalere sempre e comunque il tirare a campare, meglio la gallina oggi, l’uovo, domani, vedremo !!!.
Un sentito ringraziamento,
Beh, osservando l’attualità italiana, e locale, non si può non prendere in considerazione il pensiero sturziano. Si tratta del “fallimento” di attività economiche pubbliche e private e dei rocamboleschi tentativi messi in atto, dalla politica-spettacolo, dal sindacato-casta, dall’imprenditoria-parassita. Si vede davvero di tutto: aziende che hanno maturato perdite o che, al contrario, continuano a registrare profitti strepitosi, che di fronte al proprio fallimento o cessazione di attività scappano cercando di speculare ulteriormente; pubblici amministratori, di destra e di sinistra insieme, che da queste vicissitudini cercano di ottenere riconferme consolidando o acquisendo nuove clientele; sindacati che senza nessuna mea culpa, organizzano psudo-mobilitazioni dopo essersi già impegnati con accordi sottobanco e al ribasso; classe operaia che bene o male cerca di garantirsi un posto di lavoro ma anche privilegi e benefici. Alitalia, Miroglio solo per citarne alcune di queste storie.
Migliaia di posti di lavoro a rischio ma anche molto rumore per nulla.
Sì. Perché l’impressione è che al di là di quello che si vede, tutto è già risolto, la strada è già tracciata. Qualcuno in effetti perderà il posto di lavoro e si ritroverà fra qualche mese con un pugno di mosche in mano; magari con un misero incentivo all’esodo sarà costretto a dimettersi e comunque, perché capace e in gamba, troverò un’altra dignitosa e onorevole occupazione. La maggiorparte dei soggetti interessati troveranno “la polpa”, la sostanza.
Le aziende che chiudono, dopo aver sperperato migliaia di denari pubblici ne riceveranno degli altri per la vendita di capannoni e infrastrutture, oltre a beneficiare per l’ennesima volta di ammortizzatori sociali sempre finanziati da “pantalone” cioè tutti noi; gli imprenditori “salvatori della patria” arriveranno e beccheranno altri finanziamenti pubblici “intraprendendo” senza debiti, senza oneri, senza “masse passive”.
In quanto alla classe politica nera, rossa e bianca e al sindacato, senza farsi troppi problemi, in maniera trasversale, si spartiranno la grande torta del consenso e soprattutto del potere. Poi c’è un sottobosco di piccoli e grandi speculatori, i cosiddetti “tecnici”, o i superconsulenti, quelli che non sanno mai niente ma che in fondo sono i primi corrotti e corruttori; continueranno a fare la bella vita, incassando grandi parcelle e forse qualcosa di più. Sono i “già” o i “prossimi pensionati” che invece di lasciare spazio alle nuove generazioni continueranno imperterriti a occupare la scena, a manipolare, a mediare compromessi e malaffare. Cosa c’è dietro questo scenario se non l’immoralità e la non eticità ?
Le aziende che falliscono dovrebbero solo risarcire i danni alle persone e ai territori; quelle che invece vogliono fare e sviluppare l’economia dovrebbero solo investire tempo e risorse proprie; i pubblici poteri e le organizzazioni di rappresentanza e di categoria dovrebbero solo controllare e verificare che i diritti, e i doveri, siano rispettati.
In quanto ai parassiti dovrebbero scomparire, ritirarsi, darsi alla cura dei propri figli e alla crescita dei propri nipoti. Le persone valide, le energie migliori dovrebbero osare, dovrebbero avere il coraggio di uscire allo scoperto, innovarsi, mettere a disposizione della società, del bene comune, la propria capacità, la propria intelligenza. Il territorio nel suo complesso, si dovrebbe organizzare; anziché aprire le porte al nuovo colonizzatore, dovrebbe incentivare, aiutare, il produttore del luogo legato per tradizione, passione, affetti allo stesso. Anziché finanziare e arricchire realtà che hanno la sede legale a mille o seicento km di distanza, si dovrebbero sostenere quelle piccole ma dalle grandi potenzialità e prospettive. Si dovrebbe e si potrebbe fare tutto questo ma solo una vera moralità, solo la consapevolezza dell’etica può portare a questi passi. Nel nostro paese invece sembra prevalere sempre e comunque il tirare a campare, meglio la gallina oggi, l’uovo, domani, vedremo !!!.
Un sentito ringraziamento,
Domenico Savino - corriere giorno 23 settembre 2008
1 commento:
.....anziché finanziare e arricchire realtà che hanno la sede legale a mille o seicento km di distanza, si dovrebbero sostenere quelle piccole ma dalle grandi potenzialità e prospettive ... - Questa frase dovrebbe guidare lo sviluppo economico di qualsiasi comune del sud, il problema è che siamo pigri e ci piace essere colonizzati da politici e imprenditori che ci privano del nostro futuro.
Domenico le tue parole rischiano di rimanere solo uno sfogo, basta vedere lo squallore che accade per l'area vasta.
G.S.
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