lunedì 14 luglio 2008

Ma il potere esistente è bello ma morto o è morto ma bello?

O servizio o impotenza.
Lunedì mattina, dopo la festa dei Patroni, Martina trovò il suo Centro quasi come le strade napoletane: discarica a cielo aperto.A Grottaglie, la maggioranza da sette mesi è incapace di eleggere il presidente del Consiglio comunale.A Manduria da 4 mesi è libero un posto in giunta. La maggioranza dubita: nominare la Epifani, portando in Consiglio il primo dei non eletti, o nominare un esterno? Il dubitare è una straordinaria esercitazione dello spirito: il municipio manduriano dev’essere pieno di filosofi.A San Marzano l’ex sindaco ed ex onorevole Tarantino non entra in FI, ma in sua corrente, e il consigliere di FI, anzi del Pdl, par rallegrarsi di tanta perdita.Infine a Laterza la prima penna della Cdl segnala ai suoi politici alcuni guasti e gli viene detto di rivolgersi ai dirigenti comunali: viene allontanato.Per l’accaduto a Martina questi tempi di arsura ispirano un proverbio che gli antichi contadini usavano per consolarsi durante la siccità: “L’acqua che non cade in cielo sta”. Dopo anni di siccità amministrativa, ecco in una sola notte l’alluvione dell’anarchia, inevitabile e prevedibile: la città abbandonata a se stessa è uno spazio franco, aperto ad ogni scorribanda e ad ogni arbitrio.Martina è una città popolosa e ricca; al Sud ogni festa patronale è anche una festa di bancarelle che vendono a pochi soldi ogni genere di merce; oggi i bancarellari sono molto più numerosi del passato e sono tutti forestieri. La notte fra domenica e lunedì i bancarellari hanno lasciato agli spazzini martinesi le loro cose, alcune sgradevoli alle narici e alla vista.Cercando i perché il centro storico si sia svegliato un po’ discarica e un po’ latrina s’è scoperto che per la grande massa dei bancarellari esistevano solo due bagni chimici, i quali si rompono alla nona apertura e all’undicesimo uso sono inservibili; ci si accorge che chi doveva provvedere a preparare la città a reggere un’invasione di senza casa, i vigili urbani, sono così pochi, appena 10, che è come se non ci fossero; si annota che il basolato è stato trovato sporco e fetido perché la politica è incapace di produrre alcunché; si capisce che in una città governata, nessuno avrebbe osato farsi la doccia in piazza e con la doccia liberarsi delle sue acque; infine ci si consola che è andata perfino bene se i martinesi hanno trovato un po’ di indecenze: incustoditi come avrebbero potuto trovare le case svuotate, quelle private e quelle pubbliche.Martina ha mostrato nella maniera più appariscente che il potere quando non è servizio è impotenza, quando è inerte è svillaneggiato, quando è vuoto è una macchietta. E quando è onnipotente è tutte queste cose perché diventa capriccioso. Il potere obbedito non è né amato né temuto; ma è disprezzato e odiato; e chi par amarlo lo ama perché lo odiano i suoi nemici. L’insopportabilità del potere è in scena a Manduria. La nomina in giunta viene riconosciuta spettante alla consigliera Stefania Epifani. Freddezza e ritardo nella nomina le hanno fatto dire: rinuncio; però, siccome il suo voto è indispensabile a far maggioranza aggiunge: ma il mio sostituto lo designo io. Ma all’esterno si oppone il primo dei non eletti, il quale chiede che sia la Epifani ad entrare in giunta perché così egli entrerebbe in Consiglio.Perché un’empasse di quattro mesi e la questione sui giornali? Se non è gradita lei, non può essere gradito il suo designato, perché altrimenti il suo potere raddoppierebbe: in giunta il suo fiduciario, lei in Consiglio. La si tiene in Consiglio per non far entrare il primo dei non eletti? La maggioranza manduriana non s’è persa in un labirinto, né sta annaspando in un groviglio inestricabile, né è alle prese con un’equazione a cinque incognite: è naufragata nei bizantinismi, oggi detti “teatrino della politica”, defatiganti, sterili e inutili.Stesso discorso per Grottaglie. Occorre un rimpasto per far posto a un nuovo alleato. Ma le poltrone ambite non le vuol cedere chi ce l’ha. Sette mesi di inconcludenza condita di villanie disanimano e intossicano qualsiasi compagine. E la rendono improduttiva.A San Marzano a nemico che fugge ponti d’oro, anzi una spinta. Il notabile del posto, Giuseppe Tarantino, al dire dei maligni per una candidatura nel posto di non rieleggibilità, non ha voluto restare nel suo partito, FI, ma non ha voluto nemmeno lasciarlo; in attesa di risarcimento è rimasto in una corrente abbastanza potente e ha mantenuto tutto il suo potere civico determinando l’elezione del sindaco. Ma il consigliere di Forza Italia, invece di caldeggiarne il rientro, mette in risalto la separazione. Motivo: diventare egli il leader del partito.L’economia dice che dividendo la ricchezza si diventa poveri? La ricchezza sta nella potenza, la quale sta nella titolarità del partito, grazie alla quale, quando il potere vien spartito si avrà diritto a qualche quota.
Infine a Laterza un potente ha “sgrillato” chi gli segnalava riparazioni da effettuare, o impegni da rispettare; ma costui non era un cittadino molesto, era un suo “aedo”, un suo scrivano, uno che ha consegnato al paese e alla memorialistica le sue “res gestae”, le sue opere.Il potente che spezzi e getti la sua prima penna non è più tale. L’ira contro chi non ha “divisioni” rivela che il potente vorrebbe adirarsi contro un altro, ma non può. La qual ingiusta ira, però, lo indebolisce un altro po’: perché all’ingiustizia unisce la superbia e perché perde la penna amica, quella che in pubblico fa apparire luminoso l’opaco, ma in privato spiega i perché dell’opacità, quella che sa che il re è nudo, ma lo veste.
I casi in esame di potere impotente riguardano due amministrazioni di centrosinistra e tre di centrodestra, per due gruppi di popolazione entrambi superiori alle 60 mila teste, tanti sono gli abitanti di Manduria e Grottaglie e quelli di Martina, Laterza e San Marzano.
Anche in molti altri paesi il potere è solo un simulacro, un sileno, le statue in onore della Luna che ornavano il vialone d’ingresso nell’antica Atene: belle di fuori, vuote e verminose dentro. Per questo genere di potere, tutto italiano, si può usare una dottrina semiseria di Sciascia in Candido sulla ricchezza. Lo scrittore siciliano scriveva: gli italiani si arrovellano sul tema che “la ricchezza è bella ma morta, o che è morta ma bella”: stupidaggini allo stato puro, o distrazione dalla realtà, propria o indotta. Non è un caso, dunque, se il Sud italiano scivola sempre più a sud nel mondo: il potere che lo governa o è bello ma morto, o è morto ma bello. Cioè, il potere esistente è morto e va sepolto e cambiato.»

