sabato 19 luglio 2008

I MILLE, I MILLE

di Gianluca Galletto*

Io sono un Invisibile cari amici e compagni di spedizione.

Io sono un Invisibile perché sono un italiano d’altrove, un carbonaro che vive in America e guarda l’Italia finire in polvere.
Io sono un Invisibile perché ho 20 anni di esperienza politica e nessuna possibilità di dare voce alle ragioni dello sconforto e alla forza della speranza.
Sono un Invisibile, cari dei Mille, perché vengo dalla più straordinaria esperienza di partecipazione popolare che la storia moderna Americana ricordi, ho fatto il porta a porta per Barak Obama ed ho capito perché resto ancora un invisibile per la politica italiana..
Ho fatto esperienze nel partito democratico americano con alcuni dei suoi leader piu importanti. Mi sono trovato fra le elite politiche ed economiche più importanti del pianeta. Ma è solo l’esperienza del grassroots, della politica dal basso, nel territorio, come si suol dire, che mi ha arricchito di più. Ed e’ su questo punto che ho visto l’abisso che separa il nostro PD dal loro. Migliaia di volontari da tutti gli angoli d’America a lavorare, stato per stato, città per città, nelle centinaia di comitati elettorali. Solo per una causa. Organizzati in maniera professionale. In Ohio, per esempio, a bussare alle porte con me a -10, c’era la maestra d’asilo e l’avvocato d’affari di Goldman Sachs che guadagna mezzo milione all’anno.
Ho fatto gli ultimi giorni di campagna elettorale in Puglia lo scorso aprile e nei comitati elettorali c’era qualche volontario sonnecchiante a girarsi i pollici, nell’illusione che il leader nazionale e un po’ di presenza nei media fosse sufficiente. Il porta a porta poi, il dialogo con le persone, il saper ascoltare, sembra dimenticato nella notte dei tempi. Nella politica dei vecchi partiti, che almeno questo lo sapevano fare.
Ora ho bisogno di 5 minuti per rendere visibile la mia rabbia per la condizione in cui versa l’opposizione italiana in questo momento di emergenza democratica e di precarietà esistenziale prima che politica…
Non mi rappresenta Veltroni quando dalle reti Mediaset liquida una piazza indignata e boccaccesca ma reale nelle istanze dimostrando una certa assenza di sensibilità verso la pancia di una parte del paese. Per non parlare della pancia del resto del paese. Soprattutto di quella che vota PDL e Lega.
Mi rendo visibile per seguire il consiglio del mio conterraneo e grande scrittore Gianrico Carofiglio che da Senatore dice che al Pd manca un vocabolario.
Sono d’accordo…alla lettera P per me c’è solo una parola: primarie vere e sempre per tutte le cariche elettive. Io le primarie le vorrei istituzionalizzate. E gestite dall’amministrazione pubblica come qualsiasi elezione. Quelle sono primarie vere. Così si fa nel paese in cui risiedo e al quale si è deciso di ispirarsi. E invece di quel paese si prende solo la superficie, nonostante sento riempirsi la bocca di nomi in inglese, di leader storici come Kennedy e King, quando poi, a parte poche eccezioni, non si sa neanche declinare il verbo essere al presente. In inglese.
Badate, io non penso affatto che le primarie siano sempre utili. Sono però un criterio trasparente e “fair” per selezionare i candidati. So bene che nel resto d’Europa non si fanno. Il problema è che noi non abbiamo scelto la socialdemocrazia europea come modello, ma i Democratici americani. Inoltre, cosa più importante, noi non siamo un paese normale. Da noi servono. Siamo pieni di rendite di posizione e di giardinetti recintati in economia e nella società in generale. Ma lo siamo anche molto nella politica. Vorrei che la politica fosse liberalizzata. Non solo l’economia. Solo così possiamo sbloccare le tante energie che servono al paese. Mi si dice: sono i partiti che devono saper formare e selezionare la classe dirigente istituzionale. Bene, ma da noi non sono in grado da almeno vent’anni di assolvere a questo compito e meno lo saranno in futuro, anche perché non ci sono più soldi per farlo.
Alla lettera D io però metto la demagogia, la demagogia del marketing che mi ha reso un invisibile incazzato e che mi fa dire che non mi rappresenta Marianna Madia a 27 anni, non mi rappresenta Umberto Veronesi a 83, stavano meglio dove stavano, al centro studi e in ospedale. Il loro talento serve li’. Al loro posto, quelli sì mi avrebbero rappresentato, uomini e donne tra i 35 e i 50 che da almeno 15 anni si occupano di amministrazione pubblica, assistenza sociale, funzione normativa, gente che viene dall’economia e dall’impresa, gente che si sporca le mani con quel che resta del Pil di uno Stato bancarottiere. Non la crema della società civile, ma quello che sta sotto e la regge.
Non mi importa che scrivano libri. Vorrei solo che sapessero come far passare leggi migliori. Vorrei che sapessero amministrare bene il Paese in una fase storica in cui sono in atto cambiamenti epocali enormi che ci passano sopra la testa. Vorrei che un minimo li capissero i grandi cambiamenti in corso. Vorrei che capissero che l’Italia è ormai solo un giardino in una foresta amazzonica. Vorrei, soprattutto, che fossero in grado di incidere, almeno per quel che appunto si può quando si è in un giardino dentro una foresta enorme.
Non sono rappresentato da questo pensiero politicamente debole che rinuncia ai diritti civili per costruirsi una morale spuria e ambigua.
E soprattutto, non accetto più il ricatto del “se non voti noi arriva Berlusconi, arriva Alemanno”. E allora? Se mi continui a dare la stessa sbobba invece di una benedetta minestra decente, magari dicendomi pure che è un piatto da gourmet, io non ti voto e mi prendo la minestra del vicino. Che sara’ amara, ma certamente non mi fa vomitare! E ancora: “Come si fa a dire a questo o quello che non deve ricandidarsi?”. Come si fa? E’ semplice: “trovati un lavoro vero e non rompere i coglioni”. E allora, visto che non è carino, e in più chi lo deve dire spesso e’ nella stessa situazione, lasciamo decidere al popolo.
Siccome non sono rappresentato dai figli di qualcuno che c’era già stato, da chi porta cognomi senza un qualche imbarazzo, dai capicosca di clan intellettuali così minuscoli che non hanno più bisogno di salotti, bastano gli sgabuzzini a riunirli, ed è per questo che se vogliamo davvero uccidere i padri ecco alcune armi:

