lunedì 25 agosto 2008

La svolta di Veltroni

Parto dalla convinzione che in politica il "quieta non movere" non paga. Se c'è il terremoto, mentre sei in fuga pensi alla ricostruzione. Alla fine le scosse termineranno e solo chi ha le idee chiare vince. Walter è nel pieno del sisma ma non è la sola vittima. I suoi avversari o concorrenti non stanno meglio di lui. La sua sconfitta e la sua fuoriuscita dalla politica lasceranno un segno bruciante sulla pelle dei sopravvissuti. Solo chi lo odia personalmente può augurarsi che si tolga di mezzo senza reazioni. Anche una sconfitta in campo aperto farebbe bene sia a Veltroni sia a chi lo contrasta.
Il consiglio è semplice: dia battaglia. Si può dare battaglia come propongono i fan di Walter chiedendo un plebiscito sul nome del segretario. Sarebbe poca cosa, anche se meglio di niente. Una nuova consultazione con candidati contrapposti, come si fa in America, farebbe bene al Pd. Ma servirebbe a poco. Dare battaglia vuol dire identificare il nemico interno. Ecco le mie idee. Il primo nemico interno è la coalizione giustizialista. Walter preceda Berlusconi e proponga una nuova idea della giustizia. Si faccia dei nemici fra i magistrati ma abbia il coraggio di tagliare i ponti con il peronismo all'italiana come ha fatto col comunismo.
Il secondo fronte lo apra contro i boss locali. Parta, il caro Veltroni, da una valutazione serena. I peones sono nessuno. Vivono perché c'è lui e dopo di lui ci sarà un altro leader. Senza un capo i capi-clientele contano niente. Se a Torino si togliesse di mezzo Chiamparino, i tenaci avversari del sindaco raccoglierebbero gli stessi voti di Boselli. Suggerisco una svolta autoritaria. Una vera rivoluzione contro le mezze calzette.
Infine, rilanci l'idea del partito senza tessere, il partito dei cittadini. D'Alema si sta inoltrando lungo l'unica strada che conosce, il partito delle tessere. È una possibilità. Ma concorrere sul quel terreno è praticamente impossibile. D'Alema ha con sé apparati piccoli ma tenaci, capi-elettori influenti. Vince lui. C'è la strada del partito aperto che si modella combinando una leader limpidamente riformista con una platea di cittadini-militanti non calcificata.
In fondo propongo a Walter di tornare ai suoi primi mesi. Piglio decisionista, riformismo spinto, partito in netta discontinuità con i modelli novecenteschi. In quei mesi e con quegli argomenti Veltroni sedusse la sinistra e la destra. Con questa morta gora odierna stranisce la sinistra e crea disillusioni a destra. Qualcuno dirà che ormai la via del dialogo con Berlusconi è preclusa. Non credo. Penso che al Cavaliere serva ancora un avversario serio, se non vorrà trovarsi di fronte, per tutta la vita, Di Pietro. Alla sinistra serve il Veltroni dei primi cento giorni, non quello millenaristico della lettera alla "Repubblica". Il modello non è né il profetismo tragico di Berlinguer né il sereno declino di Gorbaciov. Guardi alle socialdemocrazie vincenti, il Veltroni, triste y final. Poi se perde, si ritiri. Si ricorderanno di lui e lo rimpiangeranno. Se lascia andare le cose, sarà come Fassino, onesto e dimenticato.
Peppino Caldarola - il tempo - 24/8/2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

peccato che D'Alema continua a fare i soliti giochetti per indebolire il pd

Anonimo ha detto...

Se Walter Veltroni si decide a fare il segretario il Pd potrà ritornare ad essere credibile, le brave persone a volte devono anteporre le palle al buonismo che significa andare avanti rompendo le gambe a quelli che mettono gli sgambetti.
G.S.