Michele Cristella - Corriere del Giorno

9 commenti:

Anonimo ha detto...

semplicemente stupendo.
guardate questo video:

http://it.youtube.com/watch?v=Q5yqWI4kej8&feature=related

Anonimo ha detto...

ah...comunque hanno arrestato DEL TURCO...

Francesco Vasto ha detto...

Quindi?

Anonimo ha detto...

parliamone...

Futuro Comune Laterza ha detto...

Il PD di Laterza non vive la politica come un tifo nervoso e violento contro l'avversario o come un'irragionevole sentimento che benda e soffoca le menti e non permette di giudicare la realta' con obiettivita'.
Le nostre posizioni sono state sempre critiche verso ogni atto poco chiaro, anche all'interno del nostro partito, perche' viviamo la politica con il desiderio di migliorare il nostro paese, nutrito da un forte senso di cittadinanza.
Sul nostro sito abbiamo sempre difeso il ruolo dei magistrati e abbiamo attaccato l'incostituzionalita' del "dolo" Alfano e continueremo a farlo.
Le vicende di cronaca deludono anche noi, ma speriamo che la giustizia compia il suo corso.
Per questo noi, a differenza di molti del centro-destra, non siamo schiavi di partito, continuiamo a pensare con la nostra mente, "mantenendo gli occhi be aperti".
Sono contento, pero', che qualcuno, forse del centro-destra, ha cominciato a capire che la giustizia e' importante e che chi e' COLPEVOLE DEVE ESSERE GIUDICATO, A PRESCINDERE DAL COLORE POLITICO E DALLE RISORSE ECONOMICHE.

Davide

Francesco Vasto ha detto...

In merito alla vicenda io non ho nulla da dire. Le vicende giudiziarie proprio perché tali andrebbero discusse nelle sedi opportune (ovvero le aule dei tribunali).
Se da un lato trovo sbagliato l'atteggiamento di chi (partendo dal presupposto che il consenso ottenuto sia la prova della propria innocenza passata, presente e futura) si impegna anche da un punto di vista legislativo per evitare o rimandare i propri processi, dall'altro ci tengo a conservare le mie posizioni garantiste anche nei confronti della classe politica.

