lunedì 18 maggio 2009

Laterza Collegio 7

CANDIDATO PRESIDENTE

GIANNI FLORIDO

CANDIDATI CONSIGLIERI
Vito Cassano (Pd)
Annamaria Arcadio (Lista Florido)
Domenico D’Auria (Patto Solidale)
Franco Gentile (Rif. Com.)
Grazia Gigliobianco (Pdci)
Basilio Solazzo (Verdi)
Annamaria Varegliano (Sinistra unita)

CANDIDATO PRESIDENTE
EMANUELE FISICARO

CANDIDATI CONSIGLIERI
Arcangelo Cirielli (Idv)
Silvano Bosco (Lista Stefàno)
Rosa Ciotola (Sds)
Giuseppe Misano (Moderati di centro)


CANDIDATO PRESIDENTE
DOMENICO RANA


CANDIDATI CONSIGLIERI

Giuseppe Cristella (Pdl)
Carmine Papapietro
Giovanni Colamaria (Udeur)
Michele Villani (La Destra)
Vito Colacicco detto Gregorio (All. di centro)
Francesco Mele (Psdi-Pri)
Antonio Gentile (Dc)
Francesco Perrone (La Puglia prima di tutto)
Giovanni De Meo (Lista Tagliente)

CANDIDATO PRESIDENTE
GIUSEPPE TARANTINO


CANDIDATI CONSIGLIERI
franco Frigiola (Udc)
Antonello Montaruli (Io Sud)
Francesco Lomastro (At6)
Domenico Raffaele (Fiamma Tricolore)
Antonio Scarati (Sviluppo del territorio)
Santo Anzillotta (Pensionati)


CANDIDATO PRESIDENTE
POMPILIO RIZZELLO

CANDIDATI CONSIGLIERI

Euprepio Scialpi (Sud Libero)
Segnalazioni

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Un'esplosione di candidati!!!

Anonimo ha detto...

in un passato non tanto lontano, Castellaneta esprimeva 2 parlamentari: un senatore di centrosinistra e un deputato di centrodestra (contemporaneamente). oggi Ginosa esprime 2 consiglieri regionali, uno di centrosinistra e uno di centrodestra. Nella scorsa tornata provinciale, Castellaneta e Ginosa hanno espresso un proprio consigliere.
Laterza continua, invece, masochisticamente a farsi male, a causa dei politicanti dell'ultima ora, del personalismo di qualcuno che passa da destra a sinistra pur di esserci, della necessità di proseguire il proprio cursus honorum, della sfacciataggine di chi continua imperterrito a candidarsi da oltre 30 anni mai pago delle batoste che direttamente o indirettamente ha preso. Per favore smettiamola con la demagogia, siamo un paese di pecore e questo lo si sa già vedendo il nostro stemma cittadino. Almeno smettiamola di sorprenderci.

nu terzarul solo di residenza

Anonimo ha detto...

