mercoledì 9 luglio 2008

L'Italia sull'altalena del rischio nucleare


di Simone Florio




Il 4 giugno scorso, l'Europa intera è rimasta per qualche ora col fiato sospeso, alla notizia che la centrale di Krško (Slovenia) - in linea d'aria poco più di cento chilometri da Trieste - aveva subito una perdita di liquidi dall'impianto di raffreddamento. Nonostante l'allarme sia rientrato in serata, si è riproposto ancora più vicino e minaccioso l'incubo di Chernobyl.
Un comunicato diffuso da Alessandro Vuan del Centro di Studi Sismologici di Udine aggiungeva dettagli poco confortanti sia sulla sicurezza della centrale in questione (rimodernata più volte e nonostante questo continuamente a rischio, anche per la presenza di faglie nel sottosuolo), sia sulla mancata applicazione da parte della Regione Friuli - Venezia Giulia delle direttive Euratom 96/29 e 89/618 - che prevedono l'obbligo dei piani d'emergenza e quello d'informazione preliminare in caso di rischio radiologico, anche quando questo si presenti al di fuori del territorio nazionale.
Direttive che d'altra parte sono state ugualmente e sistematicamente ignorate non solo per quanto riguarda le testate nucleari statunitensi alloggiate in Italia nelle basi di Ghedi ed Aviano - la conferma della cui presenza presso l'opinione pubblica è giunta con un recente studio del Natural Resources Defence Council e che oltretutto (secondo lo stesso Dipartimento della Difesa americano) sono alloggiate in siti considerati insicuri - ma anche per tutti i mezzi a propulsione nucleare che transitano nelle acque territoriali senza previa informazione della cittadinanza, come è il caso della portaerei Truman al largo del golfo di Napoli nel novembre 2007.
Sotto questa luce, le ripetute affermazioni del Ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola di tornare al nucleare civile dimostrano quanto insensibile sia il Governo - di qualunque maggioranza - sulla questione sicurezza e protezione della popolazione. Infatti l'Italia, per le sue inadempienze sulle direttive Euratom, è stata il 28 giugno 2006 deferita alla Corte di Giustizia Europea. Il Ministro, invece di scusarsi a nome dello Stato con il popolo italiano, versa benzina sul fuoco asserendo che l'Italia lavorerà per arrivare entro il 2020 ad una quota del 25% di energia atomica sul totale della produzione energetica nazionale (Repubblica, 29/06/2008). Tutto ciò risulta paradossale - se non scandaloso - se è vero che l'Italia (riferisce un rapporto del Consiglio Regionale del Lazio) deve ancora disfarsi di 90.000 metri cubi di scorie derivanti dalla produzione di energia nucleare tra gli anni Sessanta e Ottanta (cioè prima del referendum abrogativo) e smantellare le centrali di vecchia generazione: costi che dal 1989 (e fino al 2021) vengono addebitati sulle bollette dell'Enel. In breve, gli italiani stanno ancora pagando per il nucleare civile di vecchia generazione eppure Scajola ritiene utile - se non necessario - investire, con costi da capogiro, nel nucleare civile di nuova generazione.
Il popolo italiano si è espresso in modo univoco sulla questione del nucleare come fonte energetica l'8 e 9 novembre del 1987, decretandone l'inapplicabilità sul territorio della Repubblica. I rischi per la popolazione e l'ambiente venivano considerati troppo elevati, anche a cambio di energia a basso costo. Ma questa forse è una storia troppo vecchia per il nostro Ministro. Allora è forse il caso di aggiungere altri particolari.
In tempi recenti il mondo accademico e scientifico - in passato spesso reticente o defilato - si è ampiamente mobilitato per dissuadere i nostri politici da una scelta così insana. Si veda innanzitutto il fondamentale documento - facilmente reperibile in rete - a cura del Prof.Baracca (Università di Firenze) che reca l'eloquente titolo 'Cercando di decifrare il libro dei sogni (o degli incubi) dei faraonici programmi nucleari'. In esso si cerca di smontare il mito della bontà del nucleare civile, a partire dai tanto decantati reattori di quarta generazione che - ricorda il fisico - ancora non esistono (sarebbero pronti non prima del 2030) e la cui eccezionale sicurezza non potrebbe quindi essere verificata. Secondo lo scienziato investire in questa fonte di energia sarebbe insomma - senza mezzi termini - regalare un assegno in bianco alla lobby degli industriali.
Ma Baracca appunto non è solo. A marzo è stato infatti promosso dal Prof. Balzani (Università di Bologna) un appello contro la riproposta del nucleare civile. La raccolta firme ad esso collegata è stata sottoscritta in poco tempo da più di 5000 persone, tra cui oltre 1200 tra docenti e ricercatori - cosa che dovrebbe perlomeno far riflettere. Le motivazioni che inducono gli studiosi a scartare l'opzione nucleare per l'approvvigionamento energetico sono infatti molte: "la necessità di enormi finanziamenti pubblici, l'insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, le difficoltà a reperire depositi per le scorie radioattive, la stretta connessione tra nucleare civile e militare, il possibile bersaglio per attacchi terroristici, l'aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri, la scarsità di combustibili nucleari".
Su questo ultimo punto vale la pena riflettere. Secondo un articolo apparso su Le Temps e in Italia su l'Internazionale «dal 2001 al 2007 il prezzo dell'uranio si è moltiplicato per dieci» (da 7 a 75 dollari) e «dal 1991 non si estrae più abbastanza uranio per coprire il fabbisogno delle attuali 450 centrali nucleari civili sparse per il mondo». Stando così le cose - e considerate le tensioni che la corsa ad accaparrarsi risorse energetiche scatena con sempre maggior frequenza nel mondo, i rischi connessi alla crescita del terrorismo internazionale, la grossa ambiguità insita nella distinzione tra nucleare civile e militare, la difficoltà estrema dello smaltimento delle scorie - vale davvero la pena investire in questo settore e non - piuttosto - nella ricerca e nell'utilizzo di energie pulite, rinnovabili, gestite a livello locale? La conclusione degli autori è netta: oggi solo i politici non hanno ancora capito che il nucleare non ha futuro.
Forse su un problema spinoso come quello del nucleare Scajola dovrebbe avere l'umiltà - e l'onestà - di dichiarare il suo errore di valutazione e fare un passo indietro. O magari raccontare quali reali interessi ci sono dietro questa insistenza. Secondo Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace Italia, la questione infatti non starebbe nella convenienza dell'energia nucleare - che costituisce, quali che siano gli avanzamenti tecnologici, una minaccia costante per ambiente e popolazioni - quanto piuttosto nella possibilità di siglare accordi milionari con i costruttori stranieri, in primis statunitensi e francesi.
L'ostinazione del Ministro, ribadita in più di un'occasione, non può non apparire grottescamente mistificatoria. Per la prima produzione di energia nucleare ci sarebbe da aspettare non meno di dieci anni. Il sistema energetico nucleare italiano dovrebbe essere appunto reimpiantato da zero, con ingenti finanziamenti statali destinati alla ricerca, agli studi di fattibilità per la localizzazione delle centrali e dei depositi, all'acquisto di materia prima e tecnologie di ultima generazione, al controllo del processo di arricchimento, alle procedure di stoccaggio e smaltimento delle scorie radioattive. Ma quanti crederebbero che questo possa avvenire tutelando adeguatamente i cittadini, in un paese dove non si riesce a smaltire efficacemente neanche i rifiuti urbani?

