La vicenda Alitalia è lo specchio fedele di come il governo Berlusconi sia vittima della sua demagogia e della sua inadeguatezza. Il piano presentato ci consegna una compagnia di bandiera che di fatto diventa di ‘bandierina’, con un inaccettabile ridimensionamento della capacità di espansione internazionale. Non era davvero questa la nuova Alitalia che si sarebbe dovuta far nascereIl Consiglio dei ministri ha dato via libera al Dl e al Ddl con le modifiche alla legge Marzano per mettere mano alla drammatica situazione di Alitalia. Il dl prevede la possibilità da parte del commissario di procedere a una trattativa privata per la cessione di una parte della compagnia dopo aver effettuato una perizia. Sarà il commissario straordinario a stabilire il prezzo di cessione degli asset. Si prevede inoltre la sospensione delle norme antitrust in relazione alla integrazione con Air One, una mossa che deve passare il vaglio dell’Unione Europea, per la quale non si escludono bocciature. Ma chi si farà carico dei debiti e della svalutazione delle azioni di Alitalia? “Sono mesi che il Pd lancia l’allarme sull’inqualificabile prospettiva di scaricare le perdite della compagnia sui contribuenti italiani, sugli azionisti e obbligazionisti della società, sui lavoratori dell’azienda e sulle loro famiglie. In questi giorni i più autorevoli commentatori economici italiani hanno ripreso queste osservazioni sollevando anche altri pesanti interrogativi, riguardo ad esempio l’approvazione europea di questo piano”. Da Denver, dove si trova per la Convetion del Partito democratico americano, Walter Veltroni, segretario del PD, esprime tutta la sua profonda preoccupazione per i risvolti di questa faccenda:
“La vicenda Alitalia è lo specchio fedele di come il governo Berlusconi sia vittima della sua demagogia e della sua inadeguatezza”. Per Veltroni si tratta di una soluzione confusa che non fa gli interessi del Paese.
E ribadisce che il governo Berlusconi dovrebbe rispondere nelle sedi parlamentari sul futuro della compagnia di bandiera italiana, rispondere ai mille dubbi che fanno “rimpiangere l’incredibile occasione perduta mesi fa quando la destra respinse scelleratamente, per miopi calcoli elettorali, l’accordo di fatto già raggiunto con Air France”. Per Alitalia si prospetta dunque un “futuro di certo peggiore sotto tutti i punti di vista”. Un piano, che, “alla faccia della tanto decantata difesa dell’italianità, ci consegna una compagnia di bandiera che di fatto diventa di ‘bandierina’, con un inaccettabile ridimensionamento della capacità di espansione internazionale”.Altre bocciature del
“Piano Fenice" arrivano anche dai piloti dell'Anpac”, i quali temono che Alitalia si riduca ad un piccolo vettore, a vantaggio della concorrenza. Chiedono, pertanto, l'apertura del confronto per entrare nel merito del piano industriale dell'azienda e che il Governo assuma immediatamente la gestione diretta della vicenda Alitalia. Altrimenti si arriverà ad un conflitto sociale 'pesantissimo'. Anche l'Ugl auspica una convocazione del Governo in merito. Per Marco Filippi, capogruppo Pd in commissione Lavori pubblici, "ancor più grave è che, con la revisione della legge Marzano, viene ufficializzato che nessuno paga per le responsabilità nell'amministrazione dell'azienda". Inoltre l’esponente PD denuncia come "il provvedimento, che modifica la disciplina fallimentare, è infatti un vero e proprio salvacondotto per il management e per i commissari che non risponderanno di eventuali illeciti. Si tratta, ripete Filippi del “solito stile Berlusconi: calpestare le regole a danno degli italiani”.
2 commenti:
ROMA - No a una legge sulle intercettazioni che limiti i poteri di indagine attribuiti ai magistrati, "nessuna contrarietà" a che "tutte le mie telefonate siano rese pubbliche". Romano Prodi reagisce così alla pubblicazione di alcune sue intercettazioni relative all'inchiesta Siemens.
