venerdì 29 agosto 2008

Senza Vergogna!

Presidente FRIGIOLA
Grazie Sindaco, grazie Consigliere Catapano. La seconda interrogazione riguarda la gestione l'area a parcheggio pubblico sita sull'ex strada 580, adiacente al complesso turistico ricettivo "Villa dei Principi". L'interrogante è il Consigliere Cirielli. Prego, Consigliere.

Consigliere CIRIELLI

Noi, con questa interrogazione, poniamo dei quesiti all'Ammi- nistrazione Comunale e, in particolare, l'utilità dal punto di vista politico, in effetti, di fare degli scomputi di urbanizzazione con la delibera 247 del 23.12.05 al complesso Villa dei Principi, facendo un parcheggio... dando la possibilità di fare un parcheggio comunale. Io non so quale Comune avrebbe fatto un parcheggio comunale più vicino - probabilmente - un altro poco al Comune di Ginosa che non al Comune di Laterza, perché è a circa 3 chilometri di distanza dal Comune. Cioè un cittadino che deve andare a parcheggiare a Laterza, dovrebbe andare a parcheggiare a 3 chilometri dal Comune di Laterza e poi con una navetta magari spostarsi al centro. Penso che sia assurdo!
Quindi l'utilità dal punto di vista politico.
L'interrogazione non c'è bisogno di leggerla: in effetti dice le stesse cose che sto dicendo io.
Anche perché tanto è inutile, in effetti, questo parcheggio per i cittadini di Laterza che lo stesso complesso Villa dei Principi ci ha fatto per pervenire, in data 4 dicembre 2007, una richiesta di utilizzare in modo oneroso il parcheggio, perché tanto dice: "Del Comune di Laterza... non abbiamo visto mai parcheggiare una macchina dei cittadini di Laterza su questo parcheggio, quindi è inutile. Quindi, pertanto - dicono - chiediamo di utilizzare noi a livello oneroso questo parcheggio".
Ma la cosa più grave è che nella risposta scritta che ci è stata formulata da parte degli Organi competenti, quindi dai funzionari, è che in effetti ancora non è stato fatto un sopralluogo congiunto di conformità. Questo è molto strano! Cioè: a distanza di due anni e mezzo non è stato fatto, da parte degli Organi competenti, quindi degli Uffici Tecnici..., quindi non è stato dato mandato a nessuno di fare un sopralluogo per la conformità, per vedere se effettivamente questo parcheggio che è stato realizzato è conforme o meno a quello che in effetti il progetto riportava.
Poi, ancora più strano, è il fatto che comunque, siccome è un parcheggio pubblico - e ci sta pure "parcheggio pubblico" - da circa un anno/un anno e mezzo probabilmente, c'è una barriera che puntualmente è bloccata con un lucchetto e, quindi, probabilmente il Comune di Laterza avrà a disposizione qualcuno che quando uno deve andare a parcheggiare, deve aprire la barriera, far parcheggiare e poi chiudere!
Cioè vorremmo capire a che cosa serve questa barriera. Se è questo, perché c'è questa barriera che impedisce eventualmente al cittadino che non andrà mai là a parcheggiare...?
Quindi queste sono le interrogazioni!
Dal punto di vista politico, qual è la convenienza? Fare un parcheggio a 3 chilometri dal paese: è assurdo! In nessun Comune d'Italia probabilmente c'è questo, fatto con lo scomputo degli oneri di urbanizzazione.
Presidente FRIGIOLA
Grazie, Consigliere Cirielli.
La parola al Sindaco.


Sindaco CRISTELLA

Volevo sapere solo chi sono i tre Consiglieri, perché non riesco a leggere la calligrafia. Perché dell'opposizione sono sette, se non sbaglio: era giusto per sapere da chi viene l'interrogazione.

Consigliere CIRIELLI

Uno sono io, poi Catapano e Stano.


Sindaco CRISTELLA

Solo questo!


Consigliere CIRIELLI

Perché: c'è problema?


Sindaco CRISTELLA

No! Sto chiedendo. Siccome siete sette e qui siete tre, non riuscivo a... e ho chiesto.


Consigliere CIRIELLI

Un singolo Consigliere, Sindaco, non può fare un'interrogazione, non può chiedere?


Sindaco CRISTELLA

Non sto dicendo niente!


Presidente FRIGIOLA

Consigliere Cirielli: è legittimato a chiederlo anche!

Sindaco CRISTELLA

Stai arrabbiato?
Stai tranquillo, stai calmo che già fa caldo oggi!
«Risposta all'interrogazione riguardante la gestione dell'area a parcheggio pubblico sito sulla ex SS. 580 adiacente al complesso turistico ricettivo "Villa dei Principi".
Sull'argomento si precisa che l'intervento edilizio per la realizzazione del complesso denominato "Villa dei Principi" imponeva la cessione gratuita di aree a favore dell'Ente per la realizzazione di standard urbanistici da adibire a verde o a parcheggi pubblici.

E` tale l'intendimento previsto dal D.P.R. 447/98 e dal D.P.R. 440/2000.

La Giunta Comunale ha poi ritenuto, in maniera del tutto trasparente, la convenienza per l'Ente della realizzazione delle sistemazioni e dello standard ceduto alla ditta proponente mediante scomputo degli oneri, piuttosto che l'impiego diretto in risorse pubblico, con un risparmio di circa 34.000 euro di fondi comunali.

Si precisa che, alla data odierna, non vi è ancora stata la consegna al Comune dell'opera realizzata a scomputo, che dovrà avvenire previo sopralluogo congiunto di conformità. Solo da quel momento l'area entrerà nella piena disponibilità del Comune.

Non esiste alcuna convenzione che fissi le modalità di gestione dell'area a parcheggio pubblico in parola. In ultimo, si precisa inoltre che nella relazione del Bilancio 2007 il Consiglio Comunale ha deciso di non consentire ulteriori scomputi a disposizione che è stata da quel momento ottemperata dalla Giunta Comunale.

Si evidenza che in data 04.12.2007 al protocollo comunale n. 17.489 è stata presentata istanza per il comodato oneroso di tale area».

Ultima cosa - giusto così - in quell'area ogni giorno, quando la sala lavora, parcheggiano i dipendenti, che sono per la maggior parte cittadini di Laterza, in attesa che l'Amministrazione deciderà il da farsi in futuro.
Credo di aver risposto.

Presidente FRIGIOLA

Grazie, Sindaco.
Se è soddisfatto Cirielli della risposta... Prego.

Consigliere CIRIELLI

Per niente! Perché, in effetti, non è stato risposto a nessuno dei quesiti.

Cioè noi vogliamo sapere l'opportunità politica da parte di questa Amministrazione di fare un parcheggio a circa 3 chilometri.

Poi non sappiamo ancora se effettivamente... cioè il fatto che non è stato ancora dato il visto di conformità è gravissimo perché sono passati già due anni e mezzo; poi non sappiamo ancora (cioè dagli atti non si evince) se effettivamente è stata fatta cessione del terreno adibito a parcheggio pubblico; e, ancora, il fatto della sbarra. Cioè per questa sbarra c'è qualcuno... come viene gestito questo discorso della sbarra? C'è qualcuno che lo gestisce?

Non c'è stata risposta a nessuno dei quesiti in oggetto. Quindi ci sentiamo insoddisfatti!

Presidente FRIGIOLA
Grazie, Consigliere Cirielli.

Per Luca e Davide

Ora d'arial'Unità, 27 agosto 2008
Gentili presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio, vorrei sottoporvi un piccolo caso che mi è stato segnalato da un gruppo di giovani di Santarcangelo di Romagna (il loro gruppo si chiama come questa rubrica: Ora d'aria) e che dovrebbe forse suscitare la vostra attenzione, visto che le vostre auguste persone sono da un mese immuni da procedimenti penali in virtù del celebre Lodo Alfano. Il caso riguarda Luca Zanotti e Davide d’Orsi, rispettivamente di 24 e 28 anni ed è raccontato dettagliatamente nel blog




