giovedì 14 febbraio 2008

L’uomo dal passo tranquillo, «Presi due punti in sette giorni...»

La prima volta di Walter. L’ultima volta di Walter.
Nella stessa giornata al mattino l’addio commosso al Campidoglio, che è stata la sua "casa" per sette anni e, in serata, l’esordio a "Porta a Porta" da candidato premier. Nel salotto buono della Rai, quello capace di spostare simpatie e condizionare opinioni, la cosiddetta terza Camera della repubblica, Veltroni si è accomodato sulla poltrona bianca con la sicurezza mista ad emozione del politico convinto di quanto propone ma consapevole che la strada su cui ha scelto di avviarsi è dura, accidentata, difficile. Resa tale anche da un concorrente agguerrito che parte in vantaggio. Ma il traguardo è lì, per tutti. E questo bisogna averlo ben chiaro.

"Responsabilità e decisione". Questa deve essere la politica. Non "la marmellata e la gelatina" che è attualmente anche quando gestisce le nomine. "Tutti fanno finta di non partecipare" ma poi non è così. Tutti "stanno attaccati al sipario come Francesca Bertini e non se ne vogliono mai andare" mentre "Prodi è un vero signore, ha governato al meglio possibile data la sua coalizione impegnata più a segare l’albero su cui era seduta che a governare, e ora non si ricandida". Ha compiuto degli errori il premier uscente, a cominciare da quello di non aver collaborato con l’opposizione all’indomani del sostanziale pareggio elettorale. Abito scuro, cravatta sui toni dell’azzurro, capelli tagliati di fresco Walter Veltroni ha trasmesso la sua voglia tranquilla di riuscire a cambiare il Paese. Un po’ rigido all’inizio poi si è sciolto. Ha fatto tutto da solo perché il padrone di casa ha collaborato davvero poco.

Bruno Vespa "un alzatore di pallavolo" che spera nella schiacciata a perdere, ama dire che così fa la parte "dell’avvocato del diavolo" ma in realtà le obbiezioni avanzate facevano tutte parte del trito repertorio del centrodestra. Una differenza sostanziale con l’amichevole a ammiccante dialogo con il Cavaliere del giorno prima che in via Teulada era stato ricevuto anche dal direttore della rete, Fabrizio Del Noce che ieri non si è visto o, almeno, lo ha fatto senza esibizioni. Berlusconi è sensibile su questo argomento. Il segretario del Pd, il partito che ha portato un "salutare scossone", ha anticipato tre punti dei dieci, quindici del programma.

Lo sguardo del Pd sarà rivolto alla "traversata del deserto" che i giovani sono costretti a fare con una stagione troppo lunga di precariato; alle donne; a chi potrà avere un sostegno economico per mettere al mondo i cittadini di domani. La battuta sulla "inquietante" bacchetta esibita da Vespa, "lei che è arrivato al massimo ma che altro deve fare", per sottolineare i risultati del sondaggio di Renato Mannheimer. L’allusione non troppo velata a chi ha governato in passato e ora fa "il marziano" davanti ai cumuli di rifiuti della Campania. La conferma che i temi etici non possono essere argomento della campagna elettorale. L’impegno a non andare troppo in tv perché ormai c’è un dibattito su ogni canale e gli italiani già non ne possono più. "Glielo dice lei ai partiti piccoli" ha replicato piccato il conduttore. L’inizio promettente di questa campagna elettorale "in una settimana abbiamo guadagnato due punti, e non è poco".

Toni pacati. Anche ieri Veltroni non li ha mai abbandonati ed è evidente che finora li ha imposti anche a Silvio Berlusconi che, è noto, fosse per lui parlerebbe più alla pancia che alla testa. Così come la riduzione delle liste in campo, grazie alla scelta del Pd di correre da solo. Il candidato Walter, destinato dalle circostanze alla rincorsa, per ora ha messo a segno un punto. Poi si vedrà come andrà a finire.

Guarda al futuro senza dare per conclusa l’attuale legislatura. "Con queste Camere si potrebbe ancora approvare la riforma dei regolamenti parlamentari". Ma dopo il risultato elettorale dovesse toccare a lui decidere "non ci saranno larghe intese". Il che non significa mancanza di rispetto ed invece conferma della necessità di dialogo. "Prodi e Berlusconi neanche si parlavano". Ed invece "bisogna sbloccare questo Paese che deve ricominciare ad avere voglia di futuro". E per questo deve mettere in campo facce nuove, operai ma anche imprenditori: "I ministri saranno dodici e non escludo prima del voto di poter dire i nomi almeno della metà". Barak Obama e il suo "si può fare".

La scelta di Spello, uno sfondo forte e tranquillo. Il lungo viaggio che comincia domenica in tutte le province italiane. Un lavoro lungo, faticoso, un impegno che al candidato che non ha mai perso piacerebbe concludere nel migliore dei modi. A Palazzo Chigi. Aveva un altro progetto Walter Veltroni che ama parlare diretto. "I miei progetti erano altri, poteva sembrare una furbata dire allora non dico andare in Africa ma occuparsi di quel tipo di tematiche. Poi si è fatto il Pd e tutti si sono girati verso di me: che fai? Mi hanno chiesto. Non potevo dire di no. C’è sempre tempo per mantenere quell’impegno".

Marcella Ciarnelli - l'Unità

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