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19 commenti:

Pietro_d ha detto...

posso dire che questo articolo è indecente? Si lo dico.

non sono un nuclearista ma venendo da una formazione ingegneristica non posso che contestare molti dei fatti qui riportati.

1) il "guasto" sloveno non è stato nulla di preoccupante. Solo nella stampa italiana ha avuto tutto questo risalto (chissà perché?!?). La Slovenia poi non è un paese con dittature o altre cose strane (infatti è nell'UE). Il guasto tecnico è una fuoriuscita di liquidi nel nucleo stesso del raattore... quindi nessuna contaminazione e nessun problema, una cosa che può capitare e che proprio per l'alto tasso di sicurezza la procedura è un po' particolare.

2) quanti morti ha fatto l'energia nucleari nei suoi primi 60 anni di vita (quindi in un'era abbastanza matura). Tutti indicano Chernobil. Un forum di 8 organizzazioni dell'ONU fra cui (IAEA e WHO) avvalendosi di centinaia di scienziati (e non di accademici, che potrebbero provenire anche da ambiti non affini alla tecnologia e alla salute, come quelli indicati dal documento di peacelink)hanno stimato i decessi imputabili all'incidente in 4000 morti. Tanti ma pochi rispetto alle "voci" che in molti mettono in giro. Statisticamente molto inferiori a quelli provenienti dalle centrali a carbone e udite udite dalle centrali idroelettriche (il rinnovabile italiano per antonomasia). Così come i danni da esposizione sono molto trascurabili, rispetto alle esposizioni a inquinamento e processi chimici...

