Via i cattivi odori, o la Progeva" metta in conto il peggio: è stato detto l’altra sera, nel corso dell’assemblea pubblica organizzata, in piazza centrale, dal nascente comitato cittadino contro gli “afrori” dell’impianto di compostaggio di località Madonna delle Grazie-Caione portati in paese dal vento di tramontana.
Dopo il “blocco” della produzione (di fertilizzanti organici) disposto il 25 giugno scorso per ordinanza sindacale, il dibattito di venerdì ha ripercorso i punti nevralgici della vicenda, soffermandosi sul da farsi e ipotizzando gli sviluppi possibili. Presenza di pubblico “contenuta”, piazza essenzialmente in ascolto. La ricostruzione dei fatti prende corpo in itinere: dall’avvio del procedimento (maggio 2002) all’inaugurazione dell’impianto (settembre 2006), passando dal “placet” del consiglio alla variante urbanistica (dicembre 2002) e dall’approvazione del progetto esecutivo, datata 2005. Fino alle prime “fughe” maleodoranti che l’estate scorsa portarono, per iniziativa dell’opposizione di centrosinistra, alla celebrazione di un consiglio comunale monotematico. Tutti d’accordo sulla infelice ubicazione dell’impianto: troppo vicino al centro abitato, immerso in un’area interessata da strutture comunali (polivalente sportivo) e produzioni tipiche (aziende agricole e zootecniche). Condivise anche le preoccupazioni per i lavoratori interessati (una dozzina, la metà laertini).
La domanda: come conciliare i cattivi odori con le direttrici, ampiamente riconosciute, dello sviluppo dell’economia laertina affidata quasi per intero alle risorse tipiche e ambientali? A formularla i coordinatori della serata, Mario Tucci e Rocco D’Anzi, l’ex consigliere comunale, e responsabile della Cgil locale, Lorenzo Caldaralo, i rappresentanti Pd Franco Catapano (consigliere comunale) e Giuseppe Russi (coordinamento jonico). Contraddizione evidente, interrogativo obbligato: come superarla?
Accennata, e poi esclusa, la «delocalizzazione» della struttura, l’attenzione si sposta sul processo produttivo: «Se le emissioni maleodoranti non sono costanti, bisogna verificare cos'è che fa saltare il sistema» indica Giuseppe Russi. E se il sistema salta, come la mettiamo, si chiede Lorenzo Caldaralo con le «garanzie da tutti assicurate circa le caratteristiche tecnologicamente evolute di un impianto ritenuto di livello europeo?» Franco Catapano va oltre: «Abbiamo chiesto di costituire una commissione consiliare speciale per capire da dove arriva il materiale organico, come avvengono lo stoccaggio, l’essiccazione, il funzionamento dei filtri, l’intero processo». Insomma, per Catapano non è solo una questione di «ecofiltri», e potrebbero non bastare gli attesi risultati dell’Arpa (i campionatori d’aria sono stati installati poche settimane fa, e il monitoraggio dura almeno sei mesi). Questione aperta, dunque. E intanto, l’Unione nazionale consumatori laertina «accoglie con soddisfazione il provvedimento, sia pur tardivo, dell’amministrazione comunale nelle forme dell’ordinanza con la quale si dispone il blocco delle attività di produzione dello stabilimento Progeva».
La domanda: come conciliare i cattivi odori con le direttrici, ampiamente riconosciute, dello sviluppo dell’economia laertina affidata quasi per intero alle risorse tipiche e ambientali? A formularla i coordinatori della serata, Mario Tucci e Rocco D’Anzi, l’ex consigliere comunale, e responsabile della Cgil locale, Lorenzo Caldaralo, i rappresentanti Pd Franco Catapano (consigliere comunale) e Giuseppe Russi (coordinamento jonico). Contraddizione evidente, interrogativo obbligato: come superarla?
Accennata, e poi esclusa, la «delocalizzazione» della struttura, l’attenzione si sposta sul processo produttivo: «Se le emissioni maleodoranti non sono costanti, bisogna verificare cos'è che fa saltare il sistema» indica Giuseppe Russi. E se il sistema salta, come la mettiamo, si chiede Lorenzo Caldaralo con le «garanzie da tutti assicurate circa le caratteristiche tecnologicamente evolute di un impianto ritenuto di livello europeo?» Franco Catapano va oltre: «Abbiamo chiesto di costituire una commissione consiliare speciale per capire da dove arriva il materiale organico, come avvengono lo stoccaggio, l’essiccazione, il funzionamento dei filtri, l’intero processo». Insomma, per Catapano non è solo una questione di «ecofiltri», e potrebbero non bastare gli attesi risultati dell’Arpa (i campionatori d’aria sono stati installati poche settimane fa, e il monitoraggio dura almeno sei mesi). Questione aperta, dunque. E intanto, l’Unione nazionale consumatori laertina «accoglie con soddisfazione il provvedimento, sia pur tardivo, dell’amministrazione comunale nelle forme dell’ordinanza con la quale si dispone il blocco delle attività di produzione dello stabilimento Progeva».
Francesco Romano - La Gazzetta del Mezzogiorno
Nessun commento:
Posta un commento