Nel 2005, in vacanza in Grecia, vengono trovati con addosso 21 grammi di hashish e incarcerati per quattro giorni. Poi escono su cauzione e rientrano in Italia, senza presenziare alle fasi iniziali del processo, anche perché l’avvocato greco non li avverte dell’impossibilità di essere processati in contumacia (in Italia si può, in Grecia no). Così, nell’aprile scorso, tre anni dopo i fatti, la magistratura greca emette contro di loro un mandato di cattura internazionale, con richiesta di estradizione all’Italia. Le autorità giudiziarie e ministeriali italiane concedono prontamente entrambe. L’ultimo appello presentato dai difensori di Luca è stato respinto il 21 agosto dalla Cassazione. Ora, è chiaro che i due hanno violato il codice penale della Grecia, che pare non faccia distinzione alcuna fra il consumo personale e lo spaccio di droga. Vista l’esigua quantità di hashish sequestrata ai due giovani, è più che ovvio che si trattasse di uso personale. Eppure Luca e Davide sono imputati di “traffico internazionale di stupefacenti”: pena prevista, in Grecia: fino a 10 anni di carcere. E’ molto probabile che, sulla carta, tutto si sia svolto nell’assoluta legalità procedurale, formale e sostanziale. Non sono un giurista, ma un semplice cronista, e dunque posso soltanto domandare come sia possibile che di fronte a una disparità giuridica così spropositata fra i nostri due ordinamenti lo Stato italiano abbia deciso di consegnare i due pericolosi narcotrafficanti alla giustizia greca. Ora i due putribondi figuri, se non accadrà nulla nel frattempo, resteranno in un carcere greco fino al processo e, se condannati (come è altamente probabile), seguiteranno a marcire in cella sino al termine della pena che verrà loro inflitta. La domanda è molto semplice, quasi banale: non si può fare nulla per loro? Non sarebbe il caso di rivolgere un appello alle autorità greche? Se i due fossero terroristi e assassini, potrebbero rifugiarsi in Francia, paese com’è noto molto ospitale con i Toni Negri, i Pietrostefani e i Cesare Battisti (quest’ultimo, avendo assassinato alcune persone inermi, è stato appena gratificato di un certificato di buona condotta formato dal Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga). Se i due fossero corrotti, o corruttori, o concorrenti esterni in mafia, o favoreggiatori di Cosa Nostra o della camorra o della ‘ndrangheta, sarebbero di sicuro parlamentari e dunque immuni dalle manette. Se, puta caso, fossero imputati di corruzione di testimone, appropriazione indebita, frode fiscale, falso in bilancio, o avessero tentato di comprasi qualche senatore o un dirigente Rai, o avessero elogiato un mafioso sanguinario come “eroe” nazionale, potrebbero legittimamente aspirare alla presidenza del Consiglio. Se avessero, viceversa, avuto una società di brokeraggio insieme a qualche futuro condannato per mafia, siederebbero alla presidenza del Senato. Se avessero malmenato e morsicato alcuni poliziotti durante una perquisizione, sarebbero ministri dell’Interno, pontificherebbero a Cortina sulla “linea dura” contro il crimine (degli altri). Se invece avessero dichiarato di volersi pulire il culo col Tricolore, o intascato 200 milioni della maxitangente Enimont, troneggerebbero al dicastero delle Riforme istituzionali e verrebbero invitati alla grande Festa Democratica. Se magari usassero partecipare a coca party con squillo incorporate, siederebbero alla Camera nei banchi dell’Udc. Ma purtroppo, giovani e sprovveduti come sono, si sono limitati a portarsi qualche canna nello zaino durante un vacanza all’estero. Dunque le alte e medie cariche istituzionali sono a loro giustamente precluse. Si potrebbe varare un emendamento al Lodo Alfano, che estenda a loro l’invulnerabilità penale, magari togliendola al presidente della Repubblica, della Camera e del Senato che non avendo, diversamente dal premier, alcun processo in corso, dell’immunità non sanno che farsene. In attesa di un cortese riscontro, porgo distinti saluti.

DONAZIONE SANGUE

DONAZIONE SANGUE

DOMENICA 31 Agosto dalle ore 8:30 presso il Poliambulatorio in Via per Matera

Bandierina

La vicenda Alitalia è lo specchio fedele di come il governo Berlusconi sia vittima della sua demagogia e della sua inadeguatezza. Il piano presentato ci consegna una compagnia di bandiera che di fatto diventa di ‘bandierina’, con un inaccettabile ridimensionamento della capacità di espansione internazionale. Non era davvero questa la nuova Alitalia che si sarebbe dovuta far nascereIl Consiglio dei ministri ha dato via libera al Dl e al Ddl con le modifiche alla legge Marzano per mettere mano alla drammatica situazione di Alitalia. Il dl prevede la possibilità da parte del commissario di procedere a una trattativa privata per la cessione di una parte della compagnia dopo aver effettuato una perizia. Sarà il commissario straordinario a stabilire il prezzo di cessione degli asset. Si prevede inoltre la sospensione delle norme antitrust in relazione alla integrazione con Air One, una mossa che deve passare il vaglio dell’Unione Europea, per la quale non si escludono bocciature. Ma chi si farà carico dei debiti e della svalutazione delle azioni di Alitalia? “Sono mesi che il Pd lancia l’allarme sull’inqualificabile prospettiva di scaricare le perdite della compagnia sui contribuenti italiani, sugli azionisti e obbligazionisti della società, sui lavoratori dell’azienda e sulle loro famiglie. In questi giorni i più autorevoli commentatori economici italiani hanno ripreso queste osservazioni sollevando anche altri pesanti interrogativi, riguardo ad esempio l’approvazione europea di questo piano”. Da Denver, dove si trova per la Convetion del Partito democratico americano, Walter Veltroni, segretario del PD, esprime tutta la sua profonda preoccupazione per i risvolti di questa faccenda: “La vicenda Alitalia è lo specchio fedele di come il governo Berlusconi sia vittima della sua demagogia e della sua inadeguatezza”. Per Veltroni si tratta di una soluzione confusa che non fa gli interessi del Paese. E ribadisce che il governo Berlusconi dovrebbe rispondere nelle sedi parlamentari sul futuro della compagnia di bandiera italiana, rispondere ai mille dubbi che fanno “rimpiangere l’incredibile occasione perduta mesi fa quando la destra respinse scelleratamente, per miopi calcoli elettorali, l’accordo di fatto già raggiunto con Air France”. Per Alitalia si prospetta dunque un “futuro di certo peggiore sotto tutti i punti di vista”. Un piano, che, “alla faccia della tanto decantata difesa dell’italianità, ci consegna una compagnia di bandiera che di fatto diventa di ‘bandierina’, con un inaccettabile ridimensionamento della capacità di espansione internazionale”.Altre bocciature del “Piano Fenice" arrivano anche dai piloti dell'Anpac”, i quali temono che Alitalia si riduca ad un piccolo vettore, a vantaggio della concorrenza. Chiedono, pertanto, l'apertura del confronto per entrare nel merito del piano industriale dell'azienda e che il Governo assuma immediatamente la gestione diretta della vicenda Alitalia. Altrimenti si arriverà ad un conflitto sociale 'pesantissimo'. Anche l'Ugl auspica una convocazione del Governo in merito. Per Marco Filippi, capogruppo Pd in commissione Lavori pubblici, "ancor più grave è che, con la revisione della legge Marzano, viene ufficializzato che nessuno paga per le responsabilità nell'amministrazione dell'azienda". Inoltre l’esponente PD denuncia come "il provvedimento, che modifica la disciplina fallimentare, è infatti un vero e proprio salvacondotto per il management e per i commissari che non risponderanno di eventuali illeciti. Si tratta, ripete Filippi del “solito stile Berlusconi: calpestare le regole a danno degli italiani”.

giovedì 28 agosto 2008

Quante Storie

Così è stata sfruttata l' emergenza del 2003 in Campania.
Chiesti 7 anni per il «cervello» del traffico
Da Napoli a Varese, la truffa dei rifiuti

Truccate le carte, l' immondizia poi tornava al Sud. E lo Stato pagavaIn un' intercettazione si parla di super profitti: «Fatturo 30 mila euro al giorno e non devo neppure scaricare i tir»

MILANO - «I profitti? Sono schizzati in aria: fatturo 30 mila euro al giorno e non devo neanche scaricare la roba». Facile, quando la «roba» è l' inesauribile miniera dei rifiuti di Napoli e i quattrini sono quelli che lo Stato paga per l' emergenza. Facile, quando la monnezza - destinata al recupero - approdava prima in provincia di Varese, per un maquillage di facciata e poi riprendeva abusivamente la strada per il Meridione. Con questo giro d' Italia dei rifiuti, Salvatore Accarino, titolare della «Lombarda servizi ecologici» di Olgiate Olona riusciva a fare girare i 30 mila euro al giorno, una montagna di soldi che però ora gli sono valsi una richiesta di condanna a 7 anni da parte del pm di Milano Fabio Napoleone. Il magistrato ha ricostruito un enorme traffico clandestino di rifiuti, in cui quelli di Napoli sono stati la magna pars, ma non gli unici. Tutti però transitavano dall' azienda di Olgiate, una sorta di «ombelico» dell' immondizia di mezza Italia. Adesso il pm Napoleone ha chiesto la condanna di una ventina di persone tra amministratori di società, camionisti o semplici intermediari del lucroso business. Lucroso quanto? Non bastassero le parole intercettate ad Accarino valgano quelle captate in una telefonata di un altro indagato, Pietro Cavallari: «Ho fatturato 3 miliardi (in lire, ndr), guadagno in un mese quello che prima facevo in un anno». La gallina dalle uova d' oro era naturalmente l' emergenza rifiuti di Napoli (l' inchiesta si riferisce al 2003) e ai soldi pubblici stanziati per affrontarla. «E' all' interno di questo appalto che tutti i profitti vengono racchiusi» ha detto Napoleone in aula. Nel 2003 la discarica campana di Giffoni Valle Piana scoppia, ha bisogno di trasferire l' immondizia altrove. Il servizio se lo aggiudica una ditta di Bologna, la Sineco, che però, scrivono gli inquirenti nelle carte processuali, «non ha lo spazio nemmeno per parcheggiare un camion». E' qui che entra in gioco la «Lombarda» di Olgiate Olona: Accarino firma un contratto con la Sineco; Varese dovrebbe recuperare i rifiuti in realtà, sostiene l' accusa, li fa semplicemente sparire (risparmiando enormemente sui costi) e tutti lucrano: basti pensare che la Sineco riceve 335 lire per ogni chilo di rifiuti portati via dal Sud e 205 le gira ad Accarino. I rifiuti di Napoli arrivavano così a Olgiate dove i documenti di accompagnamento venivano cambiati e i carichi potevano avere due destinazioni: o un impianto di Cuneo dove erano fatti passare per «compost» oppure, questa volta come scarti industriali, facevano a ritroso il percorso di andata per finire interrati in una discarica di Grottaglie (Taranto), spesso dopo essere stati mescolati a vernici, idrocarburi e scarti chimici che la «Lombarda» faceva arrivare ad Olgiate. Il meccanismo era talmente collaudato che a volte i camion non arrivavano nemmeno nel Varesotto: i dipendenti di Olgiate andavano fino a Modena in auto con le carte e i timbri per falsificare i documenti. A quel punto gli autisti appena saliti da Napoli giravano il camion a ripartivano per Grottaglie. cdelfrate@corriere.it 0,17 *** euro al chilo: quanto pagava lo Stato a chi doveva smaltire i rifiuti *** 7 *** Gli anni di carcere chiesti dal pm per il «cervello» del traffico * * * Le tappe Campania 2003 Emergenza rifiuti1 *** La discarica di Giffoni Valle Piana (Salerno) non ha più spazio: i rifiuti devono partire per una nuova destinazione *** La prima fermata è a Bologna 2 *** La Sineco di Bologna si aggiudica per affidamento diretto lo smaltimento dei rifiuti di Giffoni: riceverà 0,17 euro al chilo *** Il «maquillage» di Olgiate Olona3 *** Ma la Sineco non può ricevere i rifiuti e stipula un accordo con la «Lombarda» di Olgiate che dovrà far sparire i rifiuti *** La spazzatura ritorna al Sud4 *** Cambiati i documenti la «Lombarda» spedisce i rifiuti a un impianto di Cuneo o in una discarica di Grottaglie (Taranto)

