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Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor sottosegretario, le fonti WTO, OCSE e UE ci forniscono i seguenti dati: il valore degli scambi di prodotti contraffatti nel mondo è pari a 450 miliardi di dollari; il 70 per cento della produzione mondiale è contraffatta nel Sud est asiatico; l'Organizzazione mondiale delle dogane stima che la contraffazione sia pari al 5-7 per cento del commercio mondiale delle merci. Inoltre il 60 per cento delle merci contraffatte finiscono all'interno dell'Unione europea, il 40 per cento negli USA e il 60 per cento della contraffazione in Italia riguarda la moda. L'80 per cento del gettito Irpef e il 21 per cento del gettito IVA sono stati sottratti al fisco del nostro Paese, i posti di lavoro persi per effetto della contraffazione sono stati in Italia 40 mila negli ultimi cinque anni.Il Parlamento europeo, il 14 dicembre scorso, con una Risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici, ad eccezione del gruppo Ind-Dem, ha sollecitato l'adozione di norme vincolanti sull'indicazione dell'origine dei prodotti tessili importati e sulla lotta alla contraffazione. In sostanza, il Parlamento preme affinché l'Unione europea ricorra agli strumenti di difesa commerciale, garantendo la sicurezza dei consumatori, creando un nuovo programma a favore dell'industria europea e promuovendo la creazione di una zona di produzione euro-mediterranea.
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Con la Risoluzione si chiede di applicare misure di salvaguardia nei confronti delle importazioni dalla Cina fino alla fine del 2008 in modo da assicurare una transizione agevole verso il libero commercio dei prodotti tessili. Infatti dal 2008 non saranno più sottoposte ad alcun sistema di quote le importazioni dalla Cina relative a ben otto categorie di prodotti tessili e di abbigliamento (t-shirt, pullover, pantaloni, bluse, biancheria da letto, abiti, reggiseni, tessuti di lino o di ramiè).L'Unione europea è il secondo esportatore mondiale di prodotti tessili e di abbigliamento.Noi condividiamo la manifesta preoccupazione del Parlamento europeo per le elevate barriere tariffarie e non tariffarie che applicano numerosi paesi terzi «perciò riteniamo che la Commissione UE, negli accordi bilaterali, regionali e multilaterali con i paesi terzi, dovrebbe garantire migliori condizioni di accesso ai mercati di tali paesi». Questo è essenziale per il futuro dell'industria tessile e dell'abbigliamento europea e particolarmente per le PMI soprattutto italiane.Inoltre, vanno applicate «norme vincolanti» sulla denominazione d'origine per i prodotti tessili, perciò è importante che il Consiglio europeo adotti la proposta di regolamento sull'indicazione del «made in» per tutelare meglio i consumatori, per sostenere l'industria europea e salvaguardare i «diritti della proprietà intellettuale» sottoposti a sistematiche e intollerabili violazioni.L'11 dicembre scorso il Consiglio europeo ha adottato una dichiarazione scritta sul marchio d'origine, sul «made in» a livello comunitario ma il provvedimento è stato bloccato dagli Stati membri che rappresentano gli interessi della distribuzione in contrapposizione agli Stati membri che rappresentano gli interessi della produzione: l'Italia è un paese produttore.Noi condividiamo il ricorso - come recita la Risoluzione - agli strumenti di difesa commerciale (antidumping, antisovvenzioni e misure di salvaguardia) perché costituiscono «meccanismi essenziali» di regolamentazione e strumenti legittimi per far fronte alle importazioni legali ed illegali da paesi terzi, in particolare per il settore tessile-abbigliamento, che attualmente è un mercato aperto non protetto dalle quote.Così come, al fine di garantire la sicurezza e la protezione dei consumatori, la Commissione dovrà avvalersi dei suoi poteri »per proibire che siano immessi prodotti pericolosi per la salute nel mercato UE. Più specificatamente i prodotti tessili importati, in particolare dalla Cina, «siano soggetti ad esigenze di sicurezza e di protezione dei consumatori identiche a quelle applicate ai prodotti tessili confezionati nel territorio UE». Andrebbero inoltre realizzati una valutazione ed uno studio adeguati sulla questione del presunto «pass-through» (trasferimento) delle riduzioni dei prezzi ai consumatori dell'Unione europea.Onorevoli colleghi, signor sottosegretario, la trasparenza, la tracciabilità, l'etichettatura ed il marchio, la riconoscibilità e l'origine dei prodotti manifatturieri sono gli unici certificati della qualità del prodotto e del produttore e, di conseguenza, della sicurezza per il consumatore nel mercato interno e rispetto all'importazione dei prodotti extraeuropei.I diritti del consumatore innanzitutto, la lotta alla contraffazione e alla falsificazione, la tutela e la riconoscibilità delle produzioni italiane, nel design, che realizzano le grandi imprese e del made in Italy prodotto dalle PMI sono gli obiettivi comuni per il paese.Nella scorsa XV Legislatura la X Commissione della Camera dei deputati ha adottato un testo unificato delle abbinate cinque proposte di legge a firma Lulli, Raisi, Conte, Contento e Forlani sulle «norme per la riconoscibilità e la tutela dei prodotti italiani».Il teso unificato si è orientato a predisporre una normativa a tutela del diritto dei consumatori alla salute e dei produttori per contrastare le frodi commerciali, recependo le osservazioni che negli anni scorsi aveva formulato l'Unione europea.
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Quel testo unificato segna un primo importante passo perché prevede che i produttori possano adottare il marchio «full made in Italy» in maniera volontaria per non entrare in collisione con l'attuale normativa europea. Colleghi, è necessario collegare marchio, tracciabilità della filiera tessile-abbigliamento, materiali riciclabili e di lunga durata, rispetto delle regole in materia di lavoro, associando tale specifica normativa ad una forma più estesa di etichettatura obbligatoria riguardante la provenienza dei capi di abbigliamento che circolano all'interno del territorio nazionale.Onorevoli colleghi, signor sottosegretario, la mozione, di cui all'oggetto, vuole ricercare e verificare la possibilità di una ampia condivisione del Parlamento ed impegnare il Governo ad intervenire in sede UE per sostenere misure di salvaguardia nei confronti delle importazione dalla Cina per almeno tutto il 2008, dal momento che quest'anno è scaduto il sistema delle quote per 8 categorie di prodotti tessili e per sostenere la posizione italiana sul marchio d'origine quale punto di partenza per una negoziazione ed un confronto che abbia ad oggetto la tutela del consumatore italiano ed europeo ed il contrasto del fenomeno del dumping sociale ed ambientale.Per queste ragioni, signor Presidente, chiediamo il voto favorevole per la nostra mozione.
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