3) il costo dell'Uranio è aumentato? SI... come, ma meno del costo del petrolio... l'uranio è fonte esauribile. questa prima verità in genere viene strumentalizzata dagli anti... si dice ad esempio che l’uranio estraibile finirà nel giro di un decennio, rendendo il nucleare praticamente da bandire. Niente di più falso: le riserve di uranio economicamente sfruttabili con l’attuale tecnologia ammontano a circa 200 GTep, a fronte di 300 GTep tra olio e gas naturale. E’ vero che l’uranio più pregiato ed utilizzato, l’ U235 fissile, è presente solo nella percentuale dello 0,7% sulla quantità di uranio globale, ma sono già pronti reattori autofertilizzatori che possono utilizzare anche l’isotopo fertile U238 (99,3% dell’uranio mondiale), allo scopo di rimpiazzare il materiale fissile consumato. Quando questa tecnologia andrà a regime, l’uranio diverrà una fonte energetica virtualmente inesauribile!

4) la competitività economica delle centrali. A chi, con estrema superficialità, afferma che l’energia nucleare è la più costosa del mercato, ricordo che gli alti costi di investimento iniziale sono compensati da una bassissima incidenza del costo del combustibile: l’uranio, infatti, incide solo per il 5% sui costi totali che arrivano al 20% considerando il processo di lavorazione , a fronte del 40% del carbone e del 70% del gas naturale. E, vantaggio non da poco, una centrale di questo tipo non immette in atmosfera anidride carbonica o altri gas serra come da protocollo di kyoto!

quindi ben vengano confronti fra centrali e metodi di produzione dell'energia (sia ben chiaro che io preferisco il rinnovabile), ma bisogna evitare qualsiasi muro contro muro e sopratutto in italia bisogna ritornare a fare ricerca, sia sulle fonti rinnovabili, che sul nucleare. e quando parlo di ricerca intendo anche istallare centrali per la ricerca, perché senza sperimentazione non si va da nessuna parte!

Unknown ha detto...

ma dove li trovate articoli così?

mha...questa non è informazione. Qui ve la rigirate come volete voi.

Anonimo ha detto...

Il blog e' uno strumento di denuncia, ma soprattuo di confronto di idee diverse, non e' un proclama di verita' assolute.
All fine dei commenti si tirano le somme.

Unknown ha detto...

che vuoi dire?

Che negli articoli possono essere scritte baggianate colossali tanto poi saranno i commentatori a rimediare?

Unknown ha detto...

e poi secondo me quando molti articoli sono dei semlplici copia-incolla significa che si è alla frutta.
Meglio non postare articoli per qualche giorni che fare copincolla..

Futuro Comune Laterza ha detto...

Proporre un argomento non vuol dire copia e in colla.
L'articolo ha lo scopo di mettere in evidenza le tematiche ambientaliste di peacelink che a Taranto stanno trovando ampio terreno di lotta per le questioni legate all'ILVA.
E' stato anche un modo per capire le correnti di pensiero che si muovono nel nostro territorio.

Anonimo ha detto...

Trenta metri cubi di acque usate contenenti 12 grammi di uranio per litro si sono riversate ieri, per cause accidentali, in due fiumi — La Gaffière e L'Auzon — nel sud della Francia. Le acque provenivano dal sito nucleare di Tricastin a Bollène, nel distretto di Vaucluse, a circa 40 chilometri da Avignone. L'allarme è rientrato quasi subito (l'incidente è avvenuto intorno alle 6,30 del mattino): l'agenzia per la sicurezza nucleare francese (Asn) ha parlato di «rischio debole per la popolazione». Dello stesso parere i prefetti dei dipartimenti di Vaucluse e Drome. Le autorità locali hanno comunque preso misure di precauzione. Nei comuni di Bollèn e, Lapalud e Lamotte- du-Rhône sono stati vietati la presa d'acqua dai pozzi e l'impiego dell'acqua dei fiumi per irrigare i campi. Vietati anche la pesca, il consumo di pesce e i bagni nelle acque inquinate. L'incidente è avvenuto durante un'operazione di pulizia di una cisterna nello stabilimento Socatri, azienda del gruppo Areva, in attività dal 1975. «È la prima volta che si verifica un incidente del genere — ha detto Gilles Salgas, responsabile della comunicazione della società Socatri —. Su una scala di incidenti nucleari che va da 0 a 7 dovrebbe essere classificato a livello 1».