Del Frate Claudio
Pagina 13(16 maggio 2008) - Corriere della Sera

lunedì 25 agosto 2008

La svolta di Veltroni

Parto dalla convinzione che in politica il "quieta non movere" non paga. Se c'è il terremoto, mentre sei in fuga pensi alla ricostruzione. Alla fine le scosse termineranno e solo chi ha le idee chiare vince. Walter è nel pieno del sisma ma non è la sola vittima. I suoi avversari o concorrenti non stanno meglio di lui. La sua sconfitta e la sua fuoriuscita dalla politica lasceranno un segno bruciante sulla pelle dei sopravvissuti. Solo chi lo odia personalmente può augurarsi che si tolga di mezzo senza reazioni. Anche una sconfitta in campo aperto farebbe bene sia a Veltroni sia a chi lo contrasta.
Il consiglio è semplice: dia battaglia. Si può dare battaglia come propongono i fan di Walter chiedendo un plebiscito sul nome del segretario. Sarebbe poca cosa, anche se meglio di niente. Una nuova consultazione con candidati contrapposti, come si fa in America, farebbe bene al Pd. Ma servirebbe a poco. Dare battaglia vuol dire identificare il nemico interno. Ecco le mie idee. Il primo nemico interno è la coalizione giustizialista. Walter preceda Berlusconi e proponga una nuova idea della giustizia. Si faccia dei nemici fra i magistrati ma abbia il coraggio di tagliare i ponti con il peronismo all'italiana come ha fatto col comunismo.
Il secondo fronte lo apra contro i boss locali. Parta, il caro Veltroni, da una valutazione serena. I peones sono nessuno. Vivono perché c'è lui e dopo di lui ci sarà un altro leader. Senza un capo i capi-clientele contano niente. Se a Torino si togliesse di mezzo Chiamparino, i tenaci avversari del sindaco raccoglierebbero gli stessi voti di Boselli. Suggerisco una svolta autoritaria. Una vera rivoluzione contro le mezze calzette.
Infine, rilanci l'idea del partito senza tessere, il partito dei cittadini. D'Alema si sta inoltrando lungo l'unica strada che conosce, il partito delle tessere. È una possibilità. Ma concorrere sul quel terreno è praticamente impossibile. D'Alema ha con sé apparati piccoli ma tenaci, capi-elettori influenti. Vince lui. C'è la strada del partito aperto che si modella combinando una leader limpidamente riformista con una platea di cittadini-militanti non calcificata.
In fondo propongo a Walter di tornare ai suoi primi mesi. Piglio decisionista, riformismo spinto, partito in netta discontinuità con i modelli novecenteschi. In quei mesi e con quegli argomenti Veltroni sedusse la sinistra e la destra. Con questa morta gora odierna stranisce la sinistra e crea disillusioni a destra. Qualcuno dirà che ormai la via del dialogo con Berlusconi è preclusa. Non credo. Penso che al Cavaliere serva ancora un avversario serio, se non vorrà trovarsi di fronte, per tutta la vita, Di Pietro. Alla sinistra serve il Veltroni dei primi cento giorni, non quello millenaristico della lettera alla "Repubblica". Il modello non è né il profetismo tragico di Berlinguer né il sereno declino di Gorbaciov. Guardi alle socialdemocrazie vincenti, il Veltroni, triste y final. Poi se perde, si ritiri. Si ricorderanno di lui e lo rimpiangeranno. Se lascia andare le cose, sarà come Fassino, onesto e dimenticato.
Peppino Caldarola - il tempo - 24/8/2008

venerdì 22 agosto 2008

Taranto, famiglie sempre più indebitate

TARANTO - La tenaglia della crisi si stringe inesorabilmente ai fianchi dei tarantini, delle famiglie soprattutto: da ieri più indebitate oltre che più povere. Un paradosso lacerante se i consumi si riducono drasticamente. L’analisi pubblicata dalla Confartigianato di Mestre offre dati double face, ma non bisogna cadere nell’inganno. Taranto è sì 73esima, quindi tra le città con famiglie meno indebitate nel 2007. Siamo lontani dai livelli di Roma (21mila 949 euro) o di Milano (21mila 321 euro) per accensione di mutui destinati all’acquisto della casa, prestiti per l’acquisto di beni mobili, credito al consumo, finanziamenti per la ristrutturazione di immobili.

Ma è il dato relativo alla crescita dell’indebitamento - tra il 2002 e il 2007 - a spaventare in termini percentuali. E a far temere ulteriori impennate. Il debito delle famiglie è lievitato del 102,3 per cento in cinque anni. Taranto è ottava nella classifica delle città italiane; prima in Puglia, quarta al Sud. Numeri che fanno pendent con quelli emersi da una ricerca condotta, alcuni mesi fa, dalla Legacoop e dall’Università di Bari. In quel frangente si scoprì che 14 famiglie tarantine su cento vivono al di sotto della soglia di povertà (meno di mille euro al mese): il tre per cento in più rispetto alla media nazionale (11, 1 per cento). Numeri da abbinare a quelli sulla contrazione dei consumi in tutto il Paese. «Viviamo un momento difficile ». Giuseppe Lenti, vicedirettore della Banca di credito cooperativo di San Marzano, mostra cautela nella lettura dei dati della Cgia di Mestre. «I numeri dicono, in assoluto, che le famiglie tarantine sono più avvedute rispetto a quelle di altre città.

Ma c’è il rischio di una lettura parziale. Chi si indebita, spesso, ha un reddito sufficiente per sostenere la rata. Accade nelle grandi città. A Taranto i dati certificano la presenza di nuclei familiari che, magari, vorrebbero ricorrere al credito, ma non riescono ad accedervi. Lo dico sulla base della scarsa propensione al risparmio evidenziata dalle cifre degli ultimi anni. In provincia va un po’ meglio. Il dato di Taranto deve preoccupare per la forte crescita percentuale e perché ci sono ulteriori margini di indebitamento rispetto ai grandi centri ormai saturi. E’ probabile che la crisi economica, e l’innalzamento del costo del denaro, frenino la corsa ai mutui e ai prestiti. Certamente bisogna vigilare perché il rischio del sommerso, del credito illegale, può innalzarsi». «Le famiglie, di fronte al rischiousura, sono meno tutelate delle imprese», sottolinea Giancarlo De Bartolomeo, presidente dell’Ascom Fimaa, la Federazione che si occupa di mutui per l’acquisto di immobili. «Il rischio è consistente, ripeto, se cresce la necessità del ricorso al credito al consumo. Preoccupa anche il fiorire di una miriade di società per prestiti “facili”. Sui mutui per la casa, invece, tra l’Ici abolita e la rinegoziazione con le banche, le famiglie hanno avuto una boccata d’ossigeno.

