giovedì 3 gennaio 2008

Il Partito Nuovo e la Finanziaria: ma com'è difficile farsi capire...

LATERZA - Non c’è Michele Emiliano, rimasto impelagato negli impegni da sindaco, ma "vale" lo stesso.

Il Pd laertino, dal diciottenne con la kefiah al portavoce degli anziani dello Spi, l’altra sera nella Cittadella della Cultura ha ascoltato i politici. E i politici, forse, hanno teso l’orecchio per tentare di percepire gli umori della base. C’è che in una società in cui comunicare è difficile - nonostante il profluvio di informazioni - i partiti di vecchio e di nuovo conio hanno difficoltà a capire e, peggio, a farsi capire. Il tema, scivoloso di suo, non ha aiutato: "Le cose buone della politica". Qualcuno, alla vigilia, ha pure ironizzato: "Già se ne fanno una, di cose buone, è tanto…". Wanda Pucci, giovane portavoce del Pd, invece, se l’è cavata così: "Noi ci crediamo, per questo siamo nel Pd e cerchiamo di lottare contro il sentimento di antipolitica che cresce con i cattivi esempi". Cioè le "cose non buone della politica": e già il panorama sarebbe più completo.
Il Pd, in questo quadro, si inserisce come un "lievito". La sensazione si avverte, sarà perché alcuni giovani, come il portavoce Davide Bellini, muovono i primi esitanti passi nella giungla politica e altri ancora, come Michele Mazzarano, vanno di corsa dalla scuola delle Frattocchie (o dalle semi mitologiche memorie che ne rimangono) alla segreteria provinciale del Pd e alla poltrona di vice coordinatore regionale al fianco di Big Emiliano. E in mezzo c’è la generazione di Ludovico Vico e Paolo Costantino (quest’ultimo trattenuto nella trincea del Consiglio regionale e giunto solo a fine assemblea per i saluti), più ingrigiti ma col desiderio che il Pd rappresenti un gerovital, non solo politico ma magari anche personale.
L’onorevole Vico, tra le righe, lo ammette: "Stiamo facendo un esperimento complicato di mescolanza di riformismi e persone e vogliamo andare avanti su questa strada, senza dare lezioni a nessuno".
E allora, in tempi così grami, dove stanno le cose buone della politica? Vico scruta un elenco di 40 punti: "E’ la Finanziaria 2008 - è la risposta -, ma questi sono soltanto una metà dei provvedimenti adottati. C’è anche la riforma del Welfare e il decreto milleproroghe. E’ uno scenario grandioso e il Pd, assieme alle altre forze del centrosinistra, dovrebbe prodigarsi a pubblicizzarlo".
Pescando quasi a caso: lo sconto Ici sulla prima casa, gli incentivi per i giovani che vanno a vivere in affitto, il canone Rai esentato per gli over 75 e le pensioni più pesanti, il forfettone su Iva e Irap per le piccole imprese, che godranno (con le grandi) anche del taglio fiscale dell’Irap e dell’Ires, le assunzioni dei precari nella Pubblica Amministrazione, il sostegno agli incapienti, la class action per i consumatori ecc. ecc.
"Il programma del Governo Prodi - continua Vico - è di legislatura. La Finanziaria non è esaustiva, ma il governo ha fatto delle scelte, nel 2007 in direzione del risanamento del debito pubblico e contro l’evasione e l’elusione fiscale, nel 2008 verso le pensioni, il lavoro e le imprese. Il tesoretto - aggiunge - non casca dal cielo, ma è il frutto di una promessa mantenuta: chi paga le tasse va rispettato due volte, anche impedendo che qualcun altro non paghi". A proposito di extragettito, quello del 2008, sarà utilizzato in una direzione unica: "Diminuire la tassazione Irpef sul lavoro dipendente e pensioni". Temi che toccano le corde del folto uditorio: i cittadini, del resto, non ragionano in termini di Pil (Prodotto interno lordo), avanzo primario, spesa pubblica e rapporto deficit/Pil. Al massimo fanno la spesa privata: la loro. E sono dolori. "Anche le spinte inflazionistiche fanno aumentare i prezzi - spiega Vico - e se poi le tariffe di gas e luce le aumenta proprio l’Authority che dovrebbe controllarle… toccherà al governo, a metà gennaio, intervenire sulle accise. E comunque da subito si è messo mano alla portabilità dei mutui a tasso variabile, i cui danni da finanza creativa ci sono arrivati dagli Usa, un effetto perverso della globalizzazione.
Tuttavia, il patto tra produttori, lavoro e impresa, in funzione della crescita resta l’asse attraverso il quale sostenere il nostro stile di vita che, per noi del Pd, dev’essere diffuso ed equo".
Il pubblico gradisce, ma va oltre. Le cose buone che cerca, una volta aperto il dibattito, sono anche altre: superare il gap generazionale, la mancanza di comunicazione vertice-base, il conflitto d’interessi, lo svecchiamento della politica, i Dico (poi diventati Cus, contratti di unione solidale), maggiore perequazione nella forbice dei guadagni tra impresa e lavoratore, il rapporto con Confindustria, i costi della politica e il perduto potere d’acquisto. Vico un po’… svicola: "La riforma costituzionale è già stata presentata alla Camera e prevede 518 parlamentari a Montecitorio e il Senato trasformato in Senato delle regioni, mentre la riforma della legge elettorale va fatta col massimo del consenso possibile, non a maggioranza come ha fatto il centrodestra". Con un’avvertenza: “Nel Pd dobbiamo dirci tutto senza omissioni, che è pure un peccato non veniale".

Dirsi tutto, appunto. Ci prova Mazzarano, alla sua maniera: "L’incontro pubblico è una buona pratica e ad una serie di buone pratiche deve aspirare il Pd. La politica non è solo fare buone leggi, ma anche creare occasioni di confronto e divulgazione. E’ questa la nostra discontinuità rispetto al passato e dobbiamo farlo cominciando da quello che sta facendo il Governo e rinnovando il cuore dell’alleanza di centrosinistra, che è fatto di coesione sociale e modernizzazione".
Una visione alta, che parte da una rivendicazione: "Siamo in una fase straordinaria, in cui l’impulso popolare ha fatto nascere un nuovo partito ed è passato nel Paese il concetto che la politica sta riformando se stessa". Un concetto che ha bisogno di puntelli: "Semplificare la politica - dice Mazzarano -, creare gli strumenti per la governabilità e dare unità al sistema". Restano, però, gli ostacoli che si sono acuiti col bipolarismo imperfetto: la rissosità e la frammentazione dei partiti. "Per questo - spiega il segretario provinciale - vogliamo eliminare l’utilità marginale dei piccoli partiti e le rendite di posizione, creando un bipolarismo capace di non rendere i programmi subordinati alle alleanze. Le regole, però, si cambiano con tutti e a partire da se stessi, come ha fatto Veltroni".
La gente ascolta, l’ex sindaco Vito Cassano abbozza un appunto: "Forse noi politici dovremmo parlare in modo diverso, bandendo i discorsi d’alta scuola e scendendo in piazza, spiegando le cose direttamente alle persone".
Un’idea che Michele Emiliano, il grande assente, ha a suo modo già realizzato: l’altro giorno per il bilancio annuale del capoluogo barese si è presentato direttamente a casa di un cittadino.
Sull’invito c’era scritto: suonare citofono Romanelli.
E così, almeno, la politica può davvero tornare «porta a porta».

Massimo D’Onofrio - Corriere del Giorno

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