Anonimo ha detto...

Gli italiani pretendono di continuare a fare tutto quello che rende la loro società ciò che è, pretendono di continuare a non pagare le tasse, a farsi raccomandare, a mantenere uno scarto enorme fra la “teoria” e la “pratica”, a vivere di certificati medici richiesti per telefono e lasciati dal medico al portiere, di cause vinte con testimoni falsi, di pensioni per falsi invalidi, di parcheggi con false tessere di portatori di handicap, di graduatorie truccate e mille altre cose ancora e contemporaneamente sperano e addirittura reclamano con arroganza che venga fatto “qualcosa” che, lasciando intatte le cause (o almeno la parte di causa che grava sulla responsabilità di ciascuno) rimuova, come per magia, le conseguenze negative delle cause.

Gli italiani, fa ridere dirlo, vogliono continuare a saccheggiare le casse dello Stato ottenendo che una qualche legge o circolare le lasci ricche come prima pur dopo il furto!

Questo è il paradosso assoluto.

Gli italiani sono decisamente quelli della botte piena con la moglie ubriaca.

Tutti gli altri popoli sanno che non si può avere contemporaneamente tutto. Gli italiani vogliono contemporaneamente tutto e sembrano credere che sia possibile. Meno tasse e più servizi; bassi premi assicurativi e grandi risarcimenti; efficienza della pubblica amministrazione e libertà per i pubblici dipendenti di “presentare certificato medico” a comodo; giustizia economica, garantista, veloce, dura con chi ci fa antipatia, buona con i nostri amici e con noi stessi; sicurezza nella strade, ma no alle multe con gli autovelox; eccetera, eccetera, eccetera.

Nel mio orizzonte culturale questa è l’ultima frontiera (secondo me, peraltro, inevitabile) dell’idealismo (inteso come corrente di pensiero filosofico che due secoli fa si è contrapposta al realismo).

E’ avvenuto dappertutto, ma da noi ancor più che altrove, che al passaggio iniziale proposto dall’idealismo, per il quale “la realtà c’è, ma noi non possiamo conoscerla”, ne è seguito uno per il quale, “poiché non possiamo conoscere la realtà, è come se essa non esistesse”, dunque le cose non sono solo per me, ma sono proprio in sé ciò che io voglio che siamo.

E’ il trionfo del “cara non è come sembra”!

C’è stato un tempo in cui le persone – penso ai politici “che contano” – facevano delle mascalzonate, ma capivano che un conto era farle, un conto era dire che non erano mascalzonate.
Dunque, si accontentavano di fare le mascalzonate e portavano da soli il peso della “colpa”.

La nostra generazione – con una decisa accelerazione del fenomeno da Craxi in poi – ha trovato geniale liberarsi da questa “sovrastruttura”.

Ed ecco tutti, quindi, fare una sorta di outing, con il quale non solo ammettono la mascalzonata, ma ne difendono il valore, ora pretendendo di “chiamarla con un altro nome”, ora mettendola in relazione con altre cose indicate come peggiori. Credo che solo in Italia sia efficace – sul piano del sentimento popolare (che è appunto la “cultura” della quale stiamo parlando) – una difesa da parte di chi sia sorpreso a rubare consistente nel dire: “Ma insomma, con tanti che rubano miliardi, devo pagare proprio io che rubo solo milioni?”
Filippo

Francesco Vasto ha detto...

Il senso del tuo commento, che peraltro condivido largamente, è sintetizzabile con una frase che Romano Prodi, con la schiettezza (politicamente scorretta) che lo contraddistingueva, pronunciò credo da F.Fazio e che pressapoco diceva che gli italiani non sono migliori di chi li governa e li amministra.
Travaglio invece, contestò duramente questa affermazione, infatti, populista come spesso sa essere, sta cercando in tutti i modi di convincere che i rappresentanti sono una massa di carogne e i rappresentati delle persone oltremodo oneste e corrette.

Franco Catapano ha detto...

La questione morale attraversa tutta la società italiana ed è una priorità per il nostro paese. A mio avviso il Pd deve assolutamente affrontare in termini prioritari l'elevato livello della corruzione politica italiana. Non è un caso che molte regioni scivolano sulla sanità (vedi Abruzzo, Calabria, Puglia, Lombardia, etc..) perchè essa è uno snodo per creare e gestire il consenso, spesso proprio a scapito dei malati. La politica deve al suo interno trovare gli anticorpi e potenziare il lavoro della magistratura.