Ma è più facile tutelare un imprenditore caduto nella rete degli usurai attraverso, per esempio, la Società di garanzia dei commercianti; più difficile attivare strumenti a difesa delle famiglie. Su questo dobbiamo vigilare anche se non ci sono segnali concreti di un rischio incombente ». Sulla «qualità» del credito insiste anche Luigi D’Oronzo, presidente provinciale di Federconsumatori: «Non c’è un problema mutui; esiste, piuttosto, l’emergenza legata al credito al consumo: viene, artatamente, propinano un tasso zero, ma si sa che non è così. Proposte scorrette, consumi fermi malgrado l’accresciuto indebitamento. Una miscela esplosiva». Alcune voci raccolte in primavera dal progetto sulla lotta alla povertà, curato dall’Amministrazione provinciale di Taranto, scandagliavano il disagio, anticipando classifiche e percentuali. Vale la pena riascoltarle.
«Il mutuo dovevamo finirlo di pagare a giugno, ma siamo indietro di qualche rata. Continuo a pagare lo stesso. Avevo chiesto un altro prestito per pagare piano piano tutto il mutuo, ma le banche non me l’hanno dato. Sai le banche, ti chiudono le porte in faccia». «La mia preoccupazione è che non cambi la situazione. Mi fa rabbia, perché ci sono i bambini».
Fulvio Colucci - Gazzetta del Mezzogiorno

giovedì 21 agosto 2008

Un paese allo sbando

Il Sindaco è davvero "fantastico" è ancora un "ottimo" calciatore; sa benissimo che la miglior difesa è l'attacco si difende da un problema sollevandone un altro; nel caso di Via della Libertà, l'abusivismo...
tuttavia è bene che ognuno davvero faccia il proprio dovere; se ho un terreno non aspetto che prenda fuoco per prendermela con gli altri...
diverso è invece il caso di aree comunali; a Laterza,
Forse mi sbaglierò, ho l'impressione che la manutenzione del verde non ci sia; si aspetta che l'erba si secchi, quindi diventi pericolosa, prima di tagliarla.., Pensate alle aree " a verde" degli incroci alla via di Castellaneta e Ginosa: sono un letto di paglia...
Che peccato !!! Proprio all'ingresso del paese !!!

Che dire poi di Via De Amicis (credo che si chiami così) il marciapiede non si riconosce più.
Con affetto

cittadino "libero e forte"

Prenderlo a quel posto

E’ il terzo dito di Bossi che va in quel posto all’82% degli italiani che hanno una casa, dove abitano, di proprieta’. La prima volta fu contro l’inno nazionale, lui che e’ ministro della Repubblica Italiana, la seconda volta e’ stato per "supportare" l’Alitalia a scapito degli utenti, come dice Ryanair, la terza e’ per l’emendamento notturno alla manovra finanziaria che annullava, di fatto, le pensioni sociali, manovra poi ripensata.

Ora, a distanza di poche settimane il terzo dito di Bossi, per la quarta volta, tenta di fregare gli italiani, leghisti compresi. Il ministro Bossi vuole ripristinare l’ICI, la tassa piu’ odiosa, quella sulla casa di proprieta’, dove si abita.

Se c’era una cosa buona fatta dall’attuale Governo e’ stata proprio l’abolizione dell’ICI, tra l’altro promessa in campagna elettorale. I suoi, e qualche sindaco furbo, di destra e di sinistra, si sono affrettati a rimodulare la proposta definendola "razionalizzazione delle tasse esistenti sulla casa".

L’allora candidato premier, Silvio Berlusconi, aveva promesso, sempre in campagna elettorale, che non avrebbe messo le mani nelle tasche degli italiani, gia’ oberati da una tassazione sui redditi elevatissima, alla quale si erano aggiunti gli aumenti delle addizionali regionali e comunali.

Uno dei motivi che contribuirono alla caduta del governo Prodi fu l’eccessiva tassazione sui redditi.

Cosa vuol proporre, ancora, il ministro Bossi, la tassazione sulla macinazione del grano e dei cereali?

Ricordiamo che la tassa sul macinato porto’ alla crisi e alla caduta della Destra storica nel lontano 1876. Rinfrescare la memoria serve sempre!

Primo Mastrantoni, segretario Aduc

martedì 19 agosto 2008

il Popolo Delle Libertà trascura via Libertà

Un comitato cittadino zonale: è nato in località Parco Avucchiara e chiede all’amministrazione comunale «provvedimenti seri e decisivi» per la messa in sicurezza dell’area adiacente ad alcune abitazioni di via della Libertà. Area che, per mancanza di pulizia e per gli incontrollabili effetti da allagamento a cui sottopone l’intera zona in caso di piogge intense, costituisce un pericolo costante per i residenti.
Una raccolta di firme in giugno 2007, un passaggio in consiglio comunale, su richiesta dell’opposizione, a seguire: «Dopo di ciò», si legge in una nota consegnata alla stampa dal neocomitato, l’assessore all’Ambiente Licia Catucci avviava le procedure del caso, consentendo «un primo, parziale, intervento di pulizia» dell’area in questione. A distanza di un anno si replica: stessa situazione di degrado, stesso pericolo incombente, stessa richiesta in Comune, secondo intervento di pulizia predisposto dall’assessore Catucci. Intervento, sostiene il comitato, lasciato a metà «in quanto - si legge nella nota - tutto quello che era stato tagliato veniva abbandonato sul posto». Il 25 luglio scorso, il fuoco ci mette lo zampino: alberi, sterpaglia ed erbacce bruciano e, alimentate dal vento, le fiamme si avvicinano pericolosamente alle abitazioni «recando panico e paura», fino al provvidenziale intervento dei Vigili del Fuoco. Tutto si può dire, viene rimarcato, tranne che non fosse stato previsto. E allora: «Se non avessimo continuato a sollevare il problema, quali sarebbero stati i danni per i residenti» chiedono adesso i cittadini di via della Libertà, «critici» nei confronti dell’amministrazione comunale per non aver preso di petto la questione, sottovalutandola. Altro interrogativo: «Quando la pioggia scenderà, continuerà a riversarsi nei terreni dei privati, creando ancora infiltrazioni e allagamenti?» Per il comitato di via della Libertà «le alternative e i mezzi per sopperire a tale situazione di malessere e di disagio ambientale ci sono». E rientra nei compiti «delle forze politiche presenti in Consiglio comunale occuparsi del bene pubblico, della tutela dei cittadini e del territorio». A quelle forze tocca, anche in questo caso, «prendere provvedimenti seri e decisivi».

LA STRANA RISPOSTA DELL'AMMINISTRAZIONE
«Richiesta incomprensibile, fuori luogo»: arriva perentoria e a più voci la risposta dell’Amministrazione comunale al comitato di zona che nei giorni scorsi, dalle colonne della Gazzetta, aveva sollecitato «provvedimenti seri e decisivi» per la messa in sicurezza dell’area adiacente ad alcune abitazioni di Via della Libertà.
«Incomprensibile perché i richiedenti sanno bene che, per quanto concerne gli interventi richiamati, il Comune ha più volte messo in atto le azioni che gli competono» dice l’assessore all’Ambiente Licia Catucci.
E cioè: «Ha emesso apposite ordinanze perché i privati proprietari procedessero, nei termini di legge e nei limiti del consentito, alle operazioni di pulizia di cui si parla: cosa che nel caso di Via della Libertà è puntualmente avvenuto, al contrario di altre zone, dove invece verbali e sanzioni sono stati notificati ai proprietari inadempienti».
La precisazione a seguire dell’assessore Catucci: «Quei cittadini dovrebbero pure essere a conoscenza che i margini di intervento sono, nello specifico, particolarmente ristretti, in quanto la presenza di macchia mediterranea rende l’area in questione zona protetta e vincolata; per questo la loro richiesta, oltre che incomprensibile, è anche fuori luogo».
Insomma «non stiamo a guardare, anzi: le attenzioni riservate al problema da questo assessorato sono ben note ai cittadini di Via della Libertà»” E «l'incendio del 25 luglio scorso è parte, purtroppo, di una piaga che ha dimensioni nazionali».
Sul segnalato rischio-allagamenti, netto è il commento del sindaco Giuseppe Cristella: «Premesso che stiamo parlando di una zona dove intenso ed esteso è stato, in passato, il fenomeno dell’abusivismo edilizio, ricordo al comitato che, fogna bianca e quant'altro, molto è stato fatto in questi anni, per limitare i danni. Forse altro c'è da fare, ma è bene ribadire che tutto è da rapportare agli originari dislivelli altimetrici, davvero notevoli, ben noti ai residenti della zona interessata».
Il sindaco Cristella, per il quale «tutto si può dire tranne che questa amministrazione non sia attenta alla riqualificazione urbana», esprime poi scetticismo su comitati che tendono a manifestare «insoddisfazioni personali, anche politico-partitiche»: ci sono - dice - «forme meno strumentali e più produttive per risolvere i problemi della comunità».
Marca a uomo, Cristella: «Mi risulta che in Via della Libertà molti residenti non si ritrovano sulle posizioni di quei cittadini: che cosa dovrebbero fare, mettere su un contro-comitato?»
Francesco Romano - La Gazzetta del Mezzogiorno

I poveri ricchi di Laterza

I numeri delle dichiarazioni dei redditi 2006, raggruppati per territorio e attualizzati al 2007 con gli indici Istat dal Centro Studi Sintesi, non lasciano alcun margine a distinguo o incertezze. Laterza è quint'ultima a livello provinciale e i dati che confermano la povertà Irpef del nostro comune. La deriva economica di Laterza merita una analisi seria per capire i motivi e qual'è la chiave di lettura: siamo un paese in cui i ricchi vivono da poveri oppure i poveri vivono da ricchi?




























