lunedì 21 gennaio 2008

FRANCESCHINI: STUPITO DAI «PICCOLI». SONO LORO CHE MINACCIANO IL GOVERNO

ROMA — Dario Franceschini, ma allora davvero vi presenterete da soli alle prossime elezioni? Il vicesegretario del Partito democratico non ha esitazioni: «Mi stupisce la reazione di chi ha giudicato improvviso e inaspettato, quasi un tradimento, l'annuncio di Veltroni: è sin dall'inizio che abbiamo detto a tutti con chiarezza due cose: da una parte che avremmo continuato a sostenere con la massima lealtà il governo, dall'altra che il Pd è un partito a vocazione maggioritaria». E allora, come risponde alle proteste delle formazioni minori? «È paradossale dire che la nascita del Pd o la scelta di presentarsi da soli mettano a rischio la maggioranza, quando molti di quelli che lo affermano non fanno che ripetere da sempre lo stesso ritornello: "O ci ascoltate o facciamo cadere il governo". C'è mai stato un esponente del Partito democratico che ha mai detto questo? Ed è un delitto dire che in futuro dovranno esserci coalizioni meno eterogenee, quindi in grado di governare?» Veltroni l'ha presntata comunque come una notizia di rilievo. E a fare muro è stata anche l'area del partito che fa capo a Rosy Bindi e Arturo Parisi. «Non mi scandalizzo. È normale che ci sia dibattito interno in un partito che rappresenta circa un terzo degli italiani. Ma i tre milioni che hanno votato Veltroni alle primarie hanno chiesto un forte impegno a cambiare. Vogliamo aprire una nuova fase del bipolarismo chiudendo quella in cui le alleanze si facevano solo contro qualcuno con il risultato di coalizioni troppo frammentate. E comunque, a mio giudizio, il problema è soprattutto uno». Quale? «Appare ormai chiaro che gli italiani hanno voglia di due grandi partiti: uno democratico e uno conservatore, in concorrenza aperta su due programmi diversi e distinti. Poi, se non raggiungono la maggioranza, ovviamente decidono con chi allearsi». Ha ragione quindi chi dice che volete le «mani libere»? «Oltre al Partito democratico ci saranno altre forze che riusciranno a superare la soglia di sbarramento. Ad esempio la Cosa Rossa, quando nascerà. Dato che non possiamo fare patti con le forze del centrodestra, loro potranno essere nostri alleati. Però solo in presenza di una condivisione programmatica vera, chiara e pulita». Guarderete cioè più a sinistra che al centro? «Più che alle sigle guarderemo a tutti gli italiani, quindi anche al centro, inteso come quegli elettori moderati che aspettano da tempo una politica del fare connotata dal buon senso e dalla concretezza. Intanto però lavoriamo sulla riforma elettorale ». Non ci sono troppi veti sulla bozza Bianco che in questi giorni dovrebbe essere votata in commissione al Senato? «Ci stiamo impegnando per un'intesa più larga e bipartisan possibile: è per questo che abbiamo insistito sulla necessità di dialogare anche con Silvio Berlusconi. Noi, come si sa, avremmo preferito il sistema francese a doppio turno, con elezione diretta del presidente della Repubblica, ma dato che non è possibile stiamo lavorando sulla bozza Bianco. Fra pochi giorni si vedrà comunque chi vuole fare veramente la riforma e chi invece preferisce bloccarla». Altrimenti ci sarà il referendum, che molti sembrano avere già messo nel conto, a partire dallo stesso Veltroni. «Puntiamo a fare la legge perché il referendum non risolve le difficoltà nate con l'attuale legge elettorale ». Ma se non ci si riuscirà e vinceranno i «sì» al referendum, il partito più forte potrà governare anche solo con il 30 per cento, grazie al premio di maggioranza. «Per questo stiamo lavorando ad un compromesso. Ma una cosa deve essere chiara a tutti, a partire da chi protesta un giorno sì e uno no: non accetteremo mai di abbassare la soglia minima di sbarramento, fissata al 5 per cento. Altrimenti avremmo perso la nostra battaglia contro la frammentazione e la difficoltà a governare. Ci batteremo inoltre per il cambiamento dei regolamenti parlamentari. Perché, soprattutto, non sia possibile creare gruppi parlamentari diversi da quelli che vengono determinati dal voto popolare». Non teme la settimana «terribile » che attende il governo, a partire dal voto di solidarietà a Mastella richiesto dall'Udeur alla Camera? «Per quanto riguarda Clemente Mastella ho già espresso nell'aula di Montecitorio la solidarietà umana e politica del Partito democratico. E martedì non mancherà certamente alla Camera il sostegno alla relazione sulla giustizia che sarà presentata dal ministro ad interim Romano Prodi». E mercoledì a Palazzo Madama, quando verrà discussa e votata la mozione di sfiducia al ministro Pecoraro Scanio, con Dini che ha già annunciato il suo «sì»? «Sui rifiuti in Campania credo che prima si debba risolvere il problema, poi guardare alle responsabilità. Ma a Lamberto Dini chiedo di ripensarci: se vuole davvero rappresentare quella parte dell'elettorato moderato di cui parla non dovrebbe desiderare di consegnare il Paese alla crisi».
Roberto Zuccolini
Corriere della sera 21-01-2008

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