Poiche' quella presentata finora non e' una riforma del sistema scolastico e universitario ma semplicemente un taglio di fondi dettato dal ministro Tremonti, riscontriamo finalmente buon senso e saggezza nelle parole del ministro Calderoli sulla necessita' di intervenire insieme sull'Università. Il 'vero anello debole di un sistema formativo universitario che non funziona piu' da almeno vent'anni'. Mi dichiaro sin d'ora disponibile a votare a favore di un provvedimento del ministro Gelmini a patto che non sia un decreto legge e non contenga generiche dichiarazioni di principio, oppure tagli indiscriminati nascosti dietro un'inutile e stucchevole propaganda. Dobbiamo cambiare per migliorare la condizione dei nostri studenti e per garantire certezze nei programmi e nelle selezioni d'ingresso dei ricercatori e nelle modalità di crescita della carriera accademica'. Ci sarebbero spazi per condividere l'azione del Ministro solo se portasse a termine alcune semplici operazioni: immediato blocco dei concorsi, soprattutto per quelli gia' in corso, per docenti universitari, fatti spesso secondo lottizzazioni locali; commissioni esaminatrici nazionali (nominate con sorteggio garantito da pubblici ufficiali) allargate anche a docenti di Universita' Europee; cancellazione con effetto retroattivo del riconoscimento del valore del titolo di laurea conseguito presso le universita' telematiche con l'invio alla magistratura di tutti gli atti riguardanti convenzioni e validazione dei crediti formativi; istituzione di un codice etico valido su tutto il territorio nazionale con l'immediato ritiro dei fondi per quelle universita' che non applichino la norma valida nelle altre nazioni europee secondo la quale all'interno della stessa facolta' non possono esercitare componenti dello stesso nucleo familiare; attribuzione degli assegni di ricerca affidata a commissioni esterne nominate col criterio del sorteggio e anche in questo caso con la presenza di docenti stranieri.
on. Francesco Boccia
Segnalazioni :
Tagli di spesa e concorsi truccaticosì la ricerca soffoca i talenti
INCHIESTA. Viaggio nel paese bloccato/2. Le nostre università sono una miniera di "cervelli" che non vengono valorizzati di ETTORE LIVINI
Il tempo lungo del ricambio di NADIA URBINATI
2 commenti:
La legge riduce drasticamente il tetto in materia di emissioni di diossina
Ilva, guerra aperta tra Regione e governo
Paolo Russo
Il ministro: con quella legge chiude in quattro mesi
Vendola: venga qui Abbattere le emissioni nocive o sospendere le attività: l´Ilva adesso è a un bivio. La Puglia di Nichi Vendola ha messo un tetto alla diossina. La giunta regionale ha varato ieri il disegno di legge che impedirà alla fabbrica di Taranto di emettere ancora morte dalle proprie ciminiere. Con l´imminente approvazione del consiglio regionale di questo provvedimento, la Puglia sarà la prima regione italiana a dotarsi di una legge contro i veleni. "Non è una legge contro l´Ilva ma è una legge per ridare ossigeno a una città che sta soffocando", ha sottolineato Vendola, tendendo la mano al governo Berlusconi: "Facciamo un patto per salvare Taranto", ha proposto il governatore. Ma la risposta del ministro per l´Ambiente, Stefania Prestigiacomo è stata raggelante: "Se questa legge passa, l´Ilva chiude in 4 mesi" ha replicato il ministro respingendo al mittente l´invito alla collaborazione. La legge regionale contro la diossina sarà approvata entro dicembre. Ma il dialogo con Berlusconi è già finito.
Diciassette cartelle dattiloscritte, un solo articolo, diviso in quattro commi. Eppure questo snello disegno di legge da solo potrebbe riuscire a fermare il colosso siderurgico più grande d´Europa. Le disposizioni inserite dall´assessore all´Ecologia, Michele Losappio, nel provvedimento, parlano chiaro: l´Ilva, che attualmente immette nell´atmosfera di Taranto da 4,4 a 8,1 nanogrammi di diossina, dovrà ridurre le emissioni a 2,5 nanogrammi entro il prossimo aprile. Per poi abbatterle definitivamente a 0,4 nanogrammi entro il 31 dicembre 2010. In pratica, la Regione, chiederà all´Ilva di attenersi con due anni di anticipo al Protocollo di Aarhus, approvato dal consiglio dell´Unione europea nel 2004 ma mai applicato dall´Italia, dove il limite massimo di emissioni di diossina è fissato al valore di 10 nanogrammi. Per questo, il direttore dell´Arpa Puglia, Giorgio Assennato, ha espresso grande soddisfazione per il provvedimento varato dalla Regione: "Una legge seria, realistica, che pone fine ad una situazione scandalosa, unica al mondo. Perchè l´Italia ha una legge scandalosa che non pone limiti alle emissioni". Adesso i limiti ci sono. Se l´Ilva dovesse superarli avrebbe sessanta giorni di tempo per rimettersi in regola. Altrimenti la Regione potrà imporre lo stop alle ciminiere.
Da Taranto il presidente Vendola vorrebbe estendere la rivolta anti diossina alle altre regioni italiane. Ma dopo le polemiche a mezzo stampa delle scorse settimane il governatore adesso cerca il dialogo con il governo. La legge, infatti, rischia di essere immediatamente impugnata perché dovrebbe spettare al governo centrale e non agli enti locali imporre simili paletti. Per questo Vendola ha teso la mano a Berlusconi e ha invitato a Taranto Stefania Prestigiacomo. Ma il ministro per l´Ambiente ha respinto al mittente il ramoscello d´ulivo: "Sono esterrefatta dall´iniziativa di Vendola - ha sottolineato il ministro per l´Ambiente - questa legge implicherebbe la chiusura dello stabilimento entro 4 mesi: un dato che il Presidente della Regione Puglia ben conosce e che rischia di innescare un problema sociale di enorme portata per Taranto e per la Puglia". La replica della Regione è affidata a Losappio: "Il ministro parla da proprietario dell´Ilva con zelo confindustriale. Ci saremmo aspettati una protesta da Emilio Riva invece è il governo Berlusconi a non volere la riduzione della diossina". (12 novembre 2008)
il titolo dell'articolo da repubblica bari è: E'il governo Berlusconi a non volere la riduzione della diossina a Taranto"
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