Una prima ricostruzione della dinamica dell'incidente è arrivata da una portavoce dell'Asn, Evangelia Petit: i circa trentamila litri di liquido contenente uranio — ha spiegato — si sono riversati durante alcune operazioni di pulitura, finendo al suolo e quindi in un canale adiacente, da dove poi sono finiti nei due fiumi. «Una parte della soluzione — ha precisato il direttore della sicurezza dell'Istituto di radioprotezione e sicurezza nazionale (Irsn), Thierry Charles— è stata recuperata, un'altra si è diluita nei corsi d'acqua e la terza fortunatamente non ha raggiunto la falda freatica». Le dichiarazioni rassicuranti delle autorità non sono servite a evitare lo scoppio di polemiche. «È impossibile che una diffusione di uranio di tale entità non abbia conseguenze importanti sull'ambiente e forse anche sulla salute della popolazione» dicono dall'organizzazione ecologista «Sortir du Nucleaire». In questi mesi in Francia il nucleare è un tema caldo dopo l'annuncio del presidente Nicolas Sarkozy di voler aumentare il numero di centrali sul territorio nazionali (attualmente sono 53).

Attualmente la Francia ricava circa l'ottanta per cento della sua elettricità dal nucleare. proprio ieri Francia e Libia hanno ufficializzato l'accordo di cooperazione per lo sviluppo dell'energia nucleare a scopi pacifici concluso nel corso del 2007. Sempre ieri Sarkozy ha annunciato che entro fine anno in Giappone i paesi del G8 si riuniranno per un forum su energia nucleare ed energie rinnovabili, per coordinarne lo sviluppo e far fronte all'aumento dei prezzi del petrolio e del gas. «Vedo crescere il sostegno all'alternativa nucleare — ha detto Sarkozy —. Per la Francia è una scelta molto vecchia, il Regno Unito vuole rafforzarla, l'Italia è interessata e certamente anche gli Usa e la cancelliera tedesca Angela Merkel, a titolo personale, è favorevole ».

Giulia Ziino

Pietro_d ha detto...

ritorno sull'argomento dopo l'ultimo articolo bufala del corriere. I sistemi di sicurezza e le procedure del nucleare sono molto precise e standard (diversamente da acciaierie, cementifici e centrali a carbone ma più sicure).

quanto sono 30 metri cubi (per fare paura usano 30000 litri, sembra quasi che l'artico l'abbia scritto l'ing. Cane)?
quanto è la portata del fiume in cui si è riversata l'acqua "nociva"?
quanto è la radioattività naturale di ciò che ci circonda?

prima di rispondere ad un pericolo più o meno grave (pericolosità 1 su una scala di sette...) bisogna sapere questo. per esempio una centrale nucleare necessita di notevoli quantità di acqua per il suo raffreddamento, quindi 30mc sono una vera e propria inezia... sopratutto se consideriamo che già di so l'acqua ha una certa radioattività...

affrontare in questo modo le problematiche ambiental-ecologiche per un partito come il PD mi sembra un po' ridicolo... questo modo di fare allarmistico lo lascerei volentieri ai Verdi (quelli italiani però, perché all'estero sono molto più realisti)

IL TUFO, IL GRANITO, LE CERAMICHE E IL PORFIDO
Tufo, granito, ceramiche e porfido hanno spesso elevati livelli di radioattività, ma pochi lo sanno. Il tufo in molte regioni non è impiegato per costruire abitazioni, ma solo per muretti e strutture ornamentali, invece in altre regioni quali la Campania e il Lazio l'uso del tufo è tradizionalmente più esteso, anche per le mura delle case. Nel caso del granito l’attività specifica dell’equivalente di radium varia notevolmente in funzione del tipo e della provenienza della pietra, giungendo ad una variabilità fino a un fattore cinque tra minimo e massimo, rispetto al fondo di radioattività naturale. Alcune piastrelle in ceramica sono abbastanza radioattive e poco adatte a pavimentare le abitazioni. Il porfido è diffusissimo, soprattutto per rivestimenti e pavimentazione: una piazza coperta di cubetti di porfido, a causa del Torio in esso contenuto, emette più radiazioni dei primi 30Km intorno alla centrale di Chernobyl. Addirittura in una famosa piazza di Roma si misurano 7mSv, contro i 5mSv dell'area proibita intorno a Chernobyl. (1 Sievert=100 rem).
IL RADON
Ma il problema maggiore è il radon, un gas fortemente radioattivo che sfugge dal sottosuolo. Ci siamo più o meno tutti in contatto quotidiano, perché trascorriamo l' 80-90% della giornata in ambienti confinati e perfettamente isolati. Il valore medio della concentrazione di radon in Italia è di 77 Bq/m3 che supera di gran lunga i 40 Bq/m3 stimati come valore medio a livello mondiale. Le maggiori responsabilità di questo fenomeno sono da attribuire alle caratteristiche geologiche del sottosuolo italiano, all’impiego di tufi e pozzolane e al fatto che in Italia vengono spesso costruiti locali pubblici in luoghi sotterranei comunicanti direttamente con l’interno. Potreste avere la cantina o il garage pericolosamente radioattivi, senza mai saperlo.

