Le reazioni a Laterza.
L'aggressione avvenuta mentre si sparavano i fuochi d'artificio. Il sindaco: basta con i giri di parole, pene severe
Nel cielo notturno i fuochi della festa, sulla strada che fiancheggia la pineta comunale, in periferia del paese, l’orrore. Agguato per una coppia di fidanzatini: lui legato, lei violentata, entrambi rapinati. La notizia piomba sul giorno della fiera-mercato, nel cuore dei festeggiamenti in onore della Mater Domini, patrona di Laterza, e lo scompagina. Lo marchia a fuoco, tra rabbia e indignazione, sgomento e paura, man mano che l’accaduto, «globalmente» rituale, sfuma nel qui ed ora laertino, scontornandosi in tutta la sua ferocia: succede anche a Laterza, la brutalità abbatte barriere e distanze. «Atto inqualificabile, vergognoso» dice alla «Gazzetta» il sindaco Giuseppe Cristella. Difficile trovare le parole. Il sindaco le cerca, le mette insieme: «Non capisco come possa essere successo, lì, su quella strada così trafficata» aggiunge. Già, come? La risposta che resta sospesa, allo smarrimento aggiunge preoccupazione: se il luogo diventa un dettaglio, l’accaduto dilata, se possibile, lo sconcerto e l’umanità tradita. «C'è bisogno di pene severe, basta con i giri di parole» aggiunge il primo cittadino di Laterza: «Come sindaco e come padre dico che atti come questo non sono più tollerabili, ne va del futuro dei nostri giovani, dei nostri luoghi». Poi Cristella trova le parole più severe, rafforzando il concetto: «Certezza della pena, o è tutto inutile». Intanto, mentre in paese unanimi sentimenti di repulsione e di condanna si rincorrono, Facebook dà voce alla laertinità diffusa. Sul web e in ogni parte d’Italia. Un ventaglio di commenti: la violenza è nell’angolo, ma non cede, sa come liberarsi. C'è chi resta «senza parole», chi mette in guardia dalle «speculazioni inevitabili», chi teme i «riflettori puntati sulla paura», chi invita a «non lasciarsi scivolare tutto addosso». E c'è chi, collegando l’e pesodio laertino a quello, analogo, accaduto pochi giorni fa a Palagiano, parla di «degrado culturale e morale» indicandolo come humus per «delinquenza e malfattori». Il pensiero di don Franco Conte, parroco in San Lorenzo e arciprete, richiama i valori dell’esistenza. «Leggere la cronaca di quanto sembra ormai giunto persino nel nostro territorio diventa opprimente, crea disagio interiore. Non è possibile constatare e fare ipotesi, usando sempre il condizionale. Chi percepisce l’urgenza di reagire, reagisca». I valori, si diceva: «Basta con le genericità, si cominci a percorrere le vie della ragionevolezza, del convincimento, ma soprattutto le vie di un grande rigore morale, di una esemplarità crocifiggente, di una fedeltà alla verità e alla giustizia». Un «humus» altro, insomma. Don Franco: «Chi avverte la gravità di queste situazioni, ma soprattutto chi forse fino a ieri ha insegnato a credere che tutto sia lecito e permesso, cominci a dire, a reagire; metta in conto di non essere compreso, di essere giudicato, di essere guardato male, modelli il proprio comportamento con uno stile diverso da quanto non accetta intorno a sé, ricordando che nulla di quanto denunciamo negli altri ci è completamente estraneo». Chiede di mandare «un messaggio in controtendenza» don Franco, cita don Milani e la non violenza: «Se non salveremo il mondo, ci salveremo almeno l’anima». La messa chiama (san Lorenzo «ospita» in questi giorni la Mater Domini), don Franco va. Ma è un po' meno festa.
da La Gazzetta del Mezzogiorno
di Francesco Romano
2 commenti:
Le parole di Don Franco ci devono richiamare alla ragionevolezza e ad una moralità che a Laterza è andata persa.
Ha Laterza c'e' un humus ricco e forte per la deliquenza.
Spaccio, Usura, Pizzo(?), Falsari, Bomba, Avvisi di Garanzia che rinnegano e sottolineano che la certezza della pena non esiste e chi la richiama non la vuole veramente.
Laertini, che cosa siamo diventati.
Una carta da parati di falsa moralità che nasconde i mali piu' forti della società.
togli pure il punto interrogativo dopo "Pizzo"...
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