martedì 4 marzo 2008

La guerra del fornello. Laterza, Confcommercio critica la delibera del consiglio comunale

“La possibilità di somministrare bevande diverse dal vino e dall’acqua snatura il concetto di tipicità che contraddistingue lo stile dei fornelli pronti”: lo scrive, in un comunicato stampa, il presidente della Confcommercio di Laterza, Luigi Traetta, in risposta a quanto deliberato nell’ultimo consiglio comunale in merito, appunto, all’ampliamento con birra, cola e aranciata, della lista delle bevande somministrabili all’interno della macellerie tipiche laertine.

Un provvedimento, evidenzia l’Ascom, approvato con qualche forzatura: “La mancanza della maggioranza, il ricorso ad un voto dell’opposizione e il “no” dei consiglieri Stano e Catapano che hanno proposto un rinvio, anche in presenza di una analoga comunicazione del presidente della commissione Commercio, D’Anversa”. In effetti, l’atto in questione era “passato” con il consenso determinante del consigliere del Pd Gianni Serafini: al momento del voto la maggioranza era presente in aula soltanto con 10 consiglieri (assente anche il forzista Armando D’Anversa). Allora: “Il turismo cresce se promuoviamo la tipicità”: questo, rafforza il presidente Traetta, “il senso del progetto di Confcommercio e Asl, che nel passato ha visto l’amministrazione comunale di Laterza sensibile e attenta, pronta a captare la originalità e la particolarità delle macellerie locali, sino a farne oggetto, nel 2003, di una delibera consiliare (approvata all’unanimità, ndr) che ne disciplinava l’attività di somministrazione”. “Una delibera - aggiunge l’Ascom - che, aggirando il limiti tecnici delle rigorosa normativa che regola le attività di ristorazione, estendeva alle macellerie la possibilità di cucinare e somministrare carni cotte al fornello, pane, focacce, formaggi - tutti rigorosamente locali -, vino ed acqua”. Il tutto, in “un contesto ambientale insolito, forse un po’ adattato ma non banale”, per una proposta gastronomica “che negli anni ha dovuto il suo successo alla originalità della formula, assolutamente diversa da quella classica della ristorazione o da quella più moderna della pizzeria e del fast food”. Una proposta in grado di richiamare consumatori alla ricerca di “elementi di autenticità”, che non amano “contaminazioni gastronomiche”. Insomma, le macellerie di Laterza fanno tradizione e turismo “perché propongono un prodotto introvabile altrove”: se perdono “quegli elementi di semplicità, genuinità, tipicità, immediatezza che in parte giustificano qualche disservizio” per il presidente Traetta non hanno più ragione di esistere. E allora tanto vale che si trasformino, seguano “le regole della ristorazione” e si attengano alle disposizioni in materia di igiene, sicurezza e qualità del servizio”.

La Confcommercio laertina prende quindi atto del rifiuto dell’amministrazione pubblica ad aprire il “tavolo di confronto” formalmente richiesto in una lettera del 12 febbraio scorso, evidenzia “i limiti culturali e di marketing del territorio di una scelta che non può essere condivisa”, e fa sapere che su altri tavoli andrà a discutere della “liceità” del provvedimento adottato.

Francesco Romano

- Gazzetta del Mezzogiorno - 1 marzo 2008

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