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Alle ore 15.30 l'on. Bersani incontrerà i lavoratori e i delegati, accompagnato dall'on. Ludovico Vico e alla presenza delle segreterie di FIOM, FIM e UILM, all'interno dello stabilimento ILVA.
Successivamente, alle ore 18.00 parteciperà alla manifestazione provinciale del PD sul tema: "Le proposte del PD per uscire dalla crisi" che si terrà presso il salone degli Stemmi della Provincia in via Anfiteatro a Taranto. L'iniziativa sarà coordinata da Donato Pentassuglia, Segretario provinciale del PD, interveranno l'on. Ludovico Vico e Gianni Florido, Presidente della Provincia, le conclusioni saranno tratte dall'on. Pierluigi Bersani.
Dall'attuale crisi economica rischia di uscire "una società più divisa e più ingiusta". Lo ha detto Pier Luigi Bersani, ministro dell'Economia del governo ombra del Pd, intervenendo in aula alla Camera per le dichiarazioni di voto sulla fiducia al decreto anti crisi."Mi pare che siamo sulla cattiva strada", ha aggiunto Bersani accusando l'esecutivo di non aver ancora affrontato il nodo della crisi. "Cerchiamo di capire che la crisi c'è - ha sottolineato - mentre fra l'ottimismo un po' vacuo del presidente Berlusconi e il pessimismo immaginifico del ministro Tremonti, siamo fermi all'idea che qualcun altro provvederà".
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3 commenti:
È questo il cuore del nostro problema che ha il sapore dell’emergenza e ha dei nomi chiari: prezzi, redditi, consumi, produzione. Così non và. È tempo di tornare alla realtà. L’ISTAT ci dice che 14 milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.300 euro al mese; che il 15% delle famiglie fatica ad arrivare a fine mese, che il 28% non può fare fronte ad una spesa imprevista, il 10% è in ritardo per il pagamento di bollette, il 4% non ha soldi per spese alimentari, il 10% per spese mediche, il 16% per l’abbigliamento.
Se guardiamo al Sud queste percentuali raddoppiano. Intanto l’inflazione tendenziale ci porta sopra la media europea dopo un anno (a proposito di effetto sistemico delle lenzuolate!) in cui eravamo andati sotto la media europea. Questa inflazione non è ascrivibile né alla domanda interna né alle retribuzioni e quindi si scarica senza riparo alcuno sui redditi medi e bassi mentre i contratti si fanno con un ritardo medio di 12 mesi, il fiscaldrag non viene recuperato, le pensioni si svalutano, la produttività non va in tasca ai lavoratori.
Ovviamente i consumi si riducono, come mai negli ultimi anni, le attività economiche orientate al mercato interno si indeboliscono, cresce l’incidenza della precarietà. Riprende a crescere la disoccupazione, si affaccia un picco della cassa integrazione con una ulteriore diminuzione della massa salariale spendibile, in un circuito vizioso che si auto alimenta. Ovvio che i dati sul PIL segnalino questo andamento recessivo con il tendenziale peggiore d’Europa (potremmo facilmente dire che nell’altro giro il centrodestra ci ha messo tre anni a portarci a crescita zero e stavolta ci ha messo solo tre mesi. Sono diventati rapidi e decisionisti e più che di Robin Hood forse si potrebbe parlare di Speedy Gonzales).
Di fronte a questa vera emergenza il Governo è muto. Non c’è politica economica, e quando c’è è al rovescio. Il circolo vizioso non si rompe. Non è questione di assenza di risorse. Quando si vuole le risorse si trovano come si è visto in questi mesi partendo dall’Ici ed arrivando ad Alitalia. L’impennata preoccupante del fabbisogno colloca comunque il fabbisogno stesso al di sotto dell’evidente sovrastima del Governo.
Giuseppe C.
Alle soglie di un 2009 che s'annuncia come uno dei peggiori anni dell'ultimo mezzo secolo, Silvio Berlusconi insiste nel suo ottimismo di facciata. "Presto", si è addirittura spinto ad annunciare, "splenderà il sole". Su che cosa riposi questa incrollabile fiducia del presidente del Consiglio è un mistero. Lo scenario internazionale resta dominato da un'incertezza plumbea: dagli Stati Uniti non giunge alcun segnale di rapida fuoriuscita da una crisi finanziaria che ora sta mettendo in ginocchio anche i giganti dell'industria, le grandi economie emergenti (Cina, India, Brasile.) stanno vistosamente rallentando il passo, mentre in Europa si rischia di scivolare pericolosamente verso una strategia del ciascuno per sé e nessuno per tutti. Quanto all'orizzonte domestico, consumi, investimenti e occupazione sono in netta caduta tanto che la più prudente delle stime (Confindustria) prevede la perdita di circa 600 mila posti di lavoro nel prossimo anno.
Ma da che parte immagina che possa spuntare presto un sole splendente? Berlusconi questo non lo dice, né lo fa capire. Dagli atti del suo governo si può arguire, però, che la sua reticenza non nasconda un vuoto di strategia, ma qualcosa di inconfessabile: una spudorata scommessa sulla ripresa dell'economia sommersa. Un primo indizio al riguardo risale a una delle scelte subito compiute dal ministro Tremonti con la cancellazione delle norme, introdotte dal governo Prodi, per scoraggiare i pagamenti in nero con drastiche limitazioni sugli assegni trasferibili e sui movimenti in denaro liquido. Con la revoca di tali vincoli si è lanciato un preciso messaggio al mondo dell'evasione fiscale: niente paura, si torna a fare il proprio comodo.
Un secondo indizio è venuto poi con il decreto che ha fissato margini più stringenti per le agevolazioni fiscali sulle opere di risparmio energetico. È vero che con questa misura l'Erario rinunciava a prelievi importanti, ma è altrettanto vero che la grande massa di attività messe in moto dagli sgravi d'imposta ha costretto una non piccola parte del popolo delle partite Iva (idraulici, elettricisti, piccoli e medi artigiani dell'edilizia) a far venire alla luce imponibili fiscali che in passato finivano regolarmente imboscati con tanti saluti all'Erario. Una vecchia via di fuga verso il sommerso è stata così riaperta.
Infine, l'unica mossa cui il governo si sta rassegnando per arginare la valanga di disoccupazione incombente è il rifinanziamento della cassa integrazione. La decisione, s'intende, risulta quanto mai necessaria e opportuna alla luce delle previsioni correnti sulla perdita temporanea o permanente di posti di lavoro. Ma è un fatto che, tra i suoi effetti collaterali, essa avrà anche quello di aiutare la formazione di un esercito di manodopera particolarmente disponibile a svolgere lavoro in nero.
Cosicché, se un po' di sole tornerà a scaldare l'economia, il fenomeno riguarderà soltanto quella parte di società che già in passato ha prosperato con l'evasione fiscale, trovando sempre il suo difensore più sfrontato proprio in Silvio Berlusconi. Per il quale, par di capire, il 2009 non sarà un anno nero, ma l'anno del nero.
silvio è talmente ottimista che ha promesso 100mila posti di lavoro in Sardegna...però non sa che i disoccupati Sardi sono solo 75mila...
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