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L’imposizione e la riscossione dei tributi costituisce la massima espressione del potere, esercizio di "autorità", di gerarchia sovraordinata, imposta, posta cioè sopra. Mentre in passato l’imposizione trovava la sua fonte nell’autorità del sovrano, nelle moderne democrazie, a partire dalla "Magna Charta" (1200) il principio di autorità viene temperato dalla enunciazione che nessuna tassazione può essere imposta senza (il consenso del)la rappresentanza (dei contribuenti), ovvero "no taxation without representation".
Il conflitto che ha sempre opposto gli obbligati (soggetti all’imposta) agli obbliganti è sfociato spesso in rivolte (ad esempio contro la famigerata ’tassa sul macinato’), quando non addirittura in rivoluzioni (americana e francese le più note). Il tentativo di sottrarre persone e cose all’imposta è storia antica: mirabile è l’esempio dei trulli, riconosciuti "patrimonio dell’umanità", montabili e smontabili con straordinaria rapidità, pare per sottrarre velocemente il cespite alle attenzioni degli esattori del sovrano.
La sopportabilità
Il labile confine della ’sopportabilità’ del pagamento dell’imposta è strettamente connesso alla percezione della visibilità (oltre che utilità) della relativa destinazione. Più si smarrisce il filo che lega il prelievo alla sua destinazione, più cresce l’"allergia" per il tributo e si affievolisce la "legittimazione" di una pubblica istituzione.
Tasse ed imposte
Spesso si rileva una grande confusione semantica circa il significato delle parole, con un uso indistinto di termini quali tasse ed imposte (entrambe ricomprese nei tributi).
Pare utile precisare che, mentre la tassa è richiesta a fronte di servizi di-visibili (si pagano le tasse scolastiche solo a seguito dell’iscrizione ad un corso didattico), l’imposta è richiesta per la erogazione di servizi indivisibili (difesa, giustizia, opere pubbliche, ecc.). Vero è che taluni tributi sono impropriamente presentati come ’tasse’, pur avendo uno spiccato connotato impositivo (esempio: la tassa per la raccolta dei rifiuti solidi urbani non è richiesta in rapporto all’intensità di utilizzo del servizio, ma semplicemente in quanto lo stesso risulti istituito. Stessa cosa dicasi per il canone Rai, dovuto per il possesso di tv, indipendentemente dall’utilizzo reale). In ogni caso i soggetti che pagano i tributi diventano sempre più esigenti. Essi richiedono così che la spesa pubblica diventi più divisibile (quindi meno in-divisibile, perciò meno in-visibile). Infatti, più cresce la in(di)visibilità della spesa, più aumenta l’insopportabilità del sacrificio imposto. Croce e delizia Tasse ed imposte, ovvero i tributi: delizia delle opposizioni, croce dei governi.
Prima (in campagna elettorale) si compete a suon di promesse ed elenchi di interventi (ossia di spese da effettuare). Dopo (una volta vinte le elezioni), cominciano i problemi: chi è chiamato a governare non può sottrarsi dal misurare le risorse effettivamente disponibili, i debiti da pagare, i costi in aumento, i fondi trasferiti in diminuzione. Si pongono allora due questioni cruciali, tra loro strettamente intrecciate: il livello minimo di servizi richiesti ed il reperimento delle risorse per farvi fronte. Bilanci e debito pubblico In Italia negli anni ’80 il debito pubblico ha assunto le proporzioni gigantesche che conosciamo (solo per pagare gli interessi ogni anno si distolgono dalle finalità di sviluppo oltre 70 miliardi di euro, ossia circa 140.000 milamiliardi delle vecchie lire su un deficit di 1596 miliardi di euro a tutto il 2007, il 104% del Pil). La gigantesca voragine del debito pubblico italiano ha conseguenze immediate, dirette e nefaste sul bilancio dello Stato e degli altri enti pubblici (compresa la solidità e veridicità di quello degli enti locali). Infatti, in virtù della continua compressione, i bilanci di molti enti locali si stanno avviando a grandi passi verso una catastrofica implosione, con la conseguente impossibilità di erogare finanche i servizi primari, a fronte della persistenza comunque di spese considerevoli. In una spirale sempre più vorticosa, si tagliano i servizi, ma risulta impossibile sopprimere i bisogni (si trasferiscono semplicemente i costi della relativa soddisfazione su altri soggetti).
Proposte, non slogans
Va con onestà sottolineato che non è certo invidiabile la assai scomoda posizione di quei pubblici amministratori (ministri ed assessori alle finanze) chiamati a "far cassa", provvedendo alla provvista di fondi che i loro colleghi amabilmente spalmeranno poi sui beneficiari (quando non clienti).
Quindi, a fronte di "esigenze di cassa" immediate e non eludibili, non si può comodamente rispondere solo con slogans. L’aumento del gettito dei tributi è operazione complessa, che richiede tempi, equilibrio e ponderazione. Ma soprattutto credibilità.
In un contesto di "federalismo fiscale", con una continua riduzione di risorse trasferite da altri livelli di governo, si può evitare la "implosione di bilancio" solo puntando sulle "risorse proprie". Si pongono così alcuni interrogativi.
Prima questione: con quali criteri e modalità si gestisce il patrimonio pubblico e quale redditività ne ricavano gli enti? Chi utilizza aree e beni pubblici, quale corrispettivo paga rispetto al beneficio indotto da tali ’utilità’? E gli oneri di manutenzione dei beni utilizzati su chi gravano? Come procede poi la riscossione degli introiti dovuti per servizi quali, ad esempio, smaltimento rifiuti e acquedotto? E l’incameramento degli oneri di urbanizzazione?
Gli incrementi di valore indotti da grandi investimenti (spesso assistiti da cospicui contributi pubblici), quali aumenti di tributi hanno determinato nelle casse pubbliche (e quale ricchezza sociale hanno prodotto anche attraverso nuova e stabile occupazione)? Ultimo interrogativo: quali progetti, quali programmi si predispongono ed avviano per il recupero dei crediti vantati dagli enti, senza riguardi per alcuno (ponendo così fine a trasversali "indulgenze" e dannose pratiche di "gestione del consenso" a spese di Pantalone)?
Evasione e sperpero
Leonardo Rubino
Articolo apparso sul corriere del giorno il 25 marzo 2008
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