Elaborazione Centro Studi Sintesi su dati Ministero dell'Interno e Istat

venerdì 15 agosto 2008

Verso le provinciali 2009

TARANTO - L’ultima novità-indiscrezione è quella di una possibile candidatura alle primarie del centrosinistra di un italo-americano, tale Gianluca Galletto, originario di Grottaglie. Economista, laurea alla Bocconi, Galletto vive e lavora a New York. Sul suo nome punterebbe l’asse, ormai consolidato, tra Gaetano Carrozzo, Rocco Ressa e Rocco Loreto. Un patto d’acciaio anti-Florido che Tarantosera aveva anticipato nei mesi scorsi e che oggi trova piena conferma. Ma sarà davvero Galletto il candidato da opporre al presidente uscente o questa è solo una boutade messa in giro ad arte per sparigliare le carte e tutelare il vero candidato? Alla fine, infatti, a giocarsi la partita con Gianni Florido potrebbe essere Rocco Loreto, desideroso di tonare d incarichi di prestigio dopo aver perso lo scettro di sindaco di Castellaneta. Sul centrosinistra incombe poi l’incognita Stefàno. Cosa deciderà di fare il sindaco del comune capoluogo? Esclusa ogni possibilità di intesa con Florido, l’area che si coagula intorno al sindaco di Rifondazione potrebbe sposarsi con Carrozzo-Ressa-Loreto - e sarebbe un fatto abbastanza clamoroso, viste le ruggini tra il primo cittadino ed il suo ex vicesindaco - oppure potrebbe decidere di giocarsi la partita in proprio, puntando su qualche nome a sensazione, come l’imprenditore Enzo D’Addario, sponsor di Stefàno alle comunali dello scorso anno.
Acque agitate anche nel centrodestra. Non fa mistero di volersi candidare alla presidenza della Provincia il consigliere regionale Nicola Tagliente. Ma dovrà vedersela con il sindaco di Massafra, Martino Tamburrano e, probabilmente, anche con le mai sopite ambizioni di Paolo Tarantino da San Marzano. Altro nome accreditato, ben visto da Fitto e Franzoso, è quell del sindaco di Mottola, Giovanni Quero. Per An ci sono Leonardo Conserva e Pietro Lospinuso.
Taranto Sera - 15 agosto 2008

mercoledì 13 agosto 2008

«L’aria è irrespirabile»

Ancora Progeva, ancora cattivi odori. E il Comitato cittadino per l’Ambiente, nato nel giugno scorso sulla scia degli irrespirabili “afrori” provenienti dallo stabilimento di compostaggio di contrada Madonna delle Grazie-Caione, adesso alza il tiro.

«A poco più di un mese dall’inutile ordinanza sindacale del blocco dell’impianto - si legge in un comunicato distribuito in occasione del sit-in con raccolta firme che si è tenuto venerdì sera, in piazza centrale - il problema dei cattivi odori (lievemente meno intensi rispetto al recente passato) non è stato risolto». In interi quartieri tuttora «fortemente investiti dalla puzza - scrive il Comitato - diventa disagevole e sconsigliabile svolgere qualsiasi attività».

Una situazione, viene ribadito, non più sostenibile. «La società Progeva - si legge nella nota - non può condizionare così negativamente la qualità della vita di un’intera comunità»: per questo «il comitato per l’ambiente non si rassegna e si insedia in via Umberto 59, con una sede fissa di mobilitazione permanente a disposizione di tutti i cittadini, con l’obiettivo, prescindendo dalle tardive verifiche dell’Arpa (si attendono i risultati dei primi prelievi, ndr), di vigilare e intensificare la lotta, fino a quando la nostra comunità tornerà a respirare aria salutare, senza alcun cattivo odore Progeva». Dubbi e perplessità vengono quindi espressi in merito all’ordinanza sindacale, datata 25 giugno, che, «dietro la pressione della mobilitazione cittadina», disponeva il blocco della produzione in base a quanto «prescritto dal comitato di Valutazione impatto ambientale regionale nella seduta del 5 marzo 2007»: «In realtà - sostiene il Comitato -, l’impianto non è mai stato bloccato, sono solo cambiati i turni di lavorazione e il temporaneo scarico di altri rifiuti».

Richiamate, nella nota, le responsabilità, anche politiche, dell’amministrazione Cristella: perché non in grado di risolvere il problema, e per la «localizzazione dell’azienda a ridosso del centro urbano». Il Comitato, sulla scorta «di centinaia di firme già raccolte», invita infine i cittadini a dare più voce alla protesta (ieri sera incontro organizzativo in sede), e ad essere vigili «sino alla eliminazione totale e definitiva dei cattivi odori» e fino a certezza acquisita «che l’aria che respiriamo non sia dannosa per la salute». La Progeva Srl produce fertilizzanti organici in territorio laertino dal settembre 2006 (finanziamento di Sviluppo Italia per circa 3 milioni di euro).

Francesco Romano - La Gazzetta del Mezzogiorno -

martedì 12 agosto 2008

Il rivale di Florido ha un nome: Galletto

Provinciali, la provincia assalta il capoluogo.
La corrente dei “primaristi”, i teorici delle primarie per l'individuazione del candidato presidente nelle elezioni provinciali della prossima primavera, ha il suo candidato da opporre a Florido, ed è un grottagliese, di rito dalemiano, che lavora negli Usa: Gianluca Galletto, figlio di medico e nipote di un generale, e, dice Internet, è direttore dello Sviluppo strategico di compagnia d'investimento mobiliare specializzata nella gestione di crediti corporativi a New York, già responsabile portfolio e analista; è stato ricercatore all'università di Yale, dopo la laurea all'università Bocconi, a Milano; nel 1992 a Bruxelles ha lavorato alla Commissione Europea, prima come Interno ed in seguito come Consulente. Parla inglese e francese e spagnolo; è attivo negli eventi sociali e culturali nella Comunità italiana a New York, ed è fondatore e presidente di Ulivo Usa ed è stato coordinatore della campagna dell'Unione per il distretto “dell'America del Nord. È nato a Taranto nel 1969. Uno dei volti nuovi che assommano in sé tecnocrazia e militanza partitica, quindi detentori di una visione della politica come regolatrice del mondo, o welthanschauung, ciò che oggi è indispensabile, a destra e a sinistra.
La corrente dei sostenitori del metodo delle primarie nasce a Palagiano, regno indiscusso di Rocco Ressa; al quale ha subito dato manforte il leader del Pd di Laterza Franco Catapano, vicepresidente regionale della Cia, il sindacato degli agricoltori di sinistra; e ai quali si è associato Rocco Loreto, dominus di Castellaneta, di ricchissimo palmares, presidente della seconda Usl nel 1986, sindaco, consigliere regionale, senatore e sindaco fino al 2001. A questi tre paesi del versante occidentale ionico Gaetano Carrozzo aggiunge la sua potente corrente tarantina.
I tre paesi occidentali, più Grottaglie e il suo hinterland danno l'immagine che la Provincia voglia stringere come una tenaglia su Taranto, entro le cui mura, inoltre, è all'opera una forte “quinta colonna”, Carrozzo appunto. E' l'assalto della Provincia al capoluogo, una vexata e annosa questione per il potere dell'inutile ente provinciale.
Questo primo nucleo di “primaristi”, che è uscito allo scoperto pochi giorni fa, con un documento firmato dagli aderenti, ha scelto di mantenere segreto il nome del suo alfiere, cioè candidato di bandiera o proprio conducator. Ma si sa, il modo migliore per violare un segreto è dire che è un segreto,purché resti segreta la fonte, o la gola profonda; ed ecco che il nome è stato rivelato: Gianluca Galletto.
La corrente, già nel suo primo embrione, ha una sua propria competitività con il resto del Pd e con il presidente uscente della Provincia Gianni Florido. Loreto, infatti, è stato eletto tre volte senatore e la quarta ha mancato l'elezione per un soffio; quindi in ogni paese della provincia ionica ha grandi e semplici elettori. Anche Catapano presenta un settore ben organizzato, che tra l'altro fece bella figura nelle primarie del 14 ottobre scorso, essendo vicepresidente regionale di un sindacato presente in ogni paese, la Cia, appunto. Ressa porta in dote la maggiorana assoluta del suo paese, il solo dove la sinistra ha vinto bene l'anno scorso. E la dote elettorale di Galletto è la movimentazione del territorio del quale fa parte, quello salentino della provincia ionica.
Così strutturata, la corrente può iniziare il suo proselitismo di profondità, sezione per sezione, con i suoi pro e i suoi contro, e i suoi trucchi.
I pro: il Pd è un partito esausto; i suoi dirigenti, da Roma in ogni anfratto della periferia, sono ignari dei problemi del loro elettorato; ciascuno di essi è un Ghino di Tacco sulla porta della propria sezione, cioè fa l'esame del Dna a chiunque voglia entrarvi; e, perciò, nessuno vi entra; rimuoverli in blocco è il sogno di molti loro elettori con propensione talebanesca, o animus fondamentalista.
I contro: esausti sono anche i due generali della corrente, Loreto e Carrozzo, veterani pieni di ferite per le estenuanti battaglie combattute; Loreto, inoltre, un anno e mezzo fa a Castellaneta rifiutò le primarie, nelle quali sarebbe stato “raccontato” da qualche nemico personale, e con esse la vittoria; ora non ne può essere il teorico; hanno con sé la parte più vivace del partito, vivacità occorre, infatti, per contestare l'establishment; ma non hanno, essi, l'aura del Cincinnato.
I trucchi: Il loro candidato è effettivo, di bandiera, o di schermo? Galletto è ignoto agli elettori del Pd, quindi è necessario scoprire la genesi della sua scelta: può darsi che lo abbiano scelto perché un economista che lavora a New York dev'essere una testa di prim'ordine, può darsi che chi lo conosce abbia intravisto in lui un carisma mediatico trascinante e quindi, in tempi di mediocrazia sarebbe il miglior candidato; può darsi anche che, avendo amicizie altolocate, il D'Alema, abbia sia un salvaconotto in ogni ambiente di potere, sia una devozione riflessa per i dalemiani in circolazione, pochi o tanti che siano; può darsi che intanto che la corrente si diffonda e si strutturi meglio, avere un nome con fideiussiori solvibili sia un ottimo specchietto per allodole; infine, può darsi che, consuetudine della politica italiana, ed anche della letteratura del “Dolce stil novo” sia un candidato-schermo, dietro il quale cioè cammini il partitante che al momento opportuno inventerà qualcosa per essere il “salvatore della patria”, anzi della corrente.
I bene informati dicono di aver regalato a Florido l'aureo libretto del generale cinese del 1200 Lao Tzu, perché capisca le intenzioni dei suoi avversari dai movimenti nell'accampamento.
Il movimento: molti ricordano il suo ultimo teorico: il mister iuventino Heriberto Herrera che è passato alla storia pallonara con il suo incitare che era un intercalare: “movimiento, movimiento”; ma forse pochi ricordano ancora il primo e insuperato teorico del movimento: il greco Eraclito, quello del “panta rei”, tutto scorre, per cui “non ci si può bagnare due volte nelle stesse acque”: dove c'è movimento, dunque, non solo non c'è stagnazione, ma c'è vita.
Michele Cristella - Corriere del Giorno 12 agosto 08

