giovedì 29 novembre 2007

il nuovo nome, forse ....

Il merito e il salario di Pietro Ichino

Il presidente di Confindustria, Montezemolo, ha rilanciato con forza, in questi giorni, la parola d’ordine della meritocrazia; e il segretario della Cisl, Bonanni, gli ha risposto positivamente: «Il nostro obiettivo è lavorare meglio e di più, per produrre e guadagnare di più». Su questo tema, invece, la Cgil resta abbottonata. Questa sua riluttanza non risponde a ragioni tattiche contingenti: ha radici profonde nella cultura della sinistra. E niente affatto disprezzabili.
A sinistra l’idea dominante è che la produttività non sia un attributo del lavoratore, bensì dell’organizzazione aziendale in cui egli è inserito. «Prendi un ingegnere bravissimo e mettilo a spaccare le pietre: otterrai probabilmente un lavoratore molto meno produttivo di uno spaccapietre analfabeta». Se, poi, nessuno domanda pietre, entrambi stanno fermi e la produttività di entrambi è zero. Nel dibattito di tutto lo scorso anno sui nullafacenti del settore pubblico, questo è stato immancabilmente il concetto che veniva contrapposto all’idea di commisurare le retribuzioni anche ai meriti individuali: «Il risultato penosamente basso di molti uffici — si è detto da sinistra — ma anche il difetto di impegno di molti impiegati dipendono dal pessimo livello di organizzazione e strumentazione ».
C’è del vero in questo argomento; ma a sinistra si cade spesso nell’errore di fermarsi qui. È l’errore che il grande Jacovitti rappresentò con l’indimenticabile vignetta dove una mucca dall’aria torpida e pigra diceva: «Sono una mucca per colpa della società». La realtà è che la produttività del lavoro dipende da entrambe le variabili: sia dall’organizzazione, e talvolta da circostanze esterne incontrollabili, sia dalla competenza e dall’impegno del singolo addetto. E conta anche il suo impegno nel cercare l’azienda dove il proprio lavoro può essere meglio valorizzato.
Commisurare interamente la retribuzione al risultato significa, certo, scaricare sul lavoratore tutto il rischio di un esito negativo che può non dipendere da suo demerito. Ma garantire una retribuzione del tutto stabile e indifferente al risultato significa cadere nell’eccesso opposto: così viene meno l’incentivo alla fatica del far bene il proprio lavoro e del muoversi alla ricerca del lavoro più utile, per gli altri e per se stessi. Questa stabilità e indifferenza della retribuzione è la regola oggi di fatto imperante in tutto il settore pubblico, ma troppo largamente applicata anche in quello privato, per effetto di contratti collettivi che lasciano uno spazio del tutto insufficiente al premio legato al risultato.
E questo è uno dei motivi —insieme, certo, a tanti altri difetti strutturali e imprenditoriali — della bassa produttività media del lavoro nel nostro Paese. Per uno stipendio magari basso, che però matura qualsiasi cosa accada, ci sono sempre i lavoratori che si impegnano a fondo, se non altro per rispetto verso se stessi, e si ribellano alle situazioni di improduttività; ma ce ne sono sempre anche altri che se la prendono comoda, fino al limite del non far nulla. Un’iniezione di meritocrazia nei contratti collettivi e individuali fa certamente bene anche a questi ultimi.

Pietro Ichino
(Corriere della Sera - 26/11/2007)

mercoledì 28 novembre 2007

CONFERENZA DEI SEGRETARI REGIONALI

La riunione della Conferenza dei Segretari regionali tenutasi a Roma martedì 20 novembre, ai sensi dell’art. 6 del Dispositivo finale dell’Assemblea Costituente nazionale, ha deliberato quanto segue:

1. Le assemblee degli elettori del 14 ottobre, ai fini del radicamento territoriale del Partito Democratico, si terranno nei mesi di Dicembre e di Gennaio.

2. Il livello di radicamento del PD sono i Circoli territoriali. La definizione di “circolo territoriale” è da ritenersi provvisoria in quanto il nome definitivo verrà indicato negli Statuti.

3. I Circoli che si costituiranno in questa prima campagna di insediamento territoriale avranno come base elettorale quella corrispondente ai confini stabiliti, con criteri oggettivi, dal comitato provinciale. Questo comporterà che ad ogni Circolo afferiranno uno o più seggi elettorali delle primarie del 14 ottobre.

4. Nell’arco temporale definito al punto 1 saranno chiamati a partecipare alle Assemblee dei Circoli territoriali tutti gli elettori del 14 ottobre ai quali verrà consegnato un attestato di partecipazione, preparato e distribuito dall’esecutivo nazionale del PD.

5. Tali assemblee eleggeranno i delegati per l’Assemblea provinciale. Nelle realtà in cui si costituirà a livello comunale un solo circolo territoriale, l’Assemblea eleggerà un proprio coordinamento. Laddove il coordinamento provinciale abbia stabilito, d’intesa con il Coordinamento regionale, l’esistenza di più circoli nella stessa città si potranno eleggere i delegati per il livello comunale

6. La platea dell’Assemblea provinciale è composta dalla somma dei delegati dei circoli e dal coordinamento provinciale esistente, mentre quella comunale o di zona è composta dai soli delegati. A queste platee compete l’elezione dei segretari dei livelli organizzativi corrispondenti.

7. Le modalità di voto delle assemblee di circolo saranno decise dai coordinamenti regionali.

8. I Segretari regionali d’intesa con i Coordinatori provinciali stabiliscono un criterio oggettivo per la definizione delle dimensioni delle platee provinciali.

9. Quanto stabilito in questa delibera per le organizzazioni provinciali vale anche per le organizzazioni territoriali istituite ed equiparate ai provinciali dalle Assemblee Costituenti regionali.

martedì 27 novembre 2007

PRIMARIE A MARZO PER I GIOVANI DEL PD

I giovani chiedono di partecipare attivamente alla vita del Partito Democratico dando vita ad un movimento giovanile nuovo. E’ questo il contenuto della lettera inviata al segretario del Pd Walter Veltroni che questa mattina ha accolto e rilanciato l’idea. «Penso che il movimento giovanile del Pd – ha affermato in una conferenza stampa affiancato dal suo vice Dario Franceschini - possa nascere con le primarie davanti alle scuole, alle università, alle discoteche».


Le primarie, che dovrebbero avvenire senza liste e con candidature libere, si svolgeranno a marzo. «Predisporremo – ha aggiunto - banchetti che saranno allestiti in tutti i luoghi abituali dei giovani».

Per candidarsi bisognerà non avere superato i 30 anni e averne compiuti almeno 15. «Basterà semplicemente – ha spiegato - candidarsi e essere votati. E' un investimento sui giovani con i quali il Pd è nato». Una formazione che vuole rifarsi a quelle in cui anche lui e il suo vice sono cresciuti, la Fgci e il movimento dei giovani della Dc. Il vicesegretario del Pd Dario Franceschini ricorda con orgoglio il patrimonio di quei movimenti: «Io e Walter – ha, infatti, aggiunto Franceschini - iniziammo da lì e fu una palestra di formazione straordinaria. In più il movimento dei giovani del Pd sarà sin da subito una mescolanza di esperienze diverse ma coinvolgerà anche chi vuole cominciare ad affacciarsi alla politica».

Presenti alla conferenza anche i protagonisti di questa avventura, dai leader dei giovani di Margherita e Ds a volti nuovi ed entusiasti. «Saremo come le formiche del cartone animato 'A bug's life' – ha affermato con una metafora Mattia Stella, giovane collaboratore dell'assessore alle Politiche giovanili del comune di Roma - : tanti animaletti da soli non possono fare nulla, ma uniti salvano il popolo delle formiche dall'assalto delle cicale».

«Vogliamo – ha voluto aggiungere amche Pina Picerno dei Giovani della Margherita - coinvolgere tutti, al di là dei partiti . Sarà un'avventura intrapresa con molta leggerezza. Sarà un impegno deciso e faticoso, sorridente e spensierato». «Dovrà essere – ha puntualizzato Fausto Raciti della Sinistra Giovanile - un percorso il più aperto, plurale e diversificato possibile».

