Alla guida c’è lui, mottolese di 34 anni. Accanto, la fidanzata di 29. All’improvviso, dietro una curva, l’uomo scorge un inatteso ostacolo. C’è un grosso tubo di ferro sulla carreggiata. L’uomo arresta la marcia e fa per scendere dalla vettura. Vuole rimuovere l’ostacolo per proseguire. Ma dal buio, all’improvviso, come se fosse un fantasma, compare lui. È alto un metro e 75 circa, di corporatura media, ma con un ventre molto pronunciato e, soprattutto, ha il volto nascosto da un passamontagna e impugna una pistola.
Intima ai ragazzi di scendere. Poi punta l’arma alla testa della donna e le chiede di mettersi alla guida. Lei, pur in preda al terrore, risponde che non può. «Non so guidare, non ho la patente. Non so nemmeno come si innesta una marcia».
Il rapinatore è disorientato. Basta un attimo. Il fidanzato capisce che la tensione si è allentata e decide di intervenire. È la paura a guidare la sua mano. Parte il primo pugno, spintoni, calci. Il rapinatore subisce e fugge. La coppia, ancora sotto choc, si rimette in macchina, inverte la marcia e torna verso Mottola. Il ragazzo prova a chiamare le forze dell’ordine. Sulle prime la sua storia sembra quasi incredibile. Poi la tentata rapina finisce per diventare una circostanziata denuncia alla polizia e partono le indagini.
La storia è venuta fuori solo ieri quando, comparando il modus operandi e la descrizione dell’aggressore fatta dalle vittime, i carabinieri hanno aggiunto un altro tassello alla mappa in cui si muove il «mostro». L’uomo, sui 30-40 anni, deve conoscere alla perfezione la zona in cui opera. Non è casuale, secondo gli investigatori, che tutte le aggressioni siano avvenute al confine di provincia tra Taranto e Bari. Il malvivente, dopo le rapine e le violenze sessuali messe a segno a Palagiano (sabato 16 maggio) e Laterza (mercoledì 20 maggio) potrebbe aver capito di essere ormai braccato e aver deciso, di conseguenza, di tentare il tutto per tutto con la rapina agli allevatori.
In particolare, i carabinieri ritengono che in questa storia ci siano due elementi, due coincidenze davvero sospette. La prima. Raggiungere la masseria di Gioia del Colle senza esserci mai stati prima è un’impresa non da poco. Ci si arriva seguendo tratturi sterrati in mezzo ai campi e agli sterpi. Forse il «mostro» conosceva il luogo e ci era già stato, magari per mestiere. La seconda. La rapina è avvenuta mentre era in corso la compravendita del bestiame e circolava parecchio denaro. Chi ha messo a segno il colpo poteva saperlo, o si è trattato di una incredibile casualità?
MARISTELLA MASSARI
Gazzetta del Mezzogiorno
24/05/2009
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