mercoledì 29 ottobre 2008

Riforma Gelmini, protesta in piazza a Laterza

LATERZA - Girotondi, balli di gruppo, striscioni, palloncini colorati, slogan. E il sole della domenica: piazza centrale in festa, l’altroieri, a Laterza. E’ il “no Gelmini day” e, sotto sotto, è festa a denti stretti. In attesa di improbabili buone nuove da Roma. «Giù le mani dalla scuola pubblica», la sintesi. Sparsi nel rettangolo di piazza affiancato al monumento ai caduti, le ragioni, silenti e rumorose insieme, della protesta.
«Centotrentamila licenziamenti, complimenti» si legge sulla striscia di tela bianca stesa tra un fragno e l’altro: cifra approssimata per difetto, ma è un dettaglio nel festival dei numeri «sottratti» in nome della qualità. «Supertagli» per la scuola primaria, ma qui è il maestro unico a tenere, ovviamente non da solo, la scena. «Decreto Gelmini, diamoci un taglio» si legge sotto «Le zucche vuote» disegnate più in alto, quasi a dare «sfondo» alla mattinata laertina. Non mancano certo le figure retoriche alla scuola che funziona. Quella che c’è. L’altoparlante alterna musica a parole. Si parla di ricerca, di università, di turn over sbilanciato. Tagli mascherati, e neanche tanto. Non solo tagli, comunque. Anche «barba, capelli e shampo» riporta, tra riduzioni (orario, laboratori, materie, corsi serali), anni «ballerini» e privatizzazioni, il cartellone dedicato alla scuola superiore. Intanto un gruppo di bambini, pennarelli in mano, colorano la domenica. Altri, davvero tanti, girano in tondo, mano nella mano a genitori, studenti già adulti (nutrita la rappresentanza liceale), maestre (in team). Più in là c’è la fila, al tavolo delle firme: duecento in due ore, e si scrive ancora. Girano anche gli occhi dei curiosi, inseguendo gli striscioni che fanno da perimetro alla piazza che si apre sempre di più. «No allo smantellamento della scuola pubblica» si legge altrove, a rafforzare il concetto. Si continua a giocare con le parole. Si fa ossimoro con il «tempo pieno svuotato», e il sabato leopardiano si colora di «nero» con Maria Stella «che vien dalla campagna in sul calar di agosto» con il suo «mazzo di tagli tremontiani». Sorrisi strappati. Verso dopo verso, la parodia incalza: «A scempiare ella si appresta la scuola in tutta fretta». Difficile arrivi fino alla capitale. E da lì invece fanno sapere: «Approveremo il decreto così com’è». Tutta un’altra poesia.

Francesco Romano
La Gazzetta del Mezzogiorno
28 ottobre 2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

vergogna!!!!!
strumentalizzare i bambini...
siete una vergogna!!!!!!!

Nicola NATALE ha detto...

A Ginosa, l'Istituto Calò pubblicava scritti dei bambini su un giornale di partito.
Il giornale si chiama Alleanza Jonica, lascio a voi immaginare di quale partito è il portavoce.
Dopo le proteste, per un pò i docenti hanno deciso di continuare a pubblicare ugualmente.
A Settembre 2008 però c'è stato un miglioramento. Lo scritto riporta una lodevole iniziativa di solidarietà ed è firmato dalla sig. Carmela Bozza. Non ci sono scritti di bambini, solo le loro foto mentre danzano.