Ed in attesa delle primarie, i giovani del Pd potranno farsi sentire attraverso il loro sito internet: www.fermentidemocratici.ilcannochiale.it.

venerdì 23 novembre 2007

DOPO IL 24 NOVEMBRE, RADICAMENTO TERRITORIALE DEL PD

In questi ultimi giorni ed ore affiorano alcune domande cogenti sul processo di radicamento territoriale del Partito Democratico. Un processo complesso e indefinito che al momento è oggetto di discussione nella commissione statuto nazionale e nella conferenza dei segretari regionali coordinata da Veltroni.

Personalmente non è stato facile decifrare l’orientamento che si sta assumendo per cui sinteticamente riporto quello che ho compreso dalla lettura, dal confronto con gli altri delegati e partecipanti alla costruzione del Partito Democratico. Quello che segue perciò è una libera interpretazione che può essere inesatta ed è per questo che vi invito ad inviarmi le vostre impressioni e commenti al processo di radicamento del Pd.

ORGANIZZAZIONE COMUNALE

Il livello comunale sarà organizzati in circoli (definizione provvisoria) corrispondenti ad almeno un seggio elettorale delle primarie, circoli formati da tutti gli elettori del 14 ottobre. Nei comuni con un solo circolo, l’assemblea di circolo eleggerà un coordinamento comunale (più o meno l’organizzazione comunale della Margherita). Nei comuni con più di un circolo, ciascuna assemblea di circolo eleggerà i delegati che comporranno l’assemblea (detta anche “platea”) comunale. Non è chiaro quanti saranno i delegati per circolo – per cui sicuramente le norme successive chiariranno tali numeri-.

Le stesse assemblee di circolo dovranno eleggere i propri delegati all’assemblea provinciale. Il coordinamento di circolo o, nel caso di più circoli in un solo comune, i delegati eletti dalle assemblee di circolo, eleggeranno un segretario comunale (che sarà quindi un eletto di secondo grado). In questo caso non si capisce la data di elezione del segretario comunale.

ORGANIZZAZIONE PROVINCIALE

L’assemblea provinciale ( o coordinamento provinciale) sarà formata da:

  1. i delegati per l’assemblea provinciale eletti dai circoli comunali;
  2. i delegati nazionali e regionali eletti il 14 ottobre nella provincia;
  3. (se aderenti al PD) il sindaco e capogruppo consiliare del comune capoluogo di provincia, il presidente e capogruppo consiliare della provincia; i consiglieri regionali, e i parlamentari.

Non è stato definito quanti delegati saranno designati dai circoli comunali?

L’assemblea provinciale così formata eleggerà il coordinatore provinciale. La data di elezione non sembra individuata anche se è indicata per fine gennaio e inizi di febbraio.

Franco Catapano
info@francocatapano.it

Rai, la solitudine del Cavaliere

COSA AVREBBE SCRITTO ENZO BIAGI SULLE INTERCETTAZIONI DELLA RAI?
LO STRANO DESTINO RIVELA SOLO DOPO LA SUA MORTE CHE VI ERA UN CHIARO DISEGNO PER AFFOSSARE LA RAI.
Di seguito riportiamo un bel articolo apparso oggi su Europa.


L’unica certezza, per ora, è che le riforme della Rai e del sistema tv si possono fare con tutti, ma non con Berlusconi. Il primo effetto concreto dello scandalo che ha travolto l’azienda pubblica è di avere eliminato dal menù del dialogo la portata che al fondatore di Forza Italia sta più a cuore. Nessuno scambio, nessuna trattativa. Se le condizioni per un’accelerazione della legge di riforma della Rai ci sono, al tavolo sembrano essere invitati tutti tranne Forza Italia che, per la verità, sembra interessata solo a frenare. In commissione lavori pubblici al senato, il partitoazienda ha presentato 1300 dei circa 1500 emendamenti complessivi al disegno di legge Gentiloni di riforma della governance di viale Mazzini.
Il partito del Cavaliere sembra avere tutto l’interesse a mantenere lo status quo in un’azienda già provata dal caso Petroni e che anche ieri il direttore generale Cappon ha definito giunta «a un punto di non ritorno». O si cambia o si muore. O diventa un’azienda normale oppure è destinata a fare la fine di Alitalia. Il leader del Partito democratico Walter Veltroni è tornato a proporre una ricetta forte (i pieni poteri a un amministratore delegato), ancora più radicale dell’ipotesi messa a punto dal ministro Gentiloni. «L’importante è garantire l’efficienza gestionale e l’autonomia dell’azienda dalla politica e dai partiti» fanno sapere dal ministero di largo Brazzà. La speranza del ministro è di compattare la maggioranza sulla sua proposta «ma non c’è una pregiudiziale a un contributo dell’opposizione».
Dopo lo strappo del Cavaliere si guarda alle mosse di Udc e Alleanza nazionale. Nessuno si illude. Anche perché la riforma della Rai potrebbe finire per incrociare quella del sistema tv che, superato il passaggio in commissione alla camera, dovrebbe essere calendarizzata per metà gennaio. L’ipotesi che An possa sfruttarla per “ricattare” l’ex alleato è remota ma non infondata. Ieri mentre Berlusconi parlava di «sciacalli in azione» sulle intercettazioni Rai, Gianfranco Fini riconosceva che la riforma delle tv è urgente così come quella del conflitto d’interessi, pur confermando una sostanziale bocciatura del disegno di legge del governo. Sulla Rai «siamo aperti al confronto, ma fin qui non è stato possibile in quanto manca una proposta della sinistra, perché il ministro Gentiloni ha una posizione e Veltroni ne ha un’altra» faceva sapere Maurizio Gasparri, padre della legge in vigore. Che però aggiungeva: «Naturalmente tutte le leggi possono essere cambiate, quindi anche quella che porta il mio nome. A titolo personale, ritengo che vada attuata quella parte della normativa che prevede la privatizzazione della Rai». Anche l’Udc ha sempre detto di essere disposta a votare solo una legge che preveda la privatizzazione di un canale Rai, ipotesi però inaccettabile per la sinistra radicale. L’unica certezza, per ora, è che se il Cavaliere resta l’interlocutore principale del Partito democratico sul terreno della riforma elettorale, sulle tv il dialogo sembra essere impossibile. Lo «scambio» è stato escluso espressamente ieri proprio da Gentiloni. L’auspicio di un’apertura di dialogo sulle «regole del gioco» avanzata da Gianni Letta nel suo articolo di qualche giorno fa, non ha raccolto sponde nel centrosinistra. E dopo lo scandalo Rai-Mediaset una Grosse Koalition sulle tv è pura fantasia.


GIOVANNI COCCONI

Europa, 23-11-2007

giovedì 22 novembre 2007

Un partito nuovo e di tutti anche a Taranto

Accadono “cose nuove” anche in politica. Le volte che accadono i cittadini le apprezzano premiando sia la novità che l’innovazione. La nascita del Partito Democratico conferma e rafforza questa tesi. Nella provincia di Taranto circa 29.000 cittadini hanno riposto la loro fiducia nella nascita del “partito nuovo”. Un grande evento democratico che responsabilizza i 76 delegati regionali e nazionali che il 24 novembre si riuniranno per iniziare il processo di costruzione del Pd in terra jonica.

La democrazia però assomiglia al successo, non è facile conquistarla ma è più difficile mantenerla. A Taranto il rischio di sbagliare è più alto che altrove. Non a caso negli ultimi giorni si sono succeduti articoli assennati da parte di Michele Pelillo, Luigi Paolo Morea e Gigi Conte.

Tuttavia Walter Veltroni ha chiaramente individuato nella discontinuità e pluralismo le coordinate di riferimento per la costruzione del Pd.

La discontinuità non può che essere nei metodi e nei volti, un cambiamento atteso e necessario sei si vuole essere innovativi. Pluralismo vuol dire andare oltre le liste e le correnti per sostenere idee e contenuti nuovi affinché tutti si sentano coinvolti nel processo di radicamento territoriale.

