![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBSXNjQ0SZrEIFgbuHzp_UfczSPQTFad3eqQ_d2kTwKMUrVh7LKie-MmOchLLk1DwG2OtqLaBZjZwlBQ6myGGNMfyXt0F47677e0yjaV9gsxMFvPrRvGo2ijiMpPTEYq1Tx0Q6PBXrsFQ/s400/career.jpg)
“Caso Miroglio”, sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico e della Regione le richieste di subentro.
Spiragli, anzi certezze possibili.La grande battaglia combattuta dagli operai della Miroglio ginosina, aiutati da sindacati e politici, si avvia ad una vittoriosa conclusione. Sui tavoli del ministero dello Sviluppo economico e della Regione sono arrivate alcune proposte per rilevare l'azienda o subentrarvi, le possibilità occupazionali vanno da un ventina fino a 180 unità.Si ha però una qual inquietudine: i capannoni sono due, quello di Ginosa (12 mila mq) e quello di Castellaneta (5000 mq) i richiedenti sono più di due: i tempi di magra non è un bello spettacolo veder sfumare altre possibilità di lavoro.Si è dinanzi a boatos, a voci, ma così concrete e dettagliate che non si può non credere. La preoccupazione di tutti ora è usare raziocinio e prudenza perché i capannoni tornino a pulsare di vita e a produrre ricchezza per i singoli e le comunità nelle quali sono insediati.Le richieste che saranno esaminate al ministero e alla Regione sarebbero almeno cinque. Un'azienda veneta del legno, interessata al capannone di Castellaneta; una società di legno per arredamenti, già in trattativa co i Miroglio; un'azienda di Barletta, che amplierebbe e diversificherebbe la sua produzione con il tessile abbigliamento, interessata a rilevare tutto lo stabilimento di Ginosa, cioè capannone, telai e altre macchine e, naturalmente quasi tutti gli operai; un'altra azienda di logistica agroalimentare, filiazione della Coldiretti, anche questa interessata allo stabilimento di Ginosa, per la sua vicinanza alla strada statale 106, questa per una ventina di posti; infine un'azienda modenese per lo smaltimento dei pneumatici, da una cinquantina di posti.Per cronisti, ma anche per gli storici di domani, il “caso Miroglio” può essere assunto ad emblema sia per la tenacia adoperata dagli operai nel mantenere integro il loro diritto al lavoro sia come elaborazione di una politica economica, di piccolo e grande respiro.La battaglia dei “ragazzi” di Ginosa cominciò su queste colonne, con un'intervista corale in cui fu rimproverata una qual inerzia da rassegnazione di sindacati e politica dinanzi alla frenesia fuggitiva dell'azienda, alla quale per il suo arrivo a Castellaneta e Ginosa era stati costruiti ponti d'oro, nel senso letterale del termine, per le agevolazioni finanziarie ottenute. Partì il treno della difesa del lavoro: assemblee, viaggi a Bari, Roma ed Alba, madre patria della Miroglio, nel lontanissimo Piemonte.Ministero, Regione, azienda capirono che quegli operai, scottati dalla chiusura del capannone castellanetano, non avrebbero ceduto e si misero a lavorare con concretezza alla ricerca di soluzioni. Ma la determinazione di quegli operai, il loro attaccamento al lavoro, come diritto, ma anche dome dovere, un tempo elogiati da Miroglio senjor come di altissima produttività, uscì dai confini ginosini e la sua eco giunse in aziende in cerca di occasioni di espansione.Ed eccole qui, le aziende, alcune senza nessuna pretesa d'aiuti statali, in grado di comprare il capannone e le macchine e di cominciare subito a lavorare, anche grazie alla qualità professionale e deontologica di quei “ragazzi”, quasi tutti under 40, i più alla loro prima esperienza lavorativa, sulla quale avevano impostato famiglia e futuro dei figli.Tornando ai boatos, alle aziende che hanno chiesto di lavorare nei capannoni, si sa con precisione di due progetti operativi di imprese pugliesi, entrambe interessate al capannone di Ginosa, come di un polo industriale polifunzionale. Le due proposte fanno capo rispettivamente ad Antonio Battaglia, assistito nello specifico da Paolo De Pace, e alla Op Jonica Fruit del gruppo Coldiretti.Antonio Battaglia, imprenditore di Barletta, attivo da oltre 30 anni nel comparto tessile-calzaturiero, è azionista di riferimento della Bicap srl, leader mondiale nella calzatura per antiinfortunistica, con un fatturato consolidato di circa 30 milioni di euro e export in oltre 26 paesi. Il progetto riguarda l'acquisizione del ramo