mercoledì 13 maggio 2009

Sì del Senato al nucleare: centrali in Sardegna, Puglia e al Nord?

13 maggio 2009 - Sardegna, Puglia, Piemonte e Lombardia: queste le regioni che, per il quotidiano La Repubblica, sono candidate ad ospitare le nuove centrali nucleari italiane secondo le indicazioni fornite al Governo dall’Enea (Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente). Martedì il Senato ha dato il via libera al ritorno del nucleare in Italia approvando gli articoli 14,15 e 16 del disegno di legge "Sviluppo ed energia" e già si parla dei probabili siti nonostante il governo abbia smentito l'esistenza di una mappa già definita.


L'approvazione - Con 142 sì (Pdl e Udc) e 105 no (Pd e Idv) l'assemblea di Palazzo Madama ha dato la delega al governo per adottare entro sei mesi i decreti per il ripristino dell'intera filiera di produzione dell'energia atomica. Dopo una delibera del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) dovranno essere individuati tipologia e disciplina per la localizzazione degli impianti, stoccaggio del combustibile e deposito dei rifiuti radioattivi.
La procedura - Le parole d’ordine pare siano “poca burocrazia e rapidità”. Per questo sono previste procedure velocizzate per la costruzione delle centrali da parte di consorzi ed è stata studiata la cosiddetta "autorizzazione unica", certificato che sostituisce ogni tipo di licenza. Restano indispensabili la Via (valutazione impatto ambientale) e la Vas (valutazione d'impatto strategica). Saranno inoltre previste non precisate "misure compensative in favore delle popolazioni interessate".
La mappa dell'Enea - Ma dove saranno costruite le centrali nucleari di terza generazione? Repubblica traccia una mappa dei possibili siti partendo dalle indicazioni fornite a suo tempo all’esecutivo dall’Enea. Per quanto riguarda la Sardegna, si parla di Santa Margherita di Pula, nel Cagliaritano, della costa orientale fra Santa Lucia e Capo Comino, nel Nuorese, o più giù, davanti a Lanusei, alla foce del Rio Mannu. In Puglia sarebbe candidata la costa di Ostuni. Al Nord ci si è concentrati lungo il Po, dal vercellese fino al mantovano, dove già esistevano le centrali di Trino e di Caorso.
Le motivazioni - Se per questioni di sicurezza ci si deve concentrare sulle zone non sismiche dello Stivale, si comprende bene come i siti dove localizzare le nuove centrali siano pochi e rischino di essere molto affollati. Ma se oltre al rischio sismico si riflette su quello di innalzamento dei mari, altro parametro valutato dall’Enea, non si capisce come mai siano stati scelti tanti luoghi costieri.
I parametri - In ogni caso nei prossimi mesi saranno stabiliti i parametri in base ai quali scegliere dove collocare le centrali. Le previsioni parlano già di lunghe trattative con le autorità e le comunità locali anche se, data la particolare conformazione geologica e costiera italiana, si tratterà di scelte praticamente obbligate.
I mutamenti del territori - Tutti i ragionamenti sui siti papabili vengono fatti sulla base della mappa che il Cnen (poi diventato Enea) ha eseguito negli anni '70, nonostante si tratti di un documento superato dai tempi. In quasi 40 anni sono cambiate le aree indicate, le coste e la densità abitativa, che il Cnen considerava un parametro sfavorevole. Altro elemento a sfavore è l'acqua. Le centrali necessitano di molta acqua per il raffreddamento dei reattori ed è per questo motivo che, in genere, vengono, costruite in prossimità di fiumi o del mare. Ma coi recenti dissesti idrogeologici che hanno interessato tutta la Penisola (isole comprese) e il rischio di innalzamento dei mari dovuto al surriscaldamento globale, le indicazioni del Cnen appaiono poco condivisibili.
Le zone scelte - Per questo l’ente successore, l'Enea, ha rivisto alcune indicazioni. Repubblica, sovrapponendo la mappa dell'Enea sull'allagamento delle coste a quella dell'Istituto di geofisica, individua le aree considerate in totale sicurezza nelle poche zone della Sardegna, della Puglia e del corso del Po già indicate.
Le critiche dell’Opposizione - E così, vent'anni dopo un referendum che aveva detto “no” all'energia nucleare, il governo riapre la strada alle centrali. Il primo passo è stato fatto a febbraio da Berlusconi e Sarkozy che hanno siglato un'intesa per la produzione di energia nucleare che coinvolge Edf e Enel. Per il Pd si stratta di "una scelta sbagliata e antieconomica". Roberto Della Seta ha inoltre denunciato il fatto che nella nuova normativa non è chiaro chi debba individuare i siti delle nuove centrali e c'è il rischio che questo compito spetterà alle grandi imprese dell'energia, e ciò potrà avvenire anche contro il parere delle Regioni in presenza del principio del potere sostitutivo del governo in mancanza di intesa con gli enti locali. Inoltre, sempre Della Seta, ha osservato che i siti saranno oggetto di "segreto militare".
Gli emendamenti del Pd - Durante la contrastata votazione di martedì, in cui è mancato quattro volte di fila il numero legale per le assenze nelle file della maggioranza, sono stati comunque inseriti alcuni emendamenti "migliorativi" da parte del Pd. Il governo ha accolto in particolare l’emendamento che prevede come i benefici compensativi ai cittadini che vivono in prossimità delle nuove centrali siano a carico delle imprese e non vengano scaricati sugli utenti finali.
Tempi e costi - Stando alle indicazioni fornite fino ad oggi le centrali del piano nucleare italiano dovrebbero essere quattro che, nell'ipotesi migliore, richiederanno 7-8 anni per essere completate e, stando alle valutazioni dei tedeschi di E. On, il costo complessivo dei quattro impianti italiani sfiora i 25 miliardi di euro.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Pina Marmo (PD): “Il nucleare è' un pacco avvelenato, completo di scorie nucleari, che la Puglia non merita”


Una nota della consigliera regionale del Pd Pina Marmo.
“Ventidue anni dopo il referendum (1987) le ragioni del NO all'energia nucleare sono ancora attuali, sia per lo smaltimento delle scorie che per la quantità di uranio. La volontà popolare, espressa a stragrande maggioranza, va rispettata.
Non ci sono esempi accettabili per la gestione di lungo periodo delle scorie, i reattori a sicurezza intrinseca sono ancora allo studio, non esiste una filiera che non sia utilizzabile anche a fini militari, le riserve di uranio sono molto limitate. E, non meno importante, l’energia nucleare è molto più costosa di quanto si dice e si rappresenta.
Il nucleare è un pacco avvelenato, completo di scorie nucleari, che la Puglia non merita.
Rischiamo di sperperare miliardi di euro in una tecnologia obsoleta e pericolosa come il nucleare di terza generazione. Sono soldi pubblici destinati a finire nelle tasche delle lobby politico-affaristiche dell’energia nucleare.
Il Paese più industrializzato del mondo, gli Stati Uniti di Obama, dice no al nucleare e annuncia un grande piano di investimenti per creare posti di lavoro nei settori delle energie alternative.
Non esiste il nucleare “sicuro” e “pulito”: i reattori di “quarta generazione” sono previsti tra 25-35 anni (dopo il 2030, attorno al 2040); noi non vogliamo costruire centrali di “terza generazione” che non risolvono né il problema della sicurezza né di come smaltire le scorie che restano radioattive per centinaia e migliaia di anni.
La strada maestra è quella delle energie rinnovabili.
Grazie al Pear (il Piano Energetico e Ambientale Regionale), la Puglia si colloca ai primi posti di una classifica virtuosa con una produzione di energia pulita, solare ed eolica, che non solo riesce a soddisfare in maniera ragguardevole il fabbisogno energetico della Regione ma anche a produrre energia per la Nazione stando ai dati sulla sua esportazione.
Un modello sostenibile che va incentivato e non mortificato con rischiose installazioni di nucleare.
Soltanto il solare e l’eolico ci possono garantire un futuro energetico al riparo da calamità ambientali, che in alcuni casi possono diventare catastrofiche, e da pericolosissimi danni alla salute delle persone.
Oggi abbiamo il dovere di adottare politiche in grado di sviluppare l’uso delle fonti di energia rinnovabile e in particolare il solare e l’eolico nelle varie forme in cui può essere convertita. Il sole è una stazione di servizio inesauribile che in un anno invia sulla Terra una quantità di energia pari a diecimila volte il consumo mondiale. Il vento, che la lunga Puglia può sfruttare in maniera decisiva per lo sviluppo del territorio, è anch’esso inesauribile.
Non possiamo innestare la retromarcia e pensare in maniera obsoleta. Apriamo gli occhi e non facciamo abbindolare dai potentati economici esprimendo un risoluto no al nucleare”.