Personalmente penso che la trasparenza delle decisioni e la definizione del ruolo di coordinatore ed esecutivo provinciale sono le prime cose da discutere. La mia proposta è quella di sperimentare una struttura articolata su una doppia forma di responsabilità:

1) Un esecutivo snello di tipo politico-organizzativo (rappresentativo dei territori);

2) L’organizzazione di aree tematiche (incubatori di idee) aperti ai non eletti alle primarie. Alle stesse, coordinate da personalità di spicco nelle diverse aree, spetterebbe il compito di definire programmi e proposte vincolanti per gli organi dirigenti del partito. L’esecutivo politico-organizzativo si completerebbe dunque con i coordinatori delle diverse aree tematiche.

Sciogliendo preliminarmente questi nodi appare più semplice tracciare la figura di un coordinatore provinciale che deve essere assolutamente un giovane uomo o donna, capace di inserirsi nell’asfittico dibattito politico per attivare un dialogo costante con l’esterno e i cittadini. In sintesi una figura non implicata nelle vecchie e dolorose divisioni interne dei partiti jonici, capace di interpretare quello che c’è fuori e non solo quello che c’e dentro. Un chiaro segnale di rinnovamento anche per avvicinare le nuove generazioni alla nuova stagione politica.

Mi rendo conto che il compito è impegnativo e difficile, colmo di sfide e di ostacoli, ma il rispetto verso il popolo delle primarie ci impone di cambiare.

Franco Catapano

Delegato all’assemblea costituente regionale

FISSATE PER IL 24 NOVEMBRE LE ASSEMBLEE PROVINCIALI DEL PARTITO DEMOCRATICO

Si avvicina la data delle Assemblee provinciali del Partito Democratico.

Le assemblee convocate dal Segretario Regionale Michele Emiliano prevedono l'elezione del Coordinatore con voto segreto. Ai sensi dell'art. 5 del dispositivo finale dell'Assemblea Costituente nazionale risulterà eletto il candidato che avrà ottenuto la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, con eventuale ballottaggio tra i primi due.

Successivamente si procederà alla istituzione del Coordinamento provinciale costituito dagli eletti nelle Costituenti nazionale e regionale nonchè, qualora non ne facessero parte , il Sindaco e il Capogruppo consiliare del PD del Comune capoluogo, il Presidente della Provincia e il Capogruppo provinciale, i consiglieri regionali e i Parlamentari aderenti ai gruppi del PD.

Vi ricordiamo che i Coordinamenti provinciali possono allargarsi ad altre persone con il voto favorevole di due terzi dei componenti dello stesso. In seguito Il Coordinamento provvederà all'elezione del Presidente al suo interno.

DI SEGUITO I LUOGHI DOVE SI SVOLGERANNO LE ASSEMBLEE COSTITUENTI SABATO 24 NOVEMBRE

BARI : Sala Tridente - FIERA DEL LEVANTE- ore 09.00

BAT : Trani , Auditorium "San Luigi" - Piazza Mazzini - ore 09.00

TARANTO : Audutorium Masseria Vaccarella - via per Monteiasi - quartiere Paolo VI - ore 09.00

BRINDISI : Biblioteca Provinciale - ore 09.00

LECCE : Hotel PRESIDENT - Lecce -

FOGGIA : Biblioteca Provinciale - Viale Michelangelo - Foggia ore 17.00

mercoledì 21 novembre 2007

il nuovo simbolo

Cchiu’ pilu ppi tutti: Parrucconi e parrucchini

Il primo pensiero, affettuoso e solidale, non può che andare ai figli. Perché lui, nonno Silvio, ha di nuovo giurato sulle loro teste. Amorevolmente intervistato da Augusto Minzolini sulla Stampa, Bellachioma ha negato di avere qualcosa a che fare con il nuovo partito bifamigliare Storace-Santanchè. E visto che non ci credeva nemmeno lui ha aggiunto: «Ho giurato sui miei figli che non ne sapevo niente».
L’ultima volta che aveva messo di mezzo la testa della prole era stato il 22 novembre 1994, quando ricevette il primo invito a comparire per le tangenti alla Guardia di Finanza e assicurò che la Fininvest non fa certe cose. Naturalmente era una balla: manager corruttori e finanzieri corrotti furono puntualmente condannati. Ma i Berluschini non ne subirono alcuna conseguenza. Stavolta vedremo. Per il resto l’ometto che ieri ha fondato il nuovo Partito del popolo della libertà, o Partito della libertà, o Partito del popolo, o Popolo del partito, o Libertà del popolo, o Libertà del popolo partito, pare lo stesso del 1994. A parte i 13 anni e i 13 capelli in più. Ora come allora, dice che «il partito nasce dal basso»: infatti lo fonda lui, che è 1 metro e 60.

La lunga retromarcia verso le origini, anzi verso l’infanzia, prevede il replay dell’«appuntamento con la Storia» e del «pericolo di un futuro illiberale e incerto» (frasi copiate dal discorso della «discesa in campo», solo che stavolta gli illiberali non sono i comunisti, ma gli alleati); la diretta adorante di Emilio Fede; l’accenno alla «forza morale» del nuovo partito (infatti Dell’Utri s’è detto d’accordo e Previti anche); il ritorno in regìa di Giuliano Ferrara (che ultimamente, a corto di padroni da servire, stava per iscriversi al Partito democratico); il disprezzo per la «vecchia politica dei parrucconi» (parrucchini e trapianti per tutti); l’alzo zero sulla «classe politica degli anni 80 che ci lasciò la pesante eredità del debito pubblico», per la gioia di Stefania Craxi, De Michelis, Pomicino, Biondi, Pisanu, Cicchitto e altri riciclati o figli d’arte (a proposito: chissà che ne dice il Platinette Barbuto testè ripescato).

Il ritorno agli albori è sottolineato anche dal tasso decisamente notevole di gnocca alla conferenza stampa, da cui erano perciò esclusi Bondi e Cicchitto (Gustavo Selva s’è imbucato all’ultimo momento, a bordo della consueta ambulanza). Unici elementi di continuità col recente passato: la prescrizione fresca di giornata che l’ha salvato dall’ennesimo processo per falso in bilancio grazie ai suoi onorevoli avvocati; le balle spaziali sul fatto di non aver mai pensato alla «spallata» anti-Prodi; e le cifre sparate a casaccio, tipo quella dei «10 milioni di firme ai gazebo» (su You-tube c’è chi dimostra di aver votato una dozzina di volte, anche coi nomi di Riina, Gelli e Hitler).

Come la Nazionale di Donadoni, Bellachioma dà il meglio di sé quando è disperato. Nel ’94 temeva di finire in galera e di fallire per debiti: scongiurò brillantemente entrambe le evenienze. Stavolta aveva puntato tutto sulla caduta di Prodi: non gli è riuscito di comprare nemmeno mezzo senatore, Casini lo snobba, Fini

minaccia financo di accorgersi del conflitto d’interessi e parla addirittura di «legalità», Bossi gli fa gli scherzi.Se nel ’94 tutti saltavano sul carro del vincitore, oggi fanno a gara nel percorso inverso. Ieri il Giornale della ditta, pensando di far cosa gradita, pubblicava le gigantografie di «Tutti gli amici di

Silvio»: Storace, Santanchè, Brambilla, Giovanardi e Rotondi. Trascinatori di folle. Ma lui confida molto in Bordon e Dini, per dire com’è ridotto. È talmente all’angolo che non parla più di «brogli comunisti», anzi elogia gli «uomini di buona volontà» del Pd, coi quali vorrebbe tanto mettersi d’accordo perché lo trattano molto meglio degli ex alleati. Lo scambiano addirittura per un interlocutore in vista della riforma elettorale, lui che non ha mai capito una mazza di proporzionale e maggioritario (però «me l’ha spiegata Giuliano Ferrara»), oscillando fra l’uno e l’altro a seconda di dove lo portava il portafoglio. Insomma, lui ci conta molto: ogni volta che ha un piede nella fossa, arriva sempre il centrosinistra a salvarlo.
Basterà invitarlo a tavola per un bel governissimo senza le ali estreme, e tornerà come nuovo. Riusciranno i nostri eroi a resuscitarlo per la terza volta?

