giovedì 14 maggio 2009

È tempo di una nuova obiezione di coscienza

Cari amici,
ci sono dei momenti in cui la coscienza va in rivolta.
Questi giorni è addirittura in subbuglio.Il governo lo chiama “respingimento”. Loro sono i “clandestini”, gli “irregolari”, gli “extracomunitari”. Categorie non persone. Concetti non volti. Norme non storie umane.Lo chiamano “respingimento” ma è solo un eufemismo per nascondere la logica di violenza. Pura violenza. Una violenza stabilita ed esercitata dalle istituzioni del nostro Paese.
Rispedire al mittente non contrasta né le organizzazioni criminali né comprime il fenomeno della tratta di esseri umani. Semplicemente restituisce a un destino di morte vite che hanno commesso l’unico reato di ribellarsi alla loro sorte e mettersi alla disperata ricerca di opportunità di vita.Quella violenza ci offende. Quella brutalità ci ferisce.Perché a essere respinta lontana da noi stessi in fondo è la nostra umanità. A essere ricacciato è il nostro senso dell’inviolabile dignità delle persone. A essere scagliata via è l’idea civilissima secondo la quale ogni vita umana ha sempre una sovranità assoluta su qualsiasi legge e frontiera, e va difesa e accolta come ricchezza.Un paese che perde la sua anima sfregia se stesso. E il ministro ha definito “trionfo” l’esecuzione di diverse vite umane.
La mia coscienza è in rivolta perché non voglio, col mio silenzio, essere complice di questa volgarità. Non voglio restare indifferente a una politica che usa la disperazione di persone vere come mezzo per raggiungere la pancia del consenso elettorale.Questo è tempo di una nuova obiezione di coscienza.Per questo dichiaro e dico che: “Come cittadino e come amministratore mi rifiuterò di collaborare con qualunque iniziativa che non sia di accoglienza”.
Ciascuno dica la sua e se vuole risponda al blog questa volta semplicemente specificando nome, cognome e città e scrivendo “Come cittadino e come … mi rifiuterò di collaborare con qualunque iniziativa che non sia di accoglienza”.Perché la forza dei segni è importante per dimostrare che c’è un’Italia che non vuole respingere la sua umanità. Scegliamo il segno. Non semplicemente lo sfregio.
A presto
Guglielmo Minervini


P.s. È un appello aperto a tutti, se lo ritenete opportuno, potete far girare questa email anche ai vostri contatti.

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