Unknown ha detto...

chi vede lungo ha capito che il nucleare è il futuro...
montare 4 pannelli solari sui tetti e
2 generatori eolici (ambientalisti permettendo) ci aiuterà, ma non ci porterà da nessuna parte.

Ora devono essere fatte delle scelte.
vogliamo essere un paese ancora competitivo per molto tempo? si? bene..ci serve energia a basso costo e soprattutto ci serve energia SEMPRE. Non possiamo dipendere dalla russia per il gas e dai paesi arabi per il petrolio. Troppo pericoloso e instabile.
L'uranio possiamo prenderlo dagli stati unitie dall'australia, e come qualcuno ha già scritto, non è vero che si esaurirà a breve.

Unknown ha detto...

poi mi chiedevo...ma chi è simone florio????

Pietro_d ha detto...

non sono d'accordo con beppe... il nucleare non il futuro. il futuro è non essere fissati con una tecnologia ma diversificare e sopratutto avere sistemi di utilizzo più efficienti...


il solare al momento sta per subire una forte crescita e sviluppo tecnologico.

al momento è molto costoso ma nel prossimo futuro si arriverà a pannelli economicamente competitivi che produrranno energia elettrica a costi molto contenuti dello stesso ordine di misura del carbone/petroli...
tali pannelli fra l'altro stanno nascendo nell'italianissima STM di catania....

a proposito lascio questa intervista a Pasquale Pistorio vicepresidente di confindustria...:

http://qualenergia.it/view.php?id=617&contenuto=Articolo

Franco Catapano ha detto...

Un post (utilizzando il copia e incolla) sta sviluppando un dibattito interessante e soprattutto di estrema attualità.
La produzione di energia e la questione ambientale non possono essere liquidate con ideologismi e prese di posizione.
L'Italia deve recuperare sul campo della produzione energetica sviluppando un sistema diversificato capace di diminuire la dipendenza da altri paesi. Così come deve incentivare la ricerca scientifica.
Personalmente sono sempre più convinto della necessità di investire sul nucleare ma nel contempo rimane il problema dello smaltimento delle scorie (ricordate la vicenda di scanzano jonico?).
L'energia alternativa deve essere incentivata ma rimane comunque limitata rispetto ai fabbisogni. Fermo restando che l'utilizzo dell'energia solare (potenzialmente il sole produce una energia 15.000 superiore al fabbisogno energetico della terra)ultimamente inizia a diffondersi anche nelle nostre comuni.
Introduco il tema del risparmio energetico perchè mi sembra un altro elemento sui cui confrontarci. Risparmiare e rivedere le nostre abitudini con uno stile di vita più sobrio potrebbe quantomeno bloccare l'aumento esponenziale del fabbisogno energetico.


il solare al momento sta per subire una forte crescita e sviluppo tecnologico.

al momento è molto costoso ma nel prossimo futuro si arriverà a pannelli economicamente competitivi che produrranno energia elettrica a costi molto contenuti dello stesso ordine di misura del carbone/petroli...
tali pannelli fra l'altro stanno nascendo nell'italianissima STM di catania....

a proposito lascio questa intervista a Pasquale Pistorio vicepresidente di confindustria...:

Francesco Vasto ha detto...

Trovo piuttosto inopportuno postare un commento in cui si dice che siamo alla frutta.
Casomai non fosse chiaro qui nessuno qui è tenuto a fare niente, fermo restando che ognuno può avere la propria idea sul blog, su chi vi scrive (mettendoci la faccia, a differenza di quasi tutti i commentatori), sulle tematiche trattate e più in generale sulla gestione del blog.
L'intervento di pietro_d è stato molto garbato e rispettoso.
Pur dissentendo da quando pubblicato ha esposto il suo punto di vista senza atteggiamenti provocatori.