Marco Travaglio - da l'Unità

PD: CIRCOLI E FORUM PER COINVOLGERE I CITTADINI

La nomina transitoria dei coordinatori provinciali e l'avvio dei forum tematici ma soprattutto la costruzione di circa 8000 circoli del Partito Democratico in tutta Italia. E' questa la tabella di marcia dei lavori delineata oggi nella nuova sede del Partito Democratico. A compilarla al fianco del segretario Walter Veltroni e del coordinatore Goffredo Bettini i segretari regionali del Pd. «Tra dicembre e gennaio – ha spiegato il segretario al termine dell’incontro - lavoreremo per costruire 8 mila circoli del Partito democratico in tutta Italia per portare il partito nei luoghi dove c'è la gente». «Ma al tempo stesso – ha però tenuto a precisare illustrando le modalità in cui il nuovo partito si radicherà sul territorio - , il coinvolgimento sarà fatto con modi nuovi». I circoli del Pd avranno, infatti, caratteristiche e collocazioni diverse rispetto alle sedi tradizionali dei partiti e saranno utilizzati anche mezzi nuovi di coinvolgimento come internet e le nuove tecnologie.
«Dobbiamo lavorare – ha concluso Veltroni - per costruire il Partito democratico attraverso il coinvolgimento del popolo delle primarie e non solo».
«E' andata molto bene e abbiamo preso decisioni all'unanimità. Ora – ha aggiunto Bettini - dobbiamo mettere il Pd con i piedi per terra, dobbiamo implementare l'esperienza democratica delle primarie e raccogliere entusiasmo, attese e speranze. Ci siamo dati un calendario di lavori – ha continuato - che si può riassumere in tre punti: l'elezione in forma transitoria delle strutture provinciali «che gestiranno la fase costituente fino alle decisioni della commissione statuto», la costruzione dei circoli di base e l'avvio dei forum».
«Il 24 novembre – ha poi spiegato più dettagliatamente affrontando il primo punto - ci sarà la nomina dei coordinatori provinciali e c'è stata una risposta alla sollecitazione mia e di Veltroni perchè ci fosse una grande rappresentanza femminile. In Calabria ad esempio c'è la scommessa di nominare 5 donne coordinatrici provinciali. Sarebbe un fatto simbolico e concreto importante».
Altra tappa decisa la costituzione dei circoli di base, il modo «per tornare a stare dove la gente vive, lavora, studia e la parola d'ordine è costruirne ottomila tra dicembre e gennaio».
«Si è preso atto – ha, infatti, evidenziato Bettini - di una fase di grande dinamismo politico del Pd che in un mese ha creato uno scenario politico italiano totalmente nuovo ed ha preso iniziative dalla legge elettorale alla sicurezza, che hanno stabilizzato il governo. Ora si tratta – ha continuato - di implementare la straordinaria esperienza delle primarie e raccogliere l'entusiasmo di tante persone».
«Daremo – ha poi aggiunto - un attestato a tutti coloro che parteciperanno alla fondazione dei circoli con una frase di Walter sul rinnovamento della politica e il nuovo simbolo». Un documento che testimonierà «che si è voluto fare un passo in più rispetto ad andare a votare alle primarie».
Ultimo punto affrontato nel corso della riunione: i forum tematici. «Io personalmente – ha affermato Bettini - li immagino molto aperti con il coinvolgimento di competenze e risorse della società italiana».
Forum che «dovranno - ha chiarito ancora Bettini - essere molto aperti perchè abbiamo bisogno come il pane di ripensare l'Italia e i suoi problemi in modo approfondito valorizzandone talenti e risorse. In questo senso i partiti tradizionali si erano troppo rinsecchiti».
Forum che avranno il compito di istruire temi su cui chiamare gli elettori a decidere. «Penso ad esempio – ha spiegato - al tema del testamento biologico, ma anche della cultura. Coinvolgere la società - ha concluso - è un obiettivo del Pd».

martedì 20 novembre 2007

La seconda discesa in campo contro i politici «parrucconi»

Silvio «Pa-Peròn» Berlusconi, come lo battezzò Cossiga, ha estratto dal cilindro una nuova sorpresa: il Partito del Popolo Italiano delle Libertà. Diranno gli scettici che, dati ufficiali alla mano, è il 157˚. In coda a creature lillipuziane quali il «Patto Cristiano Esteso» o il «Movimento Ultima Speranza». Ma lui ne è sicuro: diventerà il punto di riferimento di decine di milioni di italiani. Così grande che Forza Italia vi si «scioglierà dentro». Così ecumenico che spera «aderiscano tutti, nessuno escluso ». Così adatto ai tempi, spiega nella prefazione a un libro di «Magna Carta», da stare «nel solco dei valori del cristianesimo, del liberalismo, del socialismo democratico, della laicità». Un partito-tutto. Contro i partiti e i partitini. Ma soprattutto contro «i parrucconi della politica ».

Certo, c’è chi avrà buon gioco a ridacchiare sulla eccentricità di un pelato che, sia pure sottoposto alla messa a dimora di folte chiome luccicanti, dichiara guerra ai parrucconi. Per non dire del brevilineo che muove battaglia ai nani. Ma nel lanciare la sua nuova sfida, indifferente a questi dettagli, il Cavaliere mostra una volta di più di avere una caratteristica forse unica nel panorama della politica italiana: il coraggio spericolato di giocarsela. Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e perfino Umberto Bossi, dopo l’ennesima spallata annunciata e poi fallita al Senato, sembravano avergli rubato finalmente la palla? Lui se l’è ripresa di forza, è uscito dall’area in cui pareva asserragliato e si è catapultato all’attacco con una di quelle «ripartenze» da lasciare a bocca aperta anche il «suo» Arrigo Sacchi. Se arriverà in porta è da vedere. Rispetto alla prima «discesa in campo», ha una zavorra finanziaria in meno, dato che i conti aziendali vanno bene e i manager non gli suggeriscono più come Franco Tatò di «portare i libri in tribunale » (parole di Marcello Dell’Utri), ma alcune zavorre politiche in più. Che almeno sulla carta potrebbe appesantire molto la sua corsa. Spiegava allora agli italiani di non «avere intenzione di mettere in piedi una forza politica di vecchio tipo», di volere «un partito liberale di massa» che coinvolgesse uomini «nuovi alla politica, campioni nelle proprie professioni, i migliori», di essere deciso a rimanere estraneo alla «vecchia politica degli agguati e dei trabocchetti, delle congiure e delle manovre di Palazzo». Offriva il ministero degli interni all’«eroe di Mani Pulite», Antonio Di Pietro.

Chiedeva agli aspiranti candidati forzisti di sottoscrivere le seguenti parole: «Dichiaro 1) di non avere carichi pendenti 2) di non aver ricevuto avvisi di garanzia 3) di non essere stato e di non essere sottoposto a misure di prevenzione e di non essere a conoscenza dell’esistenza a mio carico di procedimenti in corso...». Sono passati, da allora, quasi quattordici anni. Tre più di quelli passati da Nikita Krusciov alla guida del Pcus, due più di quelli trascorsi da Helmut Kohl alla testa della Germania, due più di quelli vissuti da Franklin Delano Roosevelt alla Casa Bianca. Per carità, nessun parallelo. Ma tre lustri sono un’era geologica, in politica. Lasciano il segno. E se Forza Italia è rimasto un partito legato al «centralismo carismatico », come spiegò un giorno Cesare Previti, è difficile sostenere che non sia rimasto infettato da quelli che un tempo il Cavaliere considerava virus della «vecchia politica». Quella che gli faceva dire: «Torno a Roma. Torno nella cloaca». Basti ricordare come, dopo l’iniziale richiesta di immacolatezza, siano stati via via imbarcati uomini come Gianstefano Frigerio, vecchia volpe dicì milanese che, condannato a vari anni di carcere in diversi processi di Tangentopoli, fu eletto tra gli azzurri in Puglia dopo un lifting anagrafico con cui si era dato il nome d’arte di Carlo Frigerio. O Alfredo Vito, il famigerato «Mister Centomila Preferenze» cui Paolo Cirino Pomicino ricorda 22 condanne per corruzione. O ancora Gaspare Giudice, del quale i magistrati di Palermo chiesero invano l’arresto considerandolo «a disposizione» del presunto boss di Caccamo, Giuseppe Panzeca. Certo, lui si considera ancora, come disse un giorno, «Biancaneve in un mondo che non è una fiaba». E non ha perso occasione, in questi anni, di sfogarsi contro i riti della rappresentanza che, «tra convegni, congressi e funerali » lo facevano stare male perché gli pareva di «pestare l’acqua nel mortaio».