Esempi POSITIVI

In seguito all’approvazione dello statuto regionale toscano del Partito Democratico, sicuramente il più avanzato in tema di primarie - che sono previste sempre anche per deputati, senatori e parlamentari europei, oltre ai consiglieri comunali, provinciali e regionali - abbiamo chiesto un’intervista al segretario regionale del Partito Democratico in Toscana, Andrea Manciulli, che molto gentilmente ha risposto alle nostre domande.

Ringraziamo molto il segretario per la sua disponibilità, e ci sentiamo di condividere e sottolineare in modo particolare, tra le altre, una delle sue affermazioni: “dovrà passare un tempo in cui le primarie entrino a far parte di una cultura condivisa di democrazia“. E’ così, e anche per questo noi continueremo ad impegnarci.

Che cosa rende, in riferimento alle Primarie, il partito toscano di fatto il punto più avanzato, più moderno e innovativo - e insieme più in sintonia con lo spirito con cui è nato il Partito Democratico - dell’intera “macchina” nazionale? Qual è il “segreto” della Toscana?
L’esperienza delle primarie in Toscana nasce in tempi antecedenti alla scoperta di questo fondamentale strumento di partecipazione a livello nazionale. In Toscana anche prima della nascita del Partito Democratico, le primarie sono state utilizzate per la selezione delle candidature a Sindaco, Consigliere regionale e comunale. Per questo nel momento in cui ci siamo trovati a scrivere lo Statuto regionale del nuovo Partito è stato naturale dare alle primarie un significato più ampio e parte dei caratteri fondanti del PD. In questo senso pensiamo di aver interpretato il senso profondo e il carattere inedito che ha rappresentato la nascita del PD con il “modello 14 ottobre”. Fare delle primarie uno strumento, ma anche un valore, non significa per noi sollevare i gruppi dirigenti dalle loro responsabilità di sintesi politica, bensì consolidare il rapporto tra politica e cittadini, indispensabile per un reale processo di rinnovamento.

Com’è stata la discussione a livello di assemblea regionale, come si è arrivati a questa decisione? Ci sono state particolari resistenze (ed eventualmente come sono state superate)?
La discussione si è sviluppata principalmente durante i lavori della Commissione Statuto, ai quali hanno partecipato e portato il proprio contributo tutti i soggetti fondatori del PD. Trattandosi di un punto dirimente per le modalità organizzative e per la vita democratica all’interno del partito stesso, il dibattito è ovviamente uscito anche fuori dalle stanze e dai posizionamenti, interessando buona parte dei fondatori toscani del PD e membri del gruppo dirigente nazionale. Noi pensiamo che aver posto l’attenzione sul ruolo delle primarie, sia stato un contributo decisivo per non arretrare rispetto alla grande partecipazione con cui è nato il PD.

Potrebbe fornire alle altre Regioni, e a quei dirigenti nazionali che sono più restii su questo terreno, tre buone ragioni per convincersi, come è avvenuto in Toscana, che le Primarie sono un elemento fondante e imprescindibile per noi e che vanno assolutamente adottate veramente e sempre?
Primo: attraverso le primarie è possibile colmare, almeno in parte, quel vuoto e quella distanza tra i cittadini e la politica che in questi ultimi quindici anni ha caratterizzato il sistema politico italiano, facendogli perdere credibilità e capacità di incidere sulla realtà spostando altrove dalla rappresentanza democratica i poteri decisionali.
Secondo: le primarie hanno rappresentato l’innovazione più grande degli ultimi anni di storia politica italiana e sono state per noi un tratto distintivo, quello che più di tutti ci ha differenziato dagli altri partiti. Per questo non possiamo adesso che il partito si struttura dandosi delle regole, ritornare ad un passato di chiusura e lontananza, così facendo rinunceremmo ad un pezzo dell’identità del PD.
Terzo: le primarie possono rappresentare un momento di maturazione per il partito e i suoi gruppi dirigenti, insegnandoci un approccio per così dire più laico nell’utilizzo di questo strumento, che non può diventare sinonimo di scontro e conflitto tra parti.

Relativamente all’inserimento delle primarie per le cariche assembleari: cosa ha portato a compiere una scelta così “radicale” e quali sono, in ogni caso, le buone ragioni per selezionare con le primarie anche queste candidature?
Nel caso di selezione delle candidature per le cariche monocratiche le primarie sono riconosciute come uno strumento normale. Per le cariche assembleari proprio le caratteristiche già richiamate dell’esperienza toscana spiegano il perché della nostra decisione, ispirata alla volontà di accorciare le distanze tra rappresentati e rappresentanti.

Non vede il rischio che, pure nella condizione avanzata del partito toscano che si è dato queste regole, si facciano primarie sempre ma non “vere” (con una vera competizione e un equilibrio dei mezzi in campagna elettorale)?
Ad oggi vedo un partito che per la prima volta assume su di sé la responsabilità di innovare le regole del sistema politico italiano. Indubbiamente prima di arrivare ad utilizzare a pieno gli strumenti che abbiamo scelto, non solo le primarie ma anche i forum tematici e tutte le altre modalità di partecipazione, dovrà passare un tempo in cui le primarie entrano a far parte di una cultura condivisa di democrazia.

E cosa è necessario fare affinché le primarie siano sempre, anche fino in fondo, vere, e non siano ingessate?
Innanzi tutto è necessario che quella cultura che richiamavo prima diventi patrimonio del partito in tutte le sue rappresentanze anche a livello locale; che i cittadini siano chiamati ad esprimersi quando effettivamente c’è una scelta vera da compiere e che la condizione in cui esse si svolgono sia di coesione progettuale e programmatica, affinché non diventino né un momento sterile di conflitto, né un’occasione semplicemente confermativa di decisioni già assunte.

Intervista rilasciata a www.primeriesempre.org

lunedì 11 agosto 2008

Pentassuglia e i fantasmi del passato

Pentassuglia, si sente sotto attacco?
«Perché? Lei sa che sono sempre sincero. Allora da segretario provinciale del Pd dico: tra un mese, se non ci saranno le condizioni per l’unità di tutte le forze del centrosinistra, comprese le liste civiche, ognuno andrà per la sua strada. Il Partito democratico è pronto a correre con chi ci sta, candidando il presidente della Provincia uscente, Gianni Florido».
E le primarie?

