mercoledì 14 gennaio 2009

La Comunità montana annuncia altre chiusure?

L'illacrimata sepoltura. Dicevano i “patres”: “de mortuis nisi bene” (dei morti non si dica che bene) e aggiungevano: “Parce sepulto” (risparmia il sepolto). Il lettore si domanderà stupito: ma perché il “Corriere” parla latino?E come parlare di un ente pubblico che affidava i campi a chi nei campi non era mai stato, per 27 mila euro, dicendo di farlo per “intuitu personae” (personale percezione)?La celia, ma anche il “parce”, deriva dal senso di sollievo per la chiusura di un ente inutile a furor di popolo, la Comunità montana di Mottola, che cominciava dai 39 metri di Palagiano, un campanile, e finiva ai 363 di Laterza. Non era inutile solo questa comunità montana, ma lo sono tutte, anche quelle dei Comuni appollaiati su monti veri. Le comunità montane sono reperti di un'archeologia amministrativa divenuta poi metastasi partitocratica: dall'essere centri propulsivi di piccolissimi comuni, son diventate dispensatrici di poltrone e patacche. E con le comunità montane l'Italia è piena di enti utili solo a chi li occupa, dalle Province alla gramignosa pletora di consorzi, il cui costo, usato per altri scopi, sarebbe benefico a molti. Si pensi, per fare una cifra, che le province costano 16 miliardi l'anno: una finanziaria. Ma nessun partito le vuol chiudere, perché in questi enti inutili sono al lavoro i valvassini di “lor signori”, coloro che dovrebbero nutrire il collegamento fra politica e popolazione, l'incarnazione della democrazia, e che invece sono un altra causa del distacco fra la politica e la popolazione, altra lesione della democrazia.Per tornare ai “patres”, costoro solevano dire: “Senatori probi viri, senatus mala bestia” (i senatori sono brave persone, è il senato che è una mala bestia). A sentire i dirigenti di questi enti, tutti sono autori di encomiabili opere; e alcune opere avevano bisogno di tutor, anche la comunità montana mottolese ha al suo attivo alcune pregevolezze: l'ultima presidenza s'è occupata di Lsu, di piani eolici, ha pensato a molte altre cose necessarie; però tutte cose che, per essere fatte non avevano bisogno di una corte celeste, o dei miracoli, ma di un semplice assessore comunale.La chiusura delle comunità montane di pianura è la classica solitaria “rondine che non fa primavera”; ma la sua “illacrimata sepoltura” (Foscolo, A Zacinto), fa sperare che annunci la chiusura di altri enti inutili.

da Corriere del Giorno di Michele Cristella

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