Contro i «faniguttun », gli sfaccendati (avversari, ma anche compagni di strada) che «non hanno mai lavorato in vita loro» e che «non possono permettersi le barche e le case che esibiscono, dunque non c’è che una spiegazione: rubano». Contro i «politicanti » che arrivò ad attaccare 14 volte in un solo comizio nell’anniversario della «vittoria mutilata» del 1994. Ma come cavalcare, oggi, l’ondata di indignazione popolare contro i costi della politica se c’era la «sua» maggioranza al Senato quando i costi sono cresciuti del 39% oltre l’inflazione e c’era lui a Palazzo Chigi quando il governo spendeva 65 milioni di euro in un anno in voli di Stato, pari a 2.241 biglietti andata e ritorno al giorno Milano-Londra con RyanAir? Come chiamare la gente a imbarcarsi su una nuova «nave di sognatori» (così chiamò un giorno Forza Italia) per dare «nuovo futuro della politica italiana» se a 71 anni suonati è già stato alla guida del governo poco meno di De Gasperi o Andreotti ma già oltre un anno più di Amintore Fanfani, due più di Bettino Craxi, tre più di Mariano Rumor? Insomma: come rinnovare la sua nuova immagine di uomo «nuovo»? Questa è la grande scommessa. Qui deve venir fuori il «mago delle emozioni». Che va a giocarsela da solo, direttamente col «suo» popolo. Certo di conoscerlo come non lo conosce nessuno. E di poterlo convincere: se il cielo non sempre è stato blu, è stata solo colpa degli altri.

Gian Antonio Stella

lunedì 19 novembre 2007

GOVERNO: SI APRE UNA NUOVA STAGIONE

Dopo l'approvazione della finanziaria, si apre «una nuova stagione fondata su due punti: il governo c'è e continuerà a lavorare accentuando la fisionomia di innovazione e aprendo un cantiere delle riforme istituzionali». Dalla storica sede de L’Ulivo in P.zza Ss. Apostoli, il segretario del Pd. Walter Veltroni, affiancato dal suo vice Dario Franceschini, delinea l’orizzonte del futuro lavoro del governo.

«Da mesi - evidenzia il leader del Pd - ho sostenuto la necessità di creare un clima diverso, di aprire una nuova stagione politica fondata sulle convergenze per alcune grandi riforme in Parlamento».Il leader del Pd ricorda come fino ad oggi al suo appello «Ci sono state – spiega - risposte diverse, in generale negative, dal capo dell'opposizione aspramente negative, mentre altre forze hanno rinviato la disponibilità al dialogo».

Ora «si apre una nuova stagione per risolvere i nodi di fondo della vita politica italiana». Tre le priorità alla base del futuro lavoro dell’esecutivo: innovazione, lotta alla precarietà e sicurezza dei cittadini. «Il Governo, che rimane in piedi e continua ad agire, può raccogliere la sfida – continua, infatti, Veltroni - arrivata da chi nel dibattito parlamentare, specie sulla Finanziaria, chiede una nuova stagione politica, puntando su tre priorità: innovazione, lotta alla precarietà e sicurezza».
«Occorre – spiega - innovazione in tutti i settori, dalla pubblica amministrazione alle imprese, alla formazione. E poi la lotta alla precarietà - aggiunge Veltroni -, per una buona occupazione, per la crescita economica e con il sostegno alle imprese». Infine «la sicurezza, che- continua - va insieme all'integrazione, è giusto che lo sforzo si concentri sulla moltiplicazione delle capacità di accoglienza, ma bisogna anche essere chiari su chi viene con altre intenzioni ed è responsabile di reati. Su questo tipo di immigrazione – sottolinea - il flusso deve ridursi». Ma tra le priorità del governo, non può certamente mancare una rapida ed efficace soluzione sulla legge elettorale. «Non ci sarà – scandisce il segretario - nessun 'prendere o lasciare', ma cercheremo di trovare un comune denominatore».
«Vogliamo – spiega - un bipolarismo virtuoso. Ci rendiamo conto – chiede retoricamente - di come stanno gli italiani da due anni a questa parte? Abbiamo passato mesi e mesi a ricontare le schede, poi altri mesi a parlare della spallata...».

«Un paese civile – continua - è un paese nel quale si vota e poi si governa per cinque anni». «Anche questa mattina - aggiunge parlando dell'incontro avuto con una delegazione del partito di Antonio Di Pietro - l'Italia dei Valori ha condiviso i tre principi della necessità di dare stabilità al Governo, ridurre la frammentazione e ridare voce agli elettori». «Questi sono i principi poi il vestito che si darà ad essi – conclude - lo decideremo insieme». «Più che gridare 'al voto, al voto', non è meglio per tutti prima sistemare le cose in modo che chiunque vinca poi potrà governare il paese? – gli fa eco anche il suo vice Dario Franceschini - Mi pare sia interesse di tutti».

«La durata della legislatura non mi pare possa essere oggetto di trattativa tra gli schieramenti, se il governo tiene – conclude - resta fino a fine legislatura».

mercoledì 14 novembre 2007

Dispositivo approvato dall’Assemblea regionale costituente del Partito democratico svoltasi a Bari


L’assemblea ha approvato all’unanimità le seguenti decisioni votate per parti separate:

1. Ai sensi dell’art. 2 comma 3 del Regolamento Quadro per l’elezione delle assemblee costituenti del Partito democratico, Michele Mazzarano assume la carica di Vice Segretario del Partito regionale;
2. sempre ai sensi dell’art. 2 comma 3 Rosa Stanisci assume l’incarico di Tesoriere del Partito;
3. ai sensi del precitato regolamento Fabiano Amati, assume l’incarico di coordinatore del processo costituente.

PRESO ATTO del dispositivo approvato dall’Assemblea costituente nazionale il 27 ottobre 2007 ed in esecuzione di esso, alla luce anche delle decisioni della Conferenza dei Segretari regionali del 31 ottobre 2007, l’Assemblea approva anche il seguente dispositivo regolamentare:
1. In adempimento dei compiti affidati dall’art. 2 comma 1, l’Assemblea istituisce tre Commissioni con il compito di predisporre le proposte di Statuto, del Manifesto delle Idee e del Codice Etico da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea Costituente da tenersi successivamente alla approvazione dello Statuto nazionale. L’iscrizione da parte dei delegati regionali alle Commissioni è libera sino alla concorrenza di un terzo del numero complessivo dei componenti l’Assemblea ( 117 per ciascuna commissione). Il Presidente dell’Assemblea regionale, unitamente ai coordinatori delle Commissioni, definisce le modalità per garantire la composizione e il funzionamento delle stesse. A tal fine sono nominati Alberto Tedesco, coordinatore della Commissione Statuto, Tonio Tondo, coordinatore della Commissione Manifesto delle Idee e Giovanna Vessia, coordinatore della Commissione Codice Etico.
2. Le funzioni di organo di garanzia del partito nella fase transitoria sono svolte dal Comitato dei Garanti regionali delle Primarie.
3. Il Tesoriere coordina un comitato tecnico amministrativo, nominato dal Segretario regionale, al quale l’Assemblea affida il mandato di adottare tutti gli atti giuridici necessari per la costituzione del partito nella fase transitoria sino all’approvazione dello Statuto da parte dell’Assemblea costituente.
4. Le assemblee provinciali previste per il 24 novembre saranno convocate dal Segretario regionale e l’organizzazione sarà a carico degli Uffici tecnici amministrativi provinciali (UTAP).
5. La copertura delle relative spese sarà garantita dall’UTAR che, d’intesa con il Tesoriere regionale, provvederà ad erogare alle realtà provinciali le somme ad esse spettanti secondo quanto previsto dal verbale della riunione dei responsabili UTAP del 5 novembre scorso.

martedì 13 novembre 2007

Punto di vista, da leggere

CONTROLLORI E CONTROLLATI
di Leonardo Rubino e Adriano D’Onofrio

L’elezione diretta del Sindaco e del Presidente della Provincia ha rappresentato a partire dal 1993 una svolta epocale nel panorama amministrativo locale del nostro Paese.

