Di seguito riporto l'articolo di Ilvo Diamanti, apparso su repubblica di ieri, da dove emerge la necessità di svolgere le primarie per il Partito Democratico. Un articolo che calza in modo lampante con la situazione jonica del centro sinistra e del Pd.
UNA PERSONALIZZAZIONE impersonale e irresponsabile caratterizza la politica italiana. Una democrazia mediatica, affollata di volti e nomi noti e visibili. Che, tuttavia, ha ridotto e quasi abolito la possibilità, per gli elettori, di esprimere scelte e preferenze "personali". Visto che ormai la costruzione delle rappresentanze politiche e parlamentari è un fatto praticamente esclusivo dei partiti, ridotti a cerchie di gruppi dirigenti ristrette e centralizzate. Eppure, quasi vent'anni fa, la storia era cominciata diversamente. La crisi del sistema politico era stata sancita, è vero, dal referendum del 1991, che riduceva le preferenze elettorali a una sola.
UNA PERSONALIZZAZIONE impersonale e irresponsabile caratterizza la politica italiana. Una democrazia mediatica, affollata di volti e nomi noti e visibili. Che, tuttavia, ha ridotto e quasi abolito la possibilità, per gli elettori, di esprimere scelte e preferenze "personali". Visto che ormai la costruzione delle rappresentanze politiche e parlamentari è un fatto praticamente esclusivo dei partiti, ridotti a cerchie di gruppi dirigenti ristrette e centralizzate. Eppure, quasi vent'anni fa, la storia era cominciata diversamente. La crisi del sistema politico era stata sancita, è vero, dal referendum del 1991, che riduceva le preferenze elettorali a una sola.
Ma si trattava, allora, di ridimensionare un sistema partitocratico, nel quale le preferenze costituivano uno strumento di controllo della società e, al tempo stesso, un elemento di scambio fra gruppi di potere. In seguito, siamo passati a sistemi elettorali che personalizzano il rapporto fra elettori ed eletti. Anzitutto a livello locale, con l'elezione diretta dei sindaci, dei presidenti di Provincia e, quindi, di Regione. Un rapido processo di presidenzializzazione diffusa, che il sistema elettorale della Camera e del Senato ha assecondato attraverso il maggioritario di collegio, che rende più immediato e trasparente il rapporto tra i parlamentari, i cittadini e il territorio.
Quel modello, ne siamo consapevoli, non ha ridotto la frammentazione dei partiti, tanto meno il distacco fra sistema politico e società. Ha, tuttavia, segnato una frattura, almeno a livello simbolico. Partiti contro presidenti. Riassunto dell'opposizione fra vecchio e nuovo, come ha osservato Mauro Calise.
D'altronde, i partiti si sono, anch'essi, personalizzati tutti. Dal 1994 ad oggi. Dall'archetipo insuperato, Silvio Berlusconi, fino a Walter Veltroni. Da Forza Italia all'Ulivo. Dal Partito democratico al Popolo della libertà. Passando per le diverse liste. Per limitarci alle principali: Lista Pannella e Bonino, la Lista di Pietro. Ma anche Alleanza nazionale, prima di confluire nel Pdl, nonostante disponesse di identità e organizzazione, era un soggetto identificato con il suo leader, Gianfranco Fini. E nell'Udc, ormai, la C evoca l'iniziale di Casini.
La personalizzazione è, ovviamente, enfatizzata dall'uso dei media. La televisione, in particolare, ha dato ai partiti un volto, un'immagine familiare. Anche in questa fase. I ministri più popolari appaiono al pubblico personaggi caratterizzati, che recitano in fiction di successo. Due sopra tutti. Brunetta, il vendicatore dei cittadini contro i servi fannulloni dello Stato (gli statali, appunto).
Mariastella Gelmini, protettrice dei genitori e degli alunni dagli insegnanti incapaci; restauratrice delle virtù perdute: la buona condotta, i buoni costumi (i grembiulini), i buoni maestri (unici). Mentre, all'opposizione, incontra un successo larghissimo Antonio Di Pietro, che interpreta il garante della legalità contro ogni abuso della politica; e anzitutto contro Berlusconi (che ne è il compendio). Ma anche Beppe Grillo. Attore protagonista della protesta di piazza.