"Vista la grande enfasi e, nello stesso tempo, l'inconsistenza dei fatti a me attribuiti da 'Panorama' - dice l'ex presidente del Consiglio, che parla subito dopo l'intervento in proposito del premier Silvio Berlusconi - non vorrei che l'artificiale creazione di questo caso politico alimentasse il tentativo o la tentazione di dare vita, nel tempo più breve possibile ad una legge sulle intercettazioni telefoniche che possa sottrarre alla magistratura uno strumento che in molti casi si è dimostrato indispensabile per portare in luce azioni o accadimenti utili allo svolgimento delle funzioni che le sono proprie". "Da parte mia - conclude Prodi - non ho alcuna contrarietà al fatto che tutte le mie telefonate siano rese pubbliche".
BERLUSCONI: PARLAMENTO INTERVENGA, SOLIDARIETA' A PRODI
"La pubblicazione di intercettazioni telefoniche riguardanti Romano Prodi, a cui va la mia assoluta solidarietà, non è che l'ennesima ripetizione di un copione già visto. E' grave che ciò accada e il Parlamento deve sollecitamente intervenire per evitare il perpetuarsi di tali abusi che tanto profondamente incidono sulla vita dei cittadini e sulle libertà fondamentali": lo afferma, in una dichiarazione, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Ansa
Altro stile politico e umano
IL SUD PENALIZZATO ANCHE NEI VOLI
Gli sviluppi delle ultime ore della vicenda Alitalia determinano molte preoccupazioni, ben descritte da Giavazzi sul Corriere della Sera e da Boeri su Repubblica. Vale la pena di sottolinearne un’altra, particolarmente importante. A quanto è dato di sapere, le flotte di Alitalia e Air One saranno unificate e significativamente ridotte; dovrebbe essere eliminato l’hub della compagnia, cioè l’aeroporto di interscambio fra diversi collegamenti, essenziale in mancanza di voli diretti (Fiumicino o Malpensa); saranno create invece sei “basi” (Torino, Milano, Venezia, Roma, Napoli, Catania); dovrebbe essere limitata ai voli per Roma l’operatività di Linate.
Tutto questo non potrà che produrre una significativa riduzione nel numero di collegamenti disponibili, innanzitutto per le aree, come il Sud Est Italia, che non avranno basi. Prendiamo nota dei voli oggi 29 settembre 2008 disponibili da Bari fra le due compagnie (10 per Roma, 7 per Linate, 2 per Malpensa, 1 per Bologna, Genova, Venezia e Torino), oltre a tutti i collegamenti in coincidenza da Roma e Milano: vediamo quanti ce ne saranno fra un anno.
Ma contemporaneamente sarà sospesa la normativa antitrust; questo significherà che la nuova compagnia non potrà essere obbligata a cedere ad altri i diritti di decollo e di atterraggio (slot) di cui dispone; né potrà essere sanzionato l’abuso della sua posizione dominante. Non potrà esservi concorrenza. Tutto questo non potrà che significare un rilevante aumento delle tariffe aeree.
D’altra parte perché una compagnia, ridotta quasi esclusivamente ad un ambito nazionale, potrebbe guadagnare, se non sfruttando il proprio potere di quasi-monopolio sul mercato interno? Meno voli, aerei più pieni, tariffe più alte, concorrenza ostacolata. Il sogno di ogni imprenditore: scaricare tutti i costi della vecchia Alitalia sui contribuenti; appropriarsi dei possibili ricavi sfruttando una posizione di forza. Ma un possibile incubo per gli italiani, e in particolare per i meridionali, che non hanno alternative per spostarsi verso il CentroNord.
La questione è della massima importanza per il futuro (imprenditoriale, turistico) delle nostre regioni. Nell’ovvio silenzio delle rappresentanze imprenditoriali nazionali (visto che la Presidente di Confindustria fa, inopinatamente, parte dei candidati al ruolo di monopolista), sarà essenziale che si alzi, molto forte, la voce delle rappresentanze economiche e politiche regionali: per richiedere chiare garanzie su collegamenti e tariffe. E’ un’operazione tutta politica. E l’esigenza degli italiani di viaggiare a prezzi ragionevoli è un’obiettivo politico di primissima importanza, non inferiore agli altri. Prima che sia troppo tardi, e l’Alitalia si confermi ancora una volta uno dei principali ostacoli allo sviluppo del Sud.
Gianfranco Viesti - gazzetta del mezzogiorno - 29 agosto
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