Di fronte alla endemica crisi del sistema di governo locale (Giunte e maggioranze sotto costante ricatto del consigliere “irrequieto”), il Parlamento nazionale introduceva l’investitura a suffragio universale del capo dell’amministrazione locale (meccanismo successivamente mutuato per le Regioni), con la contestuale attribuzione di un robusto premio di maggioranza a livello di rappresentanza consiliare.

Elezione diretta e premio di maggioranza, quindi, come puntelli per conferire stabilità e continuità all’azione di governo (in massima parte “prenotate” anche per il secondo mandato, salvo implosioni interne alla coalizione).

Intanto la legge n. 142 del 1990 aveva eliminato il controllo esterno (ad opera dei Co.Re.Co.) successivo alla adozione delle delibere di Giunta, introducendo il cosiddetto controllo “endo-procedimentale” (visto di legittimità), ad opera del segretario comunale, prima della adozione dell’atto.

Nel 1997 la stessa figura del segretario comunale (fino ad allora personificazione materiale del potere sovra-ordinato del Ministero dell’Interno, del quale era funzionalmente dipendente) veniva stravolta dalla legge ‘Bassanini’-bis (legge n. 127), con la creazione di un nesso fiduciario (e una soggezione di fatto) con il capo dell’amministrazione, sul quale dovrebbe esercitare il controllo.

Nel 2001 con la riforma del titolo V della Costituzione venivano soppressi i Co.Re.Co.

Attualmente, quindi, i controlli esterni sono (eventualmente) esercitabili (con tempi enormemente dilatati) solo da organi di natura giurisdizionale (Tar-Consiglio di Stato per la parte amministrativa, Corte dei conti per la parte contabile e magistratura ordinaria per l’azione civile e penale).

Gli unici momenti di (relativamente immediato) “controllo interno” dell’operato dell’amministrazione locale sono ora costituiti (oltre che dai fantomatici quanto rarissimi ‘controlli di gestione’) dal difensore civico e dai revisori dei conti. Al primo è affidata la verifica del regolare funzionamento dell’amministrazione e la conseguente tutela dei cittadini; la linearità della tenuta della “borsa” (i soldi di tutti i contribuenti) sono affidate al collegio dei revisori dei conti.

Ma chi nomina questi “controllori”? I controllati, ovviamente.

Al di là delle qualità e dell’impegno dei soggetti nominati, la “credibilità della funzione” suscita più di qualche perplessità.

Né, d’altronde, tale anomalia può dirsi peculiare solo della “politica”.

Nelle società private, infatti, i consigli di amministrazione, nominano i revisori dei conti, loro controllori (per non dire poi del vezzo consolidato di extra-incarichi e consulenze incrociate, che finiscono quantomeno con apparire come olio versato per fluidificare gli ingranaggi).

Un meccanismo da vera e propria “repubblica delle banane”!

C’è da stupirsi dell’esplodere “soltanto” dei casi “Cirio” e “Parmalat” a livello di imprese private, o del crac finanziario del Comune di Taranto.

E’ allora, può essere utopistico e velleitario porre la questione della separazione effettiva tra controllori e controllati?

Perché non demandare ad esempio negli enti locali la nomina dei “controllori” (difensore civico e collegio dei revisori dei conti) alle minoranze consiliari (che rappresentano comunque una quota considerevole di cittadini e soprattutto contribuenti)?

Non si intende attribuire surrettiziamente alle opposizioni “poteri di veto” o margini ‘consociativi’, volti a intralciare l’azione della maggioranza: si tratta semplicemente di attivare “sensori” istituzionali interni più rapidi, in grado di allertare circa eventuali “deragliamenti” dai canoni del corretto funzionamento, salvo l’intangibile potere della Giunta e della maggioranza di procedere comunque, se convinte, sulla strada intrapresa.

Gli stessi elettori della maggioranza si sentirebbero più tranquilli se il controllo circa l’uso delle risorse (tasse da essi pagate o, meglio ad essi “imposte”), fosse esercitato da soggetti nominati dai controllati o da altri, meno sodali ed indulgenti nel vigilare sul regolare funzionamento degli enti e sulla regolare tenuta dei conti?

lunedì 12 novembre 2007

Da mò vale cioè da dopo l'assemblea.

Ho aspettato e riflettuto prima di scrivere questo mio commento alla prima assemblea regionale del partito democratico in Puglia. Leggendo i giornali di ieri ho anche appreso notizie ed informazioni che mi erano sfuggite. Eppure quando sono arrivato nello "spazio 7" tutto sembrava "bollire" in modo frenetico anche se le sedie erano tutte già occupate: Michele Mazzarano (vicesegretario), Loredana Capone (presidente assemblea) e Rosa Stanisci (tesoriere).

Abbiamo votato anzi applaudito tutti.

Una realtà complessa il partito democratico pugliese: tante liste (correnti), tante personalità e tanti territori che si devono conoscere per collaborare. La prima assemblea non mi ha entusiasmato, poche novità. La buona relazione di Emiliano mi è apparsa lunga e poco coinvolgente. Gli interventi sono stati poco ascoltati e il dibattito ne ha sofferto. Lo stesso Emiliano ha ammesso che ci sono stati alcuni errori organizzativi e politici, …. ma la prossima volta andrà meglio.

Per cui questa volta non vale!

Il partito democratico deve imparare dagli errori, ha detto nelle conclusioni Emiliano, ma non abbiamo molto tempo da sprecare. Ci sono molte cose da fare e le attese sono tante.

Franco Catapano

domenica 11 novembre 2007

Riflessione sul PD per Taranto

Con l'assemblea costituente regionale di sabato 10 novembre si completa la fase delle primarie dedicata alla scelta dei segretari nazionali e regionali del Partito Democratico. Sin qui hanno contato gli eletti che il 14 di ottobre sono stati
votati da un numero enorme ed inaspettato di cittadini.

Ora ci si prepara all'assemblee provinciali del 24 novembre per eleggere i coordinatori provinciali del partito nuovo. Tornano in ballo, almeno in Puglia, le vecchie logiche dei gruppi dirigenti di quei partiti che, pur cofondatori di un partito nuovo, non vogliono perdere l'occasione per vestirlo di abiti vecchi. E' ripresa in grande stile la tradizione delle trattative e degli accordi di divisione degli incarichi, in barba ad ogni esigenza di trasparenza nel processo di scelta dei candidati alla carica di coordinatore provinciale e di formazione degli stessi coordinamenti. L'aspetto più sorprendente di queste manovre consiste nel coniugare gli assetti regionali del Partito Democratico, sui quali è credibile che si eserciti una indubbia autorevolezza del segretario Emiliano, con quelli provinciali, considerati, dai soliti eminenti dirigenti ulivisti locali, terreno di scambio e di definizione di equilibri politici complementari a quelli regionali

Emiliano dovrà prestare molta attenzione alla definizione degli assetti complessivi del partito nell'intera regione: sia perché la natura federalista si deve alimentare della ricchezza problematica del territorio regionale, sia perché il nuovo deve esprimersi dando volto e voce alla diversità ideale, culturale e politico-sociale. Non è per niente opportuno l'insediamento, nella direzione dei nodi strutturali della rete del partito nuovo, di cloni, di controfigure e di capitani di lungo corso, sempre pronti, quest'ultimi, a riposizionarsi nei nuovi contesti politici.