Passando dal versante della partecipazione a quello della comunicazione, occorre rammentare che la costruzione del Partito democratico e, prima, dell'Ulivo, è avvenuta attraverso le primarie. Un rito di massa per celebrare la scelta del leader. Prodi, Veltroni.
Tuttavia, da qualche tempo, la personalizzazione della politica avviene insieme alla spersonalizzazione della scelta di voto. Imposta, per quel che riguarda le elezioni politiche, dalla legge elettorale in vigore dall'autunno 2005. Un proporzionale con premio di coalizione e liste bloccate. Cioè: senza preferenze.
La legge, inventata in fretta dal centrodestra al fine di contrastare il successo annunciato del centrosinistra (particolarmente avvantaggiato dal maggioritario), ha, nei fatti, rafforzato le leadership centrali di "tutti" i partiti. Consentendo loro di controllare e condizionare le candidature e, quindi, gli eletti. Mentre ha spezzato il legame dei candidati con gli elettori. Tanto che i candidati sono quasi spariti dal territorio, nel corso della campagna elettorale, limitandosi, perlopiù, ad apparire accanto ai leader nazionali, durante le manifestazioni più importanti.
Il problema avrebbe dovuto e potuto essere ridimensionato attraverso il ricorso alle primarie. Che, tuttavia, è divenuto molto intermittente. Quasi assente. Anche il Partito democratico ha usato le primarie con cautela. Evitando, comunque, di renderle troppo aperte e competitive. A livello nazionale, d'altronde, sono servite all'investitura di leader pre-destinati.
Mentre l'elezione dell'assemblea costituente e degli organismi rappresentativi a livello territoriale è stata vincolata dall'esigenza di garantire l'equilibrio tra componenti oltre al controllo (e al mantenimento) dei gruppi dirigenti. Anche nella scelta dei candidati alle amministrative (sindaci o presidenti), le primarie vengono guardate con diffidenza e trattate con prudenza. Impossibile che emergano outsider. Un Obama o un McCain de noantri. Inutile attenderli.
La questione si ripropone, oggi, in relazione al sistema elettorale che si sta progettando in vista delle prossime elezioni europee. Prevede, com'è noto, una soglia di sbarramento (3-4 per cento), per ridurre la frammentazione. Inoltre, un numero più ampio di circoscrizioni. Infine: l'abolizione delle preferenze. Su cui non c'è accordo. Ma che, indubbiamente, non dispiace - anzi, piace - ai partiti, in generale. Anche ai maggiori: Pdl e lo stesso Pd. In quanto permette loro di regolare e distribuire, con precisione algebrica e senza rischi, i posti tra le componenti (sotto)partitiche. An e Fi, da un lato. Ds e Margherita, dall'altro. Che ancora resistono e agiscono. Accanto ad altre correnti.
Vorremmo ribadire che non siamo tifosi delle preferenze. Abbiamo memoria di quando costituivano un metodo di scambio clientelare. Però insospettisce la paura che suscitano nei partiti, oggi che non hanno più basi di massa e sono ridotti a ristrette cerchie di vertice. Il contrasto tra l'enfasi sulla personalizzazione e la crescente spersonalizzazione del voto riassume quanto sia fittizia, oggi, l'opposizione fra partiti e presidenti. Visto che i presidenti identificano partiti "chiusi", la cui classe dirigente si riproduce in modo endogamico. Al proprio interno. Senza competizione; ma, semmai, per cooptazione, dall'alto.
Questo modello, peraltro, è coerente con la biografia del centrodestra. Inventata, scritta e interpretata da un Sovrano: Silvio Berlusconi. (Se ne è discusso molto nel recente convegno della Società italiana di scienza politica, all'Università di Pavia). Ma il centrosinistra e, soprattutto, il Partito Democratico - per storia, cultura e sociologia - non hanno prospettive senza coltivare il rapporto con il territorio e con la società. Senza rivalutare le primarie come metodo "vero" di consultazione e di selezione della classe dirigente. Senza dare agli elettori la possibilità di esprimere - in nessun modo - le loro preferenze personali. Senza vincolare gli eletti a un rapporto responsabile con gli elettori. Meglio che il Pd ci pensi, in vista delle prossime elezioni europee. Che, come sempre, avranno anzitutto effetti politici "nazionali".
Ilvo Diamanti - 7 settembre 2008
5 commenti:
D'accordo con Diamanti.
Però torniamo a casa nostra:
1) Ci sono candidati che hanno un'idea diversa della Provincia rispetto a Florido? Dove sono? perché non si fanno sentire?