Aprire il Partito tramite le Primarie.

Chiedere all’attuale gruppo dirigente di fare silenzio! Fare silenzio perché altrimenti siamo costretti a dire che sono una classe dirigente sempre perdente, sopravvissuta trent’anni grazie a rotture e mutilazioni, è ora di ascoltare le ragioni, le idee e le proposte di una nuova generazione prima che si bruci del tutto.
Forse bisogna ricordare la grande lezione di Tony Blair che al momento di farsi da parte disse che il potere, almeno ogni tanto, occorre lasciarlo e che i politici sono come i pannolini, bisogna cambiarli spesso e sempre per lo stesso motivo. E lui una rivoluzione l’aveva fatta!
Parliamoci chiaro, questo gruppo dirigente non ha prodotto quasi nulla di ricordabile negli ultimi 15 anni, a parte l’Euro (e pure su quello ci sarebbe da ridire nella parte relativa alla gestione del changeover). Le tante buone cose che anche si potevano fare, e alcune avevamo cominciato a fare, come le riforme di Bersani, una lotta finalmente incisiva all’evasione, per citare qualche esempio, non si sono comunque portate avanti perche al governo ci siamo stati pochissimo. Per cui e’ come non averle fatte. E cari amici, quando abbiamo vinto, abiamo vinto solo con Prodi.
Non penso sia un problema di questo o quel leader. Di molti di questi ho grande stima e ammirazione. Tanti hanno avuto molto coraggio, soprattuto nella scelta di fondare il PD. Ma è una generazione e un gruppo di dirigenti che si sono formati politicamente - e non solo - in un’epoca in cui l’Italia era chiusa. Il mondo era diverso e non attraversato dalle correnti della globalizzazione che sono potentissime. L’Italia è un piccolo paese. Una piccola nave abituata a navigare nelle quiete acque del Mediterraneo si trova ora in mezzo all’oceano che in questa fase particolare e’ anche in piena tempesta. Al timone servono persone che nell’oceano ci hanno un minimo navigato. Le grandi tempeste, per lo meno le hanno viste in faccia.
E’ possibile che questo gruppo dirigente possa fare un atto d’amore e preparare il suo superamento? Non immediato, anche graduale. Ma che entro un anno lo si faccia. Sarebbe un atto d’amore verso il paese, verso il partito e verso se stessi.
E allora vorrei che esso, a cominciare da Veltroni lanciasse una grande audit su scala nazionale in cui tutte le forze migliori che hanno a cuore le sorti di questo Paese vengano chiamate ad esprimersi sul futuro del Partito e sui meccanismi di selezione della classe dirigente.
Fatelo per il Paese!

Chi non conosce la storia è destinato a riviverla. Non permettete che si uccidano ancora nell’animo e non con la violenza altri Piero Gobetti, di cui l’Italia sembra ormai piena.


*Gianluca Galletto, 38 anni, è pugliese di Grottaglie. Risiede a New York da due lustri ed è dirigente di un importante fondo di investimenti. La Puglia se la porta dentro fin dalla laurea in Economia alla Bocconi ed ha cominciato a sentirla a ancora più lontana negli anni di Bruxelles e del suo lavoro alla Commissione Europea. Ha deciso di trasferirsi negli USA nel '96 per proseguire gli studi a Yale. Esperto di mercati finanziari, collabora con testate giornalistiche e televisive (Il Sole 24 Ore, l’Unita, Bloomberg Investimenti, RAI TV) e con riviste specialistiche come quelle del centro studi NENS diretto da Bersani e con la Fondazione Italianieuropei. Da sempre appassionato di politica ha dato voce alle istanze degli italiani all’estero della vecchia e della nuova generazione col sogno di contribuire alla crescita morale e civile del suo Paese. Con tenacia e dedizione ha contribuito a fondare nel 2003 l’Ulivo USA per il quale ha coordinato varie di attività di promozione del centrosinistra negli USA in appuntamenti quali le primarie 2005, la campagna dell’Unione 2006, le primarie 2007, la campagna del PD nel 2008 in Nord America e in Puglia. La passione per il nuovo che avanza lo ha travolto al punto da congelarsi le membra bussando alle porte come volontario durante la campagna elettorale in Ohio di Barak Obama.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Come mai giovani come questi non emergono in Italia? Il Pd dovrebbe puntare su questa generazione per creare il nuovo gruppo dirigente invece di continuare a pestare nel mortaio dei vecchi partiti. Bravo Gianluca interessati anche della puglia e della provincia jonica
G.M.

Anonimo ha detto...

"Chiedere all’attuale gruppo dirigente di fare silenzio! Fare silenzio perché altrimenti siamo costretti a dire che sono una classe dirigente sempre perdente, sopravvissuta trent’anni grazie a rotture e mutilazioni, è ora di ascoltare le ragioni, le idee e le proposte di una nuova generazione prima che si bruci del tutto.........

QUESTA FRASE E' DA INCORNICIARE AD INIZIARE DALLE PROSSIME PROVINCIALI.

Anonimo ha detto...

impegnati per la tua terra .....

dai un senso alle tue origini ....

per cambiare l'italia inizia a cambiare la provincia di taranto ...

se veltroni non ti ha dato ascolto rivolgiti direttamente ai tuoi concittadini ....

Nicola e Imma