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«Da tempo - scrive Loreto - si parla di rilancio dell'ospedale in occasioni varie più o meno ritualmente ad ogni volta alle prospettazioni delle criticità ed alle richieste di interventi necessari per eliminarle, fatte da operatori sanitari, dagli utenti del servizio e da rappresentanti di interessi diffusi si risponde con più o meno generiche assicurazioni, che però restano quasi sempre confinate nel limbo delle buone intenzioni.
Spiace dirlo, ma anche l'attuale management dell'Asl di Taranto non sta sfuggendo a questa sconfortante regola.
Circa un anno fa (14 maggio 2008) insieme ai consiglieri comunali di centrosinistra, organizzai un'assemblea pubblica sul rilancio dell'ospedale, alla quale parteciparono anche il consigliere regionale dott. Paolo Costantino e il direttore generale dell'Asl dott. Domenico Colasanto, che in quella occasione assunse degli impegni e preannunciò idonee ed imminenti iniziative.
In quella occasione il direttore generale individuò nella consistente mobilità passiva dei pazienti verso gli ospedali di altre Asl (sintomo di bassa fiducia dell'utenza), nella scarsa comunicazione tra medici di base e medici ospedalieri, nella frammentazione ed estemporaneità degli interventi dei suoi predecessori e nell'assenza di un piano organico di rinnovo delle attrezzature e degli strumenti diagnostici i principali elementi negativi che condizionavano l'attività dell'ospedale. In particolare addebitò nella sua affrettata apertura nel 2005 la causa principale del suo cattivo funzionamento. Anticipò pure urgenti acquisti di nuove attrezzature e di più moderni strumenti diagnostici ed una accelerazione delle iniziative per una più idonea e razionale sistemazione della Tac e della risonanza magnetica, ancora ubicate nei locali del vecchio ospedale dopo 4 anni dall'apertura del nuovo.
Oggi, purtroppo, non possiamo fare altro che constatare che, ancora una volta, le criticità segnalate e gli interventi richiesti per eliminarle non hanno trovato complessivamente concreta risposta, nonostante l'emergenza di segni di incoraggiante vitalità delle risorse umane e professionali operanti nell'ospedale.
Tac e risonanza magnetica sono ancora allocate negli scantinati della parte più antica del vecchio ospedale, nè sono state sostituite con strumentazioni al passo con le innovazioni tecnologiche sopraggiunte.
Nei diversi reparti continuano ad essere usate attrezzature acquistate circa 20 anni fa, che evidentemente (mi sia perdonata l'autoreferenziale implicita autocitazione) devono essere di ottima qualità, data la loro longevità, mentre le ripetute richieste di nuove attrezzature rimangono inevase, anche quella di basso impegno finanziario.
Nel frattempo, il sottodimensionamento del personale medico e paramedico disponibile nelle varie strutture continua a limitare quantitativamente, ma non qualitativamente, il volume delle prestazioni che contrariamente alle deludenti attenzioni della direzione segnano quasi dovunque una incoraggiante tendenza verso un netto miglioramento.
Pochi esempi per supportare queste amare considerazioni:
1. Nella struttura semplice di emodialisi, dipendente dalla struttura complessa di Martina Franca, si sta incrementando la modalità passiva verso Acquaviva e Matera, in quanto l'attività è al 50% a causa della presenza non costante del medico e della carenza di infermieri (appena 6, più un coordinatore), che non sono sufficienti a garantire l'attività in 2 turni giornalieri sui 12 posti-zone disponibili. La conseguenza è l'incremento della spesa per i rimborsi alle altre strutture che servono i nostri pazienti in mobilità passiva e il freno alla modalità attiva, che si sviluppa nel periodo estivo per la presenza di turisti emodialitici sul nostro territorio;
2. Un velo pietoso va steso sul funzionamento della struttura semplice di Urologia, che si regge sull'eroismo dell'unica unità medica disponibile, che assicura orari di servizio indicibili ed un numero di prestazioni elevatissimo.