2) ci sono candidati alternativi e con idee diverse a quelli per il consiglio provinciale nei vari collegi? Se ci sono perché non si fanno avanti? Perché nel mio (Castellaneta-Palagianello) nessuno fiata?
Detto questo se le risposte sono negative ad entrambi i quesiti è normale che non ci siano primarie.
Sono uno che le istituzionerebbe, ma se le primarie hanno un solo candidato divengono una farsa e un modo per spendere soldi inutilmente ed apparire all'elettorato un qualcosa di amorfo!
Io al momento non vedo candidati (i candidati dovrebbero presentare una candidatura ufficialmente mettendoci la faccia e presentandosi con dei sostenitori, non far parlare i giornali con supposizioni).
Se le primarie sono state richieste, cosi come prevede lo statuto nazionale e il regolamento nazionale approvato a luglio 2008, vuol dire che i richiedenti non si sentono rappresentati dal presidente della provincia uscente. Se partiti, pezzi di altri e sindaco di Taranto non si riconoscono in Florido e decidono di andare da soli al primo turno vuol dire che Florido non solo non è voluto ma che divide il centrosinistra.
Mi sembra di aver scritto una banalità ma invece non è per nulla scontata, tanto è vero che stasera l'assemblea invece di discutere quale primarie fare di coalizione o interna del Pd è chiamata a ratificare una scelta già fatta: Florido ricandidato a Presidente.
Come vedi la candidatura non può essere presentata perchè qualcuno a taranto, sbagliando e ripetendo l'errore dello scorso anno, ha deciso che il centrosinistra si deve presentare diviso e le primarie si fanno al primo turno. Film già visto, gli cambierei solo il titolo: la tracotanza dei perdenti.
Florido non mi sta molto simpatico e aumenterà la mia antipatia nei suoi confronti nel caso di un accordo con l'UDC ionico.
Detto questo vorrei continuare a fare la parte del avvocato del diavolo.
le primarie sono state accettate (da Florido) da almeno qualche mese e il comitato per le primarie, ma anche gli altri che sono contrari all'attuale presidente (PD Laterza, Palagiano, Sindaco di Taranto ma non il PRC, Ostillio e ex UDEUR, ed altre adesioni personali dall'area PD) sono visibili da ancora prima (lo dimostrano gli articoli di giornali).
Perché voi (nelle vostre diversità, visto che non credo ci sia una sola linea) in questo tempo non avete portato avanti oltre alla battaglia di principio (giustissima) anche quella per i programmi e i nomi alternativi a Florido?
Perché non avete concretizzato la battaglia costruendo un'alternativa reale, e non basandovi solo sul dissenso?
Di fatto se avesse portato alla riunione, una base programmatica e un candidato diverso, non credo che nessuno avrebbe rinunciato ad attuare le primarie...
Le vostre critiche attualmente non mi sembrano molto da partito democratico (partito che fa e non partito del dissenso).
Voglio chiarire ai lettori che la sezione di Laterza, almeno a maggioranza, non e' contro Florido e le aspre battaglie condotte in maniera piu' o meno condivisibile non portano la firma della sezione del PD di Laterza, ma di un gruppo.
Concordo pienamente con te, Pietro, alla fine della fiera, nel tentativo di rinnovare la politica con le primarie si sono adottati metodi degni della vecchia politica.
Credo, forse da illuso, che per rinnovare la politica dovremmo cominciare anche a fare a meno della furbizia politica, intesa in senso stretto, almeno all'interno di tutta la sezione e di tutte le correnti. Il centro-sinistra convincera' veramente la gente, quando non sara' litigiosa e comincera' a vestire i panni di un partito autorevole, forte, stabile, in una parola rassicurante.
Davide
Finalmente qualcuno inizia a parlare seriamente senza sparare a zero.
Vedi Franco, stasera a massafra l'assemblea nomina florido nn cadidato alla provincia ma candidato nomina florido candidato alle primari.
Anche x' le primarie nn si fanno nel PD ma nella coalizione del centro sinistro.
Secondo me tutto questo nasce dal fatto che dietro le primarie c'è qualche progetto arrogante di qualche personaggio.
felice della posizione chiara che ha preso la nostra sezione di Laterza, anche x' sul blog fino ad oggi caro davide nn si era x niente capito. ciao ciao
Posta un commento