domenica 9 marzo 2008

Lotta alla precarietà

Per il governo del PD il primo provvedimento da presentare «per ridare fiducia nel futuro ai nostri ragazzi sarà quello per la lotta alla precarietà, il provvedimento sul compenso minimo legale. È una cosa - ha spiegato oggi Veltroni a Treviso - che deve adeguarsi ai paesi europei: un precario non deve guadagnare meno di 1.100 euro al mese. Poi bisogna aiutare le aziende che stabilizzano".

Contro la precarietà del lavoro, l’idea è quella di attuare la sperimentazione di un compenso minimo legale con 1000, 1100 euro mensili per i collaboratori economicamente dipendenti, l’allungamento del periodo di prova, l’incentivazione dell’apprendistato, forti incentivi a chi assume a tempo indeterminato, durata massima di 2 anni per contratti atipici, l’estensione delle tutele fondamentali a tutti i lavoratori. Deve essere garantita, inoltre, la continuità dell’occupazione facendo della formazione permanente un nuovo diritto di cittadinanza, con la tutela del reddito in caso di disoccupazione e con un sistema efficiente di servizi per il reimpiego.

"Sta accadendo qualcosa di nuovo, è caduto un muro grande come una casa. Esisteva un muro tra il Nord Est e il centro-sinistra, costruito per degli errori fatti negli anni, ma anche per il fatto che la coalizione aveva delle contraddizioni che gli impedivano di esprimere il suo riformismo. Andare da soli - ha proseguito il leader del Partito democratico - ci permette di essere liberi".

Sabato, dopo Marghera,dove a proposito della situazione del porto ha ricordato che “si rischiano 5.000 posti di lavoro e il Paese rischia di perdere una parte importante di produttività”. “Questo - ha aggiunto Veltroni - è quello di cui ho parlato anche con il presidente del Consiglio, Prodi: si deve fare in modo di trovare il prima possibile una soluzione perchè non si può perdere l'occasione di un investimento di rilancio”. Affollato il teatro Eden con molti simpatizzanti rimasti fuori che hanno chiesto di tenere il comizio all'aperto. «Dico una cosa che un politico che non dovrebbe dire: non ci basta vincere le elezioni, vogliamo cambiare l'Italia, rendere il nostro Paese nuovo, più aperto», ha detto in chiusura Veltroni.

«Credo che proprio da qui si può riconnettere il rapporto con un'area del Paese che in passato forse aveva ragione di guardarci con una certa diffidenza, perché non c'era l'attenzione giusta». Veltroni era reduce da due ore passate con una «grande famiglia» simbolo dell'operosità, della concretezza e dell'apertura solare del Veneto, quell'area del Paese che più di altre può essere interessata «al cambiamento per produrre e creare ricchezza». Il leader del Pd è stato ospite insieme alla moglie Flavia che lo ha accompagnato in questi ultimi due giorni, la villetta dei Favretto, Michele artigiano, a capo di una piccola impresa idraulica con sei dipendenti, una moglie e tre figli tra gli 8 e i 16 anni.

In avvio l'ex sindaco di Roma ha subito parlato dell'avversario Silvio Berlusconi, che lo ha attaccato dal Palalido di Milano stracciando platealmente il programma del Pd. «Non mi meraviglio, questa è la storia degli ultimi quindici anni. Chi sta da quella parte non può fare altrimenti, non può fare altro che ripercorrere la storia. Ad ogni modo noi non stracciamo i programmi dei nostri avversari, noi li leggiamo, li rispettiamo. E poi la cosa peggiore è stracciare i propri programmi non rispettando le promesse», ha commentato Veltroni.

Veltroni ha riportato il discorso sui temi che stanno più a cuore al PD, affermando che «la campagna elettorale non è una soap opera televisiva».

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