«Anche su questo voglio esser chiaro: alle primarie il Pd sta lavorando. C’è un tavolo della coalizione. C’è una bozza di regolamento in fase di preparazione. Entro fine mese questa bozza sarà completata. A settembre verranno presentate le candidature e ad ottobre il popolo del centrosinistra sarà chiamato a pronunciarsi. Chi vuole potrà fare le sue proposte, candidarsi. Siamo aperti soprattutto al contributo della società. L’idea di un gruppo dirigente immobile è assolutamente falsa. Però se salta il progetto al quale lavoriamo in questo momento, cioè il ricompattamento della coalizione, non escludo che si possa andare al voto con i propri candidati senza primarie».
Mette le mani avanti?
«No, difendo l’unico obiettivo sensato per il centrosinistra: l’unità delle forze politiche vincitrici delle provinciali 2004. Certo, rispetto a quattro anni fa lo scenario è mutato. La coalizione ha vissuto una fase difficile, con strappi laceranti. Ma io credo in quel progetto, riveduto e corretto. Perciò incontrerò prossimamente la lista Stefàno e gli Sds. Perciò lavoro all’ingresso del Pd nella maggioranza al Comune e sono, da questo punto di vista, fiducioso. Ci chiariremo e troveremo l’intesa con il sindaco e le forze della maggioranza. Per affrontare al meglio le difficoltà di questa fase amministrativa a Taranto. Per rilanciare e rinnovare la Provincia, pensando a vincere le elezioni, a sconfiggere la destra, a dare una nuova prospettiva di governo al territorio ionico. Nella consapevolezza, ripeto, che tanto è cambiato rispetto al passato e che, se una lezione c’è da trarre dal voto comunale del 2007, questa implica l’allargamento della coalizione alle liste civiche e a tutte le istanze della società, soprattutto quelle che si ritengono rappresentate al meglio da soggetti non partitici. Ecco la mia linea politica, ecco la linea politica del Pd. Ripeto: sono sempre pronto a discuterla, ma non accetto chi parla di “gravi insulti” subiti dai consiglieri comunali tarantini del Pd, chi parla di mancanza di chiarezza sulla linea politica, chi, resosi responsabile dello sfascio di questi anni, continua a berciare di una linea politica inesistente. Voglio ricordare che poche settimane fa anche il circolo di Palagiano del Pd, paese del sindaco Ressa oggi critico col partito, votò all’unanimità, con me e con il segretario regionale Michele Emiliano, un documento nel quale si condivideva la linea del Pd sull’unità del centrosinistra.
E con il rimpasto alla Regione come la mettiamo?

«Io continuo a non dar nulla per scontato. Ho ritirato le dimissioni, credendo in una rapida soluzione della crisi e in una più larga rappresentanza tarantina nella giunta Vendola. E sono convinto che il Pd troverà un accordo con il presidente. Monitoriamo, comunque, la situazione».
Tornando alle provinciali, qualcuno sostiene che una lista trasversale, di disturbo al centrosinistra e al centrodestra, potrebbe nascere. E che potrebbe avere sponsor eccellenti: Stefàno, Cito, Carrozzo, Ostillio...

«Il rischio di pateracchi stile comunali 2007 a Taranto sussiste. Per questo lavoriamo alla semplificazione del quadro politico, sperimentando la coalizione allargata: la politica deve aprire le porte ai cittadini. Io ho grande rispetto della storia politica di persone come Stefàno e Carrozzo, ma bisogna guardare avanti».

Fulvio Colucci – Gazzetta del Mezzogiorno – 11 agosto 08

Articolo Imperdibile!

UNA MANOVRA SENZA SPERANZA

di Tito Boeri* 06.08.2008

Il Parlamento approva la manovra economica depressiva del Governo, che prevede un ulteriore incremento della pressione fiscale, mentre ci sarebbe bisogno di ridurre le tasse sul lavoro per allontanare lo spettro di una recessione. L'unica novità di rilievo introdotta dal Parlamento è la misura sui precari che applica al mercato del lavoro il metodo seguito dal Presidente del Consiglio nell'affrontare i suoi problemi con la giustizia: si interviene sui processi in corso. Una manovra insomma che non da speranza. Mentre non si perde occasione per predicare la paura.

LA CRISI E L'ITALIA

Sono tempi difficili. L'inflazione non accenna a diminuire. L’economia più forte del mondo, quella degli Stati Uniti, è stata colpita da tre shock simultanei – il nuovo shock petrolifero, il crollo della Borsa e lo scoppio della bolla immobiliare – e una recessione oltreoceano appare a questo punto inevitabile. Sarà così stagflazione 30 anni dopo. L'Europa si trova in una posizione leggermente migliore degli Stati Uniti perché l'apprezzamento dell'Euro rispetto alla divisa statunitense (grazie Euro!) mitiga gli effetti del caro petrolio. Tuttavia l'Italia è molto più vulnerabile degli altri paesi del Vecchio Continente perché proviene da 15 anni di stagnazione in cui il reddito pro-capite è sceso sotto non solo la media dell’Unione europea a 15, ma anche dell’UE19, che include Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. I salari reali degli italiani in questo periodo sono rimasti piatti come le lande dei Paesi Bassi e sono ora del 30-40 per cento inferiori a quelli pagati in Francia e Germania. E il nostro paese continua a non avere un paracadute, una rete di protezione sociale di base che tuteli chi perde il posto di lavoro e cade in condizioni di povertà estrema.

COSA DOVREBBE FARE IL GOVERNO

In queste condizioni il compito primario di chi ha in mano le leve della politica economica dovrebbe essere quello di attivare tutti gli strumenti a sua disposizione utili per evitare una recessione. Date le dimensioni del nostro debito pubblico, non c'è molto spazio per politiche fiscali anticicliche. Tuttavia, grazie all’opera di contrasto all’evasione condotta nella passata legislatura, le entrate fiscali sono molto cresciute negli ultimi tre anni. Inoltre, la forte inflazione fa arrivare all’erario i proventi di una tassa, il cosiddetto fiscal drag, che i cittadini pagano quando il loro reddito reale non cambia, ma addirittura diminuisce, mentre il loro reddito nominale, gonfiato dall’inflazione, fa scattare una aliquota più alta. Con un'inflazione al 4 per cento, questa tassa da inflazione potrebbe ammontare a non meno di 4 miliardi di Euro.

La cosa più giusta da fare in questo momento sarebbe quella di utilizzare tutti questi proventi straordinari per abbassare la pressione fiscale sul lavoro. Questo avrebbe effetti espansivi sia sulla domanda – che è addirittura diminuita in termini reali nell’ultimo anno – che sull’offerta. Infatti i salari netti aumenterebbero e parte della riduzione delle tasse porterebbe a una riduzione del costo del lavoro man mano che i contratti vengono rinnovati (il che favorirebbe anche una conclusione più rapida delle molte vertenze in corso), favorendo così l'assorbimento del nostro immenso bacino di persone in età lavorativa che non hanno un impiego. Un modo per fare tutto questo senza complicare ulteriormente la nostra struttura fiscale consiste nell'aumentare le detrazioni fiscali per chi lavora, il che è legittimato anche dall'aumento dei costi per la produzione di reddito (dato il caro trasporti).

COSA FA INVECE

Ma invece di fare tutto questo, il Parlamento ha appena approvato una manovra triennale che non concede alcuno spazio a riduzioni della pressione fiscale. Come previsto dal DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria 2009-2013) la pressione fiscale addirittura aumenterà dal 43 al 43.2 per cento. Oltre a tradire gli elettori – cui era stata promessa una riduzione della pressione fiscale al di sotto della soglia del 40 per cento – questo scenario di politica economica sembra non concederci alcuna speranza di evitare una recessione. Il passaggio parlamentare ha peraltro solo peggiorato i piani iniziali dell'esecutivo, addirittura aggiungendo una norma, quella sui precari, che adotta al mercato del lavoro il metodo seguito dal nostro Primo Ministro nel risolvere i suoi problemi personali con la giustizia: si interviene sui processi in corso.
Invece di rassicurare gli italiani che hanno cominciato a risparmiare anche sui consumi di pane e pasta, il nostro Ministro dell'Economia sembra non voler perdere occasione per lanciare messaggi allarmistici alla televisione e sui giornali. Secondo Giulio Tremonti, siamo alla vigilia di una nuova Grande Depressione come quella del 1929. Singolare che ci sia solo questo messaggio di paura. Manca nei messaggi e, soprattutto, nelle scelte dell'esecutivo la speranza. Così la recessione rischia di diventare una profezia che si autoalimenta. Ma non diamone la colpa alla Cina. Le responsabilità sarebbero molto più vicine a noi.

*
Ph.D. in Economia alla New York University, per 10 anni è stato senior economist all'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, poi consulente del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, della Commissione Europea e dell'Ufficio Internazionale del Lavoro. Oggi è professore ordinario all'Economia Bocconi, dove ha progettato e diretto il primo corso di laurea interamente in lingua inglese. E' Direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti, responsabile scientifico del festival dell'economia di Trento e collabora con La Stampa.

domenica 10 agosto 2008

Supplizio divino o condanna democratica?

