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C'è la reale possibilità di perdere per sempre uno dei massimi esponenti politici degli ultimi venticinque anni. Sissignori, abbiamo la ragionevole certezza che Clemente Mastella non si presenterà con il suo simbolo dell'Udeur (oramai in fase di smobilitazione) alle prossime elezioni politiche del 13 e 14 aprile. Anzi, diciamo meglio. Potrebbe esserci in extremis una scialuppa (politica) di salvataggio per il ras di Ceppaloni. Quella offerta dalla nuova DC di Giuseppe Pizza (http://www.democraziacristiana.org/) che vede in Mastella il vecchio che avanza (nel senso di scarto, di rifiuto solido).
In ogni caso, vada come vada, siamo di fronte ad un cambiamento epocale nella vita del nostro Paese. Un leader di partito che fino a poco tempo fa incassava il ringraziamento pubblicamente generoso di Silvio Berlusconi (per l'opera meritoria di aver staccato la spina al governo Prodi), che era omaggiato e corteggiato da molti, adesso si ritrova abbandonato da tutti. Consiglieri comunali, sindaci, interi gruppi dirigenti locali e regionali gli voltano le spalle. Perfino Tommaso Barbato (sì, proprio lui, quello del famoso sputo a Cusumano) lo scarica ingloriosamente e se ne va nelle braccia accoglienti di Lombardo e del Movimento per l'Autonomia. Mastella sottolinea con amarezza e dolore questa transumanza e fuga politica senza precedenti, affermando (riferito ai suoi ex compagni di partito) che "...sicuramente erano nessuno e, dopo questa breve stagione politica, torneranno ad essere nessuno..." e precisando che se lui è diventato (come tutti dicono) il male del Paese, allora prenderà in considerazione una vecchia sua idea: un ritiro. "Se non entro in Parlamento? Pazienza, tornerò volentieri a fare le cose che facevo da ragazzo..." Immaginiamo cosa. Nominare e sistemare i suoi amici alle direzioni degli ospedali e delle aziende sanitarie di Ceppaloni e del Beneventano...
Post apparso sul blog www. l-antipatico,blogspot.com
In ogni caso, vada come vada, siamo di fronte ad un cambiamento epocale nella vita del nostro Paese. Un leader di partito che fino a poco tempo fa incassava il ringraziamento pubblicamente generoso di Silvio Berlusconi (per l'opera meritoria di aver staccato la spina al governo Prodi), che era omaggiato e corteggiato da molti, adesso si ritrova abbandonato da tutti. Consiglieri comunali, sindaci, interi gruppi dirigenti locali e regionali gli voltano le spalle. Perfino Tommaso Barbato (sì, proprio lui, quello del famoso sputo a Cusumano) lo scarica ingloriosamente e se ne va nelle braccia accoglienti di Lombardo e del Movimento per l'Autonomia. Mastella sottolinea con amarezza e dolore questa transumanza e fuga politica senza precedenti, affermando (riferito ai suoi ex compagni di partito) che "...sicuramente erano nessuno e, dopo questa breve stagione politica, torneranno ad essere nessuno..." e precisando che se lui è diventato (come tutti dicono) il male del Paese, allora prenderà in considerazione una vecchia sua idea: un ritiro. "Se non entro in Parlamento? Pazienza, tornerò volentieri a fare le cose che facevo da ragazzo..." Immaginiamo cosa. Nominare e sistemare i suoi amici alle direzioni degli ospedali e delle aziende sanitarie di Ceppaloni e del Beneventano...
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1 commento:
Quello di Clemente Mastella è stato un suicidio politico preterintenzionale. Ha cercato di salire in corsa sul carro della crollata Casa delle Libertà (sostituita ora da un Popolo delle Libertà), ma è stato sdegnosamente respinto. Aveva calcolato che la crisi di governo da lui aperta avrebbe portato alle urne. Non aveva calcolato che sul carro del possibile vincitore per lui non ci sarebbe stato posto. Ha cercato di riallacciare inutilmente i legami con i centristi in libera uscita dalla Casa. Ha scoperto che le corde della solidarietà democristiana erano recise. E’ divenuto un soggetto politico apolide e lebbroso. Lui che così magnanimo sempre è stato verso chi voleva compiere il salto della barricata tendendogli una fune, porgendogli una scala. Nella legislatura di marca berlusconiana il Clemente aveva offerto riparo all’ombra del Campanile a chi, fiutato il vento cangiante(rilevatosi poi un refolo impercettibile con l’approssimarsi delle urne), voleva passare nell’emisfero sinistro del Parlamento. Erano 10 i profughi dall’allora maggioranza. Ha accolto con estrema leggerezza Marco Verzaschi, ex assessore alla Sanità del Lazio sotto la giunta Storace, che il governo Prodi ha poi premiato con il sottosegretariato alla Difesa. Ora Verzaschi risulta indagato per concussione e corruzione per appalti truccati nell’ambito del sistema sanitario laziale. Naturale che Mastella divenisse il simbolo del trasformismo così aborrito in via di principio dai nostri politici. Ora invece tutti fuggono dall’ombra del Campanile, persino il franco sputatore Barbato passato all’Mpa di Lombardo. Una dimostrazione della natura non certamente ideologica del partito di Mastella. Le indagini che hanno poi colpito lui e i suoi cari e il caso De magistris lo hanno trasformato nel più facile bersaglio della protesta antipolitica montante nel Paese. Qualche giorno fa l’annuncio, la presa d’atto di una morte politica:”Non mi candido”. Ma chi arriva incredibilmente a tentare di recuperare il serbatoio di voti ceppaloniceo, a cercare di risuscitare il buon Mastella? Boselli. L’orgoglio laico che offre ospitalità al Family Day. Mastella si rende conto che sarebbe stato davvero troppo e rifiuta cortesemente:”No grazie. Non voglio dare l'idea ostinata di rincorrere a tutti i costi il mandato parlamentare"(sic). Come ebbe a dire un altro uomo politico tempo fa a proposito di un partito sorto all’improvviso dal predellino di un auto: non siamo più neanche al teatro della politica, siamo alle comiche finali. Ma attenzione: l’offerta di Boselli ci dice che in Italia i politicamente morti possono avere sette vite come i gatti.
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