Professori universitari, presidi di facoltà, rettori di ateneo, tutti dovremmo provare vergogna. Stiamo assistendo, senza alcun moto significativo di contrasto, alla demolizione dell’università pubblica. La finanziaria di Tremonti ha tagliato come non mai le spese per l’istruzione ma abbiamo al massimo balbettato. Di fronte alla nostra inazione la Gelmini, di cui è ignota la competenza in qualsiasi campo, riesce ora ad apparire con relativa facilità come radicale innovatrice.
Si sapeva bene anche prima della Gelmini che l’università versava in una condizione che sarebbe presto diventata disastrosa. La moltiplicazione delle sedi universitarie e dei corsi di laurea aveva ingigantito le spese, la moltiplicazione dei posti a professore ordinario invece che di ricercatore aveva ristretto il reclutamento di nuove forze: l’invecchiamento della classe insegnante sembra la caricatura dell’invecchiamento della popolazione italiana.
La classe dirigente di centrosinistra ha fatto poco o niente per fronteggiare l’emergenza e più d’una volta l’ha incrementata. Il centrodestra l’ha affrontata alla sua maniera: ha brutalmente chiuso le fonti di finanziamento. Affronto qui per ora solo il lato della didattica. Ormai i corsi universitari sono in buona parte affidati a professori a contratto. Col nuovo regime questo sarà a titolo gratuito. Alcuni degli interessati si consolano con la prospettiva di conservare così il posto in fila per i nuovi concorsi. Ma la didattica è qui per tradizione poco valutata, e la speranza di nuovi concorsi è sempre più infondata.
Il lavoro gratuito è il nuovo orizzonte dell’economia moderna. Finora pareva limitato ad ambiti circoscritti, ma la dilatazione forzosa dell’apprendistato, la diffusione degli stage hanno ampliato a dismisura una nuova regola del mercato del lavoro: se qualcuno ti da un lavoro purchessia devi essergli così grato da lavorare anche gratis. Non c’è a questo nuovo stato di fatto alcuna giustificazione teorica: è il mero prodotto dei rapporti di forza nel mercato del lavoro. Rapporti così svantaggiosi da vanificare il peso contrattuale di chi ha la disgrazia di avere solo la disponibilità al lavoro.
La condizione attuale dei professori a contratto gratuito mette in evidenza tre punti. Il primo: la nuova invenzione si allarga dal lavoro non qualificato al lavoro qualificato. Il secondo: se per il lavoro non qualificato il periodo di gratuità può essere ancora considerato provvisorio (ma rischia di essere sempre meno vero), per il lavoro qualificato nell’istruzione la condizione di gratuità è ora assoluta e definitiva: ontologica. Che cosa si contratta in un contratto a titolo gratuito? Il terzo: il soggetto attivo non è l’imprenditore privato ma l’ente pubblico preposto alla trasmissione della cultura e della scienza. In un mercato dove tutto ha un suo prezzo (almeno così ci dicono) il lavoro di chi trasmette conoscenza non merita stipendio: non vale niente.
Marx aveva fondato la critica dello sfruttamento sulla base della duplice natura della forza-lavoro: il capitalista ne paga il valore di scambio (il suo prezzo sul mercato) ma ne impiega il valore d’uso e si appropria del suo prodotto, il plusvalore. L’elasticità di questo sistema contemplava che il lavoro potesse essere pagato di più o di meno (di solito il meno possibile) ma nessun classico - da Smith e Ricardo a Stuart Mill e Keynes, fino ai monetaristi più accaniti - si sarebbe mai sognato di stabilire che il lavoro, impiegato nel suo valore d’uso, deve essere annichilito nel suo valore di scambio e quindi non essere pagato.
Se invece l’ente pubblico stabilisce come principio la gratuità del lavoro nell’insegnamento ciò significa la rinuncia volontaria alla sua riproduzione. La cosa va presa sul serio. Forse è meglio dirlo in modo ancora più chiaro: il centrodestra vuole fare terra bruciata dell’istruzione pubblica. Ora che ha il vento in poppa vuole approfittare dell’occasione irripetibile: cancellare le generazioni che ritiene pericolose nell’insegnamento, interrompere la loro riproduzione e nel nuovo spazio reso vuoto introdurre una nuova generazione di educatori allevati a brioches e Mediaset.
Il lavoro non pagato una volta generava scioperi. Ma ciò presupponeva saldezza collettiva. I docenti a contratto gratuito non sono e non sanno essere forza collettiva. Sono una moltitudine di individui separati, ognuno ricattato nel chiuso della sua condizione personale, incline a ritenere possibile un’uscita individuale dalla propria difficoltà, indotto a pensare che la rivolta sia il mezzo peggiore per riuscirvi. Sono, in una parola, senza difesa.
Ma i loro maestri non sono così sguarniti. Professori, presidi, rettori hanno stipendi, stanno andando in pensione, e neanche Tremonti potrà sottrargliela. Hanno uno status sociale robusto, alcuni di loro sono autori conosciuti, godono di stima generale. Ma nella massima parte stanno zitti. C’è in questo un lato disumano: come possono assistere immobili e in silenzio a una prassi ministeriale, grigia e implacabile, che spenge le speranze dei loro allievi? Perfino durante la guerra la riproduzione della classe docente veniva assicurata come risorsa irrinunciabile. Come possono tacere di fronte alla cancellazione di chi si è formato nell’esercizio della critica e alla sua sostituzione con schiere di docili consumatori dell’immaginario televisivo?

Pancho Pardi

Anonimo ha detto...

Salvate il soldato Scalera
Postato in Senza categoria il 23 aprile, 2009
In questi giorni di delirio politico - tra preparazione liste, campagne elettorali, bilanci e avvisi di garanzia - è passata quasi inosservata sui giornali e nell’opinione pubblica una delle più grandi ingiustizie che la storia di questa regione abbia mai conosciuto. Una di quelle cose per cui è necessario subito scendere in piazza, manifestare, protestare, sfondare le barriere ideologiche e partitiche, mettersi per una volta tanto tutti quanti insieme per fare sentire ancora più forte la voce, per far capire ai potenti, ai politici e ai politicanti che quando è troppo è troppo, davanti a certe cose non possono pensare mica di mettere il silenziatore alle idee, alla giustizia, ai principi condivisi. Ecco perchè da questo blog, da questa piazza virtuale, vorremmo chiamare a raccolta tutti coloro che si sono sentiti offesi dall’arroganza del governo che ha voluto cancellare anni e anni di battaglie, vorremmo far sentire la voce di tutti coloro che hanno vissuto come un pugno nello stomaco della democrazia e dei diritti questo no detto in commissione bilancio all’emendamento presentato dall’amico Antonio Scalera, capogruppo dell’Udc. Lui, funzionario dello Iacp, ha proposto la nomina automatica a dirigente per tutti i consiglieri regionali che, al termine della legislatura, rientreranno al loro incarico di dipendenti regionali. In sostanza, a un anno dal termine della consiliatura, ha semplicemente pensato al futuro di tutti i pugliesi. E invece questi energumeni della politica, calpestatori di sogni e principi, hanno osato pensare che l’amico Scalera avesse pensato quell’emendamento apposta per sè, per autopromuoversi una volta tornato al lavoro dopo l’esperienza in consiglio regionale. Signori, vergogna!! Da parte nostra una sola voce per il soldato Scalera: resistere, resistere, resistere