Quante resistenze, quanta fatica per essere un partito democratico capace di cambiare la politica.
Poco più di un anno fa di fronte alla crisi di consenso del governo Prodi e travolti dallo scandalo Unipol gli attuali capicorrenti (o capi fondazione) decisero di andare in processione da Veltroni per chiedergli di accelerare il processo costituente del partito democratico e di assumere la leadership. Dopo il discorso al lingotto di Torino e la manifestata volontà di Veltroni si acquietarono felici dietro di lui (D'Alema, Marini, Fioroni, Fassino, Rutelli, Latorre ....) convinti che era meglio, per il momento, nascondersi. Si decise di dar vita al processo costituente del PD attraverso lo strumento fondativo popolare: LE PRIMARIE!
Già verso fine luglio 2007, durante la composizione del regolamento, iniziarono a mettere i paletti per imprigionare il futuro leader democratico: liste chiuse senza preferenze ed una sola lista a supporto del candidato. Un chiaro tentativo di egemonizzare il processo tenendosi nascosti e nel contempo controllando il nuovo leader. Veltroni riuscì ad allargare la competizione pretendendo e ottenendo almeno che vi fossero più liste a supporto del candidato. Ciò permise, quantomeno, di fare delle primarie vere (ricordo quante difficoltà fummo costretti a superare per partecipare alle primarie senza sottometterci ai padroni del listone) e di competere nei diversi collegi. Eravamo convinti che si poteva partecipare alle primarie e sostenere Veltroni ed Emiliano, senza necessariamente genuflettersi ai capibastone regionali o provinciali. Le primarie in Italia ed in Puglia furono un successo, oltre qualsiasi previsione, grazie alla competizione tra le liste.
Le tappe successive al 14 ottobre, ovvero la fase della COSTRUZIONE DEL PD, è stata una "escalation depressiva" prima il commissariamento Mazzarano e poi l'investitura Pentassuglia hanno alimentato "l'oligarchia democratica". Un partito senza regole, senza merito (devi essere amico di qualcuno e dire con chi stai) comandato da "Generali senza esercito", senza una linea politica, alla ricerca solo di posti di "potere" alla Regione e al Comune. Dove la ricerca, l'elaborazione, i contenuti contano quanto al "2 di bastone quando la briscola è a coppe", mentre si assiste all'esaltazione del potere e alla distorsione dei processi democratici.
Come è bello essere liberi di dire quello che si pensa, senza preoccuparsi di dispiacere ai potenti di turno. Libero di pensare, di esprimersi senza subalternità e timori reverenziali, di non accettare contentini, di votare contro anche quando tutti svogliatamente votano a favore. Libero senza avere nulla da perdere perchè con la politica hai solo messo il resto, libero di essere riformista senza essere RED.
Senza le primarie è difficile essere liberi nel Pd, senza le primarie si commettono di nuovo gli stessi errori, senza le primarie "vere" il centrosinistra e il Pd perdono. Senza le primarie i mediocri e gli YesMan vincono. Senza le primarie non ci sono nuove idee perchè non c'è partecipazione altro che supplizio divino.

Franco Catapano - democraticamente libero

Patto Jonico per le primarie

Lo svolgimento delle primarie per l’individuazione del candidato presidente per le prossime provinciali è il nodo principale da sciogliere per il neonato “Patto Ionico”. Un patto stretto per fare chiarezza all’interno del Pd e nella coalizione di centrosinistra.
Ieri mattina, nella sede pd di via Capotagliata, il sindaco di Palagiano, Rocco Ressa, Franco Catapano (consigliere comunale Laterza) e Vito Mario Laruccia (consigliere comunale Pd nel Consiglio comunale tarantino) hanno chiesto primarie aperte. Quelli del Patto ritengono che si possa e si debba arrivare alle primarie dopo aver fatto chiarezza sulla linea politica e soprattutto dopo aver risolto tre questioni fondamentali. La prima è relativa allo svolgimento delle stesse primarie, «che dovrebbero essere aperte a tutti, anche ai non iscritti». In secondo luogo, «le alternative devono stare dentro una linea politica chiara e condivisa che presuppone il primato dei programmi, la conseguente limpida azione di opposizione al Comune di Taranto».

Terza ed ultima questione, «la collocazione del Pd all’interno dell’Amministrazione Stefàno. E, per adesso, capire se si tratti o meno di vera opposizione». I sottoscrittori del Patto Ionico denunciano con grande preoccupazione un vuoto di direzione politica nel partito di terra ionica. “La collocazione politica del nostro partito al Comune di Taranto, gestita a prescindere da ogni riferimento a concreti contenuti – ha detto Ressa - sta diventando una tragicommedia senza nè capo né coda. Ad un voto negativo del gruppo consiliare (assente Florido) su un Bilancio impresentabile ha corrisposto il voto favorevole di un unico consigliere. Il segretario provinciale ha dichiarato a posteriori che sarebbe stato meglio astenersi evidentemente ignaro dei profili di presunta illegittimità che il bilancio presenta e dei livelli di malcontento della popolazione del capoluogo ionico nei confronti dell’Amministrazione demo-populista. È inaudito - dice ancora Ressa - che dopo avere votato contro il bilancio, si torni a chiedere di entrare in maggioranza, continuando a ricevere schiaffi in faccia dal Sindaco.

La posizione del Pd risulta incomprensibile, tanto da consentire ai settori più oltranzisti dalle maggioranza di lanciare gravi attacchi in Consiglio comunale ai consiglieri del Pd». Nel corso dell’incontro di ieri è emerso che la strategia portata dal Pd condiziona pesantemente la fase preparatoria delle elezioni provinciali.

Hanno sottoscritto il “patto jonico” Rocco Ressa, Franco Catapano, Massimo Mancini, Vito Mario Laruccia, Rocco Loreto, Veneranda Carrino, Gaetano Carrozzo, Benedetto Giannuzzi, Patrizia Zodiaco, Giovanni Monteleone, Dino D’Onofrio, Ervige Polidori, Nino Fedele, Donato Lasigna, Giuseppe Russi, Francesco Vasto, Giuseppe Stano, Arcangelo Mastrodomenico, Rita Russi, Antonio Labalestra, Mimmo Forleo, Nunzia Elisabeta Schiavone, Piero Cifone, Donato Maria Piccoli, Rachele Pellegrino, Rocco Infante, Salvatore Rotolo, Vincenzo Loreto, Gaetano Gaudiomonte, Cosmo Salemme, Domenico Semeraro, Cosimo Ronaldo, Stefano Ignazzi, Giovanni Gigante, Franco Passeri, Roberto Leone e Vito Surico.

Corriere del Giorno – 9 agosto 08 – T. M.

sabato 9 agosto 2008

Nasce patto Jonico 2009

TARANTO - Un patto per fare chiarezza all’interno del Pd e nella coalizione di centrosinistra sulla questione “Taranto” e sulla svolgimento delle primarie per l’individuazione del candidato presidente per le prossime provinciali.
E’ così che è stato presentato stamattina nella sede di via Capotagliata il Patto jonico 2009 dal sindaco di Palagiano Rocco Ressa e da Franco Catapano, che è consigliere al Comune di Laterza. “Il patto jonico - ha spiegato Catapano - è un gruppo nato all’interno del Pd, la maggioranza degli esponenti è del partito democratico ma ci sono anche altre adesioni”. Tre le questioni poste, la definizione di un modello di sviluppo della Provincia.
Il nodo fondamentale, le primarie. “Chiediamo lo svolgimento delle primarie aperte a tutti (anche ai non iscritti, ndr). Che siano delle primarie serie. Bisogna partire dal regolamento”. “Alle primarie possono confrontarsi proposte di programma e di candidature alternative - è la linea del Patto Jonico. Ma tutte le alternative devono stare dentro una linea politica chiara e condivisa che presuppone il primato dei programmi, la conseguente limpida azione di opposizione al Comune di Taranto”. E’ un’altra delle questioni sollevate. “Bisogna capire come si colloca il Pd all’interno dell’amministrazione comunale di Taranto. Se fa o meno opposizione. Finora non è stato chiaro, esempio ne è la votazione sul bilancio”.
Chiedono la convocazione degli organismi dirigenti, per decidere sulla linea politica e, solo conseguentemente organizzare le primarie.
TarantoSera - 8 agosto 2008 -

venerdì 8 agosto 2008

un MITO tipico

Abbiamo nel nostro paese un DIO GRECO: è GISELLA KRISTALLIN,
sindaco che “Lo vuole bene al mio paese”.

La vera forza di questo dio e sindaco del nostro paese non sta nella finezza delle sue intuizioni politiche, né nell’autorità che contraddistingue ogni suo gesto di primo cittadino, né nella (s)cortese ma irremovibile capacità di respingere consigli difformi ai suoi personali propositi, né nella sua non da tutti avvertita capacità di comando (vero Peppino dell'ASL?, confermi Fefè,che chiude gli ospedali?).

Invece Gisella KRISTALLINA ha una sua forza invincibile che nessuno sospettava: la fantasia, l’invenzione, l’estro, il ghiribizzo.

Quando l’opposizione sembra avere il sopravvento, quando tutti gli assessori, anche Davinci, noto azzeccagarbugli, famoso per l’ottimismo con cui esercita la sua professione, sono rassegnati al cedimento, alla sconfitta, il volto di Gisella si illumina e propone un marchingegno: "convochiamo una conferenza stampa, comunichiamo alla cittadinanza che io Gisella KRISTALLIN, che lo voglio bene al mio paese, “HO FATTO”, “HO GIA’ FATTO” e ciò che dice l’opposizione “E’ FALSO per cui io sono la VERITA’ ”.

Tutti i suoi assessori rimangono sbalorditi, meravigliati e, anche con una punta di invidia, si chiedono come abbia potuto venirgli in mente un’invenzione tanto geniale, nonostante la sua aria da tanica vuota.

E’ questa la vera forza di Gisella KRISTALLIN; egli come un dio greco si ricrea, si partorisce ogni giorno, è diventato per tutto il paese "UN MITO": ma si sa che mythos in greco significa “PAROLE SENZA FATTI”.

http://lucifero.bloog.it/ - chi si offende è un fetente