venerdì 22 agosto 2008

Taranto, famiglie sempre più indebitate

TARANTO - La tenaglia della crisi si stringe inesorabilmente ai fianchi dei tarantini, delle famiglie soprattutto: da ieri più indebitate oltre che più povere. Un paradosso lacerante se i consumi si riducono drasticamente. L’analisi pubblicata dalla Confartigianato di Mestre offre dati double face, ma non bisogna cadere nell’inganno. Taranto è sì 73esima, quindi tra le città con famiglie meno indebitate nel 2007. Siamo lontani dai livelli di Roma (21mila 949 euro) o di Milano (21mila 321 euro) per accensione di mutui destinati all’acquisto della casa, prestiti per l’acquisto di beni mobili, credito al consumo, finanziamenti per la ristrutturazione di immobili.

Ma è il dato relativo alla crescita dell’indebitamento - tra il 2002 e il 2007 - a spaventare in termini percentuali. E a far temere ulteriori impennate. Il debito delle famiglie è lievitato del 102,3 per cento in cinque anni. Taranto è ottava nella classifica delle città italiane; prima in Puglia, quarta al Sud. Numeri che fanno pendent con quelli emersi da una ricerca condotta, alcuni mesi fa, dalla Legacoop e dall’Università di Bari. In quel frangente si scoprì che 14 famiglie tarantine su cento vivono al di sotto della soglia di povertà (meno di mille euro al mese): il tre per cento in più rispetto alla media nazionale (11, 1 per cento). Numeri da abbinare a quelli sulla contrazione dei consumi in tutto il Paese. «Viviamo un momento difficile ». Giuseppe Lenti, vicedirettore della Banca di credito cooperativo di San Marzano, mostra cautela nella lettura dei dati della Cgia di Mestre. «I numeri dicono, in assoluto, che le famiglie tarantine sono più avvedute rispetto a quelle di altre città.

Ma c’è il rischio di una lettura parziale. Chi si indebita, spesso, ha un reddito sufficiente per sostenere la rata. Accade nelle grandi città. A Taranto i dati certificano la presenza di nuclei familiari che, magari, vorrebbero ricorrere al credito, ma non riescono ad accedervi. Lo dico sulla base della scarsa propensione al risparmio evidenziata dalle cifre degli ultimi anni. In provincia va un po’ meglio. Il dato di Taranto deve preoccupare per la forte crescita percentuale e perché ci sono ulteriori margini di indebitamento rispetto ai grandi centri ormai saturi. E’ probabile che la crisi economica, e l’innalzamento del costo del denaro, frenino la corsa ai mutui e ai prestiti. Certamente bisogna vigilare perché il rischio del sommerso, del credito illegale, può innalzarsi». «Le famiglie, di fronte al rischiousura, sono meno tutelate delle imprese», sottolinea Giancarlo De Bartolomeo, presidente dell’Ascom Fimaa, la Federazione che si occupa di mutui per l’acquisto di immobili. «Il rischio è consistente, ripeto, se cresce la necessità del ricorso al credito al consumo. Preoccupa anche il fiorire di una miriade di società per prestiti “facili”. Sui mutui per la casa, invece, tra l’Ici abolita e la rinegoziazione con le banche, le famiglie hanno avuto una boccata d’ossigeno.

Ma è più facile tutelare un imprenditore caduto nella rete degli usurai attraverso, per esempio, la Società di garanzia dei commercianti; più difficile attivare strumenti a difesa delle famiglie. Su questo dobbiamo vigilare anche se non ci sono segnali concreti di un rischio incombente ». Sulla «qualità» del credito insiste anche Luigi D’Oronzo, presidente provinciale di Federconsumatori: «Non c’è un problema mutui; esiste, piuttosto, l’emergenza legata al credito al consumo: viene, artatamente, propinano un tasso zero, ma si sa che non è così. Proposte scorrette, consumi fermi malgrado l’accresciuto indebitamento. Una miscela esplosiva». Alcune voci raccolte in primavera dal progetto sulla lotta alla povertà, curato dall’Amministrazione provinciale di Taranto, scandagliavano il disagio, anticipando classifiche e percentuali. Vale la pena riascoltarle.
«Il mutuo dovevamo finirlo di pagare a giugno, ma siamo indietro di qualche rata. Continuo a pagare lo stesso. Avevo chiesto un altro prestito per pagare piano piano tutto il mutuo, ma le banche non me l’hanno dato. Sai le banche, ti chiudono le porte in faccia». «La mia preoccupazione è che non cambi la situazione. Mi fa rabbia, perché ci sono i bambini».
Fulvio Colucci - Gazzetta del Mezzogiorno

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