Anonimo ha detto...

Sono senza vergogna...

Come scrive Beppe Grillo alla fine di ogni suo post:

Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

Anonimo ha detto...

Gianni Rinaldini, leader della FIOM, buttato giù dal palco. Ho visto le foto, una dopo l'altra, come al rallentatore. Sembrava la statua di Saddam Hussein a Bagdhad. La sua caduta non finiva mai. Rinaldini ha detto che: "Sono un gruppo di teppisti che hanno compiuto un esproprio". A me risulta che fossero degli operai del COBAS che hanno colpito il bersaglio sbagliato (Rinaldini è un galantuomo). Lo hanno abbattuto come un tronco secco, perché esasperati, perché i sindacati non rappresentano più (da quanti anni?) i lavoratori. Sull'esproprio Rinaldini ha ragione, ma è stato fatto, negli ultimi trent'anni, ai danni dei lavoratori e dei risparmiatori. Non ricordo la voce della Triplice contro la distruzione dell'Olivetti dell'ingegner Carlo De Benedetti. Non un sussurro per la svendita criminale e a debito di Telecom Italia a Gnutti e Colaninno da parte del compagno Massimo D'Alema. Non un fiato per lo svuotamento della stessa Telecom ad opera di Tronchetti stimato da Bertinotti e lodato in pubblico da Fassino.
Sulle politiche della FIAT, mantenuta con la cassa integrazione prelevata dalla nostre tasse per decenni, sempre e solo acquiescenza. La creazione assistita di milioni di precari? Silenzio. Il furto del TFR trasformato in azioni? Silenzio. Il gioco della torre si è trasferito sul palco. Chi sarà il prossimo a cadere dopo i sindacati? Rinaldini era l'ultima spiaggia. Se un operaio non si può fidare neppure di lui, dopo c'è il baratro. Lo psiconano parla solo a porte chiuse e circondato da venti guardie del corpo. Gli italiani lo amano a tal punto che ha paura del loro affetto. Di cosa ha paura? Della mafia e della P2? Si tranquillizzi.
Chi buttereste giù dal palco tra Violante, Pomicino, Cicchitto, Tanzi, La Russa, Geronzi, Mastella, la Carfagna, la Brambilla, Gasparri, Dell'Utri, Cuffaro? Buttereste giù il palco e lo sanno. Le piazze gli sono vietate. Per affrontarle hanno bisogno delle forze anti-sommossa. La crisi non si vede ancora perchè è finanziata dal debito pubblico e taciuta dai media. Ogni mese miliardi di euro vengono bruciati da Tremorti e da Noemi boy. Li pagheremo noi e i nostri figli. Chi sarà il prossimo a cadere dalla torre dopo i precari e i lavoratori del settore privato? Forse i quattro e più milioni di dipendenti pubblici? Forse i dodici e più milioni di pensionati? Tloc, tloc, tloc. Le pale dell'elicottero cominciano a girare.

Anonimo ha detto...

in effetti siamo alla frutta...

nel frattempo l'avvocato Mills è stato "LEGGERMENTE" condannato a 4 anni e 6 mesi perchè corrotto da Berlusconi.
Il Silvio nazionale però andrà a riferire subito in parlamente. Naturalmente i giudici hanno frainteso...maledette toghe rosse...

Anonimo ha detto...

Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno”. Lo dice Gesù all’apostolo Tommaso, che ha dovuto infilare la mano nella piaga del costato per credere nella resurrezione.
Il processo Berlusconi-Mills (noto a tutti, grazie a un’informazione serva, soltanto come il “processo Mills”: si diceva il corrotto, ma non il corruttore) non ha nulla di spirituale né di trascendente. E’ una sporca storia di corruzione, il paradigma del modus operandi di Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Un grande corruttore che ha sempre comprato tutto e tutti, avendo sempre avuto la fortuna di incontrare gente comprabile.

lI suo gruppo comprava la Guardia di Finanza perché chiudesse gli occhi sui libri contabili taroccati. Comprava politici, da Craxi in giù, in cambio di leggi à la carte. Comprava giudici, da Vittorio Metta in giù, per vincere cause civili perdute in partenza, come quella che scippò la Mondadori a De Benedetti per dirottarla nelle mani del Cavaliere. Pagava persino la mafia, per motivi facilmente immaginabili. Per sapere tutto questo non era necessario attendere la sentenza di ieri: bastavano tutte le altre, emesse negli ultimi 15 anni nella beata indifferenza della quasi totalità della stampa e della totalità della televisione, per non parlare della cosiddetta opposizione.

Ora il Tribunale di Milano ci informa che il Cavaliere comprò con 600 mila dollari anche un falso testimone, il suo ex consulente inglese David Mackenzie Mills (che gli aveva costruito un sistema di 64 società occulte, nei paradisi fiscali), per garantirsi “l’impunità e i profitti” nei processi Guardia di Finanza e All Iberian. Il tutto nel 1998-99, quando era già travestito da politico, aveva già guidato un governo e si accingeva a guidarne altri due. Ma anche questo si sapeva da anni. O meglio: lo sapeva chiunque avesse dato un’occhiata alle carte del processo o ne fosse stato informato. La sentenza doveva semplicemente sanzionare penalmente una condotta già assodata. Perché uno dei due protagonisti, David Mills, aveva confessato tutto al suo commercialista Bob Drennan, in una lettera che pensava sarebbe rimasta top secret: “… la mia testimonianza (non ho mentito ma ho superato curve pericolose, per dirla in modo delicato) aveva tenuto Mr B. fuori da un mare di guai nei quali l’avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo… Nel 1999 mi fu detto che avrei ricevuto dei soldi… 600 mila dollari furono messi in un hedge fund… a mia disposizione…”.

Purtroppo per lui (e per “Mr B.”), Drennan lo denunciò al fisco inglese, così la lettera finì sul tavolo dei pm milanesi. Interrogato a botta calda, Mills confessò a verbale che era tutto vero, salvo poi ritrattare con una tragicomica e incredibile retromarcia. La sentenza di ieri aggiunge la sanzione a ciò che chi voleva o poteva sapere già sapeva: il nostro presidente del Consiglio è, per l’ennesima volta, un corruttore, per giunta impunito per legge. Ha comprato un testimone in cambio di una falsa testimonianza. Un reato commesso per occultarne altri, a loro volta commessi per nasconderne altri ancora. Ora che è di nuovo al governo, per garantirsi l’impunità non ha più bisogno di corrompere nessuno: gli basta violare la Costituzione con leggi come la Alfano, approvata e promulgata nell’indifferenza di chi avrebbe dovuto contrastarla e respingerla. La stessa indifferenza, salvo rare eccezioni, ieri ha accolto un verdetto che in qualunque altro paese avrebbe portato su due piedi all’impeachment. Lo stesso silenzio di Mills. Che però, almeno, si faceva pagare bene.

Anonimo ha detto...

Poveri consiglieri regionali così maltrattati e sfruttati dai cittadini, lavorano come asini senza sosta vedi i nostri: lospinuso, costantino e brizio.
per poche migliaia di euro al mese sono costretti nel weekend ad occuparsi del nostro affamato territorio pieno di disoccupati e cassaintegrati che non riescono a far più la spesa.

Anonimo ha detto...

FERMATE FRANCESCHINI PER PIACERE!!!

ad annozero ha appena detto che in italia C'E' libertà di stampa...

Il pd rischia seriamente di non superare la soglia di sbarramento alle europee...

TerzodiCamollia

Claudio Perrone ha detto...

vi invito a firmare questa petizione:

http://www.firmiamo.it/iovotofuorisede

in tutti gli stati dell'unione europea, gli studenti fuori sede possono votare nella città che hanno scelto per i loro studi.
In Italia noi studenti fuori sede non possiamo farlo. Ci viene concesso solo un piccolo sconto sull'acquisto dei biglietti ferroviari per raggiungere la città di residenza. Lo sconto però viene applicato SOLO sui treni REGIONALI o ESPRESSI. Quindi di fatto è inutilizzabile da chi deve farsi 800-900 km per tornare a casa (provate a farvi un viaggio di 800 km con un regionale...).
Tuttavia i militari, che avrebbero le possibilità economiche per spostarsi, possono votare ovunque...e lo stesso vale per i reclusi.
Probabilmente noi studenti saremo la classe dirigente di domani, ma non ci viene permesso di scegliere i dirigenti di oggi.

Questo è il link dell'articolo apparso su repubblica:

http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/scuola_e_universita/servizi/elezioni-fuorisede/elezioni-fuorisede/elezioni-fuorisede.html


grazie