Se si vuol essere fedeli allo spirito delle primarie e non si vogliono tradire le aspettative degli elettori, sarebbe opportuno sostituire alle "voci" diffuse ad arte, delle motivate e legittime candidature. In tal modo, nell'assemblea del 24 di novembre, si avrebbe una responsabile e corretta discussione per scegliere in piena trasparenza il coordinatore e il coordinamento provinciale.

Non si capisce perché le diverse aree politiche, presenti nel processo costituente con propri eletti, non si incontrino per avere un confronto, definire orientamenti e compiere le scelte in maniera aperta e costruttiva.

Nel merito, è senz'altro necessario escludere da ruoli di direzione esecutiva del partito chi ricopre incarichi istituzionali di qualsiasi livello, anche perché si riproporrebbero i vecchi equilibri politici; si eleggano, invece, coordinatori e coordinamenti che pur rappresentando le "diverse anime" del partito nuovo, siano capaci di esprimerne la visione unitaria sul terreno politico-programmatico.

Nei cinque collegi della provincia di Taranto sono stati eletti molti uomini e molte donne che sono espressione compiuta e autorevole di una richiesta di rinnovamento, non solo generazionale, ma soprattutto, nel modo di concepire le relazioni sociali in una società aperta, plurale e nell'affermare l'esigenza di un agire politico per e non contro.

L'innovazione come linea direttrice di una nuova politica deve essere sostenuta da un chiara e radicale discontinuità nella formazione dei gruppi dirigenti del Partito Democratico, altrimenti si ripresentererebbero tutte le contraddizioni politiche già sperimentate recentemente nella città di Taranto.

Luigi Paolo Morea

del Partito Democratico

mercoledì 7 novembre 2007

il 10 novembre assemblea costituente regionale

E' stata fissata per sabato 10 novembre, a partire dalle ore 9,30, presso il Padiglione n. 7 della Fiera del Levante di Bari la prima riunione dell’Assemblea Costituente Regionale del Partito Democratico.
I delegati eletti alla Costituente Regionale e quelli eletti alla Costituente Nazionale dovranno accreditarsi munendosi di un apposito badge che potrà essere ritirato presso la struttura sabato mattina a partire dalle ore 9,00. Franco Catapano e Anna Sannelli sono i laertini delegati che parteciperanno alla prima assemblea costituente regionale. Per quanti vorranno partecipare alla manifestazione e non sono delegati l’ingresso è libero.

martedì 6 novembre 2007

4,5 milioni per la differenziata

Accordo tra Regione, Provincia e Ato 1 per finanziare il nuovo progetto di raccolta porta a porta che interessa 12 comuni, capoluogo compreso. Il presidente Tamburrano: «Così riusciremo ad abbattere la tassa sui rifiuti»
“Finalmente”. Frase comune di cittadini e sindaco di Massafra. Una affermazione spontanea, che si riferisce all’arrivo, finalmente davvero, della firma apposta ieri sull’attesissima convenzione per l’utilizzo di 4,5 milioni di euro, utili per portare avanti e concretizzare il progetto dell’Ato 1 inerente alla raccolta differenziata.
Ora si tratta di vedere quello che accadrà, perché ieri le firme dell’assessori all’ambiente, regionale e provinciale, rispettivamente Michele Losappio e Michele Conserva, assieme a quella apposta dal presidente dell’Ato tarantina Martino Tamburrano, ci sono state, i riscontri si vedranno in futuro, esattamente a cominciare dal nuovo anno, visto che il termine per partire è dicembre 2007.
Il progetto prevede l’acquisto di attrezzature utili alla raccolta differenziata, la costruzione di isole ecologiche e l’assunzione di personale idoneo al compito della raccolta nell’Ato 1, che comprende i comuni di Castellaneta, Crispiano, Ginosa, Laterza, Martina Franca, Massafra, Montemesola, Mottola, Palagianello, Palagiano, Statte e Taranto.

Una fase che il primo cittadino massafrese accoglie con ottimismo: “Finalmente entra nel vivo una fase importante che servirà a dare ai cittadini un nuovo metodo di raccolta e di conferimento dei rifiuti”. Tra i vantaggi che porterà il progetto quello di un possibile abbattimento dei costi, per i cittadini: “Si tratta di un progetto costruito sui principi ispiratori dell’abbattimento ulteriore della tassa dei rifiuti, di un nuovo modo di trattare i nostri rifiuti con la possibilità di riciclarli incamerando ulteriori entrate economiche per il Comune”. Il lato più importante è però quello sociale: “Sarà un modo per educare la popolazione e il territorio. I cittadini avranno a disposizione un nuovo modo di convivere con i rifiuti che noi stessi produciamo”.
Il progetto farà da integrazione alla già esistente raccolta dei rifiuti, e partirà inizialmente come progetto sperimentale. La strada da seguire sarà quella del ‘porta a porta’: “Inizialmente sarà sperimentale e partirà assieme ad una campagna di sensibilizzazione da effettuare anche nelle scuole. Si prevede una migliore organizzazione anche della raccolta dei rifiuti speciali non pericolosi”. Anche in questo caso ci potranno essere vantaggi per i cittadini: “Le isole ecologiche – continua Tamburrano – serviranno a stoccare i conferimenti diretti che i cittadini vorranno fare. Gli stessi cittadini, in quel caso, usufruirebbero di bonus”. Quali siano i privilegi da ‘consegnare’ nelle mani dei cittadini ‘avveduti’ è poi tutto da discutere a tavolino. Al momento c’è l’idea e la volontà di portare avanti questo tipo di discorso: “È il primo accordo di programma ritenuto serio tra Istituzioni come la Regione, la Provincia e i Comuni, che sono attenti a questo tipo di problema, collaborano, progettano e realizzano opportunità di sviluppo le cui ricadute positive alimentano la crescita culturale, sociale ed economica del territorio”. I termini saranno rispettati meticolosamente: “Il progetto esecutivo pronto in 30 giorni”.
Ora quindi non resta che aspettare che tutto si trasformi passando dalle parole ai fatti. Finalmente arriva la raccolta differenziata, quella vera. Dal 2008.

