LATERZA - Fare il girotondo in piazza per difendere la Scuola, in una tranquilla domenica d'ottobre, vale come un rito apotropaico. Si prova a scacciare il malocchio, perchè in fondo si cerca di evitare che finisca come nella filastrocca: «Gira il mondo, gira la terra, tutti giù per terra...». Genitori, docenti e alunni (da sei a 18 anni) si sono ritrovati insieme, ieri mattina, nello slargo di piazza Vittorio Emanuele. Di là il Monumento ai Caduti, di qua il palchetto e gli slogan di quelli che, di “cadere”, non ne vogliono sapere.
In mezzo un banchetto per raccogliere firme a sostegno del neonato «Comitato Scuola»: valgono come una testimonianza (corposa: quasi 200 in un paio d'ore), visto che il decreto Gelmini va avanti per la sua strada.
E' previsto per mercoledì, infatti, l'ultimo passaggio parlamentare (al Senato) per la trasformazione in legge dello Stato.
Intanto, però, il dissenso prende sempre più corpo, ma senza eccessi. Anche in una periferia del Paese come è Laterza, dove però la la triade diritti-lavoro-istruzione resta un nervo scoperto. E allora la piazza dello struscio domenicale si trasforma in luogo di dibattito, forgia opinioni e rafforza convincimenti. Oltre gli schemi classici. Per cui non si vedono bandiere di partito e si può osservare una dirigente scolastica di lungo corso affrontare, superandola, la prova del girotondo con i suoi piccoli alunni.
Semmai i “colori” sono quelli usati dai bambini per dar forma e contenuto ai loro cartelloni. Non lo sanno ma è un po' come quando, quarant'anni fa, si spediva la fantasia al potere. Altri tempi e altre vicende.
A due passi, comunque, genitori e prof fanno i conti del decreto tanto contestato: 89.900 docenti e 44.500 Ata (bidelli e assistenti amministrativi) in meno in tre anni. «Un taglio - spiega un docente appena entrato in ruolo - che inciderà sui precari, che resteranno fuori dalla scuola. E i prossimi siamo noi, sempre più precarizzati».
Ma la vicenda è un po' più complessa: «Il grembiule e ilcinque in condotta - dice un altro “piazzaiolo” - sono interventi di facciata, non certo una riforma. La sostanza sta nel maestro unico, che assottiglia il corpo docente, e negli orari ridotti».
Una rapida indagine, chiarisce il concetto: nella scuola dell'infanzia si scende da 40 a 25 ore (il tempo ridotto che
diventa “nor male”), nella primaria il maestro unico ci starà solo 24 ore a settimana; nelle medie e nei licei è previsto un calo da 33 a rispettivamente 29 e 30 ore settimanali. Si scenderà da 34 a 32, invece, per gli istituti professionali e tecnici.
Meno ore, uguale meno insegnanti: non è un'opinione, ma matematica applicata nel decreto Brunetta sul contenimento della spesa nel pubblico impiego, Scuola compresa. Ovvio temere che ne derivi anche una minore qualità dell'istruzione: «Prendete il turn-over bloccato nell'Università – approfondisce il prof “inter rogato”-: vuol dire che per ogni cinque docenti che vanno in
pensione entrerà un solo ricercatore ». E per la materna, specie al Sud, sarà anche peggio: «Il calo da 40 a 25 ore - racconta un insegnante genitore - comporta l'intervento dei Comuni se si vuol coprire comunque quell'orario: e con quali soldi lo faranno? Forse se lo possono permettere al Nord, ma nonda noi...».
Un altro giro, tra uno striscione che parla di «zucche vuote» e uno che intima «no ai tagli alla scuola», ed un'altra fermata. Allora, più bidelli che carabinieri? «E' vero, ma nessuno dice che in Italia ci sono 42 mila istituzioni scolastiche e 5mila caserme...». Basterebbe fare una semplice proporzione, pare di capire. Il problema, cioè, è serio perchè tocca da vicino gente vera, non grafici, statistiche o sondaggi. «Solo a Taranto e provincia - fa notare un attivista della Cgil Scuola - rischiano di saltare 700 docenti e 200 Ata. E poi c'è il taglio delle piccole scuole sotto i 50 alunni, così come dei corsi serali e l'accorpamento degli istituti sotto i 500 alunni: ce ne sono una ventina che rischiano. Per questo il 30 ottobre saremo a Roma per lo sciopero generale con i sindacati schierati al completo, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda».
Anche da qui partiranno diversi pullman, uno pieno di liceali (solo over 18) del Vico.
In piazza c'è fermento, c'è chi discute e chi sorride. Soprattutto chi riflette. «Ho incontrato un precario – racconta uno di questi - che da 10 anni aveva la supplenza annuale e quest'anno non l'ha avuta: viene da piangere. Ma chi approva questi decreti in maniera ragionieristica sa che gioca con il futuro delle persone?». In fondo, per capire, bisogna esserci dentro. E qui, mentre gira il mondo, ci stanno fino al collo.
Massimo D'Onofrio
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