Nell’orribile Italia che ci respira accanto almeno due persone hanno ottenuto un salvacondotto che li mette al riparo da qualunque conseguenza generino le loro parole e le loro azioni: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il suo ministro Umberto Bossi. Possono dire e disdire, fare e disfare, come a nessun altro è consentito: elogiare i mafiosi e Putin, invocare i fucili e la secessione. Oppure aizzare l’intero Paese contro i Rom e i campi nomadi. Come se davvero nell’Italia governata per un terzo dalla grande criminalità, la ‘ndrangheta, la mafia siciliana e la camorra - che sovrintendono il traffico di droga, di armi, di capitali occulti, di esseri umani, della prostituzione, degli schiavi dell’elemosina, l’estorsione ai commercianti e agli imprenditori, il controllo dei cantieri, degli appalti e dei rifiuti - il problema che quotidianamente ci affligge sia davvero quello: i furti in appartamento, la sporcizia dei campi nomadi, l’aggressività dei piccoli zingari per strada. E che per arginare questa emergenza (non quella della Locride o di Scampia o dell’economia malavitosa che investe in Borsa) vengano nominati commissari ad hoc con il compito di ripulire, sradicare, disinfestare. In un furore d’ordine, ma in realtà di tremori contro le persone diverse da noi, che sta avvelenando l’Italia e gli italiani. Dicono gli imperturbabili commentatori della politica (sempre eccellenti a spiegare il già avvenuto) che è poi la vita minuta di quartiere con gli inciampi e le difficoltà di tutti i giorni quella che orienta la scelta degli elettori. I quali se ne fregano della mafia russa e dei padrini calabresi, purché qualcuno allestisca (o prometta) la forca per chi gli ha appena rubato il portafoglio. Non averlo capito in tempo, dicono, ha perduto la sinistra, disarmandola. Che sia solo questo, guardando le facce inconsapevoli dei leader di sinistra, io ne dubito assai. Mi domando semmai a quale destino si siano arresi, a quale salvacondotto personale aspirino i commentatori della politica, pensando simili pensieri.
Segnalazioni
La Repubblica del silenzio: il caso Travaglio ha inaugurato una nuova era politica (da Diario)
di Furio Colombo
1 commento:
Il problema, e post come questo lo dimostrano, è serio. Il grumo di potere politico-mediatico imperante nella televisione italiana ostruisce una libera e sana circolazione delle notizie. Notizie e temi che avrebbero un interesse pubblico preminente sono scavalcati da altri che hanno una valenza minore. Se non proprio oscurati del tutto. L’agenda building dei principali telegiornali italiani è viziata da criteri di notiziabilità che derubricano il pubblico interesse a vantaggio della spettacolarità della notizia, producendo effetti distorcenti di agenda setting nel pubblico riguardo la scala di conoscenza e importanza di temi e notizie. Per esemplificare: facendo una ricerca nel database video del Centro d’ Ascolto dell’informazione radiotelevisiva (sito che monitora e raccoglie le notizie dei principali tg italiani), inserendo nel motore di ricerca interno la parola “nomadi” otteniamo 470 risultati, inserendo la parola “casalesi” 81. Va meglio se digitiamo il lemma, più generico, “camorra”: 785 risultati. Non, se immettiamo “camorristi”:solo 38. Ancora. Dal 1998 si svolge il maxi-processo Spartacus contro il clan dei casalesi, uno dei più importanti attacchi che lo Stato abbia mai portato alla criminalità organizzata. Immettendo nel motore di ricerca del Centro d’Ascolto “processo Spartacus” si ottengono 2 risultati (due!). Stessa cosa se si digita “processo ai Casalesi”. Se invece s’inserisce “processo di Erba” i risutati sono 345! Digitando “processo di Cogne” caliamo leggermente: 275. Per fortuna al festival di Cannes ha concorso, ed è stato premiato, il film Gomorra, tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano. Un po’ d’informazione indiretta sul clan dei casalesi è stata fatta. Il lemma “Gomorra” produce 70 risultati. Il suo autore, “Saviano”, produce 63 risultati. Questi ha dichiarato che i boss temono la comunicazione, la visibilità, il fatto che l’opinione pubblica possa diventare più sensibile verso il tema della criminalità organizzata. Il direttore di Rainews 24, Corradino Mineo, ha recentemente affermato:” Contro l’illegalità e i soprusi, l’informazione libera non può non intervenire, non può non accendere i riflettori. E’ quanto Rainews24 ha chiesto al Servizio Pubblico di fare con il processo al Clan dei Casalesi. Abbiamo proposto ai direttori dei Giornali dell’azienda Rai di mandare sul posto un mezzo di ripresa e trasmissione e di organizzare una staffetta per garantire la più ampia copertura radiotelevisiva dell’evento. E’ un passo importante da accompagnare con inchieste e approfondimenti per raccontare in parallelo quel mondo dell’associazionismo e della società civile che, in questi anni, ha coraggiosamente denunciato e contrastato sul territorio le attività criminali della camorra”. Speriamo l’appello non cada nel vuoto.
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