Fonte: Corriere del Giorno
Autore: Graziano Fonsino

NOMINATO L'ESECUTIVO NAZIONALE DEL PD

Nove donne e otto uomini provenienti anche dal mondo dell'associazionismo e dell'imprenditoria. Sono 17 i componenti nominati dal segretario del Pd, Walter Veltroni che formeranno l'Esecutivo nazionale del nuovo soggetto politico:
Goffredo Bettini, Andrea Causin, Vincenzo Cerami, Roberto Della Seta, Emanuela Giangrandi, Maria Grazia Guida, Maria Paola Merloni, Federica Mogherini, Alessia Mosca, Andrea Orlando, Annamaria Parente, Laura Pennacchi, Roberta Pinotti, Lapo Pistelli, Ermete Realacci, Giorgio Tonini e Rosa Villecco Calipari.
A loro si aggiungono naturalmente anche il vice-segretario Dario Franceschini, Anna Finocchiaro in qualità di presidente del gruppo al Senato e il futuro presidente del gruppo alla Camera dopo le dimissioni di Dario Franceschini.
Con la nomina dell'Esecutivo - ha commentato soddisfatto Veltroni - inizia il cammino di una compagine di donne e uomini innovativa, fresca, aperta, autorevole che avrà il compito di interpretare al meglio la grande forza riformista che il Partito democratico vuole e deve rappresentare.
Per la prima volta nella storia della politica italiana - ha aggiunto - , le donne sono presenti in un organismo dirigente in numero superiore a quello degli uomini. Con questa decisione non solo rispettiamo quanto previsto da una innovativa norma del regolamento delle Primarie, che prevedeva la piena parità tra i generi nella Costituente e nelle liste, ma con una scelta particolarmente significativa diamo vita ad un esecutivo in cui la presenza femminile e' maggiore di quella maschile.
Veltroni ha poi voluto sottolineare anche i diversi percorsi politici e culturali delle persone nominate. C'è chi ha svolto recentemente significative esperienze politiche o parlamentari, ma ci sono anche esponenti di mondi che fanno riferimento all'associazionismo, come Andrea Causin, al volontariato, come Maria Grazia Guida, al sindacato, come Annamaria Parente, all'imprenditoria, come Maria Paola Merloni, alla ricerca, come Alessia Mosca dell'Arel, donne che hanno un'esperienza di battaglie civili, come Rosa Calipari. C'è poi uno dei più autorevoli esponenti della cultura italiana, Vincenzo Cerami, che voglio personalmente ringraziare per aver accettato questo incarico. E c'è la sensibilità di persone come il presidente di Legambiente, Roberto Della Seta, a cui ho chiesto di portare dentro il partito, insieme con Ermete Realacci, il bagaglio della sua importante esperienza ambientalista.
L'esecutivo nominato rappresenta la giusta sintesi tra l'esperienza necessaria per chi si appresta ad un cammino così impegnativo e il coraggio e la forza del cambiamento delle generazioni più giovani. Sono certo - ha concluso Veltroni - che queste donne e questi uomini, queste ragazze e questi ragazzi rappresenteranno al meglio quell'ambizione e quella speranza che tre milioni e cinque centomila persone ci hanno affidato con la straordinaria giornata del 14 ottobre.
E' una bella squadra - ha commentato anche il Presidente del Consiglio, Romano Prodi in una nota - , che potrà contare sul contributo di persone di indubbia esperienza e di giovani di grande capacità, ma soprattutto che rispetta nella sua composizione quella parità tra donne e uomini che rappresenta un impegno fondamentale che abbiamo preso in ogni fase della costituzione del Partito Democratico. A tutti loro rivolgo i miei auguri di buon lavoro.

lunedì 5 novembre 2007

I giovani alla prova dell’opposizione. Il Pd si organizza con un comitato di under 30

Cambiare per salvarsi.Il Pd laertino, in attesa delle determinazioni nazionali e regionali per la nuova forma-partito, s’è costituito in comitato provvisorio, composto dai candidati locali delle liste delle primarie e da alcuni volontari. Ad esso hanno aderito quattro consiglieri comunali dei sette dell’Unione: Franco Catapano, Giuseppe Stano, Giovanni Serafini, Francesco Perrone; degli altri tre Lorenzo Caldaralo ha aderito alla Cosa rossa, Arcangelo Cirielli è in osservazione e Sebastiano Stano è socialista. Fra i notabili della sinistra hanno aderito al Pd l’ex sindaco Vito Cassano, l’ex candidato sindaco Nino Di Lena e Vito Massaro, un polemista ostico per tutti, della nidiata comunista del ’78; mentre hanno preferito la sinistra radicale, il segretario provinciale della Cgil braccianti, Mario Fraccascia e l’ex segretario diessino Pierino Clemente: un piccolo terremoto, nel piccolo mondo antico della sinistra laertina, perché amicizie di una vita hanno fatto scelte diverse; e in politica, come si vede a Roma, è il conflitto che prevale sull’amicizia e sulla colleganza. Il comitato, però, ha una caratteristica tutta sua: non la parità fra uomini e donne, cosa, questa, ormai acquisita in casa Pd; ma l’essere composto di soli under 30. E gli anziani? Nelle retrovie, o nell’intendenza, per dirla in gergo militare. I giovani del Pd sono: Davide Bellini, Massimo Castria, Maria Magistro, Wanda Pucci, Giuseppe Russi, Francesco Santantonio e Francesco Vasto.Una scelta, questa del rinnovamento ab imis, destinata a lasciare il segno o di nuova vitalità o di ennesima delusione, perché a Laterza toccherà a questi giovani soddisfare oppure no il bisogno di opposizione, ciò che sostanza la democrazia e l’evoluzione positiva di qualsiasi comunità.L’anno scorso, infatti, la giunta uscente di Giuseppe Cristella ottenne una strepitosa vittoria, sia per la sua scintillante organizzazione, sia perché l’Unione si “unì” alla men peggio negli ultimi giorni, dopo una spossante e stucchevole polemica sul candidato sindaco, sia, e soprattutto, perché nel quinquennio trascorso l’Ulivo non aveva lasciato alcuna traccia d’opposizione. Gli amministratori in carica se la cantavano e se la suonavano, senza alcun controcanto. L’Unione in carica, invece, come opposizione, ha pestato alla maggioranza i calli dell’aumento delle tasse, e la maggioranza ha subito risposto con alquanta ira; ma poi le contestazioni sono state relegate o in fiacchi e rumorosi consigli comunali, o in internet, visitato dai soliti quattro navigatori, quindi di scarsa diffusione sociale e di flebile voce di pubblica opinione.I Consigli comunali voluti da Bassanini se paiono aver stabilizzato le maggioranze e aver dato forza ai sindaci, ma da qualche tempo e in molte zone non è più così, hanno altresì spento il dibattito, che, quando è banale, è fatto di chiasso, ma in sé, il dibattito, può anche essere di ricerca e quindi utile alla comunità, secondo il metodo che “quattro occhi vedono meglio di due”.Nei consigli pre-Bassanini, l’opposizione più efficace era quella che si formava dentro la maggioranza, rallentando la “governance” fino ad asfissiarla. E qualcosa andava fatta per asportare quella disfunzione diventata ormai connaturale, una vera e propria metastasi di qualsivoglia maggioranza. Ma si è avuto l’effetto pendolo: da Consigli di eccessiva dialettica in ogni schieramento, si è passati a Consigli spenti dovunque, perché caduti nella contrapposizione pregiudiziale. L’opposizione, infatti, sapendo che non riuscirà a far passare alcun suo emendamento, recita solo una stracca parte; la maggioranza, da parte sua, se ha oratori da “massimi sistemi” abbozza una qualche risposta, ma con evidente fastidio degli altri per il tempo da perdere ad ascoltare nonsensi, preferendo alzare le manine in sincrono per subito correre tutti a casa, anzi in pizzeria, come si suole, per rinsaldare la coesione e addolcire gli yes acritici, il carabinieresco “obbedir tacendo”.Estromessa dai Consigli comunali, la democrazia, fatta di ricerca, dibattiti e polemiche, ha dunque bisogno di nuovi luoghi. O meglio ha bisogno di rendere nuovo il suo luogo primigenio: la piazza, su cui parlare, fra manifesti, schermi, gigantografie, vignette, e tutto ciò che i giovani saprebbero inventare.Vero è che la piazza laertina non si presta allo spontaneismo dei ragazzi, perché pur potendo essere una delle migliori piazze in assoluto, consegnata all’inquinamento acustico e ambientale delle macchine, perfino di domenica è invivibile e deserta. Ma oggi che la vivibilità urbana è diventata una priorità per tutti i paesi, ad eccezione di Laterza, l’incapacità degli amministratori di dare decenza ai loro luoghi migliori per i giovani che si appassionino alla politica potrebbe essere la causa scatenante per un’opposizione legata alla realtà.Oggi, in effetti, nella politica laertina, come in quella italiana, è d’opposizione propositiva d’emendamenti o d’alternative che c’è bisogno: di chi, cioè, non ancora contaminato dalle lusinghe e dai deliqui del potere, criticando, non possa far recitare a nessuno il proverbio del “bue che dice cornuto all’asino”, e proponendo non possa far dire: “ma voi, durante il vostro consolato, perché avete lasciato marcire questo problema?”.Il cambio delle generazioni a ciò serve: a portare nella dialettica politica chi non ha passati da nascondere e ha solo futuri da approntare, il miglior modo per salvare il presente ed anche una classe politica suggestionabile da miraggi e troppo proclive a diventar ceto sociale, o casta.Questi giovani sapranno ringiovanire almeno la politica del loro paese, darle verve, introdurla nella modernità, bandendo la sclerosi del clientelismo e della vetrina? Sapranno essere segno dei tempi nuovi?

di Michele Cristella “Corriere del Giorno” - 4 Novembre ‘07