3. Analogo problema è riscontrabile al pronto soccorso dove lavorano solo 9 infermieri professionali su 18 in pianta organica, mentre 2 dei 7 medici in organico sono utilizzati a Ginosa. Nonostante tutto ciò, l'incremento delle prenotazioni è sempre più consistente, con un aumento
del rischio clinico per le difficoltà che si riscontrano nell'assicurare turni di riposo per gli operatori.
4. Il problema del sottodimensionamento delle disponibilità di medici ed infermieri nelle diverse strutture è, comunque, generale ed interessa quasi tutte le strutture; da Ostetricia e Ginecologia (-4 medici, -4 infermierie -1 ostetrica coordinatrice) ad Ortopedia e Traumatologia (-4 medici e -4 infermieri), daMedicina Interna (-1 medico e -1 infermiere) a Cardiologia (-2 medici
e -4 infermieri), ecc. ecc.
5. Disagi che persistono da tempo si avvertono nella Radiologia per la difficoltà obiettiva di operare in luoghi distanti tra di loro e cioè, sia negli scantinati del vecchio ospedale, che nel nuovo.
Altra eroica testimonianza umana e professionale emerge dall'elevato numero di prestazioni assicurate in condizioni, logistiche mortificanti dall'unica unità medica della struttura semplice di Oncologia, nella quale affluiscono pazienti in numero notevolmente esuberante rispetto alle obiettive potenzialità operative (n. 6 posti di day hospital assegnati, sui quali vengono trattati
oltre 20 utenti / die), provenienti da altre Asl, anche di altre regioni. Discorso a parte merita la struttura complessa di Cardiologia, dove si stanno registrando risultati sempre più positivi, tanto più lusinghieri, quanto più ardua è stata la riconquista della fiducia dell'utenza dopo le vicende drammatiche del 2007. Ciò nonostante, inspiegabilmente si sta tardando ancora nel disporre la
riapertura dell'Utic, pur essendo stata dissequestrata la struttura dell'Autorità giudiziaria da oltre un anno.
In questa struttura il 23 aprile scorso, dopo un lungo periodo di preparazione e di addestramento per medici ed infermieri fuori dall'orario di servizio, è stato effettuato il primo impianto di pacemaker bicamerale su un paziente ricoverato per episodi sincopali dal dott. Angelo
Aloisio, sotto la supervisione del dott. Antonio Scarcia, direttore della struttura cardiologica e del dott. Concetto Larosa, della casa di cura “Villa Verde” di Taranto.
In questa struttura nel 2008 sono stati registrati altri risultati incoraggianti quali i ricoveri, aumentati del 21% rispetto al 2007, le prestazioni ambulatoriali esterne, aumentate del 25%, e le attività ambulatoriali interne aumentate del 14%. Ancora più significativo è il dato relativo al fatturato delle attività ambulatoriali esterne, che è addirittura mediamente doppio rispetto a
quello di tutti gli altri ospedali della provincia, compreso quello della città di Taranto.
Tutto ciò, nonostante il persistente sottodimensionamento rispetto alla pianta organica della disponibilità di medici (-4) ed infermieri (-4) a disposizione della struttura.
Per concludere, per un concreto rilancio dell'Ospedale di Castellaneta sarebbe auspicabile che a
breve si diano risposte concrete a queste e ad altre criticità non evidenziate per esigenze di gravità e di sintesi, uscendo dalle secche delle assicurazioni più o meno rituali e tagliando cordoni ombelicali con condizionamenti imposti dalla politica con la “p” minuscola.
Lo chiedono gli operatori, stanchi di reiterare le loro richieste, più che del loro lavoro professionale appassionato ed apprezzato, ma lo chiedono soprattutto le popolazioni della zona occidentale della provincia, che attendono da anni concrete risposte alle loro aspettative di salute e di sicurezza psico-fisica e chiedono di esercitare il loro diritto in un presidio ospedaliero potenziato ulteriormente con altre risorse professionali e nuove e più avanzate attrezzature».
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