In attesa di capire - e forse basterà solo qualche altro giorno - se dietro la pioggia di progetti presentati per realizzare tra gravine, agrumeti e pascoli il più grande parco eolico della Puglia, quella che sulla Gazzetta abbiamo definito una vera e propria foresta d’acciaio, ci siano interessi poco chiari e molto particolari, sono le prese di posizione degli ambientalisti a tenere banco, a far discutere. Perché se è vero che quella prodotta con il vento è energia pulita, è anche vero che l’eccessiva concentrazione di impianti può creare problemi ambientali tutt’altro che trascurabili. I numeri, d’altronde, lasciano poco spazio alla fantasia: tra Castellaneta e Laterza si vogliono realizzare, stando alle domande presentate dalla Regione, 486 torri, alte oltre 100 metri (e basta poco per immaginare l’effetto visivo che fanno quasi 500 campi di calcio che ruotano o stanno fermi in attesa del vento), per produrre oltre 1400 megawatt, più del 37% del totale pugliese (sempre tenendo conto le richieste inoltrate alla Giunta Vendola). Un business irresistibile che dalla seconda metà del 2006 coinvolge politici, amministratori, istituzioni, affaristi in servizio permanente effettivo, faccendieri, oltre a coltivatori e allevatori che, terrorizzati dall’appena istituito Parco delle Gravine, cedono o affittano volentieri i loro terreni ai rappresentanti di società dalla complessa storia giuridica e finanziaria. Secondo un dossier istruttorio sulla reale dinamica della proliferazione di impianti eolici in Italia realizzato da Altura, Cnp, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Lipu Puglia con il contributo ed il sostegno di comitati e associazioni ambientaliste territoriali «gravissima è la situazione dell’area di Laterza e Castellaneta che si inframezza tra l’area Sic-Zps-Iba-Parco nazionale dell’Alta Murgia, l’area Sic-Zps-Iba-Parco regionale delle Gravine e l’area Sic-Zps-Iba-Parco regionale delle Gravine di Matera: Ben 450 torri eoliche in gran parte da 3 megawatt!! Di estrema gravità i rischi per avvoltoio Capovaccaio, Lanario, Grillaio, Gufo reale, Biancone, Nibbio reale ed altre specie rare. Estesi paesaggi rurali ancora privi di antropizzazione diffusa verrebbero irrimediabilmente sconvolti». Le domande riguardanti Castellaneta e Laterza da oltre un anno sono all’attenzione della Regione Puglia per il rilascio dell’autorizzazione, previa convocazione della conferenza di servizio e quindi non è detto che poi la foresta d’acciaio si materializzi per davvero. Intanto, però, sono scappate via le uniche due aziende, la Hydrose di Padova e la Inergia di Ascoli Piceno, che avevano proposto al Comune di Castellaneta un contributo in cambio dell’installazione degli impianti eolici. Una «fuga» forse dovuta al provvedimento con il quale il 27 novembre del 2006 il commissario straordinario, allora alla guida del Comune, decise di regolamentare «il procedimento per la presentazione delle proposte progettuali da parte delle ditte interessate all’installazione di aerogeneratori sul territorio comunale », disponendo che l’assenso, o meglio il parere favorevole del Comune, sarebbe stato dato soltanto alle proposte progettuali corredate da documentazione comprovante il possesso della disponibilità delle aree interessate al progetto da realizzare». Un criterio da alcuni ritenuto illegittimo, stante la liberalizzazione del settore energetico decisa dall’Unione Europea e recepita dal Governo, ma da altri, recepito, come dire, di buon grado. La storia continua. Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno» Autore: Mimmo Mazza
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