di azienda costituito da macchinari, strutture immobiliari e rapporti di lavoro dipendente dello stabilimento Miroglio di Ginosa per creazione di una linea produttiva tessile-abbigliamento, con un'occupazione stimata in 120 unità nell'ipotesi minimale e 180 nell'ipotesi di un contratto di continuità con il gruppo Miroglio per la fornitura di tessuti e filati. L'operazione prevede investimenti nel segmento produttivo dell'abbigliamento e del calzaturiero, in quanto la linea di prodotto finale, con marchio proprio e per marchi terzi, sarebbe comprensiva anche dell'accessorio calzatura.Per una definizione completa del piano i tecnici del Battaglia sono in attesa di concordare la data del sopralluogo.Il progetto della Jonica Fruit, che chiude il 2008 con un fatturato prossimo a 10 milioni di euro, prevede invece la creazione di un polo di logistica agroalimentare per la conservazione e lavorazione di prodotto dell'ortofrutta di produzione locale. In questo caso, l'interesse è per una parte delle strutture immobiliari e per l'assunzione di 10-20 unità lavorative, con investimenti concentrati sui sistemi di refrigerazione e smistamento dei prodotti. Il progetto si avvale del potenziale produttivo del territorio e della completata viabilità della ss 106 e successivi collegamenti a livello nazionale.Anche in questo caso, è stato chiesto alla Miroglio, sempre per il tramite del Ministero, di un sopralluogo.Delle altre tre imprese interessate ad insediarsi a Ca stel laneta e Ginosa si hanno notizie generiche sulla loro ragione sociale, ma certe sul loro interessamento.I sindaci di Ginosa e Castellaneta ora sono dinanzi ad una prospettiva: due capannoni per cinque aziende. Che fare? Lasciare che tre vadano via? O trovare posto anche per esse e per altro lavoro in una zona in crisi endemica?I sindaci della zona, Luigi Montanaro, di Ginosa, Giuseppe Cristella di Laterza, Giovanni Quero di Mottola e Michele Labalestra di Palagianello, insieme con i consiglieri regionali di Ginosa, Pietro Lospinuso di An e Paolo Costantino del Pd e con l'on. Ludovico Vico, del Pd, quasi sempre presente nelle manifestazioni in quanto ex segretario provinciale e regionale della Cgil, faranno fronte comune, politica bipartisan, per mantenere in loco tutte e cinque le aziende?»
Spiragli, anzi certezze possibili.La grande battaglia combattuta dagli operai della Miroglio ginosina, aiutati da sindacati e politici, si avvia ad una vittoriosa conclusione. Sui tavoli del ministero dello Sviluppo economico e della Regione sono arrivate alcune proposte per rilevare l'azienda o subentrarvi, le possibilità occupazionali vanno da un ventina fino a 180 unità.Si ha però una qual inquietudine: i capannoni sono due, quello di Ginosa (12 mila mq) e quello di Castellaneta (5000 mq) i richiedenti sono più di due: i tempi di magra non è un bello spettacolo veder sfumare altre possibilità di lavoro.Si è dinanzi a boatos, a voci, ma così concrete e dettagliate che non si può non credere. La preoccupazione di tutti ora è usare raziocinio e prudenza perché i capannoni tornino a pulsare di vita e a produrre ricchezza per i singoli e le comunità nelle quali sono insediati.Le richieste che saranno esaminate al ministero e alla Regione sarebbero almeno cinque. Un'azienda veneta del legno, interessata al capannone di Castellaneta; una società di legno per arredamenti, già in trattativa co i Miroglio; un'azienda di Barletta, che amplierebbe e diversificherebbe la sua produzione con il tessile abbigliamento, interessata a rilevare tutto lo stabilimento di Ginosa, cioè capannone, telai e altre macchine e, naturalmente quasi tutti gli operai; un'altra azienda di logistica agroalimentare, filiazione della Coldiretti, anche questa interessata allo stabilimento di Ginosa, per la sua vicinanza alla strada statale 106, questa per una ventina di posti; infine un'azienda modenese per lo smaltimento dei pneumatici, da una cinquantina di posti.Per cronisti, ma anche per gli storici di domani, il “caso Miroglio” può essere assunto ad emblema sia per la tenacia adoperata dagli operai nel mantenere integro il loro diritto al lavoro sia come elaborazione di una politica economica, di piccolo e grande respiro.La battaglia dei “ragazzi” di Ginosa cominciò su queste colonne, con un'intervista corale in cui fu rimproverata una qual inerzia da rassegnazione di sindacati e politica dinanzi alla frenesia fuggitiva dell'azienda, alla quale per il suo arrivo a Castellaneta e Ginosa era stati costruiti ponti d'oro, nel senso letterale del termine, per le agevolazioni finanziarie ottenute. Partì il treno della difesa del lavoro: assemblee, viaggi a Bari, Roma ed Alba, madre patria della Miroglio, nel lontanissimo Piemonte.Ministero, Regione, azienda capirono che quegli operai, scottati dalla chiusura del capannone castellanetano, non avrebbero ceduto e si misero a lavorare con concretezza alla ricerca di soluzioni. Ma la determinazione di quegli operai, il loro attaccamento al lavoro, come diritto, ma anche dome dovere, un tempo elogiati da Miroglio senjor come di altissima produttività, uscì dai confini ginosini e la sua eco giunse in aziende in cerca di occasioni di espansione.Ed eccole qui, le aziende, alcune senza nessuna pretesa d'aiuti statali, in grado di comprare il capannone e le macchine e di cominciare subito a lavorare, anche grazie alla qualità professionale e deontologica di quei “ragazzi”, quasi tutti under 40, i più alla loro prima esperienza lavorativa, sulla quale avevano impostato famiglia e futuro dei figli.Tornando ai boatos, alle aziende che hanno chiesto di lavorare nei capannoni, si sa con precisione di due progetti operativi di imprese pugliesi, entrambe interessate al capannone di Ginosa, come di un polo industriale polifunzionale. Le due proposte fanno capo rispettivamente ad Antonio Battaglia, assistito nello specifico da Paolo De Pace, e alla Op Jonica Fruit del gruppo Coldiretti.Antonio Battaglia, imprenditore di Barletta, attivo da oltre 30 anni nel comparto tessile-calzaturiero, è azionista di riferimento della Bicap srl, leader mondiale nella calzatura per antiinfortunistica, con un fatturato consolidato di circa 30 milioni di euro e export in oltre 26 paesi. Il progetto riguarda l'acquisizione del ramo di azienda costituito da macchinari, strutture immobiliari e rapporti di lavoro dipendente dello stabilimento Miroglio di Ginosa per creazione di una linea produttiva tessile-abbigliamento, con un'occupazione stimata in 120 unità nell'ipotesi minimale e 180 nell'ipotesi di un contratto di continuità con il gruppo Miroglio per la fornitura di tessuti e filati. L'operazione prevede investimenti nel segmento produttivo dell'abbigliamento e del calzaturiero, in quanto la linea di prodotto finale, con marchio proprio e per marchi terzi, sarebbe comprensiva anche dell'accessorio calzatura.Per una definizione completa del piano i tecnici del Battaglia sono in attesa di concordare la data del sopralluogo.Il progetto della Jonica Fruit, che chiude il 2008 con un fatturato prossimo a 10 milioni di euro, prevede invece la creazione di un polo di logistica agroalimentare per la conservazione e lavorazione di prodotto dell'ortofrutta di produzione locale. In questo caso, l'interesse è per una parte delle strutture immobiliari e per l'assunzione di 10-20 unità lavorative, con investimenti concentrati sui sistemi di refrigerazione e smistamento dei prodotti. Il progetto si avvale del potenziale produttivo del territorio e della completata viabilità della ss 106 e successivi collegamenti a livello nazionale.Anche in questo caso, è stato chiesto alla Miroglio, sempre per il tramite del Ministero, di un sopralluogo.Delle altre tre imprese interessate ad insediarsi a Ca stel laneta e Ginosa si hanno notizie generiche sulla loro ragione sociale, ma certe sul loro interessamento.I sindaci di Ginosa e Castellaneta ora sono dinanzi ad una prospettiva: due capannoni per cinque aziende. Che fare? Lasciare che tre vadano via? O trovare posto anche per esse e per altro lavoro in una zona in crisi endemica?I sindaci della zona, Luigi Montanaro, di Ginosa, Giuseppe Cristella di Laterza, Giovanni Quero di Mottola e Michele Labalestra di Palagianello, insieme con i consiglieri regionali di Ginosa, Pietro Lospinuso di An e Paolo Costantino del Pd e con l'on. Ludovico Vico, del Pd, quasi sempre presente nelle manifestazioni in quanto ex segretario provinciale e regionale della Cgil, faranno fronte comune, politica bipartisan, per mantenere in loco tutte e cinque le aziende?»
da Corriere del Giorno di Michele Cristella
Nessun commento:
Posta un commento