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Dev’essere passato Tuthankamon in queste lande.
La Miroglio dopo aver chiuso Castellaneta, vuol chiudere anche Ginosa, in cui lavorano 238 dipendenti. Operai e sindacati sono al lavoro per salvare il loro posto di lavoro e una parte del già magro reddito territoriale.
Ieri ampio tavolo in Assindustria: i lavoratori della Miroglio erano rappresentati dai sindacalisti provinciale e aziendali Giuseppe Massafra e Massimo Gravina (Cgil), Giuseppe Maffucci e Mario Toma (Cisl), Nicola Calabrese e Fulvio Egitto (Uil); l’Assindustria era rappresentata dal direttore Franco Murgino, la Confindustria da Giorgio Meschiari, relazioni industriali della Confindustria e la Miroglio era rappresentata da Giuseppe Bertolino, Nicola Russiello e Michele Leogrande.
I rappresentanti dei lavoratori della Miroglio, accompagnati da Franco Germinario, son venuti al Corriere per raccontare al “Corriere” in un’intervista collettiva, il summit al quale hanno partecipato.
Sono arrivati al giornale quando mancava la corrente, si saliva a piedi, nelle scale la notizia nella sua nudità e asprezza: vogliono chiudere; ci hanno detto a muso duro: chiudiamo.
Comincia il racconto dell’incontro. Dicono: era un incontro importante, programmato da luglio, già periodo di crisi, per fare il punto su: situazione Cigo (cassa integrazione guadagni ordinaria), rilancio dell’azienda verificando le possibilità di un suo inserimento nel distretto regionale e riqualificazione del prodotto.
Ed invece?
Invece l’azienda ha detto che il sito di Ginosa non è più produttivo e che pertanto ha deciso la cessazione dell’attività.
E voi? qual è stata la vostra risposta?
Di stupore e sconcerto, anche per la perentorietà con la quale ci è stata comunicata la loro decisione...
Una decisione che serpeggiava...
Un sospetto lo avevamo; ma anche una speranza che così non dovesse essere.
Che cosa vi insospettiva?
Che al ritorno in azienda dalla Cigo non c’era nessun segno che l’azienda volesse riprendere l’attività, nessun segno di interesse...
Azienda vuota... E le speranze?
Noi, per salvare il nostro lavoro e il nostro reddito avevamo allacciato molte relazioni: con i Comuni di appartenenza dei nostri lavoratori, Ginosa e Laterza, in primis, ma anche Castellaneta, Mottola e Palagianello, avevano interessato Provincia e Regione e, grazie all’interessamento dei sindacati confederali avevamo ottenuto un incontro con il Governo che si terrà lunedì prossimo.
Ma la vostra speranza da queste relazioni qual era?
Che l’incontro di oggi fosse interlocutorio, che la discussione rimanesse, per così dire aperta...
Invece la notizia della cessazione ...
Perentoria e brutale.
In concreto che cosa avete in animo di fare?
Innanzi tutto abbiamo respinto l’idea che l’azienda di Ginosa sia una della quale dichiarare la cessazione d’attività, anche perché fino a poco tempo fa, qualche mese, la stessa azienda che oggi vuole la cessazione diceva che lo stesso stabilimento di Ginosa fosse strategico...
Si sono accorti in ritardo che si sbagliavano...
Invece, sanno benissimo che l’azienda ginosina per tecnologia e professionalità dei dipendenti è ancora in grado di aprirsi a nuovi mercati, anche internazionali, e di essere competitiva con l’alta qualità. In parole più semplici l’azienda abbandona un tipo di mercato e non ha intenzione di trovare un altro, pur sapendo che potrebbe avervi spazio. L’azienda non vuole mettere a frutto la sua tecnologia e la nostra professionalità.
Un summit risoltosi nel modo peggiore per lavoratori e sindacalisti, che si fa?
Innanzi tutto domani (oggi, ndr) le Rsu hanno organizzato un’assemblea in azienda alla quale parteciperanno anche le segreterie provinciali dei sindacati confederali. Bisogna informare tutti i lavoratori della situazione. Venerdì ci saranno due ore di sciopero per turno. Lunedì e martedì prossimo 8 ore di sciopero. Lunedì manifestazione a Roma...
Ma lunedì non avete l’incontro con il governo?
Sì, lunedì al ministero dello Sviluppo economico, quello di Scajola, si terrà un incontro fra un rappresentante del Governo, qualche Miroglio in persona, un esponente della Regione, il sindaco di Ginosa Luigi Montanaro e noi, con anche i sindacati nazionali. Ma insieme con noi verranno in più pulmann, alcuni messi da noi, altri dai Comuni più interessati a questa vertenza, Ginosa e Laterza, quasi tutti i lavoratori della Miroglio ginosina.
Infine il 16 assemblea generale in azienda per analizzare ciò che sarà successo a Roma.
Avete messo nero su bianco le richieste che farete al Governo?
Al Governo chiediamo che si impegni per tutte le aree del Sud attraversate dalla crisi. Ma soprattutto chiederemo una verifica del rispetto degli impegni che la Miroglio aveva preso con la legge 181 e 488. Infine chiederemo che la Miroglio riprenda ad interessarsi per il sito di Ginosa...
Che fino a qualche mese fa era strategico...
Poi, dopo che avremo saputo dalla Miroglio e dal Governo...
Quale sarà il vostro destino secondo loro...
Abbiamo in agenda un incontro con la Regione.
L’intervista è finita, i sindacalisti di Ginosa e Laterza devono raggiungere le loro case, la giornata è stata lunga e intensa. E sgradevole.
Hanno detto sulle scale, al momento dei saluti, i sindacalisti: diremo al Governo che qui in queste terre, con tutte queste aziende in crisi e in chiusura, siamo all’incubo della desertificazione. Occorre una attenta politica industriale.
Chiudere una fabbrica come se fosse un pollaio è un segno dei tempi: in cui l’utile prevale sul giusto e in cui la contabilità dell’hic et nunc, del qui ed ora, cioè dell’avidità e della miopia, prevale sul senso etico che bisogna fare il possibile per costruire una comunità. Ma se la fabbrica è stata generosa con l’imprenditore, dandogli dedizione ed alta produttività, e se può essere riconvertita e restare competitiva e l’imprenditore nemmeno dubita della giustezza della sua decisione il segno è di imbarbarimento. E se con lo stesso imprenditore è stato anche generoso lo Stato, con aiuti miliardari al suo insediamento in una zona da industrializzare, allora si è dinanzi non all’imprenditore-demiurgo cantato da Schumpeter, ma a finanzieri, a gente che gioca con i soldi, meglio se degli altri.
Ma che cosa provoca questa epidemia aziendale? La Miroglio dopo aver chiuso Castellaneta, tre anni fa, ora vuol chiudere Ginosa, dalle altre aziende dello stesso territorio non giungono notizie di presente stabile e di futuri rosei, un collega ammonisce: ma hai detto a quei sindacalisti che Cristo è ancora fermo ad Eboli? E un altro la mette in ironia: e che qui aleggia il fantasma di Tuthankamon, il faraone egizio la vista della cui mummia porta sventure? Se la si smettesse di allettare imprenditori già paghi con soldi pubblici e si impostasse un’altra politica economica, il fantasma di Tuthankamon se ne tornerebbe nella sua mummia.
dal Corriere del Giorno di Michele Cristella
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