Unknown ha detto...

@francesco e i gestori del blog: pardon ho sbagliato lo ammetto. Scusate.

@pietro:

allora, io dicevo solo che allo stato dell'arte attuale è il nucleare la soluzione, poi se domani inventano un pannello solare con un efficienza altissima o un generatore eolico che gira e produce energia anche se un pettirosso starnutisce, sarei stracontento. minkia!!!

Per la cronaca...ho avuto anche io come te Pietro una formazione ingegneristica. Quando ero all'uni un prof di elettrotecnica mi pare ci parlò di una cella solare a film sottile polimerica.
Costava poco perchè praticamente era in plastica, in laboratorio era super efficiente...WOW!!! il problema era che dopo una lunga esposizione prolungata al sole praticamente andava in fumo.

riguardo la STMICROELECTRONICS che produce ottimi componenti elettronici e che poi non è più tanto italiana, qualche economista diceva:

"In quanto a SOLARE in STM sono i numeri UNO al mondo, specialmente a SOLARE i risparmi dei malcapitati azionisti"

visto che all'epoca tutti si erano fiondati sulle azioni STM dopo l'annuncio del mega-iper pannello solare...che poi al sole si scioglieva.

Francesco Vasto ha detto...

Nessun problema Peppe!
Anzi approfitto di questa occasione per invitare chiunque voglia dedicare un po' del suo tempo al blog a contattarci.
Mi riferisco in modo particolare a Peppe Lattuga e ad akerfeldt che sono tra i commentatori più attivi. Qualora vogliate unirvi a noi saremmo ben lieti di accogliervi.
Non vi chiediamo di iscrivervi al PD, chiediamo solo un po' della vostra disponibilità a portare avanti questo progetto.


P.S.:Il mio indirizzo di posta elettronica lo trovate nel profilo.

Pietro_d ha detto...

no beppe, oggi il nucleare non è conveniente e me lo dicono anche i miei amici ing. Nucleari. L'attuale generazione di reattori ha costi troppo elevati... ancor di più per l'Italia dove non avremmo siti per lo stoccaggio delle scorie... (non a caso sono in pochi a costruire impianti di questo tipo, se non paesi in via di sviluppo)

oggi per l'italia si può aumentare la parte derivante dal solare ed eolico (cavolo abbiamo tanto solo ma ne produciamo meno della germania e del trentino alto adige..). altro dove è possibile fare investimenti è il cosidetto carbone pulito...

Unknown ha detto...

vabbene...quindi la francia che vuole costruire altri reattori sta cercando un modo per buttare via soldi.

il carbone pulito? Ma vogliamo cercare di tagliare le emissioni o ci stiamo prendendo in giro?

Non ti fa pensare il fatto che l'enel va a finanziare, costruire, progettare ovunque nel mondo centrali nucleari e sono in italia ci rifila il "carbone pulito"?

Io capisco che uno sia pro- fonti rinnovabili, ma tirare in ballo il carbone pulito...dai..

Pietro_d ha detto...

come dovresti sapere beppe, la vita di un reattore è di 30 anni max. in francia molti reattori hanno superato quest'età e anche per questo se ne costruiranno di nuovi anzi in realtà al momento è in costruzione una solo, al contrario delle decine che inesorabilmente verranno dismessi.

un'altra cosa, tu dichiari che allo stato attuale sia una priorità... ma 14-15 anni per la costruzione (tutto compreso) di una centrale sono comunque molti per un problema da affrontare a breve. non è meglio iniziare una vera campagna anti-spreco?

Unknown ha detto...

guarda, non mi venire a parlare di campagna antispreco. Sono uno di quelli fissati con le lampade a risparmio energetico, elettrodomestici di classe A+, andare a lavoro con i mezzi e via dicendo.

Mi sto rendendo conto che forse sono stato frainteso.
Non è che io voglio il nucleare a tutti i costi, sia ben chiaro.
Io penso che se proprio dobbiamo continuare ad acquistare energia da nazioni limitrofe che la producono con centrali nucleari costruite praticamente al confine, tanto vale produrla in casa.

Guarda che sarei mille volte più contento se tutta l'energia venisse ricavata da fonti rinnovabili, ma onestamente la vedo dura.
Poi possiamo parlare di cogenerazione, di microgenerazione...